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Autore: FRC Coazze    28/12/2011    11 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
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Capitolo 29
 

LA VERITA' DI NARCISSA



Lily nascose il viso sotto le coperte nel tentativo di sfuggire a quei raggi bianchi e gelidi che cercavano i suoi occhi come predatori affamati. Premevano sulle sue palpebre con forza, quasi tentando di aprirle con quelle loro dita acuminate e fredde, avvolte da guanti di freddo che si appiccicavano alla loro pelle bianca.

La ragazza sospirò, godendo del tepore che aveva trovato sotto le coperte, al riparo dal freddo che regnava nella stanza. Cercò di riprendere sonno. Probabilmente era ancora molto presto, il sole ancora non riusciva a sbirciare attraverso le pesanti tende porpora.

Le immagini della sera prima si abbatterono sulla giovane, schiaffeggiandola nel buio caldo delle coperte come una madre severa decisa a far aprire gli occhi alla figlia. Ma Lily non voleva aprire gli occhi, non voleva cadere di nuovo nella realtà… lacerarsi il viso andando a sbattere contro gli specchi frantumati dell’illusione. Lily non voleva sentire il dolore di quei tagli, non voleva sentire di nuovo il gusto delle lacrime che avevano ripreso a pizzicare i suoi occhi al di là delle chiuse delle palpebre. Quel breve istante in cui il sonno aveva addormentato anche le sue ansie era finito, esploso in silenzio come una bolla di sapone. Ora, tutti gli incubi e le preoccupazioni che aveva agitato e disturbato il riposo della ragazza erano lì, davanti a lei, palesi creature sghignazzanti che si accanivano sulle sue palpebre.

Era inutile continuare la lotta contro quei sogni ferini. Lily sospirò tristemente socchiudendo gli occhi, quasi le parve di udire le grida sguaiate di gioia di quei silfi maledetti. Il lieve spiraglio di luce bianca che filtrava attraverso la cuffia nelle mura delle calde coperte le colpì il viso come una fresca carezza di acqua scintillante; le sfiorò le guance con delicatezza invitandola a mostrare il viso alla luce del mattino.

E Lily si lasciò condurre da quel tocco freddo. Allontanò le coperte dal suo viso permettendo all’aria fresca si bagnarle il viso e gli occhi ancora doloranti per le percosse delle lacrime e il sonno agitato. Aveva davvero dormito male quella notte… gli incubi avevano continuato a svegliarla quasi ogni ora con i loro festini e i le loro voci roche perse in canti ancestrali. Parevano quasi aver passato la notte a farle il verso, a insultarla, a prenderla in giro, a puntare le dita verso di lei bisbigliando tra loro. Tra tutti c’era lui: il nero fantasma che l’aveva sempre spiata nei suoi sogni. Era lì, in piedi e la fissava con i suoi occhi neri, ma non vi era nulla in essi… non c’era la disperata richiesta d’aiuto, né la profonda tristezza che lei aveva imparato a conoscere. C’era solo vuoto, la completa assenza di qualunque sentimento o ispirazione, erano gli occhi di ossidiana di una statua: altera, orgogliosa e decisa. Una statua senza vita, un blocco di pietra plasmato in quella forma solo per lo sfizio dell’uomo.

Ogni volta che Lily aveva aperto gli occhi quella notte l’aveva visto, in piedi, silenzioso, di fianco al letto. Un’ombra come le altre della notte, senza un motivo della sua esistenza, c’era, ma non esisteva. Poi, finalmente, il sonno era riuscito a portarla via con sé allontanandola da quelle visioni e la figura nera era svanita, perdendosi nuovamente nel profondo del suo cuore.

Lily si portò una mano alla fronte, scostandosi i capelli scarmigliati dal viso e forzandoli indietro. Rimase per alcuni minuti ferma, sdraiata sulla schiena, il braccio destro appoggiato senza vita alla fronte. Non sapeva cosa pensare… davvero, la sua mente era così piena di immagini, ricordi, pensieri che non sapeva né aveva il coraggio di rimboccarsi le maniche e fare ordine. La luce del mattino le infastidiva le iridi verdi, si erano così abituate all’oscurità in quei giorni che forse non erano più in grado di rallegrarsi di fronte alla luce. Severus era tornato nella sua vita portando con sé il manto sicuro del buio in cui lei si era rifugiata, senza di lui, anche la luce sembrava una flaccida, patetica polla di niente.

Severus…  La lacrima bisbigliò quel nome prima di afferrarlo di nuovo e portarlo con sé, scintillante e amaro a baciare la pelle della giovane.

Lily prese un profondo respiro sentendo il suo petto dolere sotto la forza dell’aria. Severus aveva rischiato la vita due volte per salvarla, l’aveva protetta da Voldemort e poi era quasi rimasto ucciso colpito dalla maledizione di Rodolphus Lestrange diretta a lei. Severus l’aveva salvata… ma l’aveva anche condannata.

L’aveva condannata, sì. Non tanto per la storia della Profezia che aveva portato Voldemort sulle loro tracce, ma perché ormai non riusciva a immaginare una sua esistenza senza Severus. L’aveva condannata legandola a lui con lacci che non si sarebbero mai infranti, lo aveva già fatto quando erano bambini ed in quei giorni aveva stretto i nodi e aggiunto nuove corde ad imprigionarla.

