Capitolo
VI
29/3/1999
Hermione
era riuscita a liberarsi
di Lavanda solo tra il primo ed il secondo piano, dopo quasi venti
minuti
d’inseguimento. Draco l’aveva vista scendere le
scale sbuffando, ed aveva
raggiunto velocemente Hermione.
“Come
hai fatto a mandarla via? Sembrava
piuttosto insistente.” le chiese saltando due gradini per
affiancarsi a lei.
“Oh,
sapevo che mi stavi seguendo!
Sei un codardo. Potevamo inscenare un litigio e farla scappare; lei
odia i
duelli.”
“Non
sono un bravo attore.”
“Comunque
alla fine le ho detto che
dovevo svolgere un compito assegnatomi dalla McGranitt in
qualità di
Caposcuola; controllare le aule e cose del genere…”
“Sembra
divertente. Penso che me ne
andrò anch’io.”
“In
realtà mi fa un po’ pena…”
“La
McGranitt?”
“Lavanda!
Lei e Calì stavano sempre
con una ragazza di Corvonero, Lisa Turpin, ma quest’anno lei
non è tornata,
così stanno ancora cercando qualcun altro per il loro
esclusivo trio. Se sono
arrivate fino a me vuol dire che hanno già scartato tutte le
altre ragazze
della scuola, e sono davvero disperate.”
“Dev’essere
brutto essere una loro
possibile preda. Meno male che io sono fuori.”
“Sono
sole. Esattamente come noi.”
“Meglio
soli che accompagnati da
Lavanda Brown.”
“In
realtà alla fin fine Lavanda
non è-“ nell’istante in cui
sentì il piede sprofondare nel vuoto Hermione si
diede mentalmente della stupida per essersi dimenticata del gradino
mancante
del lunedì; subito dopo cadde, cercando disperatamente di
attutire la caduta ai
libri che teneva tra le braccia.
“Che
cavolo?! Ti sei fatta male?
Cos’è successo?” Draco
s’inginocchiò e le fu subito accanto.
“Lunedì…
cavolo che male!” disse
Hermione cercando di rialzarsi. Per poco la borsa non la fece cadere di
nuovo,
ma il ragazzo la sostenne tenendola per un braccio.
“Dammi
la borsa, dai.” le disse
tendendole una mano.
“No,
ce la faccio, dav-“
“Dammi
la borsa senza protestare.”
Hermione gliela diede zoppicando un gradino più in alto.
“I
libri per terra…” disse la
ragazza indicandoli.
“Tornerò
dopo a prenderli. Ora è
meglio arrivare nella stanza, farti sedere e… farti
sedere.” rispose
velocemente tenendo lo sguardo fisso sui gradini. Hermione si
appoggiò a lui, a
disagio; l’anno prima aveva contribuito a sconfiggere il Mago
Oscuro più
temibile degli ultimi secoli, ed ora bastava uno stupido gradino per
farla
rovinare a terra.
Abbassò
lo sguardo per evitare
ulteriori cadute, ma qualcosa di diverso dai gradini attirò
la su attenzione:
il suo ginocchio sinistro sanguinava copiosamente, e aveva
già sporcato l’orlo
della gonna.
“Dai,
manca solo una rampa… - le
disse il ragazzo sostenendola, ma senza guardarla. – Ce la
fai?”
“Io…
sì, ce la faccio. Ce la faccio
anche da sola.” gli rispose scostandolo bruscamente. Draco la
guardò, stupito,
ma non disse nulla; si limitò a seguirla a distanza
ravvicinata mentre lei
saliva con fatica gli ultimi gradini.
Hermione
si sedette per terra nella
stanza, e quando Draco le porse la sua borsa la prese senza
ringraziarlo;
estrasse la bacchetta e mormorò un incantesimo curativo.
Osservò la pelle che
si rimarginava velocemente in silenzio.
“Il
mio sangue.” disse infine la
ragazza.
“Come?”
“Il
mio sangue. Ti fa schifo il mio
sangue, vero? – rispose alzando lo sguardo su Draco.
– Ti aspettavi forse
fango?”
“Io
non-“
“Non
mi hai guardata nemmeno una
volta.”
