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Autore: Anima97    28/12/2011    5 recensioni
Prendo il disegno tra le mani e lo avvicino ai miei occhi: E’ macabro. E’ molto scuro, triste. Ci sono tanti visi che urlano, in una smorfia di dolore. Sembrano fantasmi per quanto sono bianchi.
Ma non sono questi gli elementi più terribili.
Al centro, il busto di una ragazza svestita,circondata da una spina che le tagli la pelle. Il viso non le si vede, indossa una maschera mostruosa e deforme. E non ha i capelli.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Help!
"I need somebody"
*canticchia*



Speriamo stia bene, speriamo stia bene!
Sarà stata una crisi di nervi, non può essere diversamente.
Non credo che si droghi, non deve drogarsi, la droga fa male.
Mi devo calmare, sembro io un drogato adesso. 
Merda, tutte a me oggi! Ed è il secondo giorno di scuola.
Mi fermo e osservo ancora la porta chiusa della presidenza,
poco fa attraversata da quella ragazza, portata di peso dai bidelli.
Palmina si chiama in realtà, Pamela per gli amici, Sinisi di cognome.
Urlava come un'indemoniata. E se fosse impossessata?!
Ma che sto pensando? Non sono più io.
...Speriamo stia bene.
E’ l’unico pensiero sensato che riesco a formulare senza che mi venga una terribile fitta alle tempie.
Ricomincio a camminare, avanti e indietro per il corridoio, aspettando.
-Calmati- sbuffa Grazia, appoggiata allo stipite della porta della sala professori –Non è la prima volta-
Parla come se fosse la cosa più naturale del mondo –E dobbiamo calmarci?!-
-Guardati intorno, sei l’unico che si preoccupa-
Non rivolgo nemmeno uno sguardo ai segretari e i professori che stanno intorno.
Mi avvicino a Grazia a grandi passi –Ti rendi conto che ha crisi di nervi ogni volta che entro in classe?-
Lei come risposta alza le spalle, allora continuo a parlare
–I suoi compagni mi hanno detto che fa così solo con me, e tu lo sapevi già da tempo!-
-Non dare la colpa a me! Non mi hai nemmeno accennato a tutto questo, prima d’ora-
Ha ragione. Entro in sala professori e cerco i disegni della quinta B, che mi sono ripreso –Guarda- ritorno da Grazia col disegno in mano.
Lei prende in mano il disegno e lo osserva come se lo conoscesse già.
Me lo restituisce e scuote la testa contrariata e preoccupata.
So che lei conosce quella ragazza e il perché del suo comportamento, ma me lo deve dire lei.
La porta della presidenza si apre ed esce una segretaria –Professoressa Colucci?-
Grazia si avvicina alla porta, parla con qualcuno all’interno della stanza ed entra,
rivolgendomi un triste sguardo di comprensione.
Ma che succede?
 
