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Autore: Sole_    25/12/2011    2 recensioni
E se in tre giorni venisse raccontata una storia? La storia di due folli: una sedicenne -Bella- e un ventisettenne -Edward- che hanno deciso di amarsi per quello che sono: il maestro di piano e l'alunna.
Dal terzo capitolo:
"Edward aveva avuto varie volte l’impulso di baciarla, ma la sua coscienza, molto previdente, l’aveva bloccato ogni volta. Dopo la quinta volta che gli ricordava che lui era il suo maestro di piano e stava saltando la lezione, le aveva fatto fare un goffo casqué e le aveva detto che doveva iniziare la lezione. Bella pensava che quella parentesi sarebbe finita, ma in realtà l’atmosfera non se ne era andata ed il sorriso era rimasto sui loro volti anche mentre l’insegnante spiegava all’alunna la nuova sinfonia da imparare."
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Primo Extra
Un piano, un insegnante e un bacio.
 
Primo Extra “Wake it up, wake up the happiness… it’s Christmas time.”
 
Shake up Christmas – Train
 
8 dicembre 2011
Se ne andavano in giro con due cappelli –per quanto in tema col periodo- tremendamente imbarazzanti da Babbo Natale, trovati mentre cercavano le decorazioni la settimana prima.
“Ed aspettami!” Non sapeva spiegarsi come Edward –mentre trainava lo slittino con sopra l’albero - riuscisse ad andare più veloce di lei.
“Muoviti!”
“Ehi. Se vado più veloce, batto una boccata.”
“Questo è perché non sei coordinata!” Pft. Bastardo.
“Sei uno stronzo! Ehi. Aspettami!” Aveva iniziato a correre verso Edward, cercando di mantenere l’equilibrio in quei Moonboot. Era riuscita ad arrivare –quasi- ad Edward quando una lastra di ghiaccio la fece scivolare lungo il marciapiede perfino in discesa. Leggermente, certo, ma quel tanto che bastava per farla scivolare per una decina di metri sorpassando Edward che se la vide passare accanto.
Era rimasto un po’ spiazzato, non aveva capito come avesse fatto a scivolare. Poi si fermò a guardarla e mentre iniziava a ridere le corse dietro; ma non fece attempo: Bella si schiantò contro un cumulo di neve, rimanendone sommersa.
Le loro risate riecheggiarono per tutta la strada e i pedoni incuriositi li guardavano ridere mentre Edward aiutava Bella a rialzarsi.
Poi normalmente –come doveva essere- si sorrisero –imbarazzati- e si baciarono: lì, davanti a tutti con dietro un albero sullo slittino e la neve intorno e dentro i vestiti di Bella.
Continuarono tranquilli la loro passeggiata, sorridendosi e scambiandosi battutine e anche qualche palla di neve.
Arrivarono a casa –erano felici di poterla chiamare così, forse Edward più di Bella, o forse il contrario-, disimballarono l’albero –vero, of course- e le palline comprate in un altro pomeriggio simile a quello che stavano passando.
 
