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Autore: Vals Fanwriter    25/12/2011    12 recensioni
Pubblicato il Cap.21.
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aiko Seno, Altro Personaggio, Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Together

 

Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e gli altri Flat hanno il compito di proteggerle ed imprigionare le creature maligne.

Dove eravamo rimasti? Scopriamo che gli aiutanti della Regina delle streghe non sono altro che Yuri e Itsumi. Il primo convince Fujo a farsi coraggio e ad andare a salvare Hazuki insieme agli altri. La seconda corre in aiuto di Tetsuya e Doremi, nel momento in cui l’ex Re del mondo della magia li tradisce e li consegna nelle mani delle figure nere e del loro boss, che si scopre essere il Conte Ojijide e che si impossessa del cristallo magico di Doremi. I tre riescono a fuggire da Ojijide, ma quest’ultimo svela loro il vero cognome di Itsumi: Kotake. Intanto la Regina decide di lasciare Hana nelle mani di Akatsuki e di sacrificarsi per salvare il suo regno.

 

~

Capitolo 21

A jump in the time

~

 

 

‹‹We can’t be oblivious, we are not ignorant,

blood in our hearts, blood in our hands.

We’re human, we reason, we’re breathing, protecting.

You’re living and dying, surviving,

we’re trying to breathe in safety,

come home safely.››

Flyleaf, Justice and Mercy

 

 

 

Correva l’anno 2029* quando Ojijide prese coscienza di come realmente andava il mondo e della legge naturale che lo caratterizzava: il più forte vince sempre sul più debole.

Per anni aveva pensato a come sarebbe stato se tutto quello fosse stato suo, se quel grande mondo magico – ora del tutto consolidato – fosse venuto in suo possesso e francamente Ojijide, nei suoi piani di conquista, aveva sempre progettato in grande. Al suo seguito, aveva sempre immaginato una schiera di seguaci, pronti a fare di tutto per vedere realizzati i suoi eccellenti propositi, ad uccidere perfino purché ciò si avverasse. Tuttavia non era mai riuscito a spingersi più in là della sola immaginazione.

Dopo che, a causa delle Ojamajo, lui era stato detratto dal suo compito di fidato consigliere del Re dei Maghi e, contemporaneamente, aveva smesso di essere un Conte, si era limitato a mangiarsi le unghie, imprecando tra sé e sé per il destino che gli era stato riservato.

Esiliato! Ecco la parola giusta per descriverlo. Non c’era più nessuno a considerarlo e la sua vita era nient’altro che un tirare avanti con inerzia, senza possedere più un obbiettivo. Aveva soltanto un passato sbiadito alle spalle dove, nonostante i mille problemi del Regno presso cui era al servizio, riusciva a dare un senso alle giornate.

Ma no. Guardando il castello reale, si rendeva conto che la colpa non era principalmente di quelle ragazzine, ormai adulte, ma solo di Hana e del suo immenso potere che scioccamente, in passato, aveva pensato facesse gola al suo Re.

Infatti lei, ora Regina di quell’incommensurabile Regno, che univa maghi e streghe sotto uno stesso cielo, continuava a rappresentare un ostacolo per qualsiasi progetto di conquista. E fu un giorno come gli altri che Ojijide si stufò della sottomissione all’apatia che lo aveva inglobato per anni. Si stufò del passato, di quella bambina con le codine bionde, delle streghette che lo avevano rovinato, del figlio del suo Sovrano che lo aveva dimenticato e di quella miserabile vita.

I suoi sogni si accesero quando, un giorno come gli altri, si ritrovò a voler chiedere perdono al Re. Non gli bastava più quella misera vita, priva di qualsiasi soddisfazione e, se strisciare con la coda tra le gambe dal Re Akatsuki significava riavere un posto dove stare e dove gioire di qualcosa, allora doveva tentare ed intraprendere quella strada.

Ma il destino volle che Ojijide udisse una certa conversazione. Prima di bussare al portone che conduceva alla Sala Reale, sentì la Regina parlare. Sembrava preoccupata riguardo qualcosa. Diceva al Re che, prima o poi, qualcuno avrebbe sicuramente abusato del Bloody Blossom, che era un posto troppo pericoloso per rimanere ubicato in un luogo così poco nascosto.

Il Bloody Blossom? Che diamine era?

Ojijide continuò ad ascoltare, immobile, cercando di non fare alcun rumore e, quando quella parlò delle figure nere, tutto gli fu chiaro. Ricordava benissimo di aver sentito dal suo vecchio Sovrano, che esse erano state relegate chissà dove, insieme ad altri personaggi temuti dalle streghe.

E così, esisteva davvero un posto del genere?

