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Autore: Akami92    25/12/2011    6 recensioni
C’è una nuova studentessa a Hogwarts. No, già visto, già fatto.
Ella è bellissima… nah, già visto, già fatto.
Helen Adams, un’insignificante Hufflepuff appena entrata a Hogwarts, è pronta a stupirvi con le sue normalissime e quasi tediose avventure.
Ehi, si potrà parlare di normalità ogni tanto, no?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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18. La fine dell’inizio

 

Quando Rowan e Michael si presentarono nel ufficio della professoressa Sprout, la donna aveva gli occhi gonfi per le lacrime e stava accarezzando con dolcezza le piante del piccolo vivaio che aveva addossato alle pareti. Subito si insinuò nelle narici dei ragazzi un profondo odore di terra ed erba che aiutò a calmarli.

La professoressa Sprout non ebbe cuore di riprenderli per ciò che avevano fatto, poteva capire le loro motivazioni: tutti gli Hufflepuff erano sempre stati mossi da un profondo rispetto e amore per i propri amici, tanto che avrebbero fatto qualsiasi cosa per loro. In realtà, capì che avrebbe dovuto aspettarsi una tale reazione da studenti come Stebbins e James, così simili nel comportamento e nel senso di giustizia e lealtà da sembrare fratelli.

Li congedò con tenerezza, scompigliando loro i capelli affettuosamente.

Michael e Rowan rientrarono nella sala comune e furono accolti come eroi dagli amici.

Cedric fu il primo a farsi avanti, abbracciando Michael. «La prossima volta ti persuaderò a non farlo. Lo giuro.»

«Lo dici sempre, Ced.» commentò Michael, impallidito.

«Prima o poi ci riuscirò.»

Mentre Michael veniva stritolato dal suo gruppo di amici, Rowan era stato placcato dai compagni del primo anno.

«Non so davvero chi dei due sia più stupido, se tu o Stebbins. Non oso pensare quando tu avrai l’età di Stebbins che tipo di persona sarai...» commentò Liam, facendo capolino da dietro il divano, dove si era riparato poco tempo prima dall’attacco delle api.

«Sicuramente un idiota coi fiocchi!» rincarò Caitlin ridendo.

«Io credo che a questo punto non possa che migliorare!» aggiunse Geoffrey, battendo una mano sulla schiena dell’amico in segno di solidarietà.

«È stato molto lodovole da parte tua tentare di salvore Jinnì. Mi dispiasce di non esserti stoto d’aiuto.» disse Sheldon, arrivato in quel momento attirato dalla fine del trambusto nella sala.

«Forse è stato meglio così, avrebbe messo tutti in pericolo di espulsione!» intervenne Helen, seria. Gli occhi verdi brillavano.

«Cos’hai?» domandò Rowan, preoccupato.

«Beh, sono felice che tu stia bene, ma Ginny non è ancora tornata.»

Calò un silenzio imbarazzante. Erano tutti così contenti che Rowan non fosse stato espulso che avevano tralasciato il motivo per cui aveva rischiato di esserlo.

Tornarono in camera, costretti dai Caposcuola a rientrare.

Helen, nonostante fosse sdraiata sul suo comodo letto, non poteva dormire. Che cosa sarebbe successo se Ginny fosse morta? Avrebbero chiuso la scuola? Dove sarebbe andata? Avrebbe più rivisto i suoi amici?

Si guardò intorno, scrutando ogni letto: Amelia aveva gli occhi fissi sul soffitto, come catturata da uno spettacolo che solo lei poteva vedere; Caitlin era persa nei suoi pensieri, girata su un fianco, con la corta zazzera vermiglia che le ricadeva sugli occhi; Alana leggeva avidamente un libro, o per lo meno dava l’idea di esserne interessata; Carey era rannicchiata su se stessa, terrorizzata per il destino di Ginny.