Il braccio le crollò stancamente dalla fronte, ma la superfici che incontrò la sua pelle non era quella morbida del cuscino bensì quella ruvida e fredda della carta. Lily voltò il capo incuriosita. Il suo braccio aveva urtato una busta bianca, semplice, adagiata sul suo cuscino.

La giovane si tirò su, poggiando il peso sul gomito destro. Afferrò con curiosità la busta e la analizzò, forse nella speranza di vedere un nome ad inquinare quel bianco candido. Un nome però continuava ad aleggiarle nel petto, aveva paura. Aveva paura che la busta l’avesse lasciata Severus.

Con dita tremanti la aprì e ne estrasse la pergamena che custodiva gelosa, poggiò la busta vuota sul cuscino e si tirò su a sedere poggiando la schiena contro la testiera del letto.

Osservò la pergamena ripiegata che teneva in mano, era curiosa di sapere cosa ci fosse scritto, ma ne aveva paura. Quella carta emanava una tristezza profonda, un forte senso di abbandono che permeava le dita sottili di Lily e risalivano il suo braccio sino a sprofondare nel cuore come stelle soffocate prossime al collasso.

Lily prese un lungo respiro e aprì con lentezza la pagina rivelando ai suoi occhi una grafia elegante e appuntita che conosceva molto, molto bene. Le parole scorrevano svelte sulla carta, disegnando finissime greche nere che riempivano fitte tutta la pagina.

Mia cara Lily,

cominciava la lettera. La ragazza si fermò solo un istante su quelle tre parole, accarezzandole con lo sguardo smeraldino, poi venne risucchiata dal vortice svelto e carceriere delle frasi.

Ho davvero molte cose da dirti, da confessarti…. Avrei voluto dirtele in un’altra occasione, in un altro contesto. Io e te seduti sul letto, come l’altro ieri quando giocavano a scacchi, con i cuori privi del peso che grava su di noi. Io e te, uno di fronte all’altra, solo due ragazzi, due amici che parlano tra loro. Allora avrei voluto raccontarti tutto. Ma non è andata così.

Mi dispiace non aver potuto chiarire con te ieri sera. Mi dispiace di averti tenuto all’oscuro della Profezia, ma ti giuro, non l’ho fatto per ferirti. Te l’avrei detto, così come già avevo accettato le conseguenze. Mi dispiace che tu abbia dovuto sapere la verità dalla voce di chi ti ha tolto tutto… buffo, ora che ci penso, se anche te l’avessi detto io sarebbe stata esattamente la stessa cosa. Perché ioti ho tolto tutto, Lily. Io ho messo il Signore Oscuro sulle tracce della tua famiglia: io non sono arrivato in tempo per salvare James Potter; io ho abbandonato tuo figlio e non sono stato in grado poi di ridartelo; io ho rovinato la tua felicità, sin da quando eravamo bambini. Sarebbe stato meglio che non fossi mai esistito, allora tante cose sarebbero andate nel verso giusto.

Quando ho ascoltato la profezia, non sapevo né avevo modo di immaginare cosa avrebbe comportato. Ti prego, Lily, credimi. Ho riferito ciò che avevo sentito al mio signore, da bravo Mangiamorte servizievole, ho fatto il mio lavoro, per quanto questo fosse deprecabile. Non ti sto chiedendo perdono, non lo farei mai e so di non meritarlo, voglio solo che tu sappia la verità.

Non avrei mai pensato che Lui avrebbe interpretato in quel modo le frasi che gli avevo riferito. Quando ho saputo che sarebbero stati i Potter a pagare per le mie parole, quando ho saputo che ti avevo messa in pericolo sono corso da Silente. L’ho pregato perché vi tenesse al sicuro, vi nascondesse, ma non è servito.

Mi rendo conto di stare scrivendo un sacco di frasi scollegate, non sono bravo con le parole, né verbali né scritte… che creatura patetica, non trovi? Non riesco neanche ad esprimermi come vorrei.

In ogni caso, sebbene la mia presenza sia stata soltanto un problema per te, tu per me sei stata tutto. Se non ci fossi stata tu, Lily, non credo sarei mai riuscito a sopravvivere alla mia vita. Sei stata il sole per me, sempre, dal primo istante che ti ho vista, la sola luce che poteva salvarmi dal mio buio miserabile. E di questo ti ringrazio. Non potrei immaginare una vita senza di te, Lily… senza di te io non sono niente, senza di te non ho alcun motivo di vivere. Perché sei stata tu la molla di ogni mia azione, i miei pensieri sono sempre e solo stati per te. Qualunque cosa io abbia fatto, qualunque cosa io abbia detto, nel bene o nel male, è legata a te.

Ci sono tante cose che avrei voluto dirti. Davvero tante. Avrei voluto dirtele direttamente, guardandoti negli occhi senza dover ricorrere a un freddo messaggero per riferirtele. Ma, forse, è meglio così. Forse, affidare i miei pensieri alla parola scritta mi rende più semplice dirti addio.

Addio, sì. Addio perché quando ti sveglierai questa mattina, io non ci sarò più.

Non ho più alcun motivo per rimanere. Sono stato uno sciocco, mi sono illuso, per un attimo, di poterti avere di nuovo accanto a me. E’ ovvio che non può essere così. Ti ho ferito e non avrei mai voluto farlo, ti ho illuso come ho illuso me stesso e non intendo ferirti ancora. Non vorrai più avere nulla a che fare con me ora che sai quale colpa infanga la mia anima, e hai ragione. Serbami rancore, Lily, sii arrabbiata con me, non mi rivedrai più. Se per poterti ridare Harry devo tornare tra i miei incubi, beh, mi avvierò a testa alta, con timore, sì, ma sapendo di fare la cosa giusta. Di farlo per te.