In un solo istante, tutti i suoi buoni propositi si dissolsero. Quel regno poteva essere suo, con dei validi alleati al seguito. E chi meglio delle figure nere?

Eppure i suoi conti ancora non tornavano. Per quanto le figure nere fossero temibili, non avrebbero comunque potuto competere con la Regina Hana. Fu così che decise che la mossa migliore doveva essere tornare nel passato, farsi carico delle figure nere e, di conseguenza, stroncarla sul nascere.

 

~

 

Akatsuki si avvicinò lentamente a sua moglie. Era immersa in chissà quali pensieri e guardava inespressiva il mondo della magia, fuori dall’enorme finestra della Sala del Trono. Le poggiò una mano su una spalla, coscio che nemmeno quel gesto potesse rincuorarla.

‹‹Lo fermeremo›› le bisbigliò, ma lei non sembrò risollevarsi, anzi i suoi occhi si fecero lucidi.

Abbassò lo sguardo. Non voleva che lui la vedesse in quello stato, ma Akatsuki aveva già capito fino a che punto fosse in pena per il suo regno ed, in particolare, per le sue mamme. Interruppe il tocco sulla sua spalla e la avvolse in un caldo abbraccio, al che lei cercò la sua mano per stringerla.

‹‹Non ho detto nulla a loro›› gli rivelò lei d’un tratto.

Da tempo aveva sempre condiviso ogni sua decisione con Akatsuki. Non si era mai sognata di fare qualcosa senza prima avvertirlo. Da quella volta, in realtà, aveva deciso così. Si era convinta che era stato uno sbaglio, allora, cercare un modo per unire i due Regni, tenendolo all’oscuro di tutto. Lo aveva visto soffrire, per ovvi motivi, e si era detta che non avrebbe più voluto vederlo piangere. Da allora era stata sincera con lui. Da allora non gli aveva più mentito su nulla.

Strinse più forte la mano su quella di suo marito, come per rassicurarlo.

‹‹Itsumi e Yuri verranno qui da soli›› aggiunse.

‹‹Penso sia meglio così. Mandare loro è la cosa più giusta. È più difficile che diano nell’occhio›› rispose lui.

Hana scosse la testa ed una lacrima sfuggì dai suoi occhi.

‹‹Sarei dovuta andare io›› singhiozzò, mentre il suo corpo iniziava a tremare, ‹‹Lei lo ha fatto per noi. Jou-sama lo ha fatto››.

Akatsuki la avvicinò di più a sé e avrebbe voluto dirle qualcos’altro, ma si interruppe.

‹‹Majorin sta arrivando›› la avvisò, percependo l’imminente avvento della strega.

Hana annuì e si asciugò le lacrime, mentre suo marito scioglieva l’abbraccio per andare ad accomodarsi sul trono. Lei seguì il suo esempio ed, in quello stesso istante, Majorin apparve nel salone.

La strega si chinò sulle ginocchia, una volta giunta al loro cospetto.

‹‹È qui›› riferì.

‹‹Falla entrare›› le ordinò la Regina Hana, senza esitazioni, e quella con uno schiocco delle dita fece spalancare il grande portone.

‹‹Maestà, mi avete fatta chiamare?››

La ragazza, che aveva parlato, aveva dei capelli rosa un po’ scarmigliati, che le sfioravano le spalle, ed indossava dei jeans semplici ed una felpa bianca. Avanzò lentamente, osservando con curiosità l’espressione della Regina. Quest’ultima non si era prodigata a spiegarle il motivo per cui l’aveva invitata al castello, perciò la ragazza cercava di carpire ogni singola informazione utile dal suo volto, senza alcun risultato però.

‹‹Finalmente sei qui, Itsumi››.

‹‹Sì, Maestà››.

Il silenzio continuò a permeare inesorabile, dopo quello scambio di battute, e gli occhi color ametista di Itsumi non abbandonarono neanche un momento quelli nocciola di Hana, che la fissava a sua volta in cerca delle parole giuste per iniziare. Akatsuki avrebbe voluto parlare al suo posto, ma sua moglie gli aveva pregato di lasciar fare a lei. Era suo dovere e di nessun altro. In fondo, Itsumi era quasi una sorella per lei. Spettava a lei informarla.

Dopo un paio di minuti, la ragazza dai capelli rosa perse tutta la sua buona volontà di aspettare e domandò, impaziente: ‹‹Cosa doveva dirmi, Maestà? È successo qualcosa?››.

Hana si disse che quella ragazza aveva ereditato quella caratteristica da suo padre, costantemente irrequieto, una peste da bambino. Per un momento, le venne da sorridere, sopraffatta dai ricordi di quando aveva frequentato la stessa scuola della sua mamma, ma poi si impose di darsi un contegno. Era bello fare un salto nel passato, ma quello non era il momento giusto.

