- Quella volta che guardando le stelle, rimanemmo senza fiato.
Si dice che le stelle siano fanciulli, in realtà, fuggiti dalla terra per non dover crescere e perdere la loro innocenza.
Si dice che sono i loro occhi, quelli che vediamo brillare; Bramano le braccia delle madri che ancora li stanno cercando, disperatamente.
Io voglio solo godermi questo vasto, rumoroso, insaziabile silenzio.
E sai anche tu che non c'è nulla di meglio che perdersi nei boschi, quando è notte; sdraiarsi su una vecchia coperta di lana e diventare una singola cosa col cielo.
- Riesci a sopportarlo tutto questo silenzio?
Mi hai sussurrato, con gli occhi incollati al cielo.
- Non riesco a contenerlo. Anche se ne sono parte, adesso.
- Siamo?
- Siamo parte di tutto questo. Non smettere di sussurrare, potrebbe cascarci tutto addosso.
Sei scoppiato a ridere e io con te: eravamo così insignificanti eppure infiniti a modo nostro. Ti ho sussurrato all'orecchio che c'era una sacralità in quello che stavamo vivendo, ti ho sussurrato di non lasciarmi andare con loro.
Tu mi hai guardato e il tuo sguardo era stranamente fermo. Le lampade intorno a noi erano come sempre anonime e ci rendevano limpidi.
- Non ti lascio andare.
E io ti ho creduto.
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