“Staresti bene vestita di rosso.”
Eeeeeed.” Ogni volta che le faceva un complimento non riusciva a rimanere seria: tutti la consideravano una ragazza sicura di sé, ma non lo era, non lo era per niente. Era certa di non essere bella, forse carina, ma di sicuro non bella, non quanto la ritraeva Edward.
“Che c’è? E’ vero!” Pft. Sì, sì, verissimo.
“Ed non dire cavolate… non mi si può neanche paragonare a… a… Tanya.” Perfetto, con quello si sarebbe incazzato di sicuro.
Uhmpf. Bella quante volte te l’ho detto? Per quanto tu possa considerare Tanya più bella di te… lei non è pura. Te invece sei un fiore di loto che deve solo sbocciare.”
A quelle parole Bella gli era praticamente saltata addosso, felice, rischiando però di farli cadere fra le palline e gli scatoloni del trasloco ancora da sistemare.
Edward non se ne curò, la prese in collo e la buttò sul divano con una smorfia dolcissima sul viso. Bella si aspettava uno di quei baci mozzafiato, e ci fu anche quello, eh!, ma lui –dopo il bacio, che fu davvero mozzafiato- le iniziò a fare il solletico. Lei dimenandosi per cercare di liberarsi dalle mani, ma soprattutto dalle gambe aperte a stringerle il bacino per evitare che scappasse, di Edward li fece cadere una sopra l’altro scatenando un’altra risata. Sì, erano una coppia dolcissima.
“Bella… ti va di passare il Natale insieme?” Era felice.
Oddio. , certo che sì! Me lo chiedi pure?” Era felice.
“Bella… io il Natale lo devo passare con i miei.” Erano felici. Ma non abbastanza –o forse lo erano troppo- da passare il Natale –e tutte le complicazioni che avrebbe portato- a casa Cullen. Bella non poteva e non voleva. Non era pronta: qualsiasi persona vedendoli avrebbe pensato cattiverie e lei non voleva che i genitori di Edward potessero rovinare il loro rapporto con Edward o quello fra lui e la ragazzina.
“Ed.. io... Non penso sia una buona idea. Lo sai…” Edward faceva fatica a capirla: lui era un ragazzo all’impronta, non aspettava, non pensava, non calcolava: faceva quello che gli pareva, quando gli pareva dove e come gli piaceva: non gliene importava nulla di quello che la gente pensava, voleva essere felice e ci sarebbe riuscito senza che nessuno potesse ostacolarlo.
La sua felicità era sempre stata la sua famiglia: Esme e Carlisle, il pianoforte ed Emmett. Bella era entrata a fare parte della sua felicità e nel tempo, nei suoi ventisette anni, Edward aveva capito che chi ne entrava a far parte non ne usciva più.
Emmett era sempre stato di casa, era sempre stato insieme a lui mentre suonava il piano o parlava con Esme e Carlisle: la sua felicità era un tutt’uno, e non capiva perché Bella doveva esserne separata. Edward voleva la sua felicità tutt’intera.
“Va be.. va bene, Bella. Sai che non ti capisco, ma va bene. Sarà per un’altra volta.” E ci fu anche quella, ma è un’altra storia. “Però una cenetta, io e te, tu ed io, con l’albero decorato –sarà bellissimo… appena lo finiremo-… Bella… vuoi venire a cena con me e da me?”
“Sì, Edward… questa penso sia un’ottima idea…” gli aveva lasciato un bacio sulla guancia “Ma… ma sai cucinare?”
Lui le aveva morsicchiato il collo –più per prender tempo che per altro- e sorridendole le disse:
“Bella tu chiama Alice e trovati un vestito rosso… io penso al resto.” Le aveva lasciato un bacio in fronte e avevano continuato ad addobbare l’albero, non senza qualche interruzione pucciosa.
 