‹‹Chiamami Hana, per favore›› la pregò, con l’intento di metterla a suo agio.

Itsumi annuì: ‹‹Va bene, Maes… Ehm, Hana››.

La Regina fece una smorfia divertita, a seguito del balbettio della giovane, poi quest’ultima si spense e la donna iniziò a parlare: ‹‹Tu sai delle figure nere che tua madre e le sue amiche sconfissero tempo fa, rinchiudendole nel computer di Oyajiide?››.

La piccola Kotake aggrottò le sopracciglia e fece di nuovo un gesto d’assenso: ‹‹Sì, la mamma me ne ha parlato››.

Hana esitò, costringendosi in un lungo silenzio, poi disse, con un’espressione preoccupata sul volto: ‹‹Sono fuggite››.

‹‹Cosa? Com’è successo?›› domandò Itsumi.

‹‹Devi sapere che, in seguito al loro esilio nel computer di Oyajiide, le figure nere vennero sigillate in un mondo parallelo al nostro: il Bloody Blossom››.

La Regina Hana allora le spiegò cosa fosse il Bloody Blossom e quali terribili personaggi vi fossero rinchiusi, mentre Itsumi apprendeva senza proferire parola.

‹‹Conosci anche Ojijide, vero?›› continuò Hana e la ragazza fece di sì con la testa, ‹‹È stato lui a farle fuggire. Ha rubato la chiave che apre le porte di quel posto e temo che ora vi possa entrare e uscire come e quando gli pare. Ho paura che lo userà come una sorta di base segreta, ma non è questo il peggio››.

‹‹Cosa c’è di peggio?›› chiese Itsumi, mentre le sue iridi si dilatavano.

‹‹Lui ha fatto tutto questo, tornando indietro nel tempo››.

E in un attimo, tutto fu chiaro ad Itsumi, anche il perché la Regina avesse chiamato lei lì.

‹‹Vuole uccidere i miei?›› fece, la gola secca e la voce un po’ roca.

‹‹In realtà, vuole togliere di mezzo me e il Re, per accaparrarsi il Regno, ma per farlo sa che dovrà stanare le mie mamme e sbarazzarsene. Sa che cercheranno di difendermi e, dall’altro lato, spera che, tornando nel passato, i loro ed i miei poteri risultino più alla sua portata››.

Quelle rivelazioni fecero rimanere Itsumi di sasso, ma non osava chiedere cosa avrebbe potuto fare per aiutare i suoi genitori ed i suoi amici. Lei non era in grado di fare nulla. Era solo un’apprendista.

A rispondere ai suoi quesiti ci pensò Hana: ‹‹Voglio che torni nel passato. Non posso mandarci tua madre. Se la riconoscessero, potremmo mettere a soqquadro il futuro. Potrebbe non sposare più l’uomo che ha scelto. Rischieremmo di cambiare troppe cose››.

‹‹Ma io… da sola… come posso?››

‹‹Ti farò diventare una vera strega… adesso, a discapito degli esami che ti mancano››.

La ragazza spalancò la bocca. Aveva la possibilità di diventare strega saltando gli esami di secondo e primo livello, di tornare nel passato e vedere com’erano i suoi all’epoca, e di diventare l’eroina del Mondo dei Maghi e delle Streghe. Una stupenda prospettiva, a dirla tutta… E le sarebbe spuntata la bava alla bocca dalla contentezza, se la Regina non avesse interrotto le sue fantasie.

‹‹Ovviamente non andrai da sola››.

I sogni di gloria andarono in frantumi. Avrebbe dovuto dividere il ruolo di eroe con un’altra persona.

Fantastico! La odiava già a pelle, senza nemmeno averla vista.

‹‹Forse non ti ricorderai nemmeno di lui. Da bambini giocavate spesso insieme, ma poi per forza di cose non vi siete più visti›› le sorrise la Regina, ora decisamente più tranquilla.

Itsumi inarcò un sopracciglio, domandandosi cosa volesse intendere la Regina con quel per forza di cose, tuttavia fu come se lei le avesse letto nel pensiero, perché continuò dicendo: ‹‹Suo padre è un mago ed anche lui lo è, per questo, non appena il piccolo Yuri ha manifestato per la prima volta i suoi poteri, i genitori hanno deciso, di comune accordo, di trasferirsi dal Mondo degli Umani al Mondo dei Maghi e delle Streghe››.

Yuri… Aveva già sentito quel nome.

‹‹E ora dov’è questo Yuri?›› domandò la ragazza, potendo finalmente dare un nome al rovinatore dei suoi sogni idilliaci di fama e popolarità. Aveva già immaginato sulle riviste delle streghe un titolo da prima pagina: Streghetta novellina salva il Mondo. E invece…

‹‹Vedrai che sarà qui a momen…››

Puff!