Spero tu possa dimenticarmi, un giorno, ma sappi che io mai ti dimenticherò, continuerai ad essere la mia luce. Prima di lasciarti, voglio che tu sappia che sei sempre stata tutto per me… Merlino, mi sento uno stupido a dirlo, ma sei sempre stata più di un’amica per me. Ti dico addio, Lily, ma voglio che tu sappia che ti ho amata, sempre, dal primo momento, dalla prima volta che ci siamo parlati, ricordi? Quel pomeriggio nel parco. Ti ho amato ogni istante, anche quando la mia stupidità ti ha allontanata, anche quando eri felice e io non c’ero. Ti prego, non ridere di me. Non posso lasciarti, sapendo che non ti vedrò più, senza che tu sappia che ti amo e che continuerò ad amarti. Sempre.

Con tanto amore, sempre tuo

Severus.

Lily rimase immobile a fissare la lettera. I suoi occhi erano come cristallizzati insieme al nero dell’inchiostro, così come il suo cuore. Non si accorse delle lacrime che le bagnavano il viso, ancora, una volta di più, e continuava a fissare quella lettera con occhi vuoti, reggendola a stento tra le dita appena tremanti, il respiro mozzato da un groppo di dolore.

Non riusciva a credere ancora a ciò che aveva letto. Non era neanche sicura di aver capito tutto, quella cascata di parole l’aveva semplicemente rapita e portata con sé nella caduta, sommergendola nei flutti, bagnando i suoi occhi con schizzi salati. E lei era lì, sommersa tra quelle acque fredde, annaspava tentando di risalire in superficie, di liberarsi da quelle spire taglienti che le mozzavano il fiato.

Riuscì con fatica a riappropriarsi dei suoi polmoni, costringendosi a trarre un profondo sospiro, rotto da un singhiozzo. Ma, insieme all’aria ed hai suoi spilli acuti, quel respiro forzato portò in lei anche la consapevolezza di ciò che aveva appena letto, quelle parole che avevano aleggiato nella sua mente sconvolta stavano assumendo di nuovo un senso dinnanzi a lei.

Severus se n’era andato.

Le parole si inchinarono ai suoi piedi come messaggeri in cupe vesti.

Perché?

“Perché sapeva di averti ferita e voleva riparare al suo sbaglio.”Risposero i neri messaggeri, le loro voci bisbigliavano appena nella sua mente offuscata dall’angoscia.

Lily tirò su col naso e si passò la manica della camicia da notte sul viso ad asciugare le lacrime che continuavano a bagnare la sua pelle. Continuava a fissare la lettera senza trovare il coraggio di leggere ancora quelle parole.

Severus se ne era andato.

Perché?

“Perché sapeva di essere un peso per te.–Le voci dei messi risuonarono ancora dentro di lei. –Perché sapeva che era l’unico modo per ridarti tuo figlio.”

Tutta la rabbia, la delusione che aveva distrutto i suoi sogni della ragazza, quella notte e la sera prima, di colpo era svanita per lasciare posto solo ad una profonda, dolorosa amarezza. Forse non poteva perdonarlo davvero per ciò che aveva fatto, ma Severus era comunque parte di lei, e non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui. Non ora che si erano ritrovati.

Uno strano calore di impadronì di lei quando i suoi occhi andarono nuovamente a cogliere le parole della lettera.

Ti dico addio, Lily, ma voglio che tu sappia che ti ho amata, sempre, dal primo momento, dalla prima volta che ci siamo parlati…

I singhiozzi la colsero traditori mentre leggeva quella frase. Severus, il suo migliore amico… perché non glielo aveva mai detto? Perché?

Non sapeva più cosa pensare… c’era solo quel calore che, nonostante la tristezza che permeava la lettera, la avvolgeva e la cullava permeando in profondità, giù, dritto verso il suo cuore. Tutto quello che desiderò in quel momento, fu di avere Severus accanto a sé. Potergli parlare, spiegarsi, chiedergli scusa, fargli capire che, sì, aveva sbagliato, ma lei era disposta a dargli la seconda possibilità che, ad essere sinceri, non gli aveva ancora davvero concesso.

La sera prima, il nefasto consigliere della rabbia, l’aveva spinta a non voler più vedere Severus. L’aveva convinta che la sua colpa fosse troppo grande da poter essere perdonata, le aveva sussurrato parole avvelenate nelle orecchie. Ma ora quel veleno era svanito tra le parole di Severus, tra quel calore che la tristezza riusciva solo ad amplificare.

Ti ho amato ogni istante, anche quando la mia stupidità ti ha allontanata, anche quando eri felice e io non c’ero.

Se c’era uno stupido, quello era Lily, era lei. Stupida a non aver capito quanto Severus avesse bisogno di lei, stupida a non capire che era con lui la sua felicità, stupida a non capire che anche lei l’aveva amato. Che l’amava ancora, nonostante cercasse in ogni modo di dirsi che no, lui era solo un amico.

Aveva avuto paura. Paura che le sue parole avrebbero potuto portarglielo via di nuovo, paura di ferirlo ancora. Brava, Lily, ottimi propositi… peccato che alla fine tu li abbia bellamente ignorati.