24 dicembre 2011
“Bella mi passi il tacchino?” Jacob.
Era dovuta andare a casa Black: era Natale ed era tradizione per Charlie e Bella passarlo insieme a Billy ed ai suoi figli.
Che poi uno degli ospiti –Bella- avesse altri impegni e, comunque, si sentisse a disagio sotto gli occhi di Jacob dopo la sera del Rockcontest, non era certo problema di Charlie –che non conosceva certo le motivazioni per le quali Bella non voleva “rispettare le tradizioni!”.
Odiava essere sotto lo sguardo di Jacob: dopo quel pugno e la mancata rissa la guardava e la faceva sentire accusata, colpevole. Sentiva la voce di Jacob –quella che una volta le piaceva tanto: giocosa, felice, allegra- urlarle nella mente piena di Edward: “te la fai con un ventisettenne… maccheccazz?!”
E benché fosse felice, fosse amata e lo amasse, il sentirsi accusare così le metteva ansia e rovinava quel sentimento bello da morire che provava per Edward.
Non voleva che qualcuno rovinasse il suo amore. 
Lei amava Edward.
“Bella mangia.” Billy la trattava come una figlia ormai e lei sapeva che poteva far affidamento su di lui in qualsiasi momento, ma quella volta –benché non volesse fargli dispiacere- gli dovette rispondere con una delle tante bugie della serata:
“No, grazie Billy, non ho molta fame: sono stata male in questi giorni.” Vide Charlie guardarla com’a dire: “Ma quando?” ma lei gli lasciò un’occhiata gelida della serie: “Non ci sei mai.” Non voleva accusarlo: sapeva che faceva tanto per loro, per farle vivere una vita tranquilla ed agiata, ma era stato involontario… era su di giri e… Sì lo so: non è giustificabile.
Un clacson. Un clacson di una Volvo –ormai era brava a riconoscerne il suono- l’aveva scossa dalle sue riflessioni.
Lasciò un ultimo sguardo a Jacob e disse:
“Oh, questa dev’essere Angela.” Si era esercitata per dire quella bugia innocente, ma che lei considerava enorme… Bella non era mai stata brava a raccontare le bugie. “Mi dispiace molto non poter scartare i regali con voi, come da tradizione.” In realtà non le dispiaceva per niente, ma era stata educata alla gentilezza e al rispetto e lei era fiera di poter dire che i suoi genitori –anche da separati- erano riusciti a farla diventare “una bella ed educata signorina.” “Ma sapete: Angela mi ha incastrata con ‘sta cosa della festa… sembrava che se non avessi accettato non sarei più stata sua amica.” Con un eloquente occhiata verso il cielo: per dire “che infantile che è!” ma in realtà era solo per distogliere gli occhi da quelli inquisitori di Jacob ed evitare così di scoppiare a ridergli in faccia.
Fece un giro del tavolo scusandosi ancora con Billy, arrivò da suo padre, gli baciò una guancia e lo rassicurò:
“Tranquillo Charlie… sono sempre la tua bambina.”
Lui le aveva sorriso, facendo in modo che i suoi baffi si spostassero sulla sinistra, e le aveva accarezzato il viso:
“Bells, non mi illudere… sappiamo entrambi che non è più così!” Le fece poi un occhiolino e quella fu la certezza che Charlie era proprio un poliziotto.
“Ciao, Dad…” non fece in tempo a finire di dire dy che qualcuno la chiamò:
“Bella? Sono fuori!” Sarebbe scoppiata a ridere presto!
“Oddio Angie…”
“Angie?!”
“Scusa sto uscendo…”
“Bella? Non sapevo che Angela avesse una Volvo C30.”
Cazzo.
“Ehm. Sì… infatti è la macchina del fratello!” Aveva levato dall’orecchio il cellulare ma al “E com’è ‘sto fratello?” non poté non riavvicinarlo mentre rispondeva:
“Il fratello di Angela?! Oh, beh lui è veramente bello. Non figo… proprio bello. Peccato che sia stupido, ma stupido forte… Oh. Sì scusa Angie. Ora esco.” E attaccò. “Bene io vi auguro buon Natale e grazie per l’ospitalità, davvero… mi dispiace molto.”
Uscì da quella casa euforica nel suo abitino rosso di maglia.
Lui la vide saltellare mentre agitava i boccoli fatti apposta per l’occasione… era pur sempre il loro primo Natale insieme e Bella ci teneva: teneva sia al Natale in sé che ad Edward. L’invito di Edward l’aveva fatta così felice che era stato ricordato dentro il suo diario, perché solo le brave ragazze tengono un diario, e lei la era. Forse.
“Ehi.” Si sedette dalla parte del passeggero e non fece neanche in tempo ad allacciarsi la cintura che Edward le prese il viso fra le mani e la baciò; lei subito lo bloccò e con un’occhiataccia gli disse:
