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Autore: sonyx1992    29/12/2011    1 recensioni
Dal capitolo 12:"I sogni sono come i bicchieri: si rompono facilmente.
Vengono chiusi in una scatola su cui viene scritto “fragile” come ammonimento, per ricordarci di quanto sia facile perderli.
Tu prendi la scatola tra le mani, stai attenta ad ogni passo, stai attenta alla stretta sul contenitore, lo appoggi al petto, giusto sotto al mento, per poter cogliere le trappole sul cammino.
Ma stai attenta!
Anche quando mancano pochi gradini i pericoli sono lì, in agguato, nascosti dietro l'angolo, celato dentro due bambini che giocano sulle scale.
Ti incontrano, vi scontrate, cadete; e cadono i sogni.
E quella scatola con la scritta “fragile” ti dimostra la sua fragilità lasciando che i tuoi sogni si frantumino.
GAME OVER.
I tuoi sogni sono distrutti, non vedi? Sono lì, a terra, spezzati in miliardi di pezzi, ormai inutili se non per ferire e tagliare chi posa un piede sopra di loro.
Ed ora cosa fai?
Ti siedi, li osservi, pensi a come andare avanti.
È inutile piangere sul latte versato e sui sogni infranti.
Ti alzi, ti tiri su con le braccia e ricominci, raccogli la scatola, rimetti insieme i pezzi di vetro e vai avanti; cammini fino alla tua destinazione, poi ti fermi e ti siedi di nuovo, vicino ad un cumulo di neve, e con le mani rosse ed infreddolite, inizi a modellarla, a schiacciarla, a toglierla.
Cosa fai?
“Voglio costruire un pupazzo di neve”, mi rispondi.
Ed io osservo la scatola accanto a te, con dentro i tuoi sogni infranti.
Ci guardo dentro e mi accorgo che tra i cocci di vetro un bicchiere è ancora intero; si, te lo giuro, non lo vedi? È ancora lì, si è salvato!
Sorrido perché i tuoi sogni ci sono ancora, nascosti tra i pezzi di quelli infranti, ma ci sono ancora.
Quindi, ti aiuto a costruire il pupazzo di neve."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10- UN PUPAZZO DI NEVE CON DUE BOTTONI NERI AL POSTO DEGLI OCCHI

 

Lea”

 

 

Non capisco.

 

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Forse sto ancora sognando. Già, non può esserci altra spiegazione.

Mi guardo in giro alla ricerca della reception del museo che mi hanno dedicato, delle radioline rotte, di quella che ha scontrato i miei piedi e che mi ha svegliato definitivamente... Niente.

Possibile che non stia sognando? Che tutto questo sia la realtà?

Provo a sbattere le palpebre e, quando le riapro, Federica è ancora qui, accanto al mio letto e piange, aggrappandosi alla mia mano.

Mi hanno amputato una gamba”, ripeto automaticamente.

 

----------------

 

Non capisco.

Non può essere vero.

 

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Vattene”, tolgo il sostegno della mia mano alla mia migliore amica e distolgo lo sguardo da lei, voltando la testa dall'altra parte.

Lei smette di piangere e cerca di nuovo la mia mano, invano.

Non posso più consolarla, non ne sono più in grado; tutta la mia forza è svanita in 5 semplici parole tremate dalle sue labbra e ripetute dalle mie, incredule.

Vattene”, le ripeto calma, stringendo i denti per indurire quelle parole e farle capire che non posso esserci per lei in questo momento.

Finalmente, sembra recepire il mio messaggio e si allontana dal mio letto, lasciandomi sola.

Ma a cosa sto pensando? Non è affatto Federica ad aver bisogno di sostegno in quest'istante. Sono io che necessito di aiuto.

 

--------------

 

Tutto è svanito, scomparso, tagliato insieme alla mia gamba destra.

Vorrei evitarlo ma i miei occhi sono troppo curiosi e disubbidiscono agli ordini; anche le mie mani sono fuori controllo ed una di queste scopre da sotto le lenzuola il mio corpo.

