- Un piano, un
insegnante e un bacio.
- Primo
Extra
–
“Wake it up, wake up the happiness… it’s
Christmas time.”
- Shake up
Christmas – Train
- 8 dicembre 2011
- Se ne andavano
in giro
con due cappelli –per quanto in tema col periodo-
tremendamente imbarazzanti da
Babbo Natale, trovati mentre cercavano le decorazioni la settimana
prima.
- “Ed
aspettami!” Non
sapeva spiegarsi come Edward –mentre trainava lo slittino con
sopra l’albero -
riuscisse ad andare più veloce di lei.
- “Muoviti!”
- “Ehi.
Se vado più
veloce, batto una boccata.”
- “Questo
è perché non
sei coordinata!” Pft. Bastardo.
- “Sei
uno stronzo! Ehi.
Aspettami!” Aveva iniziato a correre verso Edward, cercando
di mantenere
l’equilibrio in quei Moonboot.
Era
riuscita ad arrivare –quasi- ad Edward quando una lastra di
ghiaccio la fece
scivolare lungo il marciapiede perfino in
discesa. Leggermente, certo, ma quel tanto che bastava per
farla scivolare
per una decina di metri sorpassando Edward che se la vide passare
accanto.
- Era rimasto un
po’
spiazzato, non aveva capito come avesse
fatto a scivolare. Poi si fermò a guardarla e mentre
iniziava a ridere le corse
dietro; ma non fece attempo: Bella si schiantò contro un
cumulo di neve, rimanendone
sommersa.
- Le loro risate
riecheggiarono per tutta la strada e i pedoni incuriositi li guardavano
ridere
mentre Edward aiutava Bella a rialzarsi.
- Poi normalmente –come doveva essere- si
sorrisero –imbarazzati- e si baciarono: lì,
davanti a tutti con dietro un
albero sullo slittino e la neve intorno e dentro i vestiti di Bella.
- Continuarono
tranquilli la loro passeggiata, sorridendosi e scambiandosi battutine e
anche
qualche palla di neve.
- Arrivarono a casa –erano felici di poterla
chiamare
così, forse Edward più di Bella, o forse il
contrario-, disimballarono l’albero
–vero, of course- e le
palline
comprate in un altro pomeriggio simile a quello che stavano passando.
- “Staresti
bene vestita
di rosso.”
- “Eeeeeed.” Ogni volta che le
faceva un complimento non riusciva a
rimanere seria: tutti la consideravano una ragazza sicura di
sé, ma non lo era,
non lo era per niente. Era certa di non essere bella, forse carina, ma di sicuro non bella, non
quanto la ritraeva Edward.
- “Che
c’è? E’ vero!”
Pft. Sì, sì, verissimo.
- “Ed
non dire cavolate…
non mi si può neanche paragonare a… a…
Tanya.” Perfetto, con quello si sarebbe
incazzato di sicuro.
- “Uhmpf. Bella quante volte te
l’ho detto? Per quanto tu possa
considerare Tanya più bella di
te… lei non è pura. Te invece sei un fiore di
loto che deve solo sbocciare.”
- A quelle parole
Bella
gli era praticamente saltata addosso, felice, rischiando
però di farli cadere
fra le palline e gli scatoloni del trasloco
ancora da sistemare.
- Edward non se ne
curò,
la prese in collo e la buttò sul divano con una smorfia
dolcissima sul viso.
Bella si aspettava uno di quei baci mozzafiato, e ci fu anche quello,
eh!, ma
lui –dopo il bacio, che fu davvero mozzafiato-
le iniziò a fare il solletico. Lei dimenandosi per cercare
di liberarsi dalle
mani, ma soprattutto dalle gambe aperte a stringerle il bacino per
evitare che
scappasse, di Edward li fece cadere una sopra l’altro
scatenando un’altra
risata. Sì, erano una coppia dolcissima.
- “Bella…
ti va di
passare il Natale insieme?” Era felice.
- “Oddio. Sì,
certo che sì!
Me lo chiedi pure?” Era felice.
- “Bella…
io il Natale
lo devo passare con i miei.” Erano felici. Ma non abbastanza
–o forse lo erano
troppo- da passare il Natale –e tutte le complicazioni che
avrebbe portato- a
casa Cullen. Bella non poteva e non voleva. Non era pronta: qualsiasi
persona
vedendoli avrebbe pensato cattiverie e lei non voleva che i genitori di
Edward
potessero rovinare il loro rapporto con Edward o quello fra lui e la
ragazzina.