“Ed hai presente cosa succede al tuo pisello se Charlie mi vede in macchina, con uno che di sicuro non è Angie, mentre lo bacio?! Te lo trincia… sì con il trinciapollo.” A quelle parole il viso di Edward sbiancò, perché –benché fosse un po’ di tempo che non lo usava- ci teneva e –quando fosse stato il momento giusto- voleva soddisfare Bella, senza che dovesse mandarla da qualcuno a cui funzionasse ancora, o che ce l’avesse, ancora.
“Oh. Ok. Allora andiamo. Però… Chi è Angie? Oltre alla protagonista della canzone dei Rolling Stones, ovviamente.” All’ultima precisazione Bella lo guardò confusa, ma lui soprassedette: le avrebbe fatto un altro giorno storia della musica.
Angie.. Angie sei tu!” Edward aveva alzato un sopracciglio, cosa che Bella amava ma che non riusciva a fare. “Cioè sei tu, in quanto Angie è la nostra copertura.” Le era piaciuto dire nostra: sapeva di amori impossibili, ostacolati, protetti. Sapeva di Romeo e Giulietta.
“Mh, va bene, mi può bastare.” Mentre Bella si pensava sul balcone a dire: “Oh, Romeo, Romeo.” ad un Edward che la guardava nella notte, non si era accorta che lui si era fermato sul ciglio della strada e la stava osservando.
Lei si era girata verso di lui, con un sorriso, non capendo perché non vedeva più gli alberi scorrere veloci: aveva provato a cambiare il suo stile di guida, ma non ci era riuscita, così si accontentava della morsa allo stomaco che sentiva tutte le volte che accelerava o che lo guardava mentre si muoveva sicuro per le strade.
“Uhm?” Le aveva sorriso e aveva appiccicato –sì, è decisamente il verbo giusto!- le labbra alle sue, sorridendo poi alla risposta pronta della sua ragazza.
Aveva lasciato una mano sulla guancia calda, mentre l’altra la portò sulla schiena accarezzando con i polpastrelli la linea della spina dorsale: su e giù, su e giù.
Si stavano godendo il bacio con calma, ogni secondo era uno scambio di emozioni era un do-das che li faceva felici: ubriachi d’amore. Lo si può essere, no?
Calmi. Ma appena Bella poggiò ed iniziò a giocare con i capelli di Edward, un tornado li colpì, non facendo capir loro più niente.
Bella che si era già slacciata la cintura si mise in ginocchio sul sedile per arrivare meglio ad Edward mentre lui in fretta si sganciava la cintura di sicurezza –meglio precisare-, si sporse ancora di più verso Bella e –poggiandole le mani sui fianchi- se la portò a cavalcioni sulle ginocchia.
Per un po’ si sentì solo il rumore delle loro bocche che si mangiavano, ma quando Edward per sbaglio –sì, diciamo per sbaglio!- le infilò una mano sotto il vestito sentendo la pelle nuda del suo sedere, tutto velocemente come era iniziato si fermò.
“Ehm..”
“Uhmm… Ok.”
“Ehmm…”
“No! Oddio Bella adesso lo voglio sapere!” Cosa voleva sapere? Bella ci era rimasta malissimo. Edward non avrebbe dovuto sapere che aveva messo delle autoreggenti –cosa che l’aveva fatta chiudere in camera mezz’ora in più quando si preparava, per accertarsi di riuscire a fare una cosa del genere.
“Ed?!” Stridula. E rossa. Bella era in imbarazzo, ma poteva essere altrimenti? Andatelo spiegare voi, al vostro ragazzo ventisettenne, che vi considera un “fiore di loto che deve solo sbocciare”, che:
“Uhm. Ok. Tanto non mi darai pace, finché non ti rispondo: non c’erano al negozio, ok?!” Lei non voleva sedurlo.
“Davvero?” Non riusciva a crederci. Cioè non poteva credere che Bella fosse così pura, non la meritava, ma era egoista e se lei l’aveva scelto, lui non si sarebbe allontanato dalla sua felicità.
“Sì, ehm. È imbarazzante… Come al solito è colpa…”
“Di chiunque sia, non penso sia una colpa, più un merito.” Bella non aveva capito quell’affermazione, ma se l’era lasciata scivolare addosso senza nessuna preoccupazione.
“Va be’… il merito è di Alice. Che –quando siamo andate a comprarle-  ha detto che ‘sono fantastiche! Cioè mi stanno benissimo e…’ blablabla. Così pur di non starla a sentire le ho comprate, anche perché sono carine.” Uuuh. Ce l’ho fatta.
“Beh, sono d’accordo con Alice: ti stanno benissimo.” Le aveva tirato un pizzicotto sulla parte di coscia nuda, le aveva riabbassato il vestito, la riprese per i fianchi e –dopo averle lasciato un bacio sul collo- la rimise al suo posto. “Andiamo a casa: la cena si raffredda.”
“Hai cucinato tu?!” L’incredulità nella voce di Bella l’offese, quasi: faceva bene ad essere incredula: Edward, di quello che avrebbero mangiato, non aveva fatto niente.
“Ehm, forse.” Aveva preparato una sorpresa.
“Uhm. Va be’. Ok, andiamo.” Si era riallacciata la cintura mentre Edward partiva come un razzo per raggiungere in fretta casa.
 
