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Autore: Yoney    24/12/2011    2 recensioni
"Il mio nome è Sun Douglas e sono una persona terribilmente egoista.
Ma lo volevo, lo volevo in un maniera quasi indecente, lo volevo tantissimo.
Al costo di sottrarlo a lei, pur sapendo quanto fossero legati, al costo di portarlo via da tutto."

Sun è una ragazza molto solare, è matura, misteriosa e totalmente priva di autocontrollo.
A Sun piace tutto ciò che è bianco, come la luna, e tutto ciò che è blu, come i suoi occhi.
E quando vede quel ragazzo vestito di bianco sparire dalla sua finestra con un sorriso smagliante, la luna alle spalle e quello sguardo furbo sa che l'avrebbe reso suo. A qualsiasi costo.
Ma le cose non sono sempre così semplici. Infatti c'è qualcosa di terribile che li accomuna, qualcosa che non potrà essere cancellato.
Tra misteri, rivelazioni, sensi di colpa, canzoni, un po' di tristezza ma anche di romanticismo.. Questa è la storia di Sun.
E del suo mistero.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ Sun sul grattacielo
CapitoloICapitoloICapitoloICapitoloICapitoloICapitoloICapitoloICapitoloICapitoloI


{Kaito's Pov/Sun's Pov
Personaggi: Sun Douglas, Kaito Kid,
Daimon Douglas, Ispettore Nakamori, Saguru Hakuba.
Raiting: Giallo;
Genere: Romantico, Azione, Generale;
Avvertimenti: Nessuno}


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« Ora sto aspettando qualcuno
che cada dal cielo
E sto aspettando l'amore. »

Ricordo bene quella sera, quando tutto iniziò davvero, quando diedi uno scopo alla mia vita ed ai miei furti.
« Felice di rivederti Kaito Kid alias.. Toiichi Kuroba! » Toiichi Kuroba.. mio padre.

Quelli che avevano ucciso mio padre, criminali che avrebbero fatto di tutto per impadronirsi di una pietra; della pietra che donava la vita eterna: Pandora.
Quella sera rubai il Blue Birthday ma pandora non risiedeva in lei.
Quella sera conobbi la verità su tutto e giurai a me stesso che avrei trovato Pandora e distrutta prima dell'organizzazione, per catturarli e vendicare mio padre. Quella sera era, inoltre, il compleanno della mia più cara amica d'infanzia.
Già, il compleanno di una ragazza ed il furto di una pietra blu.. Tutto accadde di nuovo esattamente un anno dopo.
E anche allora fu di nuovo l'inizio di tutto.

« Now I'm waiting for someone
to fall from the skies
and I'm waiting for love. »