- “Ed..
io... Non penso
sia una buona idea. Lo sai…” Edward faceva fatica
a capirla: lui era un ragazzo
all’impronta, non aspettava, non pensava, non calcolava:
faceva quello che gli
pareva, quando gli pareva dove e come gli piaceva: non gliene importava
nulla
di quello che la gente pensava, voleva essere felice e ci sarebbe
riuscito
senza che nessuno potesse ostacolarlo.
- La sua
felicità era
sempre stata la sua famiglia: Esme e Carlisle, il pianoforte ed Emmett.
Bella
era entrata a fare parte della sua felicità e nel tempo, nei
suoi ventisette
anni, Edward aveva capito che chi ne entrava a far parte non ne usciva
più.
- Emmett era
sempre
stato di casa, era sempre stato insieme a lui mentre suonava il piano o
parlava
con Esme e Carlisle: la sua felicità era un
tutt’uno, e non capiva perché Bella
doveva esserne separata. Edward voleva la
sua felicità tutt’intera.
- “Va
be.. va bene,
Bella. Sai che non ti capisco, ma va bene. Sarà
per un’altra volta.” E ci fu anche
quella, ma è un’altra storia.
“Però una
cenetta, io e te, tu ed io, con l’albero decorato
–sarà bellissimo… appena lo
finiremo-… Bella… vuoi venire a cena con me e da
me?”
- “Sì,
Edward… questa penso
sia un’ottima idea…” gli
aveva lasciato un bacio sulla guancia “Ma… ma sai
cucinare?”
- Lui le aveva
morsicchiato il collo –più per prender tempo che
per altro- e sorridendole le
disse:
- “Bella
tu chiama Alice
e trovati un vestito rosso… io penso al resto.” Le
aveva lasciato un bacio in
fronte e avevano continuato ad addobbare l’albero, non senza
qualche
interruzione pucciosa.
- 24 dicembre 2011
- “Bella
mi passi il tacchino?” Jacob.
- Era dovuta
andare a
casa Black: era Natale ed era tradizione per Charlie e Bella passarlo
insieme a
Billy ed ai suoi figli.
- Che poi uno
degli
ospiti –Bella- avesse altri impegni e, comunque, si sentisse
a disagio sotto
gli occhi di Jacob dopo la sera del Rockcontest,
non era certo problema di Charlie –che non conosceva certo le
motivazioni per
le quali Bella non voleva “rispettare
le
tradizioni!”.
- Odiava essere
sotto lo
sguardo di Jacob: dopo quel pugno e la mancata rissa la guardava e la
faceva
sentire accusata, colpevole. Sentiva la voce di Jacob –quella
che una volta le
piaceva tanto: giocosa, felice, allegra- urlarle nella mente piena di
Edward:
“te la fai con un ventisettenne… maccheccazz?!”
- E
benché fosse felice,
fosse amata e lo amasse, il sentirsi accusare così le
metteva ansia e rovinava
quel sentimento bello da morire che provava per Edward.
- Non voleva che
qualcuno rovinasse il suo amore.
- Lei amava Edward.
- “Bella
mangia.” Billy
la trattava come una figlia ormai e lei sapeva che poteva far
affidamento su di
lui in qualsiasi momento, ma quella volta –benché
non volesse fargli
dispiacere- gli dovette rispondere con una delle tante bugie della
serata:
- “No,
grazie Billy, non
ho molta fame: sono stata male in questi giorni.” Vide
Charlie guardarla com’a
dire: “Ma quando?”
ma lei gli lasciò
un’occhiata gelida della serie: “Non
ci
sei mai.” Non voleva accusarlo: sapeva che faceva
tanto per loro, per farle
vivere una vita tranquilla ed agiata, ma era stato
involontario… era su di giri
e… Sì lo so: non è giustificabile.
- Un clacson. Un
clacson
di una Volvo –ormai era brava a riconoscerne il suono-
l’aveva scossa dalle sue
riflessioni.