“E’
che… - Draco sospirò,
passandosi una mano sul viso. - E’ che…”
“Che
cosa? E’ che non riesci
nemmeno a guardare il mio sangue? Non è contagioso,
tranquillo.” disse in tono
acido. Si morse il labbro inferiore quasi con ferocia per trattenere
altre
parole.
“No,
no, io…”
“Ho
visto il modo in cui non mi
guardavi! Sembravi disgustato, e-“
“E’
che ho paura del sangue! –
esclamò Draco all’improvviso. -
Di tutto
il sangue. Non solo del tuo.”
“Come,
scusa?”
“Hai
capito benissimo, non lo
ripeterò. Mai più. – disse scuotendo la
testa. – E poi quella roba mi ricorda…
mi ricorda la guerra.” Aggiunse voltandole le spalle.
“Io
non-“
“Non
lo sapevi? Non è esattamente una
cosa che amo dire in giro.” la interruppe irritato.
“Guarda,
per favore. E’ solo una
sbucciatura. E’ già guarita.” disse
Hermione, in tono dolce. Lui si girò, ma
solo per un attimo.
“Sei
ancora tutta sporca di… di
sangue.” disse indicando con gesti vaghi di una mano la gonna
e la gamba della
ragazza. Hermione si ripulì con un colpo di bacchetta,
sbuffando.
“Ora
è tutto a posto. Puoi
guardare.”
Draco
si avvicinò lentamente, e si
sedette vicino a lei.
“Stai…
bene?” le chiese. Sembrava
sinceramente preoccupato.
“Sì.
Sto bene, grazie.” rispose
Hermione stupita.
“Comunque
è tutta colpa tua. Visto
cosa succede a parlare bene della Brown?” disse con un
sorriso. Hermione
ridacchiò.
“Già,
già, tutta colpa mia. La
prossima volta starò più attenta. E magari
guarderò con più attenzione le
scale.” rispose passandosi una mano sul ginocchio ormai
guarito; al posto della
ferita c’era solo un piccolo segno che sarebbe scomparso nel
giro di qualche
giorno.
Si
guardarono per qualche secondo,
imbarazzati, poi Draco distolse lo sguardo e si alzò.
“Vado
a prendere i tuoi libri. Non
vorrei mai che qualcuno passando di lì te li
rubasse.”
Uscì
prima che Hermione potesse
dire qualcosa, e probabilmente fu meglio così; stava per
dire qualcosa di
stupido. Non sono più come Lavanda
e Calì,
pensò mentre lo aspettava. Non
sono più
sola.
***
31/3/1999
Hermione
aveva ormai perso ogni
speranza di vederlo, quando lui arrivò. Erano quasi le sette
e mezza.
“Oh.
Ciao. – disse Draco; non
dissimulò abbastanza in fretta la sua sorpresa. –
Non pensavo che… fossi qui.”
“Stavo
studiando e ho perso la
concezione del tempo. Sai
com’è…” rispose lei girando
distrattamente le pagine
di un libro che aveva in mano. Lo chiuse di scatto quando si accorse
che era al
contrario, sperando che lui non l’avesse notato.
“Uhm,
credo che non mi sia mai
capitato di perdere la concezione del tempo studiando, no... -
ribatté lui con
un sorriso nervoso. Hermione fece un sorriso di circostanza, rimettendo
il
libro nella borsa. Non aveva molta voglia di ridere, dopo averlo
aspettato per
almeno tre ore. – Come… come va il tuo
ginocchio?”
“Bene,
bene. Era solo una
sbucciatura, te l’avevo detto.” rispose la ragazza
passandosi una mano sul
ginocchio ormai guarito. C’era ancora una leggerissima ombra
più chiara, un po’
come quella lieve traccia di profumo che le era sembrato di sentire
ogni tanto
durante quel pomeriggio solitario.
Draco
s’infilò le mani in tasca e
fece qualche passo nella stanza. Era solo un’impressione o
quel giorno le stava
più distante del solito?
“Oggi
pomeriggio ho avuto da fare. –
disse il ragazzo. Hermione annuì lentamente. –
Dopo le vacanze verrò qui tutti
i giorni a studiare. I M.A.G.O. si avvicinano.” aggiunse. Era
un invito a
raggiungerlo o a stargli alla larga?
Hermione
raccolse velocemente le
proprie cose e si alzò.