"Scusa, puoi ripetere?" Stava scherzando. Per forza.
Perché, insomma, sapevo di avere un padre stupido ma non credevo che lo fosse così tanto! "Beh- borbottò -Nakamori è un caro amico e voglio assolutamente aiutarlo e il Blueberry sarebbe perfetto."
Mi corressi, era davvero così tanto stupido.
Penso che ogni adolescente abbia provato sinceri sentimenti d'odio e istinti omicida nei confronti del proprio padre almeno una volta della vita, io li provavo ogni santo giorno.
Mio padre era uno stupido, un buono a nulla, e aveva lasciato mia madre per una troietta giapponese. E, come se non bastasse, ero costretta a vivere con lui perché, dopo la morte della mamma, se non mi fossi trasferita lì in Giappone me ne sarei dovuta andare in qualche colleggio ed una cosa del genere mi avrebbe di certo rovinato l'immagine. E ci avevo messo quasi diciassette anni per crearmi una buona reputazione, non avrei mai lasciato che venisse distrutta con così poco.
Già, reputazione. Era grazie a me, e di certo non di quello stupido, se i Douglas godevano di un'ottima reputazione sia in Inghilterra, paese di papà, sia in Italia, terra natia della mamma, sia in Giappone dove vivevo da meno di un anno.
Ero io che, ogni giorno, facevo crescere il nome della famiglia. Altro che quell'ubriacone addormentato con la passione per i gialli ed il cervello più piccolo di una mosca.
Mio padre passava tutte le giornate al distretto di polizia a risolvere casi, o meglio, a cercare di risolvere casi, in realtà era piuttosto inutile; la sera invece andava ad ubriacarsi senza ritegno.
Insomma era un idiota come questo ispettore Nakamori, che ispettore ce lo avevano reso per bontà divina dato che erano più di nove anni che andava avanti a cercare di catturare una specie di ladro in bianco, con scarsissimi risultati. E adesso papà si era messo in testa di aiutarlo.
Bah, un idiota con idee da idiota.
"E tu vorresti usare l'ultimo regalo che mi ha fatto la mamma per catturare un ladruncolo da quattro soldi?" Come poteva anche solo pensare che glie l'avrei permesso?
"Ma tesoro!- piagnucolò con quel suo tono infantile - il Blueberry è una pietra molto ambita, centinaglia di ladri hanno cercato di rubarla e lo sai meglio di me, Kid accetterà subito la sfida!"
Bugiardo. Ad attirare quel ladro sarebbe bastata una qualsiasi pietra e lui lo sapeva bene, voleva solo mettere in mostra il regalo della mamma; tanto poi se fosse stata rubata sarei stata io a soffrirci.
Aprii la bocca per rispondergli a tono ma, vedendo l'evidente vena d'irritazione che aveva preso a pulsare sulla mia fronte, aggiunse con tono euforico e cercando di convincermi in tutti i modi: "E poi, se anche riuscisse a rubarla- la vena pulsò più forte, facendolo indietreggiare un po' -Ehm, ho detto se! Se anche riuscisse a rubarla Kid restituisce sempre quello che ruba!"
Come cavolo faceva a dire una cosa del genere in tutta tranquillità e sorridendo? Non si sentiva neanche un po' in colpa? Certo, è vero che gli idioti non si preoccupano per niente ma poteva anche sforzarsi di pensare un minimo ai sentimenti degli altri, no?
"Non mi interessa" decretai alla fine con risolutezza dando via a una serie di « Ma daii! » e « Percheeé? » seguiti da pestamenti a terra di piedi da parte dell'idiota in questione. "Ma non rompere!- esclamai irritata - Ti ho detto di no! Non permetterò mai che un ladruncolo da strapazzo provi anche solo a sfiorare la pietra della collana della mamma." e senza lasciargli il tempo di ribattere mi allontanai a grandi falcate e a testa alta.
Quell'uomo era incredibile. Non solo non mostrava un minimo di dispiacere per la scomparsa della mamma ma osava anche insultare la sua memoria, offrendo a Kid la sua collana, il ricordo più bello che mi era rimasto di lei, su un piatto d'argento.
Sbattei un pugno al muro della mia stanza dove ero arrivata sovrappensiero, mio padre era davvero un bastardo egoista ma allo stesso tempo era anche un gran cocciuto, lo conoscevo, e sapevo che non si sarebbe ritirato solo perché io mi ero opposta, alla fin fine era sempre il capo della famiglia Douglas.
Ma io non l'avrei di certo permesso, avrei fatto di tutto per salvare il gioiello di mia madre e che per me simboleggiava molto, non per niente mi facevo chiamare Mina, cioè « Lapislazzulo » , come la pietra della mamma.
Lentamente aprii la bacheca di vetro posta su un mobile accanto al letto, un enorme bacheca per ospitare una grande biglia turchese attaccato ad un collarino di cuoio nero. Al suo interno, proprio come dei semi, erano incastonati tanti piccoli diamanti, era proprio come un grande mirtillo.
Quella collana era appartenuta a mia madre, alla quale l'aveva donata a sua volta la propria, e me l'aveva regalata il giorno del mio sedicesimo compleanno, nonché il giorno in cui era morta.
Mancavano due giorni al mio compleanno ed all'anniversario di morte della mamma, non avrei di certo permesso che la collana fosse rubata in un momento del genere.
Sbuffando aprii il cassetto sotto la vetrata, sollevato il doppio fondo presi la pistola che era nascosta là dentro ed iniziai a pulirla con cura; non che le armi mi piacessero, anzi, ma l'ho già detto, avrei fatto qualsiasi cosa.