- Lasciò
un ultimo
sguardo a Jacob e disse:
- “Oh,
questa dev’essere
Angela.” Si era esercitata per dire quella bugia innocente, ma che lei considerava enorme… Bella non era mai
stata brava a raccontare le bugie. “Mi
dispiace molto non poter scartare i regali con voi, come da
tradizione.” In realtà non le dispiaceva
per niente, ma era
stata educata alla gentilezza e al rispetto e lei era fiera di poter
dire che i
suoi genitori –anche da separati- erano riusciti a farla
diventare “una bella ed educata
signorina.” “Ma
sapete: Angela mi ha incastrata con ‘sta cosa della
festa… sembrava che se non
avessi accettato non sarei più stata sua amica.”
Con un eloquente occhiata
verso il cielo: per dire “che infantile che
è!” ma in realtà era solo per
distogliere gli occhi da quelli inquisitori di Jacob ed evitare
così di
scoppiare a ridergli in faccia.
- Fece un giro del
tavolo
scusandosi ancora con Billy, arrivò da suo padre, gli
baciò una guancia e lo
rassicurò:
- “Tranquillo
Charlie…
sono sempre la tua bambina.”
- Lui le aveva
sorriso,
facendo in modo che i suoi baffi si spostassero sulla sinistra, e le
aveva accarezzato
il viso:
- “Bells,
non mi
illudere… sappiamo entrambi che non è
più così!” Le fece poi un occhiolino e
quella fu la certezza che Charlie era proprio un poliziotto.
- “Ciao,
Dad…” non fece
in tempo a finire di dire dy che
qualcuno la chiamò:
- “Bella?
Sono fuori!”
Sarebbe scoppiata a ridere presto!
- “Oddio
Angie…”
- “Angie?!”
- “Scusa
sto uscendo…”
- “Bella?
Non sapevo che
Angela avesse una Volvo C30.”
- Cazzo.
- “Ehm.
Sì… infatti è la
macchina del fratello!” Aveva levato dall’orecchio
il cellulare ma al “E com’è
‘sto fratello?” non poté non
riavvicinarlo mentre rispondeva:
- “Il
fratello di Angela?!
Oh, beh lui è veramente bello. Non figo…
proprio bello. Peccato che sia stupido, ma stupido forte…
Oh. Sì scusa Angie.
Ora esco.” E attaccò. “Bene io vi auguro
buon Natale e grazie per l’ospitalità,
davvero… mi dispiace molto.”
- Uscì
da quella casa
euforica nel suo abitino rosso di maglia.
- Lui la vide
saltellare
mentre agitava i boccoli fatti apposta per
l’occasione… era pur sempre il loro
primo Natale insieme e Bella ci teneva: teneva sia al Natale in
sé che ad
Edward. L’invito di Edward l’aveva fatta
così felice che era stato ricordato
dentro il suo diario, perché solo
le
brave ragazze tengono un diario, e lei la era. Forse.
- “Ehi.”
Si sedette
dalla parte del passeggero e non fece neanche in tempo ad allacciarsi
la
cintura che Edward le prese il viso fra le mani e la baciò;
lei subito lo
bloccò e con un’occhiataccia gli disse:
- “Ed
hai presente cosa
succede al tuo pisello se Charlie
mi
vede in macchina, con uno che di sicuro non è Angie,
mentre lo bacio?! Te lo trincia… sì con il
trinciapollo.” A
quelle parole il viso di Edward sbiancò, perché
–benché fosse un
po’ di tempo che non lo usava- ci
teneva e –quando fosse stato il momento giusto- voleva
soddisfare Bella, senza
che dovesse mandarla da qualcuno a cui funzionasse ancora, o che ce
l’avesse, ancora.
- “Oh.
Ok. Allora
andiamo. Però… Chi è Angie?
Oltre
alla protagonista della canzone dei Rolling
Stones, ovviamente.” All’ultima
precisazione Bella lo guardò confusa, ma
lui soprassedette: le avrebbe fatto un altro giorno storia della
musica.
- “Angie.. Angie sei tu!” Edward
aveva alzato un sopracciglio, cosa
che Bella amava ma che non riusciva a fare. “Cioè
sei tu, in quanto Angie è
la nostra copertura.” Le
era piaciuto dire nostra: sapeva di
amori impossibili, ostacolati, protetti. Sapeva
di Romeo e Giulietta.
- “Mh,
va bene, mi può
bastare.” Mentre Bella si pensava sul balcone a dire: “Oh, Romeo, Romeo.” ad
un Edward che la guardava nella notte, non
si era accorta che lui si era fermato sul ciglio della strada e la
stava
osservando.