Non imbavagliare il tuo cuore ed esso ti dirà tutto ciò che vuoi.

Questo le aveva detto il Cappello. Ed ora il suo cuore gridava, forte, urlava la sua risposta all’amore di Severus, a quelle parole scritte e silenziose che lo avevano afferrato e costretto a gridare la verità. Ora che era tardi. Ora che lei aveva allontanato Severus, ora che lui se ne era andato e che lei reggeva la sua lettera d’addio e le sue mute parole d’amore.

Respirò di nuovo a fondo, nel tentativo di rinfrescare il suo spirito immerso nel calore delle fiamme del suo cuore. Si asciugò di nuovo le lacrime dal viso, facendo splendere di nuova forza i suoi occhi di smeraldo. Aveva pianto abbastanza. Le parole di Severus le avevano dato nuova forza, non sarebbe rimasta lì a piangersi addosso, chiusa in quella casa, no: non poteva ripagare così il sacrificio di Severus.

Poggiò la lettera sulla busta vuota che giaceva sul cuscino e si alzò dal letto. Si vestì in fretta gettandosi addosso i primi vestiti che le capitarono a tiro, quindi ripiegò la lettera e la chiuse nuovamente nella busta per poi infilarla nel taschino della camicia, vicino al cuore. Si infilò un maglione scuro e uscì dalla sua stanza, decisa a farsi dire tutto ciò che era successo la sera prima, mentre lei era chiusa nella sua camera.

Scese in fretta la scala di legno e si infilò nel soggiorno, ma si bloccò sulla soglia, con la mano appoggiata allo stipite, la sua decisone iniziale svanita nel nulla di fronte alla figura col capo chino seduta sulla poltrona presso il camino acceso, la tristezza scese di nuovo a stringerle il cuore.

L’elfo fissava le fiamme distrattamente, i suoi pensieri perduti chissà dove, sul suo viso una malinconia profonda che aveva rapito e devastato la sua solita allegria. Non dava segno di essersi accorto della presenza della giovane.

“Severus se n’è andato…” Mormorò appena Lily, tristemente.

Brix alzò appena lo sguardo castano su di lei, due bocce colorate che sembravano aver perso ogni scintilla di vita, circondate da segni rossi e da brillanti scie lasciate dalle lacrime che ancora macchiavano la sua pelle scura perdendosi tra le pieghe delle rughe, le ampie orecchie piegate blandamente in giù. Lily non avrebbe mai creduto di poter vedere il gioviale elfo in quelle condizioni, sembrava vuoto, esattamente come si era sentita lei poco prima.

“Sì.” Disse semplicemente l’elfo.

“Perché glielo avete permesso?” Chiese allora Lily avvicinandosi alla creaturina, immersa tra i cuscini della poltrona.

“E’ andato via poco prima dell’alba.” Disse tristemente Brix, ignorando la domanda di Lily.

“Ma… e le barriere? Come ha…?” Balbettò Lily.

“Come le ha superate?- Concluse Brix. –Semplicemente lo hanno lasciato passare. C’era una specie di tacito accordo tra lui e Albus.”

Lily non potè evitare di sentire un moto di irritazione nel sentire quel nome.

“Perché glielo ha lasciato fare?” Chiese con stizza avvicinandosi ancora di più, fino a trovarsi di fronte all’elfo.

“Perché non c’è stato modo di fargli cambiare idea. –Rispose Brix, alzando gli occhi lucidi verso la giovane. –Credimi, Lily, abbiamo tentato.”

Lily sospirò mentre si lasciava cadere sul divano, di fronte all’elfo. Rimasero in silenzio per un po’, lasciando il palcoscenico al camino ed al suo monologo di borbottii.

“Credevo non volessi più sentire parlare di lui.” Intervenne improvvisamente Brix, causando l’irritazione delle fiamme.

“Mi ha lasciato una lettera…” Rispose Lily distrattamente, i suoi occhi persi tra le danze del camino e i suoi scoppiettii.

Gli occhi di Brix si allargarono: “Oh.” Fece aggrottando appena le sopracciglia.

Rimase per qualche istante ad osservare la ragazza che sedeva di fronte a lui, i gomiti appoggiati alle ginocchia. Osservò i suoi occhi verdi cerchiati dalle stesse lacrime che avevano bagnato i suoi, vide in essi uno strano scintillio, una scintilla che non era provocata dal riflesso delle fiamme del camino, ma era la manifestazione di qualcosa di più profondo, nascosto e caldo. Per la prima volta dalla sera prima, gli angoli della bocca dell’elfo si arricciarono in su in sorriso consapevole.

“Tutti noi abbiamo delle colpe.” Disse alla giovane, senza allentare la curva delle sue labbra.

“Io, Albus, anche tu. –Continuò l’elfo, mentre gli occhi di Lily si alzavano su di lui. –Penso che ciò che siamo vale più di ciò che siamo stati. Severus ha dato prova di essere cambiato, di aver compreso i propri errori e sta facendo di tutto per espiare le sue colpe. Sappiamo tutti, tu meglio di me, chi sia veramente Severus. Non è il Mangiamorte, né l’assassino che lui stesso continua ad accusarsi di essere. E’ nostro amico e ci ha fatto capire di meritare il nostro affetto e la nostra amicizia. Ha importanza ciò che ha fatto?” Concluse Brix con il sorriso ad illuminare le lacrime nei suoi occhi.