Un nuvolone apparve al fianco di Itsumi, che quasi pensò che stesse andando a fuoco il castello, ma a destarla dalla sua fervida immaginazione ci pensò il profumo di crema solare, che sostituiva il consueto odore di bruciato caratteristico degli incendi.

‹‹Porc…›› fece la ragazza indietreggiando, mentre il nuvolone iniziava a sparire.

Dopo qualche secondo, al suo posto c’era un ragazzo biondo, che Itsumi ritenne veramente affascinante, se non che il suo cervello le disse che doveva essere un tipo davvero bizzarro, dato l’abbigliamento che ostentava. Per quanto riguardava il paio di occhiali da sole che esibiva sul naso, uno se ne sarebbe fatto volentieri una ragione, ma se poi si passava ad esaminare la camicia a maniche corte – in pieno inverno poi – blu a fiori gialli, in stile hawaiano, ed i pantaloncini corti bianchi,  non potevi fare altro che restare basito. Per non parlare poi delle infradito…

‹‹Salve!›› salutò lui allegro, squadrando la ragazza con ammirazione, ‹‹Cavoli, è da un sacco che non ci vediamo››.

Itsumi non spiccicò parola. Era ancora scioccata da quell’apparizione, neanche si fosse presentato un alieno davanti a lei.

Il biondo scrollò le spalle e si rivolse alla Regina: ‹‹Mi ha trovato appena in tempo, Hana. Stavo tornando a casa dalla mia gita ai Caraibi››.

A quella frase, Itsumi cadde a terra, tramortita dalla spontaneità delle parole del giovane.

E quell’essere dannatamente superficiale avrebbe dovuto rubare parte della sua fama?! Il mondo è davvero ingiusto.

‹‹Tutto bene, piccola?›› domandò Yuri, notando che Itsumi stava letteralmente accarezzando il pavimento, depressa.

In un secondo, quella riacquistò tutta la sua decenza e si rimise in piedi, arrossendo leggermente per l’appellativo che aveva usato lui.

‹‹Benissimo, ma… Scusa la domanda, cosa ci facevi ai Caraibi?››.

‹‹Mia madre aveva voglia di Guanabana**›› rispose lui, senza scomporsi troppo.

‹‹Eh?›› fece Itsumi, domandandosi fino a che punto fosse stupido quel ragazzo, ma soprattutto cosa cavolo fosse una Guanabana.

‹‹Ragazzi, parlerete più tardi di queste cose›› intervenne, a quel punto, Akatsuki.

‹‹Il Re ha ragione›› disse Hana, che aveva rischiato di lasciarsi andare alle risate, data l’ilarità della scenetta, ‹‹Dobbiamo pensare ad Ojijide adesso››.

‹‹Allora è vero quel che ho sentito da mio padre?›› domandò Yuri.

‹‹Sì›› rispose il Re.

“Cosa-cosa-cosa?!” pensò Itsumi, “Lui sapeva già tutto?!”.

Il sogno della ragazza di diventare un’eroina si infranse ancora di più, resasi conto che sarebbe diventata lei l’assistente di Yuri e non viceversa.

Il biondo strinse i pugni ed esclamò con fermezza: ‹‹Dobbiamo fermarlo››, poi schioccò le dita ed il suo abbigliamento cambiò totalmente: una maglietta a maniche lunghe blu, un cardigan bianco, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica.

‹‹Sono pronto per partire›› annunciò.

‹‹Perfetto›› disse Hana, mentre in una sua mano compariva un cristallo rosa. La donna avanzò verso Itsumi e le porse l’oggetto: ‹‹Da questo momento in poi, sei una vera strega››.

 

~

 

‹‹Che figata! Che figata!››

Yuri andava avanti da ore, ripetendo la medesima frase ad ogni edificio che gli appariva davanti agli occhi. Itsumi si chiese più volte come avesse fatto a trovarsi in una situazione del genere. Lei ed un perfetto sconosciuto, o meglio un amico d’infanzia di cui non conservava il minimo ricordo, tornati a circa vent’anni prima della loro nascita, per sventare il piano di un mago malvagio e malato, che non trovava di meglio da fare che rovinare le vite altrui. Ma la cosa più esilarante era che la suddetta ragazza – non si sa con quale oscura forza di volontà – non aveva ancora posto fine alla vita del suo compagno di viaggio. Era estremamente snervante, considerando che ad ogni piccola cosa non magica che vedeva, Yuri dovesse fare un remake spudorato di Cercando l’Eldorado. Sembrava non avesse mai visto grattacieli, automobili o quanto di più comune potesse esistere sulla faccia della Terra, e Itsumi, dal canto suo, non riuscì a trattenere una frase del tipo: ‹‹Ma dove vivi?›› all’ennesima faccia estasiata del biondo.