Kaito accellerò il passo, irritato. Quella stupida di Aoko non sapeva far altro che farlo arrabbiare.
« Se devi fare lo stupido allora non ci venire proprio al mio compleanno! » Bah, ma chi voleva andarci! Lui aveva solo detto che non era furbo dare gli inviti il giorno prima e lei se l'era presa. Ma che facesse quello che gli pareva, allora!
Tanto lui quella sera aveva ben altro a cui pensare, doveva prepararsi per un furto importante: Il famoso Blueberry della famiglia Douglas; solo due giorni prima era stata divulgata la notizia del suo trasferimento in Giappone da una cassaforte super sicura in Svizzera e i suoi proprietari l'avevano sfidato a rubarla.
Era chiaramente una trappola ma Kaito Kid non era certo il tipo da tirarsi indietro, così aveva accettato la sfida, mandato il biglietto e quella sera era finalmente arrivato il gran giorno.
Kaito non era preoccupato, figuriamoci, tanto ci sarebbe stato l'ispettore Nakamori a sorvegliare la situazione insieme, sicuramente, a quell'incapace di Hakuba, ma si rendeva conto di essere abbastanza elettrizzato; centinaglia di ladri avevano cercato di rubare quel gioiello senza riuscirci, lui ce l'avrebbe di certo fatta e magari sarebbe stata anche la volta buona, magari quella sera avrebbe finalmente trovato Pandora.
Entrare in quella specie di fortezza fu semplicissimo. Certo, era enorme, ma i poliziotti erano sparpagliati ovunque e gli bastò spargere la voce con una trasmittente che Kid era arrivato che quelli si diressero subito tutti impauriti verso la stanza dove era conservata la pietra, proprio come prevedeva. Quel giorno erano stati più stupidi del solito, si erano appostati tutti davanti alla porta, come se per lui non fosse uno scherzo entrare dalla finestra.
« Forse -Pensò irrequieto- sotto c'è qualcosa di cui non mi sono accorto, farei meglio a muovermi.. » Era stato tutto troppo facile ed aveva anche una gran brutta sensazione, solo che non riusciva a capire perché. Persino l'interno della stanza era vuota e come misura di sicurezza c'era solo una bacheca.
Kaito cercò di convincersi che si stava preoccupando troppo e si diresse verso la pietra, posta al centro della stanza vuota, il Blueberry risplendeva di turchese proprio come quei due occhi che lo scrutavano nell'ombra.

"Scusi signor Douglas, io proprio non la capisco! Che senso ha dire di voler proteggere il Blueberry e di voler catturare Kid se poi fa fare ai poliziotti cose così stupide? Per Kid raggiungere la pietra è stato uno scherzo!"
Daimon Douglas osservò meglio il ragazzo che lo affiancava dall'inizio della serata "Tu sei Hakuba, vero? Ti ammiro molto, ragazzo, e penso che tu sia un genio ma ti prego di non intervenire, e lo stesso vale per te Nakamori." E si voltò verso l'irritatissimo ispettore "Ma come?!" esclamò questo "Ti rendi conto che gli stai davvero consegnando la pietra? Conosco Kid da nove anni ed è praticamente impossibile catturarlo quando ha la refurtiva in mano e si trova su un palazzo. Gli basterà aprire il deltaplano e sparirà!"
Il signor Douglas scosse la testa, sorridendo "Vi assicuro che non c'è pericolo, conosco bene mia figlia e vi assicuro che tra poco scenderà da quelle scale dicendo qualcosa del tipo: « Bene signori, potete andare a casa, qui c'ho pensato io. », fidatevi"
Il detective e l'ispettore di guardarono confusi. Figlia?