Ouuuuuuu.” Qualsiasi cosa Bella vedesse lo commentava così. N0n riusciva a crederci Edward-stronzo-Cullen aveva messo seriamente delle candele rosse come centrotavola? Sì l’aveva fatto e le aveva messe anche profumate: vaniglia e cocco.
Era vero: l’amava, ma Edward Cullen non era un tipo del genere.
“Ed ti amo.” Gli soffiò sulle labbra prima di baciarlo.
“Mh. An-mh-Anch’io.” Era stato dolce, dolcissimo. Sapeva anche lui che non era un comportamento usuale, non per lui almeno, ma le aveva viste mentre compravano le decorazioni e le aveva immaginate benissimo sul tavolo in tinello.
“Mangiamo!”
“Mangiamo!” Avevano riso. Edward se l’era trascinata dietro e avevano mangiato dell’ottimo cibo cucinato dal ristorante cinese poco lontano.
 
“Ok. Se fa schifo, non azzardarti a sputarmela in faccia, perché mi arrabbio.” Bella a quelle parole aveva riso, perché Edward mentre parlava e portava la torta al cioccolato –come poteva fare schifo?! C’era il cioccolato!- sembrava tanto un cucciolo in preda ad una crisi di nervi.
“Si, si, ridi pure. Tanto non sei stata tu quella che oggi pomeriggio mentre cucinava, doveva trovare una scusa per sua madre che l’aiutava.”
“Ti sei fatto aiutare da Esme?!” Era incredula, e un po’ impaurita... e se Edward le avesse detto che era per una ragazza?! Ne sarebbe stato capace, cacciandosi poi in una situazione assurda, nella quale –sicuramente- il nome di Bella sarebbe saltato fuori.
“Sì. Cioè in realtà è lei che ha voluto aiutarmi. Io stavo tentando di capire quanto fosse una noce di panna, quando mamma è arrivata chiedendomi cosa stessi facendo… in teoria questa torta la sta mangiando Emmett.”
“Quindi… E’ come se io fossi Emmett!”
“E quindi in realtà Emmett e Angela stanno mangiando la torta!”
“Sillogismi.” Si erano messi a ridere. Sempre più felici.
 
“Il Grinch! C’è il Grinch. Lascia il Grinch!”
“Ti piace dire Grinch, eh, Bella?”
“Sì, si nota così tanto?”
“Mhmh.” Si era avvicinato per baciarla, sul tappeto, davanti al fuoco del camino, mentre guardavano la televisione… c’è qualcosa di più romantico e più natalizio? Non penso.
“Buon Natale, Bells.”
“Buon Natale, Ed.” e un bacio sulla guancia. Poi si appoggiò al suo petto, respirò il profumo che le piaceva tanto e gli chiese:
“Ed… me la racconti una storia? Una storia di Natale.”
“Una storia di Natale?!” Incredibile quanto fosse innocente, era una bambina ancora. O forse no. Forse aveva solo bisogno di esserlo per una sera, e perché privarle un bisogno? “Ok.
 
Once upon a time in a town like this
a little girl made a great big wish
to feel the world full of happiness
and be on Santa’s magic list.”
 
“E poi?”
“Non so, Bella me la sto inventando nel mentre.”
“Ah.”
 
At the same time miles away
little boy made a wish that day…
 
“Che desiderio, Ed?” La stanchezza cominciava a farsi sentire, così Bella pose un bacio all’altezza del cuore e gli disse, di nuovo:
“Buon Natale, Edward.” Sospirò e chiuse gli occhi.
Lui nel frattempo continuò a cantare:
 
Let me meet a girl one day that
wants to spread some love this way:
We can let our souls run free and
she can know some happiness with me.
 
Quelle parole le soffiò all’orecchio di Bella, sperando che –anche in un sogno- potesse sentirle.
E Bella le sognò: sognò di correre libera con Edward, mentre le faceva conoscere la felicità.
Edward levò loro le scarpe, allungò un braccio sul divano per prendere la coperta di pile rosso, la sistemò per coprirli, sistemò una ciocca di capelli di Bella, le baciò una guancia e si addormentò, felice.
 