-Buongiorno-
Non mi rispondono, dovevo aspettarmelo.
-Sono Vino, il vostro nuovo professore di discipline pittoriche-
Mi siedo, poggiando la borsa sulla cattedra della terza B, senza togliermi il giubbotto.
-Barile- e il ragazzo alza la mano.
Lo guardo con viso spento e disattento.
Ripenso alle parole della preside e sospiro.
“Deve tenersi lontano da quella ragazza” perché?
“Ha avuto un passato difficile” ed io che c’entro?
Non mi ha risposto, mi ha detto soltanto di avere pazienza.
Certo, pazienza, intanto con una che si mette ad urlare in classe appena entro non si può fare lezione!
-Professore tutto ok?- una ragazza alta e robusta, mi risveglia dei pensieri.
Annuisco e ritorno a leggere i nomi sul registro, cercando di concentrarmi sul lavoro.
Però non mi hanno nemmeno accennato alle condizioni della ragazza!
E’ pur sempre una mia alunna, c’ero io quando ha avuto quella crisi di nervi.
Arrivo a metà dell’ordine alfabetico e mi fermo, portandomi una mano alla tempia.
No, non posso abbandonare la classe per andare a vedere come sta…
Oppure si?
Francesco, riprenditi, prima di essere un professore sei una persona. Ho bisogno di risposte.
Mi alzo e prendo la borsa –Scusate ragazzi- la mia voce sembra molto più viva adesso
–Prendete un foglio e disegnate quel che volete, andate di fantasia! Io però devo allontanarmi-
Esco dalla classe, nella confusione che creano gli alunni,  mi dirigo verso l'aula dove dovrebbe stare la quinta B.
Vedo la professoressa di modellato, con cui non mi sono ancora presentato, spiegare ai ragazzi.
Tossisco, cercando di farmi vedere dalla professoressa, ma non dai ragazzi ovviamente.
Lei volta il capo verso la porta e smette di spiegare.
E’ minuta, avrà quarant’anni circa, ha i capelli corti, colore terra.
-Piacere, professoressa Prisco, mi dica-
-Sono il professore Vino-
-Ah si! Lei è il nuovo professore di discipline pittoriche!-
Annuisco e le stringo la mano –E... vorrei sapere come sta un’alunna-
-Chi?- chiede, rivolgendo uno sguardo alla classe in agitazione –SILENZIO!- urla subito dopo.
-Sinisi- sussurro il suo nome, non so neanche il perché.
-Proprio lei… professore mi hanno detto quel che è successo, deve restare lontano dalla ragazza!-
-Ma perché? Sono un professore, ho diritto di saperlo-
Non vuole rispondere, abbassa lo sguardo e si maltratta le mani.
-Professoressa..- ma mi interrompe –No, senta, non insista! Il perché non glielo devo dire io-
Fa una pausa, sospira, buttando fuori tutta la tristezza e la malinconia.
 –E’ una storia molto complicata, dev’essere Sinisi a raccontargliela, quando vorrà… se vorrà-
Annuisco –Almeno posso sapere se sta bene?-
Sorride mesta –Si, sta meglio adesso… spero-
 
7 Dicembre 1991
 
Grazia me l’aveva detto, ogni ragazzo ha la sua storia.
Ne ho avuto conferma in questi ultimi mesi.
Ormai sono abituato alle ore della mattina, i tempi rigidi delle consegne che la scuola impone.
Ma anche a tutti i problemi che i ragazzi (o anche la preside, che sembra fregarsene dell’istituto) creano!
Ogni giorno c’è sempre una novità, un dilemma da risolvere.
Anche il più stupido intralcia le lezioni, per questo ho dovuto stringere un forte rapporto di fiducia con i ragazzi, essere alla loro pari,
per far volatilizzare ogni confusione e farli (finalmente) lavorare.
All’inizio tutto questo mi preoccupava:
Se non fossi stato abbastanza autoritario non mi avrebbero mai dato retta.
Invece gli alunni mi hanno stupito, si sono fidati e complimentati.
“Lei è diverso da tutti gli altri” “Lei è uno di noi” mi dicono spesso.
Sono felice, ma c’è sempre qualcuno che mette fine a questo idillio d’amicizia e pace.
Questo qualcuno dal passato triste e combattuto, di cui purtroppo non so nulla.
Palmina Sinisi, detta Pamela.
Ho provato più volte ad esserle amico, ma lei prima mi cacciava via urlando, 
ora mi risponde fredda o mi ignora, e posso assicurarvi che è molto peggio.
Ogni volta mi sono sentito un fallito, un niente.
Se non sono mai riuscito nemmeno a parlarle, vuol dire che non so fare il mio  lavoro.
Forse.. anzi, sicuramente, ho bisogno di aiuto!
Grazia non parla, mi aiuta moralmente, ma non risolve nulla!
Nessun altro, oltre lei, mi è così amico in quella scuola…
Ammetto che gli studenti sono molto comprensivi e cercano di aiutarmi, ma invano.
Eppure so che qualcuno c’è e mi può aiutare.
Ma chi?
 
