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Autore: aranchan    27/12/2011    0 recensioni
Storia fantasy pensata e ideata un bel po' di tempo fa. Flagg mago oscuro tiene in mano le redini di una guerra che è destinata a finire. il regno di Feria decide di mandare 4 dei suoi più forti guerrieri in un viaggio che sembra essere scritto nel loro destino: Daniel, Rachel, John e Simon dovranno affrontare un lungo viaggio che li farà crescere insieme verso un'unica meta
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il lato di foresta ispezionata da Simon e John appariva desolata come se un esercito la avesse usata da base per tanto tempo usando fino allo stremo ogni risorsa presente nella natura; un vero disastro ambientale e Simon poteva quasi sentire la magia del luogo lamentarsi e soffrire assieme alle piante.
Il lungo tubo procedeva sotto terra e ogni tanto riaffiorava dando modo ai ragazzi di seguire le tracce; si stavano allontanando dai loro compagni e questo non rendeva tranquillo John che ogni due passi si volta indietro come a cercare un indizio che potesse dargli la certezza che Daniel e Rachel stessero bene o almeno avessero fatto progressi rispetto a loro, ma era del tutto inutile, le figure dei due compagni erano già scomparse da tempo tra i rami e i cespugli.
« Cosa può avere mai ridotto così la foresta? » chiese John a Simon, non che il ragazzo potesse avere una risposta certa ma se c’era traccia di uso di magia forse avrebbe potuto individuarlo.
« Niente di buono questo è certo, sento la presenza di una magia poco potente, ma di certo l’origine di questa forza è lontana per cui la sua potenza arriva diminuita » rispose il mago.
« E questo tubo non accenna ad arrivare alla fine » replicò il compagno.
« Non è nemmeno detto che l’abbia una fine » disse Simon con un leggero sorriso.
John odiava il fare di Simon quando, con quel sorriso da saccente, dava notizie poco confortanti che, seppur ovvie, non erano state dette da nessuno.
« Il solito pessimista » si limitò a commentare.
« Dire più il solito previdente » concluse Simon chinandosi sul terreno e prendendo in mano una zolla di terra analizzandone la durezza e la compattezza.
Cercare tracce di qualsiasi tipo era il suo compito all’interno del gruppo e lo sapeva fare piuttosto bene; quando la conoscenza, infatti, non andava in suo soccorso il giovane poteva usare la magia residua nell’ambiente per potere cercare indizi interessanti a seconda di quello che cercavano.
Questa volta l’analisi di Simon fu prettamente scientifica.
« La terra è umida ed è stata alzata da poco » disse alzandosi con l’aiuto di John « potremmo essere vicini alla nostra meta »
Non ebbe il tempo di finire la frase quando da molto lontano si sentì il richiamo per uccelli di Daniel, il segnale era univoco e John non poté che essere contento di quel suono. I due compagni avevano trovato qualcosa, loro erano vicini alla loro meta e se tutto fosse andato per il meglio si sarebbero presto riuniti.
« Rispondi, poi andremo avanti, non abbiamo tempo da perdere » disse Simon verso il compagno che aveva già il richiamo per uccelli in mano. Stessa sequenza ma al contrario, era il segno della corretta ricezione del messaggio.
 