Lily scosse il capo, colpita dalle parole di Brix. Aveva ragione, quando voleva, il vecchio elfo sapeva essere più saggio di Albus Silente.

“Che cosa accadrà ora?” Chiese Lily.

Brix arricciò il lungo naso aggrottando la fronte e assumendo un’espressione seria.

“Non lo so. –Disse stancamente. –L’Ordine non è più così entusiasta di Albus dopo lo scherzetto che ha combinato. E hanno ragione. Non so che cosa intende fare Albus, di certo non possiamo lasciare Severus nelle mani di Voldemort.” Gli occhi dell’elfo tornarono a perdersi tra le fiamme, il colore rosso che schizzava sul suo viso aggrottato.

“E Harry?- Chiese allora Lily. –Severus è tornato da Lui perché io potessi riavere mio…” Non riuscì a concludere la frase poiché Brix aveva cominciato a scuotere il capo amaramente.

“Non credo che ci consegneranno Harry. –Disse l’elfo. –Non credo Lui abbia mai avuto il bambino. Voleva Severus, lui e basta. Ha ottenuto ciò che voleva senza dare nulla in cambio.”

“Ha avuto tutto con nulla…” Sussurrò Lily, le parole della profezia che suonavano nella sua testa. Che cosa li aspettava ancora?

“Severus sapeva che era una trappola, ma so che ha sperato fino alla fine che non lo fosse, che consegnandosi avrebbe potuto ridarti Harry.” Continuò Brix.

“Non è giusto…” Disse Lily scuotendo il capo e puntando gli occhi sul tappeto porpora adgaiato come un mantello sul parquet.

Brix saltò giù dalla soffice poltrona e balzellò in avanti fino a trovarsi a poche spanne dalla ragazza. Le posò gentilmente una mano affusolata sulla spalla e si sforzò di sorriderle incoraggiante mentre gli occhi di Lily si alzavano su di lui.

“Troveremo Harry. E riporteremo a casa Severus.- Disse Brix.- So che dirlo può stonare dopo ieri sera, ma dobbiamo aver fiducia in Albus. Sono sicuro che insieme riusciremo a salvarli entrambi.”

Lily non riuscì a non sorridere alle parole di Brix. Forse, se Silente avesse fatto qualcosa per aiutare Severus, allora la sua fiducia in lui sarebbe potuta salire nuovamente, anche se lo dubitava. Silente o no, lei avrebbe trovato Harry e di certo non avrebbe abbandonato Severus. Brix aveva ragione: non importava ciò che aveva fatto in passato, importava il presente. Severus era il ragazzo che aveva rischiato più volte la vita per lei, che l’aveva salvata e sostenuta. Il ragazzo che l’amava e che lei, ora ne era consapevole, amava. Solo quello importava.

Due colpi del campanello fecero sobbalzare entrambi, il ricordo della sera prima premette nei loro pensieri per un istante prima di svanire.

“Chi sarà mai a quest’ora?” Chiese Brix, mentre il suo sguardo scattava verso il campanello sulla porta. Balzellò fino alla finestra scostando le tende deciso a individuare la sagoma dell’ospite oltre il giardino, dietro il cancello di ferro. Vide solo un’ombra scura che si stagliava contro il cielo grigio, carico di neve, creando un varco tra quelle cortine silenziose e candide.
 

***

La donna cercò in ogni modo di reprimere la sua agitazione, dandosi un aspetto nobile e altero, ferma innanzi al cancello chiuso nell’attesa che qualcuno venisse ad aprirle.

Faceva freddo, veramente freddo. Si calcò ancora di più il cappuccio nero sul capo e si strinse nel mantello. Il cielo sembrava quasi scricchiolare sotto il peso delle nubi cariche di neve, di certo non avrebbe retto ancora a lungo, presto i fiocchi bianchi avrebbero cominciato a scendere sulla terra con il loro fluttuare silenzioso.

La donna si guardò appena intorno con fare circospetto. Non si sentiva a suo agio lì. Non avrebbe dovuto essere lì, ma non aveva alternativa. Non sapeva se Silente l’avrebbe aiutata, non si sarebbe stupita del contrario… ma di certo l’informazione che portava non lo avrebbe lasciato indifferente. Soprattutto, doveva avvertire Severus. Doveva impedirgli di consegnarsi a Voldemort.

Uno schiocco sonoro la distolse dai suoi pensieri. Fece scattare lo sguardo verso il cancello e si ritrovò davanti un elfo domestico con un morbido gilè di lana rossa.

“Sì?- Fece la creatura con occhi sospettosi. -Chi siete?

Di tutta risposta, la donna si abbassò il cappuccio, rivelando la lucente chioma bionda e gli occhi azzurri all’elfo. Gli occhi di Brix si allargarono nello stupore di fronte a quei lineamenti nobili. Non era possibile… che cosa ci faceva lei lì?

“Signora Malfoy…” Balbettò, ancora preda della sorpresa.

Narcissa lo guardò severamente, gli occhi azzurri scintillanti. Rimase ferma oltre il cancello in attesa che quella piccola creatura si decidesse a farla entrare.

Brix si riprese in fretta dallo sbigottimento iniziale  e fece subito scattare la serratura del cancello. Il ferro stridette al freddo della mattina, stizzito per essere stato svegliato così di buonora.

“Signora Malfoy… -Ripetè Brix. –Cosa la porta qui?” Domandò di seguito.

Narcissa lo guardò stizzita, dall’alto al basso, mentre avanzava oltre la soglia.