‹‹È da tanto che non venivo nel Mondo degli Umani›› rispose lui, non prendendo affatto la domanda di Itsumi come sarcastica, o quanto meno retorica.

‹‹Oh, bene›› fece lei, fingendo interesse, ‹‹Beh, qual è il nostro piano?››.

Lui sorrise radioso, distogliendo il suo sguardo da una sala giochi piena zeppa di teenagers.

‹‹Vedrai›› replicò, poi afferrò una mano della ragazza e la trascinò tra la folla che impegnava il marciapiede, fino a che, svoltando in un vicolo, non trovò un posto che giudicò perfetto.

‹‹Qui va benissimo››.

‹‹Benissimo per fare cosa?›› domandò la ragazza, sfilando la sua mano da quella di lui, un po’ imbarazzata; ma prima che potesse finire la frase, Yuri schioccò le dita e sul terreno spoglio, che avevano davanti, comparve una casa.

Itsumi si mise le mani nei capelli e lo strattonò per un braccio, colta dall’agitazione.

‹‹Sei impazzito! Non puoi fare magie in un luogo pubblico!››.

Lui la fissò, con un sopracciglio inarcato.

‹‹Ma se non c’è nessuno››.

Itsumi si guardò intorno e, in effetti sì, non c’era nessuno.

‹‹Okay, ma sta’ più attento. Mi hai fatto venire un colpo›› sbottò.

‹‹Tranquilla… Piuttosto entra e vedi se ti piace››.

Yuri mosse una mano e la porta della villetta si aprì lentamente, lasciando passare la sua compagna. Itsumi osservò incantata il salotto, con tanto di caminetto e divano, ed al centro un tappeto color verde smeraldo; poi passò alla cucina, con dei mobili antichi che le ricordavano molto quelli di casa sua.

‹‹Ho sottovalutato i tuoi gusti, Yuri. È veramente stupenda›› disse lei, e li aveva sottovalutati per davvero dopo averlo visto indossare quella camicia ridicola, ma quella casa era semplicemente meravigliosa.

‹‹E non hai ancora visto la stanza da letto››.

La ragazza non aspettò oltre e corse al piano di sopra. Intravide un letto da lontano, oltre una porta, e si precipitò verso quella che sarebbe stata la sua stanza da letto.

Rimase pietrificata quando entrò.

‹‹Che ne pensi?›› domandò Yuri, ‹‹Questa è la stanza dove dormiremo››.

Un letto a doppia piazza.

Gli rivolse uno sguardo minaccioso.

‹‹PUOI SCORDARTELO! Io non passerò tutta la missione a dividere le MIE meritate ore di sonno con TE!›› gli urlò, mentre l’altro si tappava le orecchie e la guardava terrorizzato.

Yuri tirò su col naso.

‹‹Non è giusto… Sei cattiva…››

Itsumi strinse i pugni e il biondo temette di ricevere una tremenda botta in testa, dunque fece: ‹‹D’accordo, ho capito›› e schioccò di nuovo le dita, al che il letto divenne singolo ed accanto a quella stanza ne apparve un’altra, ‹‹Così sei contenta?››.

La ragazza annuì risoluta, ma poi si portò una mano sul mento.

‹‹Anche se… Mi piacerebbe avere un bagno solo mio››.

Il biondo aggrottò le sopracciglia.

‹‹Mi hai preso per un architetto?››.

 

~

 

Una figura nera apparve in una stanza impolverata, circondata da muri di pietra, e si inchinò al cospetto del suo padrone. Quest’ultimo mosse una mano a mezz’aria, per invitare il mostro a tirarsi in piedi, e quello obbedì.

‹‹Cos’è successo?›› chiese Ojijide al suo servitore.

La figura nera si tormentò le mani a lungo, senza dire nulla, poi trovò il coraggio di informare il suo capo.

‹‹Conte…›› esitò per un momento, ‹‹Majo Doremi e l’umano erano nel Nulla e… li ho attaccati››.

‹‹Spero per te che abbiano fatto una dolorosa fine›› rispose il Mago, intuendo però il fallimento dell’essere che aveva davanti.

‹‹Padrone, è apparsa sua figlia… Sono fuggito per miracolo››.

‹‹Majo Itsumi?›› chiese l’uomo, la rabbia che si faceva strada dentro di sé. In verità, conosceva bene quella piccola peste di Itsumi Kotake. Mota e Motamota avevano diffuso la voce che quella ragazza fosse una piccola apprendista-genio. Aveva passato brillantemente gli esami di magia due per volta, arrivando fino al terzo livello. Con tutta probabilità era un forte asso nella manica per Hana.