Chiuse gli occhi e sperò con tutta se stessa che quell’orribile situazione si risolvesse presto. Non riuscì a contare i minuti che trascorsero da quando chiuse gli occhi a quando li riaprì: era ancora buio, probabilmente era appena passata la mezzanotte. Qualcuno stava bussando animatamente alla porta del suo dormitorio.

«L’hanno trovata! L’hanno trovata! Scendete tutti, avanti! C’è un banchetto per festeggiare!» esultò Gwen Morgan, facendo capolino nella loro stanza ancora in pigiama e tutta scarmigliata.

Le ragazze scostarono le coperte con un calcio e furono subito fuori dai letti, con un sorriso enorme che solcava il viso.

Helen si infilò le ciabatte, ancora incredula, e andò in sala comune, dove si era già radunato un folto gruppo di Hufflepuff.

Scorse Lance, Geoffrey, Liam, Rowan e Sheldon e subito corse loro incontro.

«Avete sentito? L’hanno trovata! L’hanno trovata davvero!» gridò, gettandosi tra le braccia di Liam, abbracciata poi da tutti gli amici. «Non chiuderanno la scuola! Finirà tutto bene!»

«Stento ancora a crederci...» biascicò Alana, sopraggiunta in quel momento con tutte le ragazze. «È meraviglioso!» continuò, lasciandosi abbracciare da Sheldon.

«Non avrei mai creduto che in questa storia ci sarebbe stato un lieto fine!» commentò Rowan, accogliendo Caitlin tra le sue braccia. «Dai, Caity, non fare così...» le accarezzò la schiena, vedendo che la ragazza piangeva dalla gioia.

Il banchetto a cui parteciparono fu uno dei più strani mai tenuti a Hogwarts. Al tavolo Gryffindor, Ginny non era ancora presente, notarono gli Hufflepuff, ma sapendola al sicuro poterono godersi la festa senza preoccupazioni.

«È stupendo! È come un gigantesco pigiama party!» commentò Hannah, servendosi del budino con un largo sorriso.

«Adoro i pigiama party! Spesso quando sono a casa da sola li organizzo.» commentò Amelia. Tutti tirarono un sospiro di sollievo per il primo parere sensato della ragazza.

«Però alla fine non viene mai nessuno. Sarà perché chiamo a casaccio, visto che non ho amici.» e sorrise, versandosi succo di zucca nel bicchiere come se avesse appena finito di parlare del suo cagnolino. I ragazzi ammutolirono.

«Prometto che quest’estate ne faremo tantissimi insieme!» disse Helen, seria. Amelia la guardò, strabuzzando i piccoli occhi neri e poi le sorrise. Il sorriso più genuino che la ragazza le aveva mai visto fare durante tutto l’anno.

«Justin!» gridò ad un tratto Ernie, ergendosi come un re sul tavolo Hufflepuff.

Helen si sporse, trattenendo il respiro. Davanti al portone della sala grande c’era Justin, fiero e magnifico, come circondato da un’aura di invincibilità.

«Justin!» gridarono all’unisono i ragazzi del primo e del secondo anno.

Ernie fu il primo a spintonare tutti, per correre ad abbracciare il suo migliore amico, seguito a ruota da Hannah e Susan Bones, la ragazza timida sua coetanea.

Helen, per quanto desiderasse stringerlo affettuosamente tra le braccia, preferì rimanere in disparte, e lasciare che il ragazzo si godesse le feste dei suoi migliori amici.

Lance, accanto a lei, la guardò. «Beh? Non vai a salutarlo?» sorrideva, felice, ed era in piedi, pronto anche lui per abbracciarlo.

«I suoi amici sono più importanti.»

«Beh, allora dovresti essere qui anche tu.» disse una voce che la ragazza non udiva da moltissimo tempo. Si voltò giusto in tempo per riconoscere l’identità di chi aveva parlato.

«Justin!» strillò, gettandosi letteralmente tra le sue braccia, felice come poche volte lo era stata.

«Caspita se sei cambiata, Helen!» rise il ragazzo, prima di essere sommerso dagli abbracci di tutti gli altri amici. «Ehi! Non uccidetemi!» gridò, quando Ernie cominciò a strofinargli la testa come se fosse un fratellino da strapazzare.