“Devo parlare con il professor Silente.” Disse superba, allontanando lo sguardo dall’elfo quasi con disgusto per poi farlo vagare senza meta nel giardino spogliato dal freddo dell’autunno.

Brix aggrottò le sopracciglia. Voleva vedere Silente? Narcissa Malfoy voleva parlare con Albus? Che lui sapesse, Narcissa era legata ai Mangiamorte solo a causa del marito, però il suo sospetto nei confronti di quella donna aristocratica non diminuì. Poteva essere venuta a carpire informazioni… Il fatto che fosse venuta da sola, però, era una nota a suo favore. Forse Lucius Malfoy non sapeva che era lì.

“Il professor Silente non c’è. –Le rispose Brix, con una nota di sospetto che ancora echeggiava nei suoi occhi. –Al momento si trova ad Hogwarts.”

Nessuna emozione si mostrò sul volto di Narcissa a quelle parole. La donna continuò a guardarsi intorno con aria assente.

“Allora Severus Piton. E’ importante.” Disse duramente, la voce leggermente arrochita dal cigolare del cancello mentre questo si richiudeva.

Brix la guardò confuso. Pensava che Severus fosse ancora lì con loro? Non era così vicina ai Mangiamorte, allora. Proprio no, o avrebbe saputo che Severus era andato a Villa Riddle.

“Mi dispiace, ma Severus se ne è andato poche ore fa. Ci siamo soltanto io e la signorina Evans.” Le rispose gentilmente. Questa volta, Brix colse uno strano bagliore negli occhi di Narcissa, quasi un lampo di preoccupazione. Vide i suoi lineamenti tirati rilassarsi appena mentre abbassava gli occhi verso di lui.

“Se n’è andato?” Chiese Narcissa con un velo di ansia nella voce. Non era arrivata in tempo… non era riuscita ad avvertirlo della trappola. Non aveva fatto in tempo…

Un fiocco di neve cadde lento andando ad appoggiarsi con grazia sulla spalla di Narcissa, uno scintillio di bianco tra il nero del mantello. Vi rimase qualche istante prima di lasciarsi morire in silenzio, perdendosi nel calore. Altri fiocchi candidi cominciarono lentamente a scendere dal cielo, ed ognuno era accompagnato dal sospiro di sollievo del firmamento stesso. Ognuno aveva la sua danza, ed ognuno il luogo della sua scomparsa, chi andava a posarsi sul mantello nero di Narcissa o tra i suoi capelli d’oro, chi sul berretto colorato di Brix o sulla punta delle sue orecchie da pipistrello.

“Mi spiace. Ma venga, entriamo.–Invitò Brix notando lo sguardo sconsolato che avevano assunto gli occhi della donna. –Qui comincia a nevicare.” Aggiunse con un lieve sorriso gettando un’occhiata verso il cielo.

***

Quando Lily sentì la porta dell’ingresso aprirsi si alzò dal divano curiosa di scoprire chi fosse l’ospite inatteso, ma mai si sarebbe aspettata di ritrovarsi davanti niente meno che Narcissa Malfoy. Le due donne rimasero a studiarsi per qualche istante.

Narcissa era esattamente come Lily la ricordava a scuola, anche se avevano condiviso soltanto due anni. Era impossibile, comunque, anche per una ragazza dei primi anni non notare Narcissa, la regina dei Serpeverde, che aveva praticamente tutta la scuola ai suoi piedi. Altera, nobile e bella… no, non poteva assolutamente passare inosservata. E non era cambiata con gli anni, anzi, se era possibile era diventata ancora più carismatica e ipnotica, complice forse l’aver sposato Lucius Malfoy.

Narcissa, da parte sua, ricordava a malapena Lily. Non si era mai interessata delle ragazzine dei primi anni. Tollerava a malapena le sue coetanee Purosangue Serpeverde, figuriamoci una Grifondoro Nata Babbana con cinque di meno. Tuttavia, non potè non notare le occhiaie scure sotto gli occhi verdi di Lily, né i segni del pianto che macchiavano il suo viso chiaro.

“E’ un piacere vederti, Narcissa. –Disse Lily cercando di rivolgerle un sorriso. –Che cosa ti porta qui?”

“Bando alle cerimonie, Evans. –Rispose l’altra duramente. –Lo so che non è un piacere rivedermi. Ma non sono qui per fare un piacere a te.”

Lily rimase un attimo confusa all’udire quelle parole. Rimase in silenzio mentre Brix invitava Narcissa ad accomodarsi sulla poltrona.

“Allora perché sei qui?” Chiese Lily sedendosi a sua volta, tornando ad occupare il suo posto sul divano.

“Volevo parlare con Silente… -Cominciò l’altra. –E con Severus.”

Lily la guardò stupita.

“Posso offrirle qualcosa, signora Malfoy? Un tè?” Intervenne Brix.

“Nulla.” Rispose duramente Narcissa, liquidando in fretta l’elfo. Brix parve leggermente turbato da quel tono brusco, ma poi fece qualche passo indietro e si allontanò dal soggiorno. Sapeva che Narcissa Malfoy non avrebbe gradito la presenza di un elfo domestico mentre parlava con Lily, ma questo non voleva dire che lui non poteva ascoltare tutto origliando, in modo poco ortodosso, dalla sala da pranzo.

“Possiamo chiamare Silente, se lo desideri.” Disse Lily gentilmente, tentando di mascherare la curiosità per quella strana visita. Il nome dei Malfoy era saltato fuori troppo spesso in tutta la storia.