“Già,
lo so. – disse pulendosi la
gonna. – Allora ci… be’, immagino che
ci… - il discorso che si era preparata
per tutto il pomeriggio era svanito improvvisamente dalla sua memoria.
–
Insomma, buone vacanze.” concluse lapidariamente.
“Anche
a te.” rispose Draco con un
cenno della testa.
Si
guardarono per qualche secondo.
Hermione tossicchiò. Fece un passo verso di lui, poi si
diresse verso la porta.
Si
fermò accanto lo stipite;
tamburellò le dita sul legno, si grattò la
fronte, ed infine se ne andò. Non
era così che aveva immaginato il loro saluto, ma non ebbe il
coraggio di
tornare indietro e fare ciò su cui aveva fantasticato. Non
si accorse nemmeno
di aver dimenticato il mantello nella stanza. Fu Draco a notarlo.
***
2/4/1999
Aveva
resistito alla tentazione a
malapena un giorno. Durante la mattinata si era fermato per due volte
all’altezza
del terzo piano, prima di tornare verso la propria camera; nel
pomeriggio si
era detto che una visitina non gli avrebbe fatto di certo male. Giusto
qualche
minuto.
Era
rimasto nella stanza quasi due
ore, ad osservare con sguardo vacuo il mantello che lei aveva
dimenticato.
Erano
rimasti meno di venti
studenti, lui compreso. Sembrava che a nessuno importasse veramente dei
G.U.F.O. e dei
M.A.G.O.; erano troppo
felici di essere sopravvissuti alla guerra per sprecare le vacanze a
scuola,
lontano dalla propria famiglia.
Lui
aveva scritto a sua madre che
sarebbe rimasto a Hogwarts per studiare, e lei non aveva obiettato;
probabilmente era già abbastanza felice per il fatto che lui
avesse ripreso a
scrivere loro. Gli aveva anche spedito un uovo di cioccolato.
Prese
il mantello appoggiato con
cura su una sedia malmessa e lo buttò per terra con rabbia.
Dopo
cena tornò per rimetterlo a
posto.
***
3/4/1999
Avrebbe
davvero voluto fare una
passeggiata nel parco, ma quel giorno un acquazzone tremendo aveva
deciso di
passare la giornata a Hogwarts, così dovette accontentarsi
della solita stanza.
Cercò di non pensare al fatto che il castello aveva almeno
un altro migliaio di
stanze.
Guardando
il simbolo di Grifondoro
sul mantello, si ricordò che il rosso era stato il suo
colore preferito; il
rosso delle rose che sua madre coltivava nel loro giardino. Aveva
optato per l’azzurro
quando suo padre aveva iniziato a parlargli di Hogwarts e delle sue
Case, e di
come Grifondoro fosse la culla di tutte le persone più
stupide ed odiose. Aveva
usato proprio quei termini. A Narcissa non piaceva che usasse parole
troppo
forti con lui, quand’era piccolo.
L’azzurro
che tanto amava era
svanito da tempo dagli occhi di sua madre, però; ora
rimaneva solo una pallida
imitazione di quel colore così vivo e magnetico. Sembrava
che la signora Malfoy
si fosse spenta.
Draco
andò a cena chiedendosi perché
si sentisse così solo, se i Grifondoro erano tutti stupidi
ed odiosi.
***
4/4/1999
Dopo
pranzo mangiò l’uovo di
cioccolato che gli aveva mandato sua madre; era molto buono.
Pensò
che sarebbe stato bello
offrirgliene un pezzo, invece di allungare la mano verso un mantello
vuoto.
***
5/5/1999
Il
tempo era migliorato, ma Draco
pensò che faceva troppo freddo per passeggiare
all’esterno. Cercò di studiare
un po’, ma dovette riconoscere che lei aveva ragione: i suoi
appunti di
Trasfigurazione erano davvero illeggibili.
“Non
ammetterò mai che avevi
ragione. Probabilmente mi sono abituato alla tua bella
scrittura.” disse al
mantello.
***
6/6/1999
Quel
giorno faceva abbastanza caldo
per uscire, ma altre persone avevano già avuto la sua stessa
idea. Non voleva
vedere gli altri studenti, perché sapeva già che
loro non avrebbero voluto
vedere lui.
Studiò
per tutto il pomeriggio.