«Tu... brutto... cosa ci facevi fuori quel giorno?» esclamò il ragazzo, ricomponendosi nella sua solita tracotanza ostentata.

Justin si sedette accanto a lui e si grattò la testa. Fu un sollievo per Helen rivedere i morbidi riccioli biondi muoversi, invece che rimanere plastificati e rigidi come marmo.

«Credo che stessi venendo a cercarvi...» rispose, ripensando a quel giorno. Gli sembrava tutto così nitido, nonostante fossero trascorsi mesi.

Il ritorno di Justin aveva dato un’energia nuova agli Hufflepuff, non solo quelli del secondo anno, ma anche a quelli del primo, che l’avevano eletto “eroe dell’anno”, e quelli del quarto, specialmente i compagni di stanza di Cedric Diggory, che erano suoi amici da sempre.

A un’ora dall’inizio dei festeggiamenti, Justin non aveva smesso di guardare Harry Potter, che in quel momento rideva con l’amico Ron Weasley e la ritrovata Hermione Granger.

«Ernie, mi accompagneresti?» domandò a bruciapelo all’amico.

«Dove?» chiese Ernie, sputacchiando pezzetti di carne di cui aveva la bocca piena.

«Da Harry.»

Il volto di Hannah si illuminò di gioia quando vide i suoi amici alzarsi in piedi e dirigersi, sotto gli occhi di tutti, verso il tavolo Gryffindor.

Quando Justin fu di fronte a Harry, gli porse la mano, attirando lo sguardo ammirato e colpevole di Ernie. Harry sembrava sconvolto.

«Grazie per avermi salvato da quel serpente.» disse Justin, serissimo. «E mi dispiace di non averti creduto. Sono davvero mortificato.»

Helen sorrise, colpita dalla lealtà e dal senso di giustizia dell’amico: dopotutto, era un Hufflepuff. Un Hufflepuff coi fiocchi, avrebbe aggiunto.

«N-non ti preoccupare.» arrossì Harry, stringendogli la mano. «Apprezzo che tu ti sia voluto scusare.» e guardò Ernie, aspettando che dicesse qualcosa.

«Non vorrà convincere Ernie a chiedere scusa! Quello è più testardo di un mulo!» rise Lance.

Ma, con gran sorpresa di tutti, anche Ernie porse la mano a Harry, più impacciato di Justin ma con gli stessi buoni propositi dell’amico.

«Sì, beh, come ha detto lui.» borbottò, evitando accuratamente il suo sguardo. Justin ridacchiava.

In seguito a quell’episodio, ce ne furono altri due che resero quella festa la migliore a cui Helen avesse mai partecipato.

Alle tre e mezza del mattino, infatti, Hagrid fece irruzione in sala grande e i tavoli di Gryffindor, Hufflepuff e Ravenclaw scoppiarono in applausi e acclamazioni. Ma, se il tavolo Ravenclaw aveva battuto rispettosamente le mani e gli Hufflepuff avevo gridato «bentornato!» fino a rimanere senza voce, i Gryffindor fecero tremare la sala grande in boati, gettandosi letteralmente addosso al Guardiacaccia e abbracciandolo.

Non molto tempo dopo, la professoressa McGonagall si alzò in piedi e richiamò l’attenzione degli alunni.

«A tutti gli studenti.» esordì, con un largo sorriso sul volto segnato. «Il professor Dumbledore ed io abbiamo convenuto che, a seguito dei recenti avvenimenti, sia corretto aggiungere qualche punto alle case che si sono rivelate protagoniste.»

Dumbledore guardava con insistenza il tavolo Gryffindor, e Helen fu certa di averlo visto fare l’occhiolino a Harry.

Il preside si alzò. «Per lo straordinario coraggio, la lealtà dimostrata a me e alla scuola e l’acutezza di ingegno, assegno a Harry Potter cento punti.»

«È giusto!» gridò Rowan, alzando il calice in onore di Harry.

