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Autore: cmonjawaad    27/12/2011    2 recensioni
Lizzie, una diciassettenne, decide di trasferirsi dopo il divorzio dei suoi.
Nuova città, nuova scuola, nuova casa, nuovi amici, nuovi amori e nuovi guai.
«I knew I had to get you whatever the pain, I had to take you and make you mine.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina ricevetti tanti di quei messaggi che il mio Nokia andò in tilt: "Buongiorno, fai buon viaggio", "Buon viaggio e divertiti", "Mi hanno detto che parti, buon viaggio allora."
Ero felice, finalmente staccavo un po' dalla mia monotona vita.
Ero anche preoccupata... di lasciare tutto e non ritrovare nemmeno quel poco che avevo al ritorno; di fare un buco nell'acqua e peggiorare la mia situazione; o di non inserirmi bene a scuola tra i compagni. 
Mio padre mi avrebbe aspettato all'aeroporto, poi mi avrebbe fatto vedere la mia nuova casa e lasciata riposare.
Salii nell'aereo che erano le undici passate, ero un po' nervosa, ma era normale... era un grande passo quello che stavo per fare e non mi sarei tirata indietro;
Ormai era fatta, tra circa due ore mi sarei ritrovata da tutt'altra parte.
Mi diedi un pizzicotto, ancora non ci credevo.
L'aereo decollò, iniziava la mia avventura.
Durante il volo non badai a niente, né alle tre o quattro hostess che percorrevano il corridoio centinaia di volte, né alla tipa seduta accanto a me.
C'erano solo le mie cuffie, il mio iPod, la musica e le soffici nuvole fuori dal finestrino.
Sofia aveva inserito tutte le canzoni dei one direction... quelle cinque voci, insieme a quelle di Adele, Bruno Mars e la Cyrus mi guidarono per tutto il viaggio, interrotte da quelle di qualche cantante italiano che era finito lì per caso, non che non mi piacesse la musica italiana, eh.
I miei occhi puntavano dritti fuori dal finestrino proiettando meravigliose immagini, talvolta chiudendosi, altre volte mi incantavo e i pensieri inondavano la mia mente. 
Erano le tredici e qualcosa quando l'aereo tocco l'asfalto. Londra, sono arrivata.
Accesi il telefonino e chiamai mia mamma, l'aggiornai e mandai un bacio a tutti.
Vidi mio padre era lì da un quarto d'ora circa, ci abbracciammo poi parlammo un po' della scuola, aveva già sistemato tutto.
Salii in macchina mentre mio padre caricava le valigie, mi ero portata tutto il mio armadio, per lo più si trattava di jeans e felpe.
Destinazione: nuova casa.
Scesi dalla macchina.
Ero ad un passo dalla porta di quella che sarebbe stata la mia casa per un bel po' di tempo.
Entrai, mio padre stava dietro.
La casa era abbastanza grande, eravamo tre ragazze ad abitarla.

- Ciao, piacere sono Roberta.
- Piacere mio, Elizabeth.
- Io e Claire abitiamo qui da un po', spero ti ambienterai presto. Ah Claire è l'altra ragazza, un po' schietta, ma molto divertente. Vedrai ti farà simpatia. In quanto a me mi conoscerai col tempo. Questa è la tua stanza.- disse indicando una camera che si trovava in fondo al corridoio a destra.
- Oh, sì, mi piace.
- Sapevo ti sarebbe piaciuta.- disse mio padre- Adesso vi lascio, devo scappare, divertiti Lizzie.- mi baciò la fronte e uscì.
- Beh, lui è mio padre.
- Di dove sei?
- Italia, tu?
- Oh, ma che coincidenza, sono di Roma, beh, almeno adesso potrò parlare un po' della mia lingua, sai Claire è inglese.
- Ah, bene, diciamo che adoro l'inglese e lo so parlare più o meno, ma mi da' tanto sollievo sapere che qualcuno parla la mia stessa lingua.
- Ahahah, ci aiuteremo a vicenda!