- Lei si era
girata
verso di lui, con un sorriso, non capendo perché non vedeva
più gli alberi
scorrere veloci: aveva provato a cambiare il suo stile di guida, ma non
ci era
riuscita, così si accontentava della morsa allo stomaco che
sentiva tutte le
volte che accelerava o che lo guardava mentre si muoveva sicuro per le
strade.
- “Uhm?”
Le aveva
sorriso e aveva appiccicato –sì,
è
decisamente il verbo giusto!- le labbra alle sue, sorridendo poi alla
risposta
pronta della sua ragazza.
- Aveva lasciato
una
mano sulla guancia calda, mentre l’altra la portò
sulla schiena accarezzando
con i polpastrelli la linea della spina dorsale: su
e giù, su e giù.
- Si stavano
godendo il
bacio con calma, ogni secondo era uno scambio di emozioni era un do-das che li faceva felici:
ubriachi d’amore. Lo si può
essere, no?
- Calmi. Ma appena
Bella
poggiò ed iniziò a giocare con i capelli di
Edward, un tornado li colpì, non
facendo capir loro più niente.
- Bella che si era
già slacciata
la cintura si mise in ginocchio sul sedile per arrivare meglio ad
Edward mentre
lui in fretta si sganciava la cintura di sicurezza –meglio
precisare-, si
sporse ancora di più verso Bella e –poggiandole le
mani sui fianchi- se la
portò a cavalcioni sulle ginocchia.
- Per un
po’ si sentì
solo il rumore delle loro bocche che si mangiavano, ma quando Edward
per
sbaglio –sì, diciamo per
sbaglio!- le
infilò una mano sotto il vestito sentendo la pelle nuda del
suo sedere, tutto
velocemente come era iniziato si fermò.
- “Ehm..”
- “Uhmm…
Ok.”
- “Ehmm…”
- “No!
Oddio Bella
adesso lo voglio sapere!” Cosa voleva sapere? Bella ci era
rimasta malissimo.
Edward non avrebbe dovuto sapere che aveva messo delle autoreggenti
–cosa che
l’aveva fatta chiudere in camera mezz’ora in
più quando si preparava, per
accertarsi di riuscire a fare una cosa del genere.
- “Ed?!”
Stridula. E
rossa. Bella era in imbarazzo, ma poteva essere altrimenti? Andatelo
spiegare
voi, al vostro ragazzo ventisettenne,
che vi considera un “fiore di loto
che
deve solo sbocciare”, che:
- “Uhm.
Ok. Tanto non mi
darai pace, finché non ti rispondo: non c’erano al
negozio, ok?!” Lei non
voleva sedurlo.
- “Davvero?”
Non
riusciva a crederci. Cioè non poteva
credere
che Bella fosse così pura,
non la
meritava, ma era egoista e se lei l’aveva scelto, lui non si
sarebbe
allontanato dalla sua felicità.
- “Sì,
ehm. È
imbarazzante… Come al solito è colpa…”
- “Di
chiunque sia, non
penso sia una colpa, più
un merito.” Bella non
aveva capito
quell’affermazione, ma se l’era lasciata scivolare
addosso senza nessuna
preoccupazione.
- “Va
be’… il merito
è di Alice. Che –quando siamo
andate a comprarle- ha
detto che ‘sono fantastiche!
Cioè mi stanno benissimo
e…’ blablabla. Così pur di
non starla a sentire le ho comprate, anche
perché sono carine.” Uuuh.
Ce l’ho fatta.
- “Beh,
sono d’accordo
con Alice: ti stanno benissimo.” Le aveva tirato un
pizzicotto sulla parte di
coscia nuda, le aveva riabbassato il vestito, la riprese per i fianchi
e –dopo
averle lasciato un bacio sul collo- la rimise al suo posto.
“Andiamo a casa: la cena
si raffredda.”
- “Hai
cucinato tu?!”
L’incredulità nella voce di Bella
l’offese, quasi:
faceva bene ad essere incredula: Edward, di quello che avrebbero
mangiato, non
aveva fatto niente.
- “Ehm, forse.” Aveva preparato una
sorpresa.
- “Uhm.
Va be’. Ok,
andiamo.” Si era riallacciata la cintura mentre Edward
partiva come un razzo
per raggiungere in fretta casa.
- “Ouuuuuuu.” Qualsiasi cosa Bella
vedesse lo commentava così. N0n
riusciva a crederci Edward-stronzo-Cullen
aveva messo seriamente delle
candele rosse come centrotavola? Sì l’aveva fatto
e le aveva messe anche
profumate: vaniglia e cocco.