«Sono d’accordo!» ruggì Caitlin, imitandolo.

«Io gliene avrei dati duecento!» commentò Lance. «Se quello che dicono è vero, il Basilisco e tutto, meritava l’ordine di Merlino!»

Helen e Justin annuirono, mentre Ernie si limitò ad un’alzata di sopracciglio d’assenso.

Fu difficile sedare le ovazioni dei Gryffindor, ma quando il clima sembrò ricomporsi, il preside riprese a parlare, con più vigore. «È facile fidarsi degli amici per le piccole cose, ma è molto più difficile seguire un amico in un’avventura rischiosa, quasi mortale, con consapevolezza e maturità.» Dumbledore guardava sempre nella direzione di Potter. «Per questo motivo assegno cento punti a Ron Weasley!»

Nuovamente, il tavolo Gryffindor esplose.

«La debolezza non è un male, se fa crescere. E se questa debolezza è stata contrastata con la forza di prendere le proprie decisioni e scegliere, è giusto assegnare a Ginny Weasley cento punti.»

Gli occhi di tutti si posarono sulla ragazza, che si era fatta piccola sulla sua sedia, ora abbracciata dai suoi fratelli in una nuvola di capelli rossi.

«Se lo merita.» disse Carey, seduta vicino ad Amelia.

«Ma che scelte ha dovuto prendere?» domandò Geoffrey, confuso.

«Non lo so, ma il fatto che abbia rischiato la vita e sia sopravvissuta mi fa innegabilmente concordare con Dumbledore.» rispose Alana, in un fremito. «Io al suo posto sarei morta d’infarto.»

Tutti annuirono.

«Assegno cinquanta punti a Hermione Granger, per la brillantezza nel fornire agli amici la soluzione dell’enigma,» boati Gryffindor sovrastarono la sua voce «a Colin Creevey per il coraggio dimostrato nel tentare di fotografare il Basilisco, ignaro dei rischi che correva.» il grido di festeggiamento dei rosso-oro risuonò per tutto il castello: avevano vinto la Coppa delle Case per il secondo anno consecutivo.

«E come al solito, Gryffindor vince...» commentò Ernie, contrariato ma felice che lo stesso destino non fosse toccato a Slytherin.

«Aspetta, non ha finito!»

«Infine, desidero assegnare cinquanta punti» i quattro tavoli trattennero il respiro. «a Justin Finch-Fletchley e a Penelope Clearwater, per il coraggio dimostrato ad essere usciti allo scoperto sebbene fossero consapevoli del rischio che correvano.»

Hufflepuff e Ravenclaw saltarono in piedi urlando. Justin si irrigidì come statua di pietra, incredulo.

«Justin! Hai visto? Sei un eroe!» gridò Hannah, abbracciando l’amico. «Siamo secondi! Siamo arrivati secondi!»

«Non posso crederci!» disse Rowan, stordito dai festeggiamenti, mentre veniva abbracciato da Caitlin e Alana.

«Guardate gli Slytherin!» indicò Helen, incastrata in un abbraccio tra Justin e Lance. Il tavolo verde-argento era allibito, e il l’espressione di Malfoy tradiva un odio spropositato misto al disgusto per essere stati battuti persino dagli Hufflepuff.

Lance incontrò lo sguardo di Abigail, nel suo pigiama blu scuro: era livida dalla rabbia e accanto a lei Mary Elliott stava sicuramente maledicendo Harry. Le sorrise, in un maldestro tentativo di riconciliazione, ma lei lo fulminò e gli diede le spalle.

«Non continuare a... si è alzato di nuovo!» gridò Rowan, scuotendo Lance e indicando il professor Dumbledore, che non sembrava aver terminato con le buone notizie.

«Inoltre, la professoressa McGonagall ed io abbiamo convenuto che per festeggiare fosse una buona idea cancellare gli esami di fine anno.»