A causa dell'anestesia, faccio fatica ma il mio sguardo riesce a raggiungere comunque quel punto, quell'estremità che si interrompe troppo in fretta per essere normale: sotto al mio ginocchio destro non c'è più niente, solo altre lenzuola bianche.

 

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Non sto piangendo, tranquilli.

I miei occhi non sono umidi e le mie guance non sono pallide, ma del loro solito colorito roseo; il mio sguardo, però, è perso nel vuoto e non so nemmeno io cosa stia fissando: forse la macchinetta che segnala la frequenza dei battiti del mio cuore; forse va oltre, si affaccia alla finestra ed ammira, incantato, il paesaggio invernale.

A proposito, chissà se c'è ancora la neve! Mi hanno detto che sono rimasta in coma per 2 settimane e 3 giorni, quindi probabilmente ci sarà ancora quella soffice e bianca sostanza a ricoprire tutto!

Amo la neve, sapete; l' ho amata fin da piccola, quando, insieme alla mia famiglia, andavo in un parchetto vicino a casa mia a costruire un buffo pupazzo di neve, dallo sguardo sempre troppo triste e vuoto; è strano, non siamo mai riusciti a farne uno che ridesse insieme a noi.

Almeno, quest'anno, potrò fargli compagnia nella sua tristezza, sedermi accanto a lui ed imitarlo nel suo sguardo vuoto e gelido, condividendo il suo dolore e il freddo che ora gela anche me.

Ho freddo, forse perché le lenzuola sono ancora spostate da sopra il mio corpo oppure perché l'anestesia inizia a perdere il suo effetto?

Spero tanto di no perché non voglio sentire le fitte in quell'estremità mancante, non voglio che il mio cervello mi mandi dei messaggi, delle domande, chiedendomi cos'è successo e perché il nostro corpo sia rimasto senza una gamba.

Lui, ancora, fatica a ricordare la sera in cui l'abbiamo persa.

 

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Simona abbraccia Michele ed appoggia la testa sulla sua spalla; Fabio cambia frequenza alla radio, mostrando le sue magnifiche doti da DJ.

Laura Pausini, però, è ostinata e non vuole smettere di cantare quella triste canzone, vuole finirla, vuole arrivare alle ultime strofe, alle ultime battute.

Cos'è che le dovevo dire?

Ah, già: “Destinazione Paradiso. Paradiso città.”

Accidenti, mi sa che ci siamo persi, allora.

Qualcuno ha una cartina?

 

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Qualcuno entra nella stanza e si siede accanto a me, sullo sgabello vicino al mio letto.

Quando volto la testa, due occhi del mio stesso colore e lineamenti troppo simili ai miei mi guardano dolcemente.

Davide accenna un sorriso che si spegne subito, appena si accorge che il mio volto non risponde allo stesso modo: le mie labbra sono immobili ed imperturbabili, come quelle del pupazzo di neve.

Vorrei ricordarglielo, riportargli alla memoria quei felici giorni invernali della nostra giovinezza trascorsi al parco ma mi trattengo, perché forse, insieme, gli risveglio un brutto passato, un penoso presente ed un futuro che sembra prometta solo di peggio.

Molto meglio restare in silenzio ed imitare il pupazzo di neve che osserva, impassibile, le vite che passano davanti ai due bottoni neri che stanno al posto dei suoi occhi.

Chissà perché proprio dei bottoni! Forse, per essere certi che non versino lacrime.

 

-------------

 

Il mio cervello è andato a cercare i documenti di quella sera; forse, ha trovato qualcosa, qualche particolare in più da aggiungere al suo resoconto.

Mi parla di due luci che hanno illuminato la notte di Natale.

Stupidamente, gli chiedo se non si confonde con le lucine con cui decoriamo sempre l'abete di plastica che giace per tutto l'anno nella nostra soffitta e che compare nel nostro salotto solo per una settimana.

Mi risponde di no, descrivendomi quelle due luci come qualcosa di più grande, di più accecante; le paragona a due fari di una macchina.