- Era vero:
l’amava, ma
Edward Cullen non era un tipo del genere.
- “Ed ti
amo.” Gli
soffiò sulle labbra prima di baciarlo.
- “Mh.
An-mh-Anch’io.”
Era stato dolce, dolcissimo. Sapeva anche lui che non era un
comportamento
usuale, non per lui almeno, ma le aveva viste mentre compravano le
decorazioni
e le aveva immaginate benissimo sul tavolo in tinello.
- “Mangiamo!”
- “Mangiamo!”
Avevano riso.
Edward se l’era trascinata dietro e avevano mangiato
dell’ottimo cibo cucinato
dal ristorante cinese poco lontano.
- “Ok.
Se fa schifo, non azzardarti a
sputarmela in
faccia, perché mi arrabbio.” Bella a quelle parole
aveva riso, perché Edward
mentre parlava e portava la torta al cioccolato –come poteva
fare schifo?! C’era il
cioccolato!- sembrava
tanto un cucciolo in preda ad una crisi di nervi.
- “Si,
si, ridi pure.
Tanto non sei stata tu quella che oggi pomeriggio mentre cucinava,
doveva
trovare una scusa per sua madre che l’aiutava.”
- “Ti
sei fatto aiutare
da Esme?!” Era incredula, e un po’ impaurita... e
se Edward le avesse detto che
era per una ragazza?! Ne sarebbe stato capace, cacciandosi poi in una
situazione assurda, nella quale –sicuramente-
il nome di Bella sarebbe saltato fuori.
- “Sì.
Cioè in realtà è
lei che ha voluto aiutarmi. Io stavo tentando di capire quanto fosse
una noce di panna, quando mamma
è arrivata
chiedendomi cosa stessi facendo… in teoria questa torta la
sta mangiando Emmett.”
- “Quindi…
E’ come se io
fossi Emmett!”
- “E
quindi in realtà
Emmett e Angela stanno mangiando la torta!”
- “Sillogismi.”
Si erano
messi a ridere. Sempre più felici.
- “Il Grinch! C’è il Grinch. Lascia il Grinch!”
- “Ti
piace dire Grinch, eh,
Bella?”
- “Sì,
si nota così
tanto?”
- “Mhmh.”
Si era
avvicinato per baciarla, sul tappeto, davanti al fuoco del camino,
mentre
guardavano la televisione… c’è qualcosa
di più romantico e più natalizio? Non
penso.
- “Buon
Natale, Bells.”
- “Buon
Natale, Ed.” e
un bacio sulla guancia. Poi si appoggiò al suo petto,
respirò il profumo che le
piaceva tanto e gli chiese:
- “Ed…
me la racconti
una storia? Una storia di Natale.”
- “Una
storia di
Natale?!” Incredibile quanto fosse innocente, era una bambina
ancora. O forse
no. Forse aveva solo bisogno di
esserlo per una sera, e perché privarle un bisogno? “Ok.
- Once
upon a
time in a town like this
- a
little girl
made a great big wish
- to
feel the
world full of happiness
- and
be on
Santa’s magic list.”
- “E
poi?”
- “Non
so, Bella me la
sto inventando nel mentre.”
- “Ah.”
- “At the same
time miles away
- little
boy
made a wish that day…”
- “Che
desiderio, Ed?”
La stanchezza cominciava a farsi sentire, così Bella pose un
bacio all’altezza
del cuore e gli disse, di nuovo:
- “Buon
Natale, Edward.”
Sospirò e chiuse gli occhi.
- Lui nel
frattempo
continuò a cantare:
- “Let me meet a
girl one day that
- wants
to
spread some love this way:
- We
can let
our souls run free and
- she
can know
some happiness with me.”
- Quelle parole le
soffiò all’orecchio di Bella, sperando che
–anche in un sogno- potesse sentirle.
- E Bella le
sognò:
sognò di correre libera con Edward, mentre le faceva
conoscere la felicità.
- Edward
levò loro le
scarpe, allungò un braccio sul divano per prendere la
coperta di pile rosso, la
sistemò per coprirli, sistemò una ciocca di
capelli di Bella, le baciò una
guancia e si addormentò, felice.
- “Wake it up,
- wake up the happiness,
- it’s
Christmas time.”
- La voce di Alice
riempì il piccolo salotto di casa di Edward
–solo di Edward-
svegliandoli.