 
Wake it up,
 wake up the happiness,
it’s Christmas time.
 
La voce di Alice riempì il piccolo salotto di casa di Edwardsolo di Edward- svegliandoli.
Maccheccazz?!”
Mh. Alice?” Aveva risposto, per evitare di sentire un’altra volta quella canzoncina alle… alle…
“Mi hai chiamata alle otto e mezzo di sabato 25 dicembre, Alice?! Era abbastanza incazzata nera. Porca miseria, Alice non aveva seriamente il senso del tempo nel Mondo Comune: viveva nel suo microcosmo fatto di amore e vestiti, fregandosene del resto.
“Sì. L’ho fatto. Ma appena mi lasci parlare ti dico perché e allora mi chiederai scusa!”
“Ne dubito fortemente!”
“Mh. Vedremo. Comunque ti ho chiamato per dirti che Charlie sa che tu sei a casa mia ora… non mi sbugiardare… se no, non mi potremo più usare come scusa.”
Mh. Ok, forse ti devo chiedere scusa. Grazie, Alice. Sei la Alice più dolce che ci sia.”
“E te la Bella più ruffiana. Sappi che sono offesa.”
“Ah. Questo mi fa pensare ad una cosa…” Avrebbe continuato la frase se Edward non si fosse mosso stringendo il suo fianco ed appoggiando la testa sul suo seno.
“Bella?”
“Sì, Alice. Ti chiamo dopo.”
“Ok. Sappi che mi stai dando il tempo di prepararmi le domande!” Sentì la sua risata, un tripudio di campanellini, prima del tutututu, capendo che le aveva attaccato praticamente in faccia.
Appoggiò il cellulare sul divano e si mise a giocare con i capelli di Edward.
“Mhh. Hai finito di giocare con i miei capelli?”
“Nah. Mi piacciono. E poi è colpa tua.”
“Colpa mia?” Nel frattempo spiaccicò il viso dove si era appoggiato e lo strofinò, come faceva appena sveglio per ritrovare le sue facoltà mentali.
“S-s-si. Colpa tua.” Non si era ancora accorto di dove si trovava, di dove si stava strofinando.
“Bella? E’ tutto ok?” Alzò il viso e la vide rossa, rossissima. Poi lo riabbassò e lo fissò sul posto che aveva occupato la sua testa e capì.
“Oddio! Scusa Bella. Non me ne sono…” Bella, forse per chiudere il momento imbarazzante, forse perché lo voleva, lo baciò.
Continuando a baciarlo Bella mise le mani fra i capelli di Edward, lui a quel gesto sorrise e se la portò sulle ginocchia. Poi portò le mani alla sua schiena e preso dal… ehm… dall’euforia, aprì la zip del vestito di Bella.
Lei, sentendo più freddo di prima e un rumore diverso, aprì un occhio e, appena vide la neve fuori dalla finestra, balzò in piedi:
“Ed, Ed, la neeeeeeeeve!” Lui scoppiò a ridere, le lasciò un morso sul sedere –scatenando l’ ‘Ehiiiii’ di Bella- e si alzò.
“Andiamo! Ti presto i miei Moonboot.” Le aveva tirato una spintarella, seguito da un altro ‘Ehiiii’ ma si fermò.
“Anzi, no, aspetta! Ti ho fatto un regalo.”
“Uh. Già anch’io.”
Mentre Edward se ne andava in camera, Bella si avvicinò alla borsa con il cambio dove teneva anche il regalo per Edward, lo tirò fuori e poi tornò sul tappeto ad aspettare Edward.
Quando lo sentì tornare disse:
“Non è niente di che, eh!”
In risposta ci fu la stessa identica frase.
Scoppiarono a ridere e poi –insieme- tirarono fuori i regali impacchettati di carta da regalo rossa con le renne uno e coi pinguini l’altro.
“Su, apri!”
“No, prima te.” Edward allora stracciò la carta e si ritrovò davanti un maglione di lana bianca, con la parte alta disegnata di pinguini e stelle di Natale.
Edward lo fissava incredulo: era lo stesso che aveva visto con Rose e che lei aveva trovato adorabile.
“Oh. Non ti piace. Lo sapevo. E’ che mi sembrava tanto adorabile…” Edward era scoppiato a ridere e fra le risate le aveva fatto una carezza:
“Tranquilla… E’ vero: è adorabile.”
“Oh. Ok?”
“Sì, Bella… sai come sono fatto, no? Se non mi piacesse te lo avrei detto.” Bella tranquillizzata da quella frase perché certa di quello che Edward le aveva detto, prese il pacchetto e  -con non poca curiosità- distrusse la carta e si ritrovò davanti una maglietta grigia, a mezze-maniche con scritto sopra: “My boyfriend is a vampire.” e due buchi di canini sanguinanti.
“Così non devo più giustificarmi per ogni morso che ti darò! E’ così, Bella: sono un vampiro.”
Erano scoppiati a ridere, si erano baciati e lui le aveva morso il labbro inferiore per esprimere meglio il concetto; Bella non era neanche riuscita neanche a finire di dire ‘Ehi..’ che lui l’aveva bloccata:
“Devo rispiegarti il motivo della maglia?”
“No, penso di averlo capito! Andiamo: ti riempirò di tante palle di neve che non avrai neanche più voglia di mordermi, dopo.”
“Vedremo, Bella, vedremo.” Suona solo a me come una minaccia?
Si coprirono bene ed andarono a giocare con la neve.
Bella era felice: felice per Edward con Edward e perché era tempo di Natale.