Tempo dopo Kaito mi confidò ridacchiando che nel momento in cui mi aveva visto uscire dall'ombra, con la pistola puntata e lo sguardo deciso, l'idea che fossi un poliziotto non l'aveva neanche sfiorato, credeva che fosse giunta la sua ora e che io fossi uno di quei bellissimi shinigami che si vengono a prendere l'anima.
E' sempre stato un adulatore ma in quel momento credo lo pensò davvero, anche perché dovevo avere proprio un'aria spaventosa. Resosi conto che stava pensando ad una sciocchezza mi scrutò confuso, cercando di capire chi fossi, e si allontanò leggermente dalla pietra come gli avevo ordinato.
"Da quando le signorine se ne vanno in giro con oggetti del genere, eh?" Ridacchiò, ma lo sentivo che era abbastanza nervoso. Non riuscivo ancora, però, a vedere bene il suo volto.
Ghignando mi appoggiai alla bacheca, sempre restando con la pistola puntata alla sua fronte "Da quando i ladruncoli come te se ne vanno ingiro a rubare i gioielli altrui" Feci più forte la presa sull'arma "Non mi interessa se li restituisci, non ti permetterò neanche solo di sfiorare il mio Blueberry!"
Kaito Kid sgranò leggermente gli occhi e sollevò il volto per fissarmi, finalmente aveva cpaito chi ero. L'ultima discendente della famiglia Douglas: Sun Douglas.
I nostri occhi non si incontrarono per neanche due secondi perché lui abbassò in fretta lo sguardo, ma ormai l'avevo visto. Era giovane troppo giovane, doveva avere più o meno la mia età, com'era possibile che quell'ispettore gli desse la caccia da nove anni?
Tutto si mosse molto velocemente, Kaito approfittò della mia distrazione per lanciare un petardo fumogeno e sparire dalla mia visuale; mi allarmai così mi voltai verso la bacheca, dove ero sicura si fosse diretto, e sparai. Immediatamente sentii un urlo squarciare il silenzio e, quando il fumo si fu dissolto, vidi lui a terra, che si reggeva il braccio ferito, dal quale usciva un'incredibile quantità di sangue. Il Blueberry era al suo posto.
Avanzai verso di lui sempre con la pistola puntata, cercando di non fargli capire che mi trattenevo a stento dal perdere i sensi, la vista di tutto quel sangue mi dava il voltastomaco. Kaito continuò a tenersi il braccio con uno sguardo impassibile, cercando di ricordare, mi aveva per caso già vista? Gli sembrava di aver già vissuto una situazione del genere..
Cercai di sorridergli ma credo mi uscì solo un ghigno cattivo "Niente di personale, Kid, ma quella pietra contiene qualcosa di troppo prezioso per poterla dare ad uno come te"
Per la prima, e ultima, volta Kaito mi mostrò i segni di un evidentissimo stupore, che vennero poi sostituiti da un mezzo sorrisetto "Sapevo che alla fine l'avrei trovata, Pandora.."
Pandora. Pandora. Pandora. Il mio cuore saltò un battito, la paura e la confusione si impossessarono di me, poi anche la follia. Mi lanciai verso di lui e appiccicai la pistola al suo mento, i miei occhi turchesi si fusero con i suoi.
"Come fai a conoscerla?" Sussurrai scandendo le parole arrabbiata, terribilmente arrabbiata. Non so neanche dire bene il motivo. Avevo passato ben sedici anni a sentire storie su quella fantomatica pietra chiamata Pandora e poi era tutto finito, improvvisamente, per colpa di un automobilista ubriaco, senza che io potessi sapere più niente.
Non riuscì a dire niente, improvvisamente si sentirono i suoni forti delle sirene che si avvicinavano, degli elicotteri fuori dalla finestra e di persone che cercavano di buttare giù la porta che avevo chiuso a chiave.
Kaito approfittò di nuovo della mia distrazione, comparendo un attimo dopo sulla finestra; aprì il suo deltaplano e mi sorrise, un vero sorriso, di quelli che ti fanno sciogliere e che ti lasciano paralizzata.
"Beh, Hime-sama, è stato un piacere conoscerla e le assicuro che se il Blueberry è davvero Pandora domani sarà mio, buonaserata." E dopo essersi inchinato sparì nella notte con quel suo mantello bianco.
Forse fu dannatamente fuori luogo ma ricordo bene che in quel momento mi venne da sorridere. Avevo visto molte cose belle, ma nessuna uguagliava quel sorriso. Un sorriso in grado di sciogliermi il cuore, il cuore che non avevo.
Si, sono sempre stata convinta di non avere un cuore. Sono una persona allegra, matura e a volte anche dolce, ma di certo tutto tranne che buona.
Lui sarebbe stato il primo a considerarmi così.