- “Maccheccazz?!”
- “Mh. Alice?” Aveva risposto, per
evitare di sentire un’altra volta
quella canzoncina alle… alle…
- “Mi
hai chiamata alle
otto e mezzo di sabato 25 dicembre, Alice?! Era abbastanza
incazzata nera. Porca miseria, Alice non aveva seriamente
il senso del tempo nel Mondo
Comune: viveva nel suo microcosmo
fatto di amore e vestiti, fregandosene del resto.
- “Sì.
L’ho fatto. Ma
appena mi lasci parlare ti dico perché e allora mi chiederai
scusa!”
- “Ne
dubito
fortemente!”
- “Mh.
Vedremo. Comunque
ti ho chiamato per dirti che Charlie sa che tu sei a casa mia
ora… non mi
sbugiardare… se no, non mi potremo
più usare come scusa.”
- Mh. Ok, forse ti
devo
chiedere scusa. Grazie, Alice. Sei la Alice più dolce che ci
sia.”
- “E te
la Bella più
ruffiana. Sappi che sono offesa.”
- “Ah.
Questo mi fa
pensare ad una cosa…” Avrebbe continuato la frase
se Edward non si fosse mosso
stringendo il suo fianco ed appoggiando la testa sul suo seno.
- “Bella?”
- “Sì,
Alice. Ti chiamo
dopo.”
- “Ok.
Sappi che mi stai
dando il tempo di prepararmi le domande!” Sentì la
sua risata, un tripudio di campanellini,
prima del tutututu, capendo che le
aveva attaccato
praticamente in faccia.
- Appoggiò
il cellulare
sul divano e si mise a giocare con i capelli di Edward.
- “Mhh.
Hai finito di
giocare con i miei capelli?”
- “Nah.
Mi piacciono. E
poi è colpa tua.”
- “Colpa
mia?” Nel
frattempo spiaccicò il viso dove si era appoggiato e lo
strofinò, come faceva
appena sveglio per ritrovare le sue facoltà mentali.
- “S-s-si.
Colpa tua.”
Non si era ancora accorto di dove
si trovava, di dove si stava strofinando.
- “Bella?
E’ tutto ok?”
Alzò il viso e la vide rossa, rossissima. Poi lo
riabbassò e lo fissò sul posto
che aveva occupato la sua testa e capì.
- “Oddio!
Scusa Bella.
Non me ne sono…” Bella, forse per chiudere il
momento imbarazzante, forse
perché lo voleva, lo
baciò.
- Continuando a
baciarlo
Bella mise le mani fra i capelli di Edward, lui a quel gesto sorrise e
se la
portò sulle ginocchia. Poi portò le mani alla sua
schiena e preso dal… ehm…
dall’euforia,
aprì la zip del vestito
di Bella.
- Lei, sentendo
più
freddo di prima e un rumore diverso, aprì un occhio e,
appena vide la neve
fuori dalla finestra, balzò in piedi:
- “Ed,
Ed, la
neeeeeeeeve!” Lui scoppiò a ridere, le
lasciò un morso sul sedere –scatenando
l’ ‘Ehiiiii’ di Bella- e si
alzò.
- “Andiamo!
Ti presto i
miei Moonboot.” Le aveva
tirato una
spintarella, seguito da un altro ‘Ehiiii’ ma si
fermò.
- “Anzi,
no, aspetta! Ti
ho fatto un regalo.”
- “Uh.
Già anch’io.”
- Mentre Edward se
ne
andava in camera, Bella si avvicinò alla borsa con il cambio
dove teneva anche
il regalo per Edward, lo tirò fuori e poi tornò
sul tappeto ad aspettare
Edward.
- Quando lo
sentì
tornare disse:
- “Non
è niente di che,
eh!”
- In risposta ci
fu la
stessa identica frase.
- Scoppiarono a
ridere e
poi –insieme- tirarono fuori i regali impacchettati di carta
da regalo rossa
con le renne uno e coi pinguini l’altro.
- “Su,
apri!”
- “No,
prima te.” Edward
allora stracciò la carta e si ritrovò davanti un
maglione di lana bianca, con
la parte alta disegnata di pinguini e stelle di Natale.
- Edward lo
fissava
incredulo: era lo stesso che aveva visto con Rose e che lei aveva
trovato adorabile.
- “Oh.