‹‹La Regina ha mandato un’apprendista a stanarmi, pur di salvare sé stessa?››.

‹‹Credo che ora sia una vera strega››.

Ojijide non aggiunse altro, si limitò a stringere gli occhi in due fessure.

Se ne sarebbe occupato lui in persona.

 

~ ♥ ~

 

‹‹Sei davvero nostra figlia?›› domandò Doremi per l’ennesima volta, senza mai togliere gli occhi di dosso ad Itsumi, dopo che quest’ultima le ebbe raccontato parte degli eventi futuri. A guardarla bene, i suoi atteggiamenti ricordavano molto quelli di Tetsuya: testarda, senza peli sulla lingua e tremendamente casinista.

‹‹Cosa devo fare? Portarvi le analisi del mio DNA per farmi credere?›› sbottò la giovane Kotake, stufa delle facce da pesce lesso che i suoi genitori non riuscivano ad abbandonare da più di mezz’ora, ‹‹Insomma, sono un maschiaccio, calcio palloni praticamente da quando ho imparato a camminare – tutta colpa di mio padre che ha preferito regalarmi una rete, al posto di una bambola, per il mio primo compleanno – e delle volte sono talmente sbadata da far concorrenza a mia madre. Esiste un mix migliore di questo?››.

Sia Doremi che Tetsuya, a quelle parole, fissarono offesi il frutto del loro amore, ma c’era ancora una cosa che non erano riusciti a capire, perciò sorvolarono con tutte le loro forze gli insulti che la loro figlia non si era preoccupata di evitare di esprimere.

‹‹Non ci hai ancora detto chi è lui, però›› disse Tetsuya, indicando Yuri, a qualche metro da loro.

‹‹Uhm…›› fece Itsumi, fingendo di pensarci su, ‹‹Una comparsa››.

‹‹Ehi!›› protestò Yuri, poi si fece largo fra di loro e si parò davanti a Tetsuya, ‹‹Sono Yuri Sokuryoku, figlio di Aiko Senoo e Leon Sokuryoku, e mi piacerebbe prendere la mano di sua figlia, signor Kotake››.

Sbem!

Gli arrivò un pugno in testa da parte di Itsumi.

‹‹Permettiti di nuovo di adulare mio padre e ti stacco la testa a morsi!›› lo ammonì la ragazza, al che l’amico la guardò impaurito.

‹‹Scusa›› piagnucolò.

‹‹Allora avevo inteso bene›› disse, ad un tratto, Fujo, riemergendo dal suo silenzio, ‹‹La tua somiglianza con Leon, sia fisica che spirituale, è impressionante. Me ne sono accorto subito quando mi sei apparso››.

Il biondo sorrise con orgoglio, interpretando le parole del Mago dai capelli arancioni come un complimento.

‹‹Sì, bando alle ciance, però›› esclamò Itsumi, avvicinandosi a sua madre, ‹‹C’è un problema che sussiste eccome››; a quel punto, prese le mani di Doremi con le sue, come a volerla pregare di far qualcosa per lei, ‹‹Mammina, lo so che lui›› ed indicò con un cenno della testa Tetsuya, ‹‹non sembra un buon padre, dato che ha trasformato sua figlia in una piccola camionista, ma ti prego, ti supplico, ti scongiuro, ti imploro con tutte le mie forze… Sposalo!››.

Doremi a quella frase arrossì come un pomodoro, mentre Itsumi la guardava con gli occhi più innocenti dell’universo, ai quali non riuscì a resistere ed annuì con un paio di scatti rigidi della testa. Tetsuya nel vedere quella scenetta era passato dall’offeso ad un vero e proprio “grazie di esistere, Dio”, con tanto di guance color porpora ed occhi sbrilluccicanti.

‹‹Ragazzi!›› li chiamò qualcuno.

Quella voce, in lontananza, distrasse i futuri coniugi Kotake, che ripresero il loro normale colorito, mentre una Aiko trafelata li raggiungeva di corsa, felice di vederli sani e salvi. Dietro di lei stava Pop, che puntava ancora la mazza da baseball contro il vecchio Re, e poi Leon, Tooru, Onpu e Momoko.

La sportiva fece un balzo e gettò le braccia al collo di Doremi, mentre Yuri, in preda al panico, si andava ad eclissare dietro alla sua collega Itsumi.

‹‹Nascondimi›› sussurrò.

‹‹No›› fece lei, spostandosi da davanti a lui, ‹‹Non è giusto che solo io sia stata scoperta››.

‹‹Ma sei scema? Dai, nascondimi››.