“Al
prossimo compito d’Incantesimi
prenderò Eccellente.” disse prima di andare a cena.
***
7/4/1999
Non
riuscì ad aprire libro; era
troppo agitato.
“Domani.
– disse sorridendo al
mantello. – Domani.”
***
8/4/1999
“Hermione!
Bentornata!” esclamò
Lavanda lasciando cadere rumorosamente la forchetta nel piatto. Si
alzò ed
abbracciò la ragazza con trasporto.
“Ciao
anche a te, Lavanda. Quanto…
quanto affetto.” disse ridacchiando nervosamente.
Evidentemente lei e Calì non
avevano ancora trovato qualcun altro.
“Oh,
qui ad Hogwarts è stato un
mortorio durante le vacanze. Ti aspettavo per avere un po’ di
notizie dal mondo
esterno! – disse risedendosi ed indicandole il posto accanto
a sé – Calì arriverà
tra poco, e non mi perdonerebbe mai se sapessi qualcosa prima di lei,
quindi
aspetta un attimo a raccontare, ok?”
“Ma
certo…” disse Hermione annuendo
lentamente. Non ricordava di averle mai detto che le avrebbe raccontato
qualcosa delle sue vacanze.
“Come
stanno Harry e Ron? E Ginny?
Hai visto qualcun altro durante le vacanze? Sei stata a Diagon Alley?
Tra poco
iniziano i saldi! Temo che dovremo accontentarci di Hogsmeade anche per
quest’anno,
eh?”
“Oh,
stanno bene, sono-“
“No,
devi aspettare Calì! Volevo
solo portarmi avanti con le domande!” la interruppe ridendo.
“Ah,
già, già… allora intanto
raccontami qualcosa tu. Come sono andate le vacanze qui?” le
chiese iniziando a
mangiare.
“Oh,
il solito, niente di che. Io e
Calì siamo rimaste per studiare, ma alla fin fine abbiamo
concluso ben poco.
Sai, sono rimasti anche quei due Corvonero di cui ti avevo
parlato…” disse
facendole l’occhiolino.
“Certo,
sì… bene! – rispose Hermione
con un sorriso poco convinto. Ricordava di quell’accenno, ma
aveva
immagazzinato l’informazione tra le cose inutili. –
E’ rimasta tanta gente?”
“No,
no, giusto una ventina di
persone… di solito rimaneva molta più gente, ma
tutti vogliono stare con la
propria famiglia, capisci? A me e Calì è andata
abbastanza bene, sai, le nostre
famiglie non sono state praticamente toccate dalla guerra…
Comunque oltre a noi
due è rimasto anche Seamus, poi Hannah e Justin, ed
ovviamente i due ragazzi Corvonero.
– altro occhiolino. – Di Serpeverde solo Malfoy e
qualche piccolino, poi-“
“Aspetta,
Malfoy?”
“Sì,
Malfoy. L’ho
incrociato ieri sulle scale. – rispose facendo spallucce. -
Ho visto anche la
McGranitt con un vestito orrendo, persino per i suoi
standard!” aggiunse
ridendo, ma Hermione ormai non l’ascoltava più.
Innanzitutto
vorrei scusarmi per il
ritardo… scusate, davvero! >___< Tra studio,
lavoro, influenza ed
incontri con i vari parenti queste settimane sono state pienissime, e
questo è
il primo giorno in cui riesco finalmente a mettermi al pc per
più di cinque
minuti.
Poi
vorrei ringraziare Elisadi80 e
Bambolinazzurra per le recensioni: il primo capitolo è stato
scritto così
apposta per mettervi curiosità, ma manca ancora un bel
po’ a giugno… Draco e
Hermione si stavano avvicinando, memtre in questo capitolo non
è tutto rose e
fiori. Credo che nel prossimo ci sarà un bel
litigio… spero che vi sia piaciuta
questa parte più dedicata a Draco.
Un
piccolo appunto: il riferimento
che fa Hermione al fatto che Draco si aspettasse di vedere del sangue
è dovuto
al soprannome in lingua originale, Mudblood. Mud significa proprio
fango, ma
nella traduzione italiana mi sembra che venga reso semplicemente con
Sanguesporco.
Come
sempre spero che vi sia
piaciuto anche questo capitolo! J
A
presto,
Contessa