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Autore: Sherlock Holmes    24/12/2011    4 recensioni
Un pendolino davanti agli occhi.
Due uomini intrappolati nei propri sogni... Nei propri incubi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson, Professor Moriarty, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV WATSON
Nero.
Oscurità.
Terrore.
Che stava succedendo?
Posi le mani davanti a me, e cozzarono contro qualcosa di liscio.
Una parete, forse.
La mano contro cui avevo sbattuto cominciò a farmi male.
Iniziai a tremare.
Non sapevo dove andavo, cosa stavo facendo…
Mi ero perso?
Ma perso dove?
In che luogo mi trovavo?
 
Un rumore di passi, lontano.
Un fruscio di vesti, vicino.
- Sei un inetto, John…-
Era la voce di mio padre, la riconoscevo.
“Ma lui è morto…”
Sono morto anch’io?
- Non sarai mai all’altezza di tuo fratello…-
Questa era mia madre. Anch’ella deceduta da tempo.
- Mio fratello?- chiesi.
- Sì!- risposero in coro.
- Medico? Perché vuoi diventare medico?- disse la voce che apparteneva a mio padre.
- Io…-
- Combattere per la patria?- chiese mia madre, piangente.
 
Erano discorsi lontani nel tempo… Avvenuti anni or sono…
 
Bombe, proiettili, urla, strepiti, lingue sconosciute…
- Aiuto…-
E’ la voce di un inglese… E’ in pericolo?
- Non ti vedo, non vedo nulla…- mormorai.
 
- Non hai visto nulla!- gridarono in coro le due voci.
Mi dovetti mettere le mani sulle orecchie per smorzare il grido.
- Quando sei partito per l’Afghanistan, tua madre è morta di dolore! Te ne rendi conto?- mi urlò mio padre.
- E’ colpa tua! Tua, John…- strillò mia madre.
- Non è vero… Madre, sei morta per arresto cardiaco!-
- E perché pensi che abbia avuto un infarto!?- domandò mio padre.
- Io non…-
- E tu dovevi curarmi.- riprese la voce maschile – Sei diventato un medico per cosa? Per poi lasciar morire colui che ti ha generato?-
- No…- sussurrai.
Stavo impazzendo.
Loro erano morti.
Le voci… Non potevano essere loro!
- Non hai mosso un dito per salvare tuo fratello dall’ubriachezza!- gridò mia madre.
- Silenzio…-
- Ci hai uccisi tu!- esclamò la voce roca del mio fratello maggiore.
- La tua inettitudine…- disse mio padre.
- Vi prego…-
- La tua impulsività…- affermò mia madre.
- Per favore, vi scongiuro…- implorai, crollando a terra, le mani premute sui lobi, gli occhi serrati.
Non volevo più udire nulla.
Volevo la pace!
Volevo la morte!
Oblio di ogni cosa…
- BASTA!-
 
POV HOLMES
Attorno, il buio.
L’unica luce era puntata su di me.
Mossi qualche passo incerto.
- Watson?-
 
POV WATSON
- Watson?-
La voce che aveva pronunciato il mio nome era flebile rispetto alle altre, ma chiara nel mio cuore.
“E’ la voce di Holmes, la riconosco!”
Mi sforzai di aprire gli occhi.
E vidi una luce.
Una piccola luce.
- Holmes, la prego, mi aiuti!- gridai, tentando di sovrastare le urla dei miei parenti.
 
POV HOLMES
Sentivo un ronzio nelle orecchie.
Voci a me sconosciute.
E poi, un grido implorante…
- Oh, Watson!-
Corsi verso lui, illuminandolo.
Era a terra, rannicchiato.
Non appena mi vide, i suoi occhi brillarono.
- Non è colpa mia, vero?- mi domandò.
Io lo fissai.
Che dovevo rispondergli? Non sapevo nemmeno a che si riferiva…
Mi sedetti di fianco a lui.
- No. Lei non ha colpe…-
 
POV WATSON
Sorrisi.
Mi sentivo leggero. Libero.
Riacquistai lucidità, a poco a poco.
- Io non ho colpe!- esclamai, raggiante.
Le voci si affievolirono.
E tutto tacque.


  
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