L’ultima parola non fu nemmeno udita dai ragazzi, che avevano già cominciato a urlare e ad applaudire ben prima. I gemelli Weasley stavano spruzzando sul tavolo Gryffindor caraffe di succo di zucca, ululando come matti e improvvisando balletti sul tavolo, mentre il professor Flitwick sembrava tenere il tempo.

«È un miracolo!» scalpitò Rowan. «Justin, dovresti essere pietrificato più spesso!»

Justin non sapeva se ridere o colpire l’amico con un pugno o semplicemente ignorarlo.

«Non potevomo festejare melio il salvataggio!» esclamò Sheldon, mangiando con grazia un bignè alla crema, mentre dietro di lui si scatenava il finimondo.

Venne per caso urtato da Sally-Anne, che si voltò e, notato di chi si trattasse, assottigliò lo sguardo.

«Tu.» sibilò la ragazza, mulinando i lunghi capelli biondi.

«Perks.»

«Francese.»

«Sheldon

«Volgare zotico.»

«Principessa dei mostri di fongo.»

La ragazza gli diede la schiena, stizzita, tornando a esultare educatamente con Georgia e Susan. Gli amici di Sheldon guardarono prima lui, poi Sally-Anne, poi di nuovo lui.

«È spaventoso.» rabbrividì Lance, impaurito dall’amico. «Vi odiate proprio.»

Sheldon annuì.

Verso le cinque del mattino, i ragazzi furono congedati, e fu permesso loro di andare a riposare nei rispettivi dormitori. Nel dormitorio Hufflepuff non si udirono rumori fino alle due del pomeriggio, quando i primi cominciarono a svegliarsi, con grande disappunto dei compagni di stanza addormentati.

Ernie e Justin avevano dormito nel dormitorio dei ragazzi del primo anno. Avevano continuato la festa fino alle sette, ma infine erano stati sopraffatti dalla stanchezza e si erano abbandonati disordinatamente sui letti.

Erano le due e mezza del pomeriggio quando Liam aprì gli occhi, scoprendo di essere stato il primo a svegliarsi e di essere perfettamente lucido e per nulla stanco. Ernie, accanto a lui, lanciò un grugnito e fece per girarsi, ma il tonfo sordo che riempì la stanza subito dopo il tentativo fece capire che doveva trovarsi sui bordi del letto.

«Maledizione!» esclamò, rialzandosi subito in piedi e raccogliendo la dignità rimasta. Liam scoppiò a ridere e, con tutto quel baccano, anche gli altri ragazzi si svegliarono, non meno irritati di Ernie.

«Vi odio tutti.» esordì Rowan, tenendosi la testa, gli occhi piccoli e assonnati. «Che cavolo è successo?»

«Buongiorno anche a te!» rispose Liam, con ancora il sorrisetto sulle labbra. «Ernie è caduto dal letto.» spiegò.

«Complimonti.» disse Sheldon, in uno sbadiglio.

 

L’assordante cigolare del treno sulle rotaie stava uccidendo Lance.

«Io odio i treni» decretò infine.

Helen rise. Lei, Lance, Rowan, Justin e Amelia avevano trovato uno scompartimento tutto loro, mentre gli amici viaggiavano in quello accanto.

«Sono un po’ triste» disse infine Amelia, rimasta silenziosa per gran parte del viaggio.

Lance annuì. «Già, chissà se ci vedremo durante queste vacanze...»

Helen sorrise. «Ho parlato con Sheldon, Liam e gli altri: sarà difficile, ma ce la faremo. Sheldon partirà per le vacanze con suo padre dopodomani, ma ci terremo in contatto; Liam non andrà via, quindi sarà il più semplice da rintracciare, mentre Geoffrey sarà in America fino ad agosto. Caitlin e Alana vanno in vacanza assieme, ma hanno promesso di tenersi libere per agosto.»

Rowan annuì. «Quindi agosto sia!»

«Sarà troppo divertente! Potremmo fare una grigliata a casa mia!» esclamò Justin, tutto un sorriso.

«Una che?»

«Grigliata, Rowan! Diamine! Mai partecipato a una grigliata?»