-MELINAAAAA!!-
-Francesca non urlare!-
La ragazza non mi da ascolto, si fionda verso la poveretta che è appena sbucata da dietro la porta.
Se la sbaciucchia tutta, mentre alcuni ragazzi si avvicinano per poterla salutare.
Melina? Ma chi è? Non mi è nuovo questo nome.
Comunque non mi lascio prendere dalla curiosità e continuo a mettere i voti sui registri.
-Ciao Luca, ciao Roberto-
-Ciao Freud!-
-Robby smettila di chiamarla così!!-
Freud!? Adesso ricordo!
Mi alzo dalla sedia –Ragazzi, tutti al posto!-
-Ma proffi è arrivata Mel!-
-Un attimo professò!-
Sospiro, non mi danno mai retta quando c’è da lavorare.
Mi faccio spazio tra il gruppetto di amici creatosi sulla porta.
Sono sempre i soliti: Francesca, Luca, Roberto, Ilaria e Graziana.
Al centro si trova lei, la ragazzina che difesi mesi fa, Melina, detta Freud.
-Salve! Ci conosciamo già, vero?-
-Si, professore, di vista-
Sorride guardandomi dal basso verso l’alto (non è molto sviluppata in quanto statura).
E’ vestita in modo alquanto bislacco, ma non è cambiata per niente dall’ultima volta che l'ho vista.
-Lei è uno di quei professori che amano il suo lavoro, pur di portarlo a termine s’è fatto amico gli studenti, vedo-
Osserva intorno a se, entrando in classe.
Ogni tanto abbassa il capo e chiude gli occhi per salutare qualcuno.
Lo devo dire, si comporta in modo strano per la sua età.
-Esatto, lei ha un grande spirito di osservatrice. Ragazzi, tornate a lavorare, su-
Gli studenti, sbuffando, tornano ai loro posti.
Io e Melina usciamo dalla classe e continuiamo a parlare –Come mai qui?-
-Visito i vecchi compagni di avventure. Tu come stai?-
Improvvisamente mi da del tu, ma non mi da fastidio... sono sicuro che lei lo sapeva già.
-Bene!-
-E Pamela? Come sta?-
Come fa a sapere di Pamela? Ah si, lei era una sua compagna di classe.
-Non sai nulla di lei, vero?-
Annuisco.
E’ come se riesce a leggermi dentro, solo osservandomi.
-Scommetto che hai già provato a parlarle, ma lei ti rifiuta-
Pur essendo molto più grande di lei mi sento impotente e inesperto sotto (o meglio, sopra) il suo sguardo.
-Beh, se per rifiutare intendi ignorarmi completamente, si, mi rifiuta!-
Alza le folte sopracciglia e fa una faccia tra il sorpreso e il “Lo sapevo”.
Non riesco a descriverla o a capirla, è davvero strana!
-E’ già passata alla fase “Tu non esisti” allora- dice, facendo gesto delle virgolette.
E’ davvero incredibile! Sa tutto, di Pamela, di me, di chiunque le si pari davanti!
Forse lei mi può aiutare, conosce persino il passato della ragazza... ma probabilmente non me lo dirà.
-Tu... sai qualcosa di quello che le è successo?-
Annuisce e mette le mani in tasca, alzando le spalle 
–E' una storia complicata, lei te la deve raccontare, quando vorrà... se vorrà-
Ho un dejavu.
Sospiro –Sono mesi che cerco di parlarle-
-Non lo farà mai, a meno che…-
-Cosa?-
Fa una pausa e mi osserva, mi scruta, cerca di capire qualcosa di me che nemmeno io conosco.
-Ci deve essere un elemento in te che le ricorda quell’evento nel suo passato-
-Quale evento?-
Si gratta la testa e pensa, cercando di ricordare.
Farfuglia qualcosa di cui non capisco niente.
Insomma, sono un professore di discipline pittoriche, non uno psicologo!
-Forse la chiave è la barba!- dice infine, ignorando la mia domanda.
Mi tocco la mia barba istintivamente.
No eh! Io non mi raserò mai, nemmeno per scherzo!
-Non ti preoccupare, potresti… che ne so… metterti una sciarpa!-
-Ma per fare cosa? Non capisco!-
-Per parlarle!-
La guardo accigliata.
In pratica dovrei mettermi una sciarpa per nascondere il mio barbone,
avvicinarmi a Pamela e cercare di parlarle, senza che lei mi ignori o mi cacci via urlando “Aiuto un maniaco”!
Ma che assurda pagliacciata è questa?
-Senta- siamo ritornati al lei, vedo –Le potrà sembrare strano, ma fare il professore consiste anche in questo… credo-
Alza un sopracciglio e guarda a terra, per un bel po’ di tempo.
E' buffissima quanto strana –Iuuhuu?? Sono qui!- le passo una mano davanti gli occhi.
Mi guarda e scoppia a ridere –Certo che lei è proprio strano per essere un professore!-
Da che pulpito! Ha usato il mio stesso termine... strano.
Si, secondo me legge nel pensiero.
Sospiro e le parlo con un tono calmo –Sei sicura che funzionerà?-
-No- dice tranquilla.
-Fammi capire: Dovrei travestirmi per cercare di ottenere la fiducia di Pamela, con l’alta probabilità che lei mi cacci via urlando,
seguendo il consiglio di una ragazzina che non sa quel che dice, no?-
-Esatto! La mente umana è varia e gli psicologi ne conoscono solo una minima parte, almeno secondo il mio modestissimo e insignificante parere! Mi chiamano Freud, ma mi ritengo soltanto una che sa usare bene gli occhi,
perché ogni tipo di diagnosi psicologica consiste nell’osservare e comprendere che..-
-Ferma ferma ferma! Ho capito, non c’è bisogno di continuare la spiegazione!-
La ragazza mi sorride –Sei davvero simpatico!-
-E tu sei completamente pazza! Ma mi servi, devi aiutarmi-
-Domani ci sarà al comune un concerto dedicato a John Lennon, la aspetto li- e se ne va,
salutando i compagni e prendendo appuntamenti fuori dalla scuola, nel pomeriggio.
Perché dovrei andare al concerto dedicato a John Lennon?
E che c’entra, poi, col discorso che stavamo facendo?
Boh, chi capisce quella pazzoide è bravo.
Ritorno alla cattedra e guardo Pamela, in fondo all’aula, nascosta e silenziosa, che lavora.
Presto si confiderà con me, ne sono sicuro.