Narcissa alzò con eleganza una mano facendo un segno di diniego: “No. –Disse. –Non ha importanza, posso parlare benissimo anche con te. Purchè mi assicuri che ciò che ho da dire arriverà a Silente e solo a lui.”

Lily assentì col capo: “Va bene. –Disse, -Hai la mia parola. Severus, però, se ne andato. –E il suo sguardo si abbassò tristemente per un attimo. -Cosa volevi da lui?”

“Volevo avvertirlo. Ma a quanto pare sono arrivata tardi.” Disse Narcissa abbassando appena lo sguardo.

“Avvertirlo?” Ripetè interessata Lily.

“Avvertirlo di non andare a Villa Riddle. E’ una trappola: Lui non ha il bambino.” Spiegò Narcissa con lieve stizza nella voce.

“E tu come lo sai?” Chiese Lily, senza capire perché il suo tono si fosse fatto più duro.

Narcissa la guardò altrettanto duramente. Non era lei con cui voleva parlare… almeno non direttamente. Ma voleva andarsene in fretta e, comunque, Lily era la diretta interessata.

“Perché tuo figlio è a casa mia. E’ sempre stato al sicuro con noi.” Disse con calma.

Lily impiegò alcuni attimi a mettere insieme tutti i pezzi di quella frase. Rimase imbambolata a guardare la bella Narcissa come se avesse di fronte soltanto aria. Era quello il segreto dei Malfoy, allora… era per quello che Lucius voleva contattarla, era per quello che il suo nome continuava a spuntare ovunque. Lo sapeva, anche  Severus lo sapeva: avrebbero dovuto subito contattare i Malfoy, ma Silente no, Silente non aveva mosso un dito. Harry era stato tutto il tempo con i Malfoy… e loro non lo avevano consegnato a Voldemort… strano. A meno che non fosse stato Voldemort stesso ad affidarlo a loro, ma allora perché Narcissa era lì? Perché Lucius voleva contattarla?

“Lo abbiamo tenuto al sicuro. –Disse Narcissa. –Il Signore Oscuro non sa, ma temo sospetti qualcosa. E’ per questo che sono qui… se dovesse scoprirlo… Lucius… mio figlio…” Non riuscì a finire la frase perché la sua voce si spense in un tentativo soffocato di trattenere un singhiozzo. Non ce l’aveva fatta… non era riuscita a mantenere un gelido contegno come si era proposta, non se pensava a cosa sarebbe successo se Voldemort li avesse scoperti. Trasse un piccolo fazzoletto bianco dalla tasca dell’elegante abito blu e si tamponò elegantemente gli occhi bloccando subito le lacrime che brillavano tremule in essi.

Lily si stupì di vedere l’altera Narcissa sull’orlo delle lacrime. Non avrebbe mai creduto che anche lei potesse essere legata alla sua famiglia, sembrava più un blocco di ghiaccio che una donna in carne ed ossa, ma non era così. Lily ora lo vedeva bene, e la capiva… oh sì, la capiva.

“Lui non sa che sono qui.” Mormorò Narcissa.

“Lucius?” chiese Lily guardandola accorata. L’altra annuì con un lieve cenno del capo.

“Non mi avrebbe permesso di venire… -Riprese Narcissa, il fazzoletto premuto sugli occhi lucidi. –Lui… lui vuole fare di testa sua. Crede di poter tenere nascosto tutto al Signore Oscuro, ma non può… ed è colpa mia, solo colpa mia…” Ormai i singhiozzi scuotevano di tanto in tanto la ritta schiena di Narcissa. Lily si alzò dal divano e si avvicinò a lei, esattamente come Brix aveva fatto poco prima con lei, si inginocchiò di fronte a lei e le pose gentilmente una mano sul braccio.

“Su… -Le disse accorata. –Raccontami tutto. Dimmi di Harry.” La invitò.

Narcissa allontanò il fazzoletto dagli occhi azzurri e la guardò, perse un lungo respiro quindi cominciò: “La notte in cui Lui andò a Godric’s Hollow, Lucius era con lui insieme ad altri Mangiamorte.” Disse ritrovando piano piano il controllo del suo respiro. Lily la guardava interessata.

“Io… io non so esattamente cosa sia successo, ma Lucius quella sera è tornato a casa con un bambino in braccio. –Riprese Narcissa. -Ha detto… ha detto che gli era comparso davanti ai piedi. Abbiamo capito subito che doveva essere il bambino a cui dava la caccia il Signore Oscuro… Lucius non sapeva cosa fare… -Un singhiozzo la scosse appena e il fazzoletto tornò a raccogliere le sue lacrime. –Insomma… era un bambino… aveva l’età di nostro figlio e io… io ho convinto Lucius a nasconderlo all’Oscuro Signore, a tenerlo con noi… E’ stata colpa mia.”

Lily guardava Narcissa con un misto di interesse e empatia, da una certa parte, infatti, poteva capire come si sentisse la donna: c’era in ballo la sua famiglia. Un’altra parte di lei ancora però non riusciva a credere che i Malfoy avessero occultato e protetto suo figlio e che ora fossero nei guai per averlo nascosto a Voldemort. Spostò il peso da una gamba all’altra cercando di trovare una posizione un po’ più confortevole.

“Non è stata colpa tua…” Furono le uniche parole, sciocche tra l’altro, che Lily riuscì a formulare di fronte alla donna in lacrime.