***
Hola Chicas!
Intanto: BUON NATALE, FELIZ NAVIDAD, JOYEUX NOEL, MERRY CHRISTMAS, eccetera, eccetera, eccetera.
Poi: come state? Io bene sto giocando a Call of Duty MW3 (non chiedetemi cosa significa, perché non ne ho la più pallida idea!) un checkpoint per uno, con i miei fratelli... ci credete se vi dico che non riesco ad arrivare integra –o quasi- al checkpoint successivo?! O.O Sì, lo so! Sono stupita anch’io.
Bene lasciando perdere i convenevoli... Esatto questo primo extra è il mio regalo di Natale per voi.
Mi ci sono impegnata veramente tanto: anche se sapevo cosa scrivere, trovare come scriverlo è stato molto più difficile del solito... forse perché è la prima volta che so cosa volevo scrivere e che non mi lascio andare in balìa della musica.
Ho tante cosine da dirvi: partendo dall’inizio.
Il titolo è perfetto e la canzone anche… non sapete quante volte l’ho ascoltata mentre scrivevo questo capitolo. C’è stato un momento in cui l’ho odiata, ma senza il capitolo non sarebbe venuto su. :)
Poi l’8 dicembre: in Toscana –non so se in tutt’Italia- c’è questa tradizione di fare l’albero per l’Immacolata: è una tradizione che amo –benché in casa non sia praticamente mai applicata: quest’anno è stato fatto tipo 10 giorni fa :/ - e ho voluto infilarla anche qui.
Poi ci sono due richiami di due diversi episodi: il Rockcontest di Jacob e il trasloco di Edward… avrete un Extra di tutti e due… dovete solo decidere quale volete per prima.
Per i vestiti di Bella ho fatto un set –per la serie non so che fare in questi giorni. :S . I regali invece sono questi: per Bella, per Edward.
Ah, poi… “battere una boccata” si dice in  tutt’Italia? Perché se no, vuol dire: cadere. :)
Poi il tinello… sapete cos’è il tinello? Perché io nei miei quattordici anni l’ho visto solo a casa mia: sostanzialmente è… ehm. Allora prendiamo una grossa stanza, mettiamo da una parte la cucina e dall’altra il tavolo con le sedie. La differenza da una cucina con il tavolo è sostanzialmente 20 cm di muro da una parte e dall’altra che “separano” le due aree. Ok, è complicato, ma ci tengo al mio tinello, io, uhmpf. ;D
Pucciosa rende il senso, e poi: ditelo ad alta voce… è carinissimo. *-*
Basta penso di aver finito,
Buon Natale ancora,
Maria Sole.
Ps. Recensite… solo per dirmi se volete prima leggere del trasferimento o del Rockcontest.

 

  
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