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Autore: MeliaMalia    14/08/2006    1 recensioni
Una fanciulla allegra, solare e sempre disposta ad aiutare gli altri; peccato che questi aiuti non siano mai troppo graditi.
La breve storia di Levana, una sacerdotessa decisamente fuori dai luoghi comuni che ho creato per una storia con amici. Mi piace molto, perciò la posto qui, sperando di ricevere giudizi e consigli che mi siano utili.
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero che il primo capitolo sia stato chiaro per tutti. Ho scritto la storia di Levana per persone che già conoscevano le sue particolarità, e spero che essa sia comprensibile anche a chi non ha mai sentito il suo nome.






2.

“Signora Gran Sacerdotessa, con tutto il rispetto” Maheera, una splendida sacerdotessa dai lunghi capelli color fiamma, non aveva mai avuto uno sguardo tanto infuriato; e dire che la Jazham, la Gran Sacerdotessa, la conosceva da anni. “Con tutto il rispetto” ripeté, voltandosi e cercando sostegno nelle altre sorelle, riunite dietro di lei. “Ma dovete sbatterla fuori.”
“Sbattere fuori?” la Gran Sacerdotessa diede le spalle all’enorme, splendida statua raffigurante la dea, ai cui piedi erano state deposte molte e generose offerte. “Dove hai appreso questo linguaggio, Maheera?”
La sacerdotessa non si fece intimidire dal tono di Jazham; sapeva di essere dalla parte della ragione, e tutto il buon cuore della Gran Sacerdotessa non avrebbe impedito l’espulsione di quella scheggia impazzita che era Levana. “L’ho appreso, mia Signora, dalle imprecazioni delle altre vittime di quella…”
“Maheera!”
“… gentile novizia.” completò, con un sorriso innocente. Alcune, alle sue spalle, ridacchiarono, anche se nervosamente. Erano sull’orlo della crisi di nervi, le dolci donzelle dedite alla Dea. Dopo quattro anni di forzata convivenza con Levana, dopo quattro anni passati a tentare di scacciarla dai propri sogni, nessuna di loro desiderava che quella terribile situazione continuasse.
“Non è solo per i sogni.” precisò Maheera. “Non mi sembra adatta alla vita sacerdotale, ecco. Gli uomini la guardano. Lei sorride loro. Dice che sono fratelli anch'essi.”
La Gran Sacerdotessa si prese la testa tra le mani, ponderando. Che la novizia non fosse una buona futura sacerdotessa era una menzogna, bella e buona. Da che comandava quel tempio, Levana era sempre stata un modello di generosità e di bontà; forse un po’ troppo entusiasta ed ingenua, sì, ma pur sempre una creatura assolutamente priva di malvagità e malizia. Se non fosse stato per quel maledetto potere… potere di cui le sue compagne, dotate di sufficiente magia, potevano rendersi conto, avvertendo la propria vulnerabilità. Ed odiandola.
“Le parlerò” decise infine, con un sospiro. Maheera, trionfante, si volse verso le altre cospiratrici, sorridendo.