 

-------------

 

Ora, sembra essere il turno di mio padre; però sembra avere troppa paura per affrontarmi da solo: entra quando Davide è ancora seduto sullo sgabello vicino al mio letto e si nasconde dietro di lui.

A sua volta, non dice niente e resta in silenzio; la loquacità non dev'essere una caratteristica di famiglia.

Addirittura, non ha la forza di sostenere il mio sguardo o, forse, i suoi occhi non riescono a sostenere la realtà che le lenzuola bianche hanno scoperto e le sue iridi nere, per nulla simili a quelle mie o di Davide, ma uguali ai due bottoni del nostro pupazzo di neve, cadono a terra, senza forze.

Da lui non abbiamo ereditato neppure il nostro coraggio.

 

-------------

 

Era mia madre quella coraggiosa, quella pronta a tutto; forse, un po' troppo pronta a tutto, dato che è morta quando io ero piccola, a causa di un tumore.

Se avete dubbi su questa mia affermazione, dovreste rivalutare la parola “coraggioso”, perché esserlo non significa dimostrarlo solo vivendo la vita senza paura e titubanza, ma affrontare anche i suoi ostacoli con tenacia, anche se poi non si riesce a scavalcarli come si deve. Mia madre era la persona più coraggiosa al mondo però è inciampata in uno di quegli ostacoli ed è caduta a terra.

 

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E' sopravvissuto anche Michele”, Davide trova, finalmente, il coraggio per parlare anche se le sue parole non mi consolano neanche un po': il fatto che abbia specificato che anche Michele, il proprietario della spalla su cui la testa di Simona si appoggiava, sia sopravvissuto, mi fa capire che sia l'unico e il solo ad essere ancora vivo.

E Simona? E Fabio, il DJ?

Vittime di uno stupido scherzo che mi si è rivolto contro.

È colpa mia: avrei dovuto prevedere che la spalla di Michele non era solo un sostegno comodo ma anche un riparo sicuro ed avvisare, così, la mia amica Simona, la quale invece ha pensato di trovare un altro riparo, sicura che l'avrebbe salvata; avrei dovuto confessare a Fabio che i DJ non mi sono mai piaciuti, che se la tirano troppo per i miei gusti, così avrei potuto invitarlo gentilmente a starsene a casa e passare il suo Natale facendo il DJ per qualcun altro.

Ma perché cazzo non gliel'ho detto?!

Simona non si siederà più sui sedili posteriori della mia C3, accanto al suo amato Michele ed impaziente di accompagnarmi a fare qualche scherzo.

Addio, amica infantile! Addio, DJ dalle mani sudate!

Appena sarò fuori di qui, costruirò due pupazzi di neve in più per voi due, così potremo sederci tutti e 4, (io, voi e il pupazzo della mia infanzia con i bottoni neri al posto degli occhi) a fissare con sguardo vuoto e freddo quelle vite che vanno avanti senza di noi.

 

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Ho bisogno di aiuto ma non voglio nessuno; lo so, è un po' auto-contraddittorio come concetto ma è quello che provo; è quello che voglio.

Ricordate quando ho paragonato la vita ad una recita improvvisata, con tanto di copione bianco del genere 'presa per il culo'?

Ecco, voglio informarvi che ho appena cacciato via il mio pubblico, ho licenziato gli altri attori, abbassato il sipario e strappato il copione.

Andatevene tutti a casa: lo spettacolo è concluso.

Voglio restare sola.

 

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Buongiorno a tutti!!! Eccovi l'ultimo capitolo che ho scritto, quello di Lea!!!
Purtroppo ora sono un pò di fretta quindi vi devo lasciare subito.
Prima di andarmene, però, voglio augurare a tutti voi un MERAVIGLIOSO ed INDIMENTICABILE 2012!!! Auguriiiii!!!! :)
E, infine, vi lascio con la promessa di scrivere al più presto il capitolo di Nicola!!!! Ora mi metto d'impegno e lo scrivo, davvero!!!
Un bacio.

=Sony=

   
 
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