Quando la maggior parte dei poliziotti si furono allontanati uscii dalla stanza e scesi le scale, tranquilla, ghignando in direzione delle persone che, allibite, mi guardavano da sotto.
"Bene signori -dissi- potete anche andarvene a casa, qui c'ho pensato io." E mi allontanai fischiettando.
Mio padre sorrise in direzione dell'amico ispettore e del detective liceale, entrambi con le bocche spalancate "Che vi avevo detto?"


Kaito stava guardando annoiato la televisione sul divano, con Aoko accanto che era da ore al telefono; era il giorno del suo compleanno ed era tutta la mattina che la gente la chiamava per farle gli auguri.
Il ragazzo non riusciva a togliersi dalla testa la sera prima, era successo tutto così velocemente! Era davvero, finalmente, riuscito a trovare Pandora? Non riusciva a crederci.
Comunque quella sera il Blueberry sarebbe stato suo ad ogni costo e nessuna pazza dagli occhi bellissimi glie l'avrebbe impedito.
Distrattamente si lasciò cullare dalle note della canzone di un video musicale che trasmettevano alla televisione, sembrava cantata da un angelo tanto era bella quella voce.
"Oh, Mina!" esclamò Aoko riattaccando. Kaito riaprì gli occhi e la osservò interrogativo, la ragazza battè le mani sorridendo ed indicando la televisione "E' una idol bravissima, a me piace un sacco! Pensa che è straniera e si è trasferita qui meno di un anno fa ma ha subito sfondato nel mondo dello spettacolo e l'hanno subito adorata tutti"
Kaito guardò la televisione a bocca aperta. Non era possibile.
"Oh, e -continuò Aoko entusiasta- pensa che il mio babbo conosce persino suo padre, il signor Douglas, infatti il suo vero nome dovrebbe essere Sun Douglas"
Kaito si voltò verso la sua amica, pietrificato "Eh?"
Persino dalla televisione quegli accesi occhi turchesi sembravano scrutarlo indagatori. Quello sguardo, doveva ammetterlo, lo inquietava ma aveva anche qualcosa di incredibilmente bello.





ele No Sekai!- Yeep
Salveeee! Me si vergogna anche solo di mettere un dito in questo post, gomeneeeeeeeee!
Perché ci ho messo così tanto, dite? Non ne ho idea.
E' che ultimamente mi sto dedicando un sacco a Soul Eater e sto scrivendo soprattutto su quello, e dire che il capitolo era pure già pronto! Già, ma io odio ricopiare. ^^'
Chiedo ancora scusa.
Finale da schifo, già, capitolo da schifo, personaggi OOC.
E si, lo so, che esiste davvero una cantante chiamata Mina ma avevo già deciso di rendere Sun una idol e Mina vuol dire lapislazzulo, quindi come nome è perfetto. Chiedo scusa, eh.
Approposito, un idol in Giappone è un giovane artista tra i tredici e diciotto anni che non si dedica solo a cantare ma recita anche o balla. Insomma, fa un po' di tutto.
Per intenderci, un po' tipo Sana, Creamy o Kilari. lool
Cos'altro dire? Non ne ho idea, se mi viene in mente aggiungerò.
Non uccidetemi, eh, poche persone che ancora seguiranno questa schifezza.
E grazie per essere arrivati fino qui, già.
Un bacio

ele

Ah, per coloro a cui interessa, la canzone è quella di Freddie Mercury (Queen), It's a hard life.
Ultimamente mi sto dando alle inglesi. lol

   
 
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