Leon si fermò a qualche passo dai due litiganti, le sopracciglia aggrottate e l’espressione concentrata.

‹‹Tu mi ricordi qualcuno›› disse, al che Itsumi si sfracellò a terra, sbigottita.

Ecco perché Yuri era così stupido! Tale padre, tale figlio.

‹‹Forse ti ricorda te stesso›› replicò Fujo, con un sorrisino, in aiuto del suo migliore amico, mentre Yuri agitava le mani all’impazzata facendo segno di no con la testa.

‹‹Hai ragione›› rispose Leon, facendosi sempre più pensieroso.

‹‹Leon, che cavolo stai facendo?!›› sbottò Aiko, mollando Doremi e andando ad afferrare il suo ragazzo per le orecchie, trascinandolo via da Itsumi e Yuri, ‹‹Solo perché non ti ho dedicato abbastanza tempo, non devi metterti per forza a fissare altre ragazze››.

‹‹Ma io stavo guardando lui… ahia!›› si giustificò il biondo.

Lei, allora, si chinò verso di lui e gli sussurrò, in modo che nessun altro potesse sentire: ‹‹Ho chiuso un occhio quando ti sei finto la fidanzata di Akatsuki, ma a questo punto mi chiedo se non sia un altro il tuo problema. Non che io sia omofoba, ma sai com’è…››.

‹‹Ma no, ma no!›› fece lui, ‹‹Insomma non pensi che mi somigli?››.

Aiko quindi scrutò suo figlio curiosa, ma poi sbottò sadicamente: ‹‹Pff… Non hai nemmeno la metà della bellezza di quel ragazzo››, al che il suo fidanzato spalancò le labbra incredulo e Yuri si lasciò andare ad una risata sommessa.

‹‹Vogliamo finirla con i convenevoli?›› disse Pop.

‹‹Right›› concordò Momoko, ‹‹Explain us what’s happened, Doremi››.

‹‹Abbiamo saputo che c’è Ojijide dietro questa storia›› esclamò Onpu.

La ragazza dai capelli rossi annuì.

‹‹Sì, proprio lui›› assentì Doremi, ‹‹Ora vi dirò tutto, ragazzi››.

 

~

 

È sempre difficile dire la cruda verità ad una persona importante, nonostante essere sinceri risulti l’unica strada percorribile. Akatsuki si rese conto di ciò quel giorno quando, entrando nella stanza della piccola Hana, la trovò ad osservare, con espressione vuota, oltre la finestra della sua camera, Jou-sama che si allontanava dal castello reale. Probabilmente aveva capito tutto, altrimenti non si spiegava la smorfia triste che le deturpava il viso.

Il Principe doveva dirle la verità, sebbene vederla morire di dolore non rientrava certo nei suoi piani. Tuttavia Hana doveva sapere. Vedersi abbandonata senza una spiegazione valida non era concepibile. Hana doveva capire che la Regina preferiva di gran lunga buttare via la sua vita, invece di veder sciupato il suo Regno e quelli circostanti. Hana doveva capire quali erano le cose veramente importanti, affinché potesse prendere il posto di Jou-sama. Anche lui era maturato da quel punto di vista, in pochi giorni, perché era riuscito a comprendere che il dovere veniva ancor prima del proprio benessere.

Purtroppo Akatsuki non era preparato a quell’avvenimento. Non riusciva a pensare che stavolta sarebbe stata lei a soffrire, e non per un capriccio, come era capitato a lui nel rifiutare il loro matrimonio, bensì per amore, poiché, nel bene o nel male, Jou-sama era l’unica persona che fosse rimasta al suo fianco, durante l’assenza di Doremi e le altre.

Dovette farsi coraggio ed ignorare la morsa allo stomaco che si era impadronita di lui, per riuscire ad avvicinarsi alla ragazzina ed accomodarsi al suo fianco, sul letto. Osservò per interminabili minuti gli occhi spenti di Hana, senza riuscire a trovare un modo per iniziare a parlarle; poi inaspettatamente fu lei ad iniziare: ‹‹Dove sta andando Jou-sama?›› chiese.

Akatsuki stette in silenzio per un po’, poi poggiò una mano sulla spalla della ragazzina e disse: ‹‹Ascoltami, Hana…››.

‹‹Dove sta andando?›› lo interruppe lei, bruscamente, stringendo i pugni con rabbia.

‹‹Ha deciso di sacrificarsi per la salvezza di tutti quanti›› rispose Akatsuki tutto d’un fiato, e le lacrime, che Hana aveva trattenuto fino a quel momento, scivolarono sulle sue guance.

In quel momento, passarono milioni di ricordi nella sua mente e la nostalgia prese il sopravvento. La ragazzina si alzò e fece apparire con la magia una scopa volante. Ci balzò in groppa e partì all’inseguimento della Regina.