* * *

 
Lo spettacolo che avevano davanti agli occhi Daniel e Rachel era del tutto diverso da quello che si sarebbero mai aspettati di vedere in un campo base del nemico: il tubo che loro avevano seguito terminava in un enorme rubinetto che sembrava non essere usato ormai da molto tempo, un secchio vi stava messo sotto come se in passato fosse usato per portare l’acqua in altre parti dell’accampamento. Piccole costruzioni di legno tutt’altro che improvvisate, una piccola torretta di controllo al centro di quella che sembrava la piazza principale.
Se all’aspetto poteva sembrare tutto naturale, quello che sconvolse i due giovani fu la scoperta della fonte delle urla e delle lamentele sentite in precedenza: erano Elfi. Legati per i polsi e le caviglie costretti a camminare in fila indiana lungo la stradina sterrata che conduceva da una capanna all’altra. Erano tutti bambini o anziani, nessun guerriero di quelli che i ragazzi avevano affrontato in battaglia durante quegli anni.
« E questo cosa sarebbe? » chiese Rachel sottovoce al fratello.
« Non ne ho idea ma questi elfi sembrano prigionieri e che io sappia nessuna truppa di Feria ha catturato elfi meno che mai piccoli e anziani » rispose Daniel la cui risposta non soddisfò la sorella.
Un altro particolare, che in un primo momento era sfuggito ai due ragazzi, fu notato con molto scalpore da Daniel: a guidare quella fila di prigionieri non vi era un essere umano ma un demone, il peggiore dei nemici che l’esercito di Feria si era ritrovato a combattere da quando la guerra era iniziata.
I demoni oltre ad essere famosi per la loro crudeltà avevano anche una forza fisica non indifferente e un potere magico latente che, se sfruttato nella giusta maniera, poteva rendere un maschio adulto di questa razza praticamente invincibile nel corpo a corpo. Erano in genere molto alti e portavano in capelli lunghi legati da ornamenti del colore del sangue che rendevano ancora più minacciosi i loro aspetti. Pelle molto scura e occhi bianchi con iridi talmente tanto chiare che quasi sembrano non esserci.
Possibile che due razze al servizio di Flagg avessero delle guerre intestine che magari potevano essere sfruttate per il vantaggio degli esseri umani? Questo genere di domande venivano adesso a fiumi in testa ai due ragazzi.
« C’è qualcosa che non quadra » disse subito Rachel quasi avesse capito i dubbi del fratello e stesse cercando di rispondere « Se questo è il villaggio base dove sono tutti gli elfi adulti che attaccano Feria in questi giorni? » concluse la ragazza.
Il ragionamento della ragazza era piuttosto corretto, ammesso che gli elfi adulti fossero a combattere al castello di Feria ci sarebbero dovuto essere in giro le donne adulte che non combattevano e alcuni uomini in giro come truppe ausiliarie; in fondo gli attacchi degli elfi non erano mai stati numerosi.
« Sono d’accordo con te, cosa suggerisci? » chiese Daniel a Rachel, lui aveva già una mezza idea di cosa fare ma avere anche un altro parere sarebbe stato d’aiuto.
« Che siano elfi, demoni o umani nessuno ha il diritto di tenere legati vecchi e bambini, siamo in due, i demoni non sono più di quattro, se li cogliamo di sorpresa possiamo anche farcela » si limitò a dire Rachel con gli occhi brillanti di chi crede fermamente nella giustizia, una fede che solo i giovani possono avere così fermamente.
« bene » disse Daniel estraendo la sua spada dal fodero in modo di non fare troppo rumore.
Rachel seguì i movimenti del fratello estraendo la sua lancia dalla spalla con un gesto rapido e silenzioso, adesso stava aspettando un cenno di Daniel per scattare all’azione; era sempre stato così, a guidare la battaglia era sempre lui, con il suo intuito fuori dal comune che lo caratterizzava quando teneva la spada in mano, era quasi come se sapesse prevedere le mosse del nemico e anticiparle di conseguenza.
Daniel aspettò che la fila di elfi prigionieri passasse avanti alla loro postazione e così anche il demone che li seguiva. Il demone in questione non era di certo il più grande che avevano incontrato nella loro vita ma non c’era mai da scherzare con uno di quei bestioni e questo per fortuna lo sapevano entrambi.
Il cenno di Daniel fu istantaneo e Rachel lo colse al volo, entrambi uscirono dal muro di foglie trovandosi alle spalle del demone che non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi senza che la lama di Daniel arrivasse lungo il fianco e che la lancia di Rachel gli perforasse il costato. Il pericolo più vicino era stato eliminato e gli elfi davanti a quello spettacolo non sapevano come reagire tra lo stupore e la paura degli esseri umani che era insita in loro.
Quello che più spaventava gli elfi probabilmente non era la sorpresa o la presenza di due giovani umani nella loro riserva ma l’arrivo in lontananza della guardia demone che si era accorta di tutta la vicenda e correva verso di loro con l’ascia nella mano destra e la scimitarra in quella sinistra; altri due demoni erano saltati giù dai tetti delle capanne e adesso li avevano circondati, una situazione piuttosto spiacevole per i due che adesso erano in inferiorità numerica contro un nemico fisicamente più forte di loro.
 