Rowan stava per ribattere, quando la porta dello scompartimento si spalancò di scatto, rivelando dietro di essa tre figure: Michael, Megan e Cedric.

«I miei piccoli!» gridò Michael, in una pantomima del pianto, gettandosi su Justin e rischiando di strozzarlo. «Quanto mancherete a papà Michael e a mamma Cedric durante queste vacanze!» e stritolò anche Helen.

Cedric sospirò e Megan osservò la scena con puro disgusto.

«Michael, lasciali stare. E questa storia che io sono la mamma deve finire. C’è gente che crede che siamo fidanzati! Greta Buggin è venuta da me piangendo e pregandomi di dirle che non era vero!»

Michael lasciò Helen e si esibì nella migliore espressione da cane bastonato.

«E tu cos’hai risposto?»

«Che non era vero!»

«Lo sapevo. Tu non mi ami»

Rowan rise. «Non è degno di te, maestro»

Il volto di Michael si illuminò. «L’hai sentito Cedric? L’hai sentito? Oh, come sono fiero di te, piccolo Rowanillo-imbranatillo!» e abbracciò anche lui, schioccandogli un grosso e bagnato bacio sulla guancia.

«Ditemi che questa farsa sta finendo, sento il bisogno di vomitare» sbottò ad un tratto Megan “la Violenta”. «Ced, perché diavolo mi hai trascinata qui?»

Cedric rise. «Ma perché sotto sotto anche tu volevi salutare i primini!»

«Ha. Bella questa. Ciao, eh, sfigati del primo!» disse, e se ne andò senza voltarsi.

Helen sorrise e Lance guardò Cedric esterrefatto, in cerca di risposte.

«L’avevo detto io» esultò Cedric. «Vi ha salutati per davvero. Dovete starle davvero molto simpatici»

Lance sprofondò nella seduta. «Non oso pensare cosa faccia a chi non le sta simpatico»

Cedric e Michael si scambiarono uno sguardo eloquente.

«Meglio così» disse Michael, nervoso. «Beh, allora arrivederci, primini! Statemi bene!» abbracciò anche Amelia, con certa titubanza, e Lance, poi uscì dallo scompartimento.

Cedric baciò Amelia e Helen su entrambe le guance e abbracciò calorosamente Rowan, Justin e Lance.

«Ci vediamo l’anno prossimo, ragazzi!»

Quando il treno si fermò a King’s Cross, Helen aveva già pianto due volte. Scese dal treno e abbracciò per l’ennesima volta Alana, Caitlin, Liam, Sheldon e Geoffrey.

«Mi mancherete tantissimo! È come se avessi già trascorso una vita con voi!»

Rowan rise. «Contando che abbiamo sette anni davanti a noi, è come se invecchiassimo insieme»

Helen gli sorrise e gli saltò al collo. Rowan la alzò da terra e la fece volteggiare.

«Stammi bene, piccola! Ti scriverò un sacco!» e la baciò sulla guancia. Helen arrossì.

Helen abbracciò allora Justin, stringendolo forte. «Voglio vederti quest’estate. Ti ho visto troppo poco durante l’anno» e Justin annuì, divertito.

Fu la volta di Amelia, che non si fece abbracciare, per paura di morire strangolata.

Quando Helen si fermò davanti a Lance, arrossirono entrambi.

«Allora... buone vacanze» le disse Lance, vedendo già i suoi genitori in lontananza, totalmente a disagio tra i Maghi.

«Sì, buone vacanze, Lance» fece un passo avanti e lo abbracciò con dolcezza.

Furono interrotti dall’arrivo di una ragazza molto carina, dai capelli pel di carota, le lentiggini e gli occhi azzurrissimi, mano nella mano con un giovane altrettanto affascinante, dai tipici tratti irlandesi.

«Liam?» chiamò.

Il ragazzo si girò e alla vista della donna si illuminò. «Isolde!» le corse incontro e l’abbracciò.