Dopo una decina di minuti, giunse di fronte all’ingresso del Bloody Blossom, saltando giù dalla scopa ancor prima che questa si fosse fermata e rovinando a terra. Un bruciore al ginocchio la costrinse a fermarsi ed a respirare affannosamente, poi riacquistò tutta la sua volontà e si avvicinò alla Regina, che era rimasta a fissare la giovane, senza muoversi. In quello stesso istante, si materializzò anche Akatsuki lì. Quest’ultimo raggiunse Hana e la strinse in un abbraccio, per fermarla, facendo poi un cenno d’assenso alla Regina.

‹‹No, lasciami andare!›› gridò la Principessa, dimenandosi senza però riuscire a liberarsi da quella stretta, perciò si rivolse alla donna, non potendo raggiungerla: ‹‹Jou-sama!›› la chiamò, ma quella di tutta risposta le diede le spalle e fece qualche passo verso il tunnel che portava al Bloody Blossom.

‹‹Jou-sama, non mi lasciare! Non puoi andartene anche tu!!›› urlò Hana e la Regina si fermò.

‹‹Non sarai da sola›› disse quella con voce ferma, senza però voltarsi, poi sembrò rivolgersi ad Akatsuki: ‹‹Resta con lei, te ne prego››.

A quel punto, varcò definitivamente il portone e scomparve nell’oscurità, mentre la piccola Hana si lasciava sopraffare dai singhiozzi. L’ingresso del Bloody Blossom si sigillò di nuovo ed Hana smise di far resistenza ad Akatsuki, che la strinse più forte a sé.

La ragazzina continuò a piangere pregando di continuo la Regina, ormai scomparsa, di non andare, fino a che la sua voce si affievolì stanca e le sue braccia si ritrovarono a cercare conforto attorno al busto del Principe.

‹‹Non piangere più›› le sussurrò quest’ultimo, ‹‹Resterò io con te››.

To be continued

 

Note:

*2029: Mi sono ritrovata a fare una sottospecie di conto. Allora Ojamajo Doremi è stato proiettato in tv (in Italia) nel 2001, quindi mi sono detta: ‹‹Doremi nel 2001 aveva undici anni››. Ergo la nostra storia è ambientata tipo nel 2007, quando Doremi ha diciassette anni. Poi mi sono detta ‹‹Per avere una figlia di diciassette anni, Doremi doveva avere come minimo una ventina d’anni, ventidue va’››. Facendo due conticini mi è uscito questo 2029. Avete visto che elucubrazioni che faccio io per una data?

**Voglia di Guanabana: Innanzitutto quella scena ce l’avevo in testa da quando ho iniziato a scrivere Together. Immaginavo che Aiko fosse incinta e che il suo dolce figliolo avesse girato il mondo per trovare una Guanabana. Ora la Guanabana è un frutto caraibico. Cercavo qualcosa che non si vendesse nei supermercati ed io non l’ho mai sentito questo frutto. Quindi, miei prodi, Aiko è in attesa. u_u

 

~

 

In diretta dal Polo Nord da casa di Vale-chan

I’m back, miei pargoli.

Beh, l’avevo promesso. Entro Natale avreste dovuto avere il Capitolo… e ce l’ho fatta!

Merry Christmas everybody! (Momoko mi ha contagiata)

Comunque, parliamo un po’ del Capitolo 21. Dopo un paio di scene lacrimevoli, sono quasi tornata al vecchio Together, dove se non c’erano scene estremamente demenziali, alla Ojamajo Doremi vero e proprio, non ero io a scrivere, ma il mio alter ego depresso. Solo che poi ci voleva una conclusione altresì lacrimevole. Perché, lo dico qui e lo giuro su ciò che ho di più caro, sto iniziando a shippare Hana/Aka *lolla tremendamente*.

Dunque che mi dite? Itsumi e Yuri vi sono piaciuti? Il salto nel futuro è stato di vostro gradimento? Ora shippate anche voi Hana/Aka? ♥

Ditemi la vostra in una recensione, se vi va.

Come ultima cosa, voglio ringraziare voi che continuate a seguirmi e che mi avete sostenuta in tutti i miei periodi esami (da restarci secca quest’anno) e periodi no. In particolare, una certa persona che mi informa costantemente sulle novità di Ojamajo Doremi 16 portandomi tanta ispirazione e tanto loveloveKotaDore *delirio*. Grazie Elena! :3

Ora vi lascio. Ancora Buon Natale!

Ci si legge al prossimo ed ultimo (forse) capitolo.

Baci.

Vale

 

P.S.: Regalino di Natale:

Loro perché ora li shippo!

   
 
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