* * *

 
Simon continuava a camminare lungo un sentiero che sembrava essere stato attraversato piuttosto di recente, John subito dietro di lui con l’ascia in mano in atteggiamento di difesa; erano vicini al loro obiettivo e non avevano idea di quello che avrebbero trovato per cui non potevano permettersi il lusso di sottovalutare l’esercito nemico.
Al contrario di quanto non fosse capitato ai principi di Feria il villaggio nemico verso il quale andavano i due ragazzi non era per niente nascosto e aveva tutto l’aspetto di un villaggio bellico: torrette di controllo ovunque, un elfo su ogni torretta armato di arco e freccia già incoccata, nessun rumore se non quello pesante dei passi e delle vettovaglie della mensa all’aperto, ad un orecchio attento non sarebbero sfuggiti i rumori metallici dovuti allo scontro tra spade che prevenivano dallo spazio adibito agli addestramenti delle nuove leve. Simon e John convennero in silenzio che la sistemazione elfica non aveva niente da invidiare a quella umana da questo punto di vista.
La prima cosa da fare era perlustrare la zona in modo da capire quanti elfi vi erano dentro e se loro due da soli sarebbero stati in grado di entrare e distruggere il fortino.
I due quindi si misero di lato alla strada nel punto più nascosto possibile dalle torrette quindi Simon si accucciò per terra disegnando un cerchio sul terriccio con la sua spada, dentro al cerchio il giovane incideva con cautela e precisione dei simboli magici. John lo guadava in silenzio, sapeva bene che non doveva disturbarlo mentre era concentrato a fare le sue magie per di più quelle che prevedevano l’uso dei cerchi magici.
Il cerchio magico fu pronto in una quindicina di minuti, ed era uno dei più piccoli che Simon avesse mai fatto, non poteva farne di più grandi sena correre il rischio di essere notato da uno degli elfi di guardia, poi dalla sua bocca uscirono frasi sconnesse tra loro – o almeno così sembravano a John – mentre il cerchio magico in qualche modo aveva iniziato a vibrare leggermente come quasi a rispondere alle frasi del mago.
Ci volle qualche secondo e ancora qualche frase prima che dal cerchio magico venissero fuori dei piccoli fiotti di luce che sembravano avere la forma di piccoli volatili; John vide quello spettacolo e si avvicinò a Simon.
« Manderai questi uccelli magici in perlustrazione e quando torneranno avremo tutte le notizie sul posto giusto? » chiese con una certa sicurezza.
« Farò di meglio mio buon amico » disse Simon con un ghigno prima di afferrare la mano di John e punzecchiarla con la sua spada fino a fare scivolare il sangue del ragazzo su uno dei due uccelli di luce e fu allora che John ebbe una strana sensazione di vertigini e cadde all’indietro senza capire bene perché tutto il paesaggio continuasse a girare, a sovrapporsi, a sdoppiarsi, era peggio di una sbornia da manuale, e lui di sbornie se ne intendeva.
« Faresti meglio a chiudere gli occhi se non vuoi vomitare tra pochi secondi » disse Simon cercando di trattenere una lieve risata « Ho collegato uno dei due uccelli magici al tuo corpo, in questo modo tu vedrai quello che lui vedrà e lo potrai fare muovere con il solo pensiero, le vertigini che stai sentendo adesso sono dovute al fatto che il tuo cervello adesso recepisce le informazioni sia dai tuoi occhi che dai suoi e non riesce ad orientarsi; se chiudi gli occhi in pochi istanti dovresti riprenderti » mentre parlava il mago eseguiva gli stessi movimenti su di se e il secondo uccello in maniera che la perlustrazione potesse partire non appena John avesse imparato a manovrare il corpo dell’esile volatile di luce cosa che avvenne effettivamente in poco tempo.
La situazione era anche peggiore di quella che i due ragazzi potevano immaginarsi: il campo era pieno di nemici e non si trattava solo di elfi ma anche di demoni e questo fece nascere il sospetto a Simon che non andasse tutto per il verso giusto.
Una delle cose che i due ragazzi poterono subito notare fu l’atteggiamento fuori dall’ordinario degli elfi, non erano attivi e guerreggianti come al solito, lo sguardo sembrava piuttosto spento e i movimenti lenti e privi di quell’aggressività che li contraddistingueva nelle battaglie combattute ai piedi del castello di Feria. I due ragazzi continuarono a dare un’occhiata furtiva senza essere notati, chi mai avrebbe potuto fare caso a due piccoli uccelli luminosi in cielo in una giornata di sole come quella. Poco tempo passò prima che l’effetto della magia fosse del tutto esaurito e i due tornarono con le coscienze nei rispettivi corpi.
« Non farò mai più una cosa del genere, è disgustoso! » Disse subito John scuotendo la testa.
« Ma dai!! In fondo la sensazione di volare è una delle cose più liberatorie che possano esistere, devi essere felice di averla provata almeno una volta » Rispose Simon con una leggera risata che però sparì in pochissimo tempo dal volto del mago « Parlando di cose serie, ci sono troppi nemici per potere fare qualcosa noi da soli » continuò il ragazzo.
John si limitò ad annuire con la testa, era assolutamente vero, troppi elfi e troppi demoni per poterli affrontare solamente in due, in realtà, pensandoci bene, erano troppi anche da affrontare in quattro con la formazione al completo. « che suggerisci di fare? » disse poi verso l’amico.
« La cosa più sensata da fare è raggiungere Daniel e Rachel senza farci notare e poi organizzare un piano per andare avanti » disse Simon senza pensarci troppo, odiava dovere fare lui la mente e prendersi troppe responsabilità.
John non aveva altro da dire, era d’accordo con Simon anche questa volta per cui si limitò ad alzarsi e, in silenzio, ripercorrere la strada che avevano fatto all’andata più rapidamente possibile assieme al compagno. I due correvano più veloci del vento verso gli altri due compagni di avventura e il loro percorso era facilitato rispetto a quello di Daniel e Rachel proprio perchè i primi due avevano quasi formato una piccola strada attraverso i rami e le sterpaglie con le loro armi.
  
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