“Sì, invece. Se avessimo consegnato il bambino, Lucius non sarebbe in pericolo… Il Signore Oscuro scoprirà tutto: non gli si può nascondere qualcosa a lungo. Punirà Lucius… ucciderà Draco… mio figlio…” Disse Narcissa tra i singhiozzi.

“Non farà del male a tuo figlio. –Disse Lily cercando di consolarla. –Vedrai, Silente vi proteggerà. Non permetterà che succeda qualcosa a Draco.”

Narcissa le rivolse un sorriso tirato, ma sincero. Era per quello che era andata da loro: per Draco e per Lucius. Lily la capiva, sapeva che lei capiva la situazione in cui si trovava.

“Harry sta bene?” si azzardò a chiedere Lily, dando voce a ciò che più le premeva sapere.

Narcissa fece un cenno deciso di assenso e quello bastò a far montare un dolce calore nel petto di Lily.

“Ha fatto amicizia con Draco. I nostri elfi domestici si sono sempre occupati premurosamente di lui… sta bene.” Disse Cissy, la voce ormai più libera dai singhiozzi.

“Come sei arrivata qui?” chiese ancora Lily, alzandosi dalla scomoda posizione in cui era e tornando a sedersi sul divano.

“Grazie agli appunti di Lucius. E’ stato lui a scoprire l’ubicazione di questa casa. –Rispose Narcissa. –Ora è a Villa Riddle: il Signore Oscuro ha riunito tutti i Cavalieri di Valpurga per ‘accogliere’ Severus.”

Lily la guardò improvvisamente preoccupata.

“Sai cosa intende fare Voldemort a Severus?” Le chiese, ma in cuor suo, dubitava che Narcissa sapesse qualcosa ed infatti la donna scosse desoltamente il capo.

“Me ne devo andare.” Disse improvvisamente Narcissa alzandosi in piedi imitata da Lily. Sembrava improvvisamente colta da un timore profondo.

“Ti prego. –Disse Lily afferrandola per un braccio e trattenendola prima che riuscisse a fare due passi. –Voglio vedere Harry.” La pregò.

Narcissa la guardò un po’ sospettosa per qualche istante, poi il viso si addolcì.

“Non so quando rientrerà Lucius. Ha detto sarebbe stato via tutto il giorno, ma se Severus è già a Villa Riddle… non so.- Scosse il capo. –Parla con Silente. Io ti manderò un gufo.”

“Aspetterò… temo che per la vostra protezione, Albus manderà qualcun altro dell’Ordine.” Disse Lily.

Narcissa rimase pensierosa per un istante. Non aveva pensato a quello: sicuramente Silente avrebbe mandato qualcuno dell’Ordine a casa sua. Era ovvio e Lucius, di certo, non avrebbe gradito… Ma se era l’unico modo per proteggere la sua famiglia, allora ben venga.

“Va bene… bene. –Accosentì Narcissa. –Purchè non lo sappia tutto il Mondo Magico entro mezzogiorno.”  Detto questo si liberò dalla presa di Lily e si avviò verso la porta dell’ingresso. Mentre stava gettandosi il pesante mantello nero sulle spalle, la voce di Lily la fermò.

“Narcissa!- La chiamò infatti la ragazza.

L’interpellata si girò lentamente verso di lei con aria interrogativa.

“Grazie.” Le disse allora calorosamente Lily.

La signora Malfoy non rispose, si lasciò andare soltanto ad un lieve, freddo cenno del capo quindi aprì la porta e lasciò Villa Silente. Aveva fatto ciò che doveva, ora spettava a Silente.

Lily, da parte sua, rimase in piedi nel soggiorno, lo sguardo fisso sulla porta ormai chiusa. Alla fine, qualcosa di buono quelle ore lo avevano portato. Aveva perso Severus, ma, forse, aveva guadagnato Harry. In ogni caso, non avrebbe lasciato Severus tra gli artigli di Voldemort, mai. Avrebbe escogitato qualcosa, intanto, avrebbe riferito le parole di Narcissa a Silente, l'aveva promesso e poi voleva vedere la faccia che avrebbe fatto il vecchio di fronte a quella rivelazione. Che Silente lo volesse o no, sarebbe andata a Villa Riddle, in qualche modo, non avrebbe abbandonato Severus, non più, non un'altra volta  

*******


Ce l’ho fatta! Nonostante tutto sono riuscita a postare in tempo (quasi).

Scusatemi, ma a Natale casa mia è stata invasa dalla tribù dei parenti, quindi non ho scritto una riga. A Santo Stefano ero in stato comatoso visto tutto quello che ho mangiato e bevuto a Natale, quindi non ho scritto una riga. Per non parlare della dannata lettera di Severus che ci ho messo una giornata per tirarla fuori, e poi ci si è messo pure il mal di testa. Un disastro! Ma ce l’ho fatta!

Comunque sia… la lettera continua a convincermi poco, e anche Narcissa. Ma visto che io non sono convinta a voi il capitolo, ovviamente, piacerà.

Va bene, lascio a voi la sentenza e vi auguro buon anno nuovo, a questo punto, visto che assolutamente non riuscirò a postare prima della fine dell’anno.

Ah, un'ultima cosa! Gli eventi di questo capitolo si svolgono praticamente in contemporanea a ciò che è narrato nel precendente.

Ciao a tutti e buon anno!

 
 
  
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