Si voltò verso i suoi amici e fece le presentazioni. «Ragazzi, questa è Isolde, mia sorella. Lui, invece è Lorcan, mio cognato»

«Molto piacere» dissero gli altri in coro.

«È andato bene questo primo anno?» domandò la donna, sorridente. «Liam ci ha scritto moltissimo, parlando di ognuno di voi con toni esaltati»

Rowan guardò Liam con occhi strabuzzati. «Esaltato? Liam, riesci ad essere anche esaltato? Non sapevo»

Liam lo spintonò ridendo. «Rowan, il solito idiota»

«È bello sapere che gli amici di mio figlio hanno capito subito che tipo sia» si aggiunse il padre di Rowan, materializzatosi in quell’istante.

«Papà!» gridò Rowan, abbracciandolo. «Dov’è la mamma? Come sta?»

La madre di Rowan aveva partorito poche settimane prima una bellissima bambina. Purtroppo, nella foga e nel terrore di quell’anno scolastico, l’evento era passato quasi inosservato. Ora, finalmente, gli amici di Rowan poterono congratularsi col padre.

«Sta benissimo, Row. È a casa con Elisabeth, che ti aspetta trepidante»

«La mia sorellina!» si aprì in un sorriso radioso. «Gente, vi saluto tutti! Vado a conoscere la mia bellissima sorellina!» fece l’occhiolino, si aggrappò al braccio del padre ed entrambi sparirono in un pop.

Caitlin e Alana videro i genitori non troppo lontano da loro e rivolsero gli ultimi saluti.

Caitlin abbracciò forte tutti, ragazzi e ragazze, senza eccezioni, e schioccò un bacio sulla guancia di Lance, sorridendo.

«Mi raccomando, Lance-Pence, sempre più bello!» e, sotto gli occhi esterrefatti di tutti, si allontanò.

Alana fu molto più timida. Salutò con un veloce cenno e quando si trovò davanti a Lance arrossì furiosamente e scappò.

«Qualcuno deve tirarla un po’ fuori. Possibile che in un anno non si sia svegliata?» commentò Amelia, sognante.

«Sci penseromo l’anno prossimo» disse Sheldon, contenuto, prima di scorgere la madre e cominciare a sbracciarsi. «Mama! Mama!»

La madre di Sheldon corse verso di lui e l’abbracciò. «Il mio bambino! Come sei cresciuto!» parlava inglese correttamente.

Quando anche Sheldon se ne fu andato, rimasero solo Helen, Lance e Amelia.

«I tuoi, Amy?» domandò Helen, preoccupata. I suoi genitori e quelli di Lance si erano fermati a conversare.

«Arrivano in ritardo, andate pure»

«Ma nemmeno per idea! Li aspettiamo!»

Amelia si guardò intorno e scorse una donna dai capelli chiari, girata di schiena.

«Oh, ecco mia madre. Andate, pure! Sta parlando con la madre di Eleanor, quella del settimo!»

«Non pensavo si conoscessero» disse Lance, sospettoso.

«Erano vicine di casa quando erano giovani»

Helen stava cercando Abigail. Voleva salutarla prima di andarsene, ma purtroppo sembrava essere già andata.

«Vedrai Abigail durante le vacanze?» chiese a Lance, mentre si avviavano verso i genitori.

«Probabilmente sì. Ci vediamo tutte le vacanze»

«Salutamela»

«Lo farò»

Guardarono entrambi Amelia. «Ciao Amelia! Buone vacanze»

Amelia si diresse verso la donna, si avvicinò quando bastava per salutare da lontano Lance e Helen. Helen scomparve, Lance uscì con i genitori dalla stazione.

Tirò un sospiro di sollievo.

«Scusa, hai bisogno di qualcosa?» le chiese la donna dai capelli chiari.

«No, mi scusi, l’ho confusa con qualcuno che conosco»

Si guardò intorno con circospezione e poi uscì dalla stazione. Fuori l’attendeva una signora.

La donna, che un tempo doveva essere stata molto bella, appariva sfiorita. Dimostrava più anni di quanti ne doveva avere, aveva un fisico trascurato e qualche striatura bianca copriva il caschetto disordinato di capelli color cenere.