Parlammo per un altro po' di tempo, Roberta aveva la mia età, era una vivace rossa con gli occhi verdi, era davvero una bella ragazza, alta e snella, davanti a lei non mi sarei nemmeno vista, ero qualche centimetro più bassa, circa tre o quattro. 
Più tardi arrivò l'altra ragazza, una biondina con gli occhi profondi e azzurri come il mare, sembrava una barbie se non fosse stato per l'altezza, era la più bassa tra noi tre. Già Londra mi piaceva. 
Era il periodo natalizio e le ragazze avevano decorato un piccolo alberello in salotto.
Verso il tardo pomeriggio misi la musica e iniziai a sistemare la mia camera.
Scoprii che anche alla ragazza inglese piacevano i one direction, sembravamo due sceme mentre parlavamo di loro.
Mi addormentai presto, era stata davvero una lunga giornata.
Mi svegliai alle undici e mezzo a causa del mio cellulare che continuava a squillare e squillare... era Sofia.
Risposi:

- Ehi dormigliona! Ti sei svegliata adesso eh? Si vede perché non parli. Piaciute le canzoni che ho messo nel tuo iPod? Sai che qui non c'è il cd, magari lì lo trovi. 
- Mh... sì, poi vedo, come stai?
- Bene, inizi a mancarmi, ma vabbé... tu?
- Bene, domani è la vigilia, una delle poche che passiamo lontane.
- Già, divertiti eh! Io lo farò, credo, tu so che passerai un bel Natale lì.
- Ci mancherebbe. -ridemmo.- Ora vado a fare la doccia, ciao bella, un bacio.
- Ciao scema,  ti voglio bene.
- Anch'io.

Il pomeriggio le ragazze mi fecero fare un giro per Londra. Scoprii che erano davvero molto simpatiche e divertenti, entrambe, io e Roberta saremo state nella stessa classe molto probabilmente, passai un bel pomeriggio, stare lì mi piaceva.
Era come se in qualche modo dovessi stare lì, iniziai a pensare di starci per più di un anno, ma per adesso ero lì, e mi sarei goduta il momento senza pensare a cosa avrei fatto "dopo". 
Claire mi disse che una volta era stata ad un concerto dei 1D ma non li aveva ancora visti a Londra, ma entrambe lo speravamo; Rob invece diceva che erano davvero dei bei ragazzi, nulla di più. Ma ognuno la pensa a modo suo, in fondo i gusti sono gusti e ognuno ha i propri.
La mattina seguente trovai un pacco nell'ultima valigia che mi era rimasta da sistemare. C'era un biglietto:
"È il primo Natale che passiamo lontane, so già che mi mancherai, ma è una tua scelta, e sono felice che tu possa fare quest'esperienza.
Spero che il mio regalo ti piaccia, piccola mia. Ti voglio bene, e ti conosco, so che aprirai il regalo appena lo troverai. 
Baci, la mamma. :)"
Oh, ma che dolce, aprii... era un album, iniziai a sfogliarne le pagine.

Mi portò così tanti ricordi, vacanze, momenti in famiglia, feste... e in tutte queste eravamo una famiglia. UNITA.
Io, Mia, mamma e papà. 
Tutti. Insieme.
Un professore di religione una volta disse che quando i genitori sono separati non è più una vera famiglia quella.
Beh, ripensandoci adesso mi ferivano quelle parole, ma io una famiglia ce l'avevo... spezzata, ma c'era. 
Uscii avevo bisogno di aria, di stare sola.
Poco dopo le lacrime iniziarono a bagnarmi il viso, il vento le asciugava provocando una brutta sensazione di freddo.
Tutte quelle vacanze, quei momenti... mi ricordavano che non sarebbe stato più così, niente più come prima, niente insieme, niente come una famiglia, o con lei o con lui, adesso erano due cose separate. 
Distinte, seppur ad ognuno davo la medesima importanza.
Ma ciò non si poteva cambiare, credo.
Di sicuro IO non avrei potuto cambiare nulla.
Io non potevo fare NIENTE, mi sentivo così inutile.
Mi sedetti in una panchina, levai un po' di neve che stava sopra essa e mi sedetti, davanti un parco.
Quella città era magica, era la vigilia di Natale più bella che potessi passare e io stavo lì a piangere.
Sola...
Anche se qualcuno si era appena seduto, ma non osavo guardare chi fosse, stavo piangendo e non mi piaceva che qualcuno mi vedesse.

 

  
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