Non ti piace. Lo
sapevo. E’ che mi sembrava tanto adorabile…”
Edward era scoppiato a ridere e fra le risate le aveva fatto una
carezza:
- “Tranquilla…
E’ vero:
è adorabile.”
- “Oh.
Ok?”
- “Sì,
Bella… sai come
sono fatto, no? Se non mi piacesse te lo avrei detto.” Bella
tranquillizzata da
quella frase perché certa di quello che Edward le aveva
detto, prese il
pacchetto e -con
non poca curiosità-
distrusse la carta e si ritrovò davanti una maglietta
grigia, a mezze-maniche
con scritto sopra: “My boyfriend is a vampire.” e
due buchi di canini
sanguinanti.
- “Così
non devo più
giustificarmi per ogni morso che ti darò! E’
così, Bella: sono un vampiro.”
- Erano scoppiati
a ridere,
si erano baciati e lui le aveva morso il labbro inferiore per esprimere
meglio
il concetto; Bella non era neanche riuscita neanche a finire di dire
‘Ehi..’
che lui l’aveva bloccata:
- “Devo
rispiegarti il
motivo della maglia?”
- “No,
penso
di averlo capito! Andiamo: ti riempirò di tante palle di
neve che non avrai neanche
più voglia di mordermi, dopo.”
- “Vedremo,
Bella, vedremo.” Suona solo a me come una minaccia?
- Si
coprirono bene ed andarono a giocare con la neve.
- Bella
era
felice: felice per
Edward con Edward e perché era tempo
di
Natale.
- ***
- Hola Chicas!
- Intanto: BUON
NATALE, FELIZ NAVIDAD, JOYEUX
NOEL, MERRY CHRISTMAS,
eccetera, eccetera, eccetera.
- Poi: come state? Io
bene sto giocando a Call of Duty MW3 (non chiedetemi cosa significa,
perché non
ne ho la più pallida idea!) un checkpoint per uno, con i
miei fratelli... ci
credete se vi dico che non riesco ad arrivare integra –o
quasi- al checkpoint successivo?!
O.O Sì, lo so!
Sono stupita anch’io.
- Bene lasciando
perdere i convenevoli... Esatto questo primo extra è il mio
regalo di Natale
per voi.
- Mi ci sono
impegnata veramente tanto: anche se sapevo cosa scrivere, trovare come
scriverlo è stato molto più difficile del
solito... forse perché è la prima
volta che so cosa volevo scrivere e che non mi lascio andare in
balìa della
musica.
- Ho
tante cosine da dirvi: partendo dall’inizio.
- Il
titolo è perfetto e la canzone anche… non
sapete quante volte l’ho ascoltata mentre scrivevo questo
capitolo. C’è stato
un momento in cui l’ho odiata, ma senza il capitolo non
sarebbe venuto su. :)
- Poi
l’8 dicembre: in Toscana –non so se in
tutt’Italia-
c’è questa tradizione di fare l’albero
per l’Immacolata: è una tradizione che
amo –benché in casa non sia praticamente mai
applicata: quest’anno è stato
fatto tipo 10 giorni fa :/ - e ho voluto infilarla anche qui.
- Poi
ci sono due richiami di due diversi
episodi: il Rockcontest di Jacob e
il
trasloco di Edward… avrete un Extra
di
tutti e due… dovete solo
decidere
quale volete per prima.
- Per
i vestiti di Bella ho fatto un set
–per la serie non so che fare in questi giorni. :S . I regali
invece sono
questi: per Bella,
per Edward.
- Ah,
poi… “battere una boccata” si dice in tutt’Italia?
Perché se no, vuol dire: cadere.
:)
- Poi
il tinello… sapete cos’è il tinello?
Perché
io nei miei quattordici anni l’ho visto solo a casa mia:
sostanzialmente è…
ehm. Allora prendiamo una grossa stanza, mettiamo da una parte la
cucina e dall’altra
il tavolo con le sedie. La differenza da una cucina con il tavolo
è sostanzialmente
20 cm di muro da una parte e dall’altra che
“separano” le due aree. Ok, è
complicato, ma ci tengo al mio tinello, io, uhmpf.
;D
- Pucciosa
rende
il senso, e poi: ditelo ad alta voce… è
carinissimo.
*-*
- Basta
penso di aver finito,
- Buon
Natale ancora,
- Maria
Sole.
- Ps.
Recensite… solo per dirmi se volete prima
leggere del trasferimento o del Rockcontest.