Levana fu introdotta nella sala, e fece un elegante inchino.
“Lunghi giorni e piacevoli notti, mia Signora” salutò con la formula tradizionale, trillante ed allegra come sempre. “Che la Dea baci le tue palpebre al mattino e le richiuda ad ogni sera, illuminando il tuo volto di…”
“Ehm, sì, cara. Va bene così.” la Gran Sacerdotessa mosse una mano, invitandola ad interrompere ogni cerimonia. Era agitata, rattristata; e colpevole. Il peso sella sua coscienza sembrava un fardello insostenibile; eppure avrebbe dovuto agire come si era prefissata: se non altro, per proteggere Levana dall’odio delle sorelle, odio che, incredibilmente, sembrava non concepire appieno.
“Volevi parlarmi?” Levana alzò lo sguardo su di lei, le iridi che brillarono di ammirazione: entrare nel tempio, apprendere la filosofia che reggeva la religione delle altre sorelle e, soprattutto, apprendere quanto potesse essere grande la bontà d’animo della Gran Sacerdotessa, le aveva immediatamente confermato di essere giunta nel luogo giusto: essere una sacerdotessa era lo scopo della sua vita. E lo perseguiva, mille volte più entusiasta delle altre.
“E’ una questione… delicata.” ammise la donna, invitandola ad avvicinarsi ulteriormente. No, decise all’ultimo momento, non avrebbe potuto mentirle. Levana era grande e giudiziosa, e meritava di conoscere la verità! Si fece coraggio. “Ecco…”
Levana sorrideva con infinita fiducia ed ammirazione.
“Io…”
Levana piegò il capo di lato, osservandola con affetto e tenerezza.
“Il fatto è che…”
Non parlò, Levana, ma attese paziente e felice ciò che lei aveva da comunicarle.
“Oh, insomma!” la Gran Sacerdotessa scosse il capo, esasperata. E infine, decide di ricorrervi: di ricorrere alla menzogna pura. “Levana, come saprai, ogni novizia ha il compito di portare a termine una missione!” parlò tanto velocemente, da mangiarsi cinque o sei parole. Non era abituata alle bugie. Ma era una cosa per il bene di quell’adorabile fanciulla, e decise di farla a modo.
“No, non ne sapevo nulla…” ammise candidamente ed ingenuamente la fanciulla, sbalordita. “E’ strano, ho studiato a memoria le Sacre Pergamene, e non ho trovato traccia di alcuna missione…”
“Ah, no?” azzardò la povera Gran Sacerdotessa, sudando freddo.
“Questo vuol dire che…” Levana si portò le mani al capo, disperata. “Vuol dire che non le ho studiate come si deve! Chiedo umilmente perdono, mia Signora! Merito una punizione!”
La Gran Sacerdotessa, per motivi solo a lei noti, emise un flebile sospiro di sollievo. “Nessuna punizione, Levana. Voglio che tu mi ascolti attentamente, ora.”
Levana scattò prontamente sull’attenti.
“Tutte le sacerdotesse devono… ah, devono portare a termine una missione. Una missione a tre tappe.” la sua mente elaborò velocemente, e la sua voce cercò di non tradire la menzogna. “Bisogna… ehm, seguire l’ordine delle tappe. E rispettarle alla lettera. Capisci?”
“Capisco.” Levana annuì, attenta.
“Molto bene. Che la Dea sia con te. Puoi partire oggi stesso.”
“Mia Signora?”
“Sì?”
“Credo di non aver udito la precisa descrizione su queste tre tappe. Chiedo perdono.”
“Ehm” alla Gran Sacerdotessa parve di sentire il rumore delle sue stesse unghie che raschiavano sugli immaginari specchi ove lei stava inutilmente tentando di arrampicarsi. “Sono tre obiettivi nobili, ovviamente. Devi… eh… devi… far innamorare una coppia.”
“Splendido!” esclamò la bionda, applaudendo con fare entusiasta.
“E… ehm, e sposarne un’altra!” quasi ci stava prendendo gusto.
“Che cosa bellissima!” Levana, anziché accusarla d’essere una pessima mentitrice, sembrava sempre più elettrizzata.
“E battezzare il bambino di una terza!” sparò infine, pensando: a questa non crederà mai…
In effetti, Levana tacque. La sua espressione divenne improvvisamente seria. La Gran Sacerdotessa deglutì a fatica.
“E’ una missione dalla straordinaria importanza.” decantò la bionda, con voce vibrante di sorda d’emozione. “Non la deluderò.”
“No… sono certa di no…” lei cadde a sedere, felice che quella commedia fosse finita. Levana sarebbe uscita dal tempio, avrebbe viaggiato… e certamente avrebbe compreso che non era adatta a stare chiusa tra quattro colonne, ponendo pezzi di cibo ai piedi di un’inanimata statua di marmo, per quanto bella che fosse. Era speciale, quella fanciulla. “Levana?”
“Sì?”
“Non sono molte le novizie che possono compiere questo tipo di missione. E’ una cosa… speciale.”
“Ne sono più che onorata!”
La Gran Sacerdotessa annuì, osservandola mentre, uscendo, intonava una dolce canzone, un salmo dedicato alla speranza.
“Levana?”
“Sì?”
“Quelle cose circa la castità delle sacerdotesse…” fece un vago gesto, di quelli che lasciando intendere tutto. “Per te non valgono. Non più.”
“E perché?” si sbalordì la giovine, arrossendo un poco.
Perché non sei più una novizia. “Perché sei una novizia speciale. Devi essere libera di amare appieno. Ed ora, vai pure.”
Levana, sorridendo radiosa, s’inchinò, ed uscì. Partì quel pomeriggio stesso, stranamente non salutata da nessuna, tranne che dalla Gran Sacerdotessa.






Ecco, e così finisce - o meglio, inizia - la storia della mia sacerdotessa. Come avete notato, Levana è la quintessenza della bontà; e vagherà per il mondo, tentando di unire in matrimonio qualsiasi tipo di coppia. Devo dire che, pur essendo io abbonata a soggetti sempre più oscuri, adoro la mia Levana. E voi? ^^

   
 
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