«Ciao, mamma» la salutò Amelia, speranzosa.

«Ciao, Amelia. Perché mi hai fatta aspettare? Sai che non posso lasciare la casa per tanto tempo!»

«Stavo salutando alcuni amici»

«Ti sei fatta degli amici? Sono contenta» sorrise la donna, prendendo la ragazza per mano.

«Già. Abbiamo organizzato di vederci. In agosto» continuò Amelia. Rivolse alla madre un’occhiata supplice.

La donna sospirò. «Sai come funziona. Se ti senti a posto con te stessa, vai pure»

Amelia strizzò gli occhi per evitare di piangere. «Come posso sentirmi a posto con me stessa, mamma? Come posso? Vorrei solo che tu mi dicessi: “Sì, Amelia, vai pure”»

«Non posso, e nei sei consapevole.»

«Allora vai al diavolo» tirò via la sua mano da quella della madre e corse avanti, per prendere il Nottetempo che l’avrebbe riportata a casa.

Sperò sinceramente che quelle vacanze, come tutte, durassero il meno possibile.

 

 

Due mesi dopo.

 

Carissimo Lance,

Sì, tutte “O” tranne una “A” in Difesa Contro le Arti Oscure.

Non dire nulla, sto andando a tagliarmi i capelli.

E NON provare a gongolare.

Una valanga di affetto,

 

Helen

 

 

 

 

(continua...)

 

 

 

 

 

 

Sì, avevo detto che ne mancavano due, purtroppo mi sono accorta che la divisione era sbagliata (erano troppo corti), quindi li ho uniti in un unico capitolo!

 

Innanzitutto vorrei augurare a tutti voi un felicissimo Natale!

Bene! Siamo giunti alla fine di questa splendida avventura! Sono stata felice di condividere con voi i personaggi che mi portano via ancora oggi un sacco di tempo e di fatica!

Il seguito è già avviato, ma ci vorrà ancora parecchio prima che lo finisca, quindi dovrete portare pazienza. Molta pazienza.

Vi anticipo già il titolo, che sarà L’altra faccia del Calice di Fuoco. Ebbene sì, salto Il Prigioniero di Azkaban. Non me ne vogliate, vi assicuro che non accade niente ai miei Hufflepuff. Ci saranno comunque dei rimandi e dei flashback nel caso di momenti importanti.

 

Desidero ringraziare tutti voi che mi avete seguito per un intero anno con pazienza, che avete sopportato l’eternità tra un aggiornamento e l’altro, che avete recensito o semplicemente letto, che avete apprezzato e ringrazio persino chi ha odiato la storia (voci che dovrebbero farsi sentire, a mio parere). Grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti, tra le seguite, tra le ricordate, a chi ha messo “mi piace” su fb ai capitoli... sinceramente, grazie a tutti.

 

Il grazie più grande va però a eleanor89 che, con pazienza certosina, ha letto e betato la storia, amato, sfottuto, odiato me e le pagine a volte incomplete. Ha riso con Rowan, si è incacchiata con Helen, ha chiamato Lance “Percival” e mi ha seguita passo passo fin dalle prime righe. Grazie, donna, sei troppo faiga.

 

Un altro grazie va sicuramente alla mia carissima amica francese naturalizzata milanese Veronika (chissà se leggerà mai questo capitolo XD), che mi ha corretto la pronuncia di Sheldon, indovinato praticamente il futuro amoroso di ogni personaggio e mi ha lasciata a bocca aperta con la sua analisi perfetta dei personaggi. Tesoro, sei un mostro.

 

L’ultimo grazie va a Helen, Lance, Rowan, Amelia, Alana, Caitlin, Liam, Geoffrey, Carey, Sheldon e Abigail, perché sono stati degli spettacolari compagni di viaggio.

 

Un sorriso a tutti voi, ci leggiamo, si spera, il più presto possibile.

 

Chiara

   
 
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