Mondo Nutopiano:
Vi starete chiedendo (ma anche no) "Ma Melina è veramente così?" NO.
O almeno in parte, mi serve un personaggio un po'... egocentrico, in questa storia :3
Comunque (cominciamo presto con questi comunque), 
ho scelto come titolo "HELP! I need somebody" perchè:
1- In onore dei Beatles.
2- Vino, effettivamente, ha bisogno di qualcuno che l'aiuti
(che, alla fine, si rivelerà essere ME *w*).
3- Parte della storia è ambientata al 7 Dicembre del '91, quindi è anche in ricordo del piccolo grande Lennon.
*asciuga lacrimuccia*
Bene, ho finito, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, presto continuerò.
[Il prossimo sarà una specie di... "continua" del corrente capitolo (Oh oh, che arguto linguaggio che uso!) :3]
E scusatemi per la brevità del capitolo (scritto in fretta e furia, lo ammetto).

Peace & Love.
MelinAnima.


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Ringrazio: Morning Moon (la mia adoVata)
e Diami!
Ma dove sono finite tutte?!
Va beh, ringrazio anche loro, _Martha e Fujiko,
CHE SPERO MI DICANO COSA NE PENSANO ALMENO DI QUESTO CAPITOLO è.é
Grazie anche a chi legge soltanto (chachot, so che sei li!) ^^
  
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