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Autore: Snafu    29/12/2011    2 recensioni
You can have anything you want,
but you better not take it from me.
Amicizia, Amore, Sesso, Droga... want more?
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Appetite for Destruction

Capitolo II – It’s so easy



«Buongiorno e buon capodanno!»
In realtà erano le sette di sera oramai, ma a giudicare dal tono di voce che Kensy aveva colto dall’altro capo della cornetta, Audrey non aveva visto la luce del primo giorno dell’anno.
«Buongiorno sorella» rispose la bionda dall’altro capo. Per fortuna il telefono aveva squillato o non si sarebbe svegliata in tempo per prepararsi: aspettava visite.
«Ti ho svegliata?» domandò la mora.
«No, tranquilla!»
«Allora, com’è andata ieri sera?» tentò, decidendo di seppellire l’ascia di guerra, conscia che, qualsiasi cosa fosse passata per la testa dell’amica la sera prima non fosse stata intenzionale.
«Mah, non lo so, io... non mi ricordo molto...» Audrey fece la vaga mentre si passava una salvietta struccante per dare una pulita al viso senza dare dell’occhio, anzi, dell’orecchio all’amica, poi iniziò a truccarsi.
«Mi fa piacere!» sghignazzò.
«C’era quel tipo afro con la tuba, Fresh, Flash? Com’è che si chiama?» domandò, mentre passava l’eye liner sulla palpebra, rendendosi conto di aver sbaffato.
-Merda!-
«Slash, Audrey, si chiama Slash...»
«Ah, sì giusto, Splash... grazie, alle volte proprio non riesco a ricordare...»
Kensy si massaggiò le tempie con disperazione.
«Mi domando perché...»
«Sì insomma, quell’amico di Izzy ci ha fatto sniffare della roba tremenda, mi frizza ancora tutto il naso... e tu?»
«Duff mi è stato incollato come un francobollo per buona parte della sera, poi sono andata a fare due passi con Steven. In pratica meno male che l’anno è finito, spero che ricominci nel migliore dei modi...»
«E brava la mia Kensy, due in una sera, stai diventando una brava groupie, sono fiera di te!» si complimentò la bionda finta, spruzzando profumo dappertutto e cercando di rifare il letto in tempo record.
«Ma se non ho concluso niente!» si lamentò l’altra, poi propose «Mangiamo un sandwich fuori per cena?»
«Mi piacerebbe davvero, ma sono a dieta stretta, non so se hai notato che ho messo su un chilo durante le feste»
La mora pensò che nella testa della bionda qualcosa davvero non andasse: sul fatto che fosse tossica non ci pioveva, ma era un metro e settanta per cinquanta chili! In quell’esatto momento il campanello suonò e Kensy lo sentì.
-Merda, merda, merda!!- Audrey rovesciò gli abiti della sera prima dal suo corpo al cesto dei panni sporchi e si cambiò, sforzandosi di trovare gli indumenti intimi più arrapanti e il vestito più carino che avesse nell’armadio.
«Insalata?» tentò l’amica, mentre lei si precipitava alla porta con una scarpa sì e una no, sempre che il tacco dodici fosse di qualche utilità per stare in casa.
«Scusa un attimo Kensy, arrivo subito» la biondina appoggiò il cordless alla scrivania che, per la verità, nel suo appartamento non aveva ragione di esistere, e salutò con caldo affetto il suo ospite.
«Finalmente!» esclamò la voce maschile che la mora riuscì solo a riconoscere parzialmente. Scongiurando di essersi sbagliata. «Credevo che tu avessi iniziato senza di me» rise con quel suono cristallino, inequivocabile.
Kensy credette di essere a un passo da rimettere al telefono: era tentata di attaccare, ma sarebbe passata forse solo da stupida. Udì distintamente il rumore di labbra e lingue, risolini soffocati, poi la voce dell’amica farsi più forte e scusarsi momentaneamente, invitando l’altro ad accomodarsi.
«Scusami, dicevamo?» Audrey tentò, per come era possibile, e nel limite delle sue scarse capacità, di riprendere il controllo della situazione.
«Dicevamo di andare a cena fuori, ma credo tu abbia ospiti» tagliò l’altra.
«Domani è ok, però, eh mi, devo vedermi, insomma, c’è... Izzy! Piantala subito! Ti ho detto di darmi un momento che sono al telefono!» si lamentò. La mano di Kensy tremò sulla cornetta. «Scusa, questi uomini pare proprio che non riescano a tenerlo nei pantaloni per più di dieci minuti... sai che intendo... domani devi raccontarmi delle tue conquiste... per pranzo sono tua, promesso!»
Come ogni essere umano debole, che cerca di non mostrare la sua fragilità purtroppo palese, la ragazza rimase un attimo in silenzio e in quell’unico istante nella testa iniziò a frullarle un’infinità di pensieri, alcuni a sproposito, altri con Izzy e Audrey all’altare, altri ancora più drammatici che la vedevano rilegata a Steven per il resto della sua vita. Ma poi perché proprio quello stupido di Steven Adler?
«Da quando ti ricordi il suo nome?» domandò, un po’ acida, mascherando il suo tono benissimo, visto che l’altra era in una fase di transizione tra la botta della mattina e quella della sera che stava per arrivare.
«Beh, stiamo insieme, perché non dovrei?»
Se qualcosa nella testa di Audrey non andava, adesso aveva trovato il modo di essere in buona compagnia: aveva appena pestato a sangue il cuore di Kensy.
«Ah.»
«Wow, grazie per le vive congratulazioni amica!»
«Beh, come facevo a fartele se non me lo avevi detto? Sono io che dovrei ringraziarti con quel tono sarcastico!» improvvisò.
«Adesso te l’ho detto!»
«Sei incinta?» domandò Kensy a bruciapelo, da un lato augurandosi che l’interesse di Izzy fosse perlomeno dovuto a qualcosa di concreto, dall’altro sperando che non fosse così altrimenti avrebbe dovuto trovare qualcun altro di cui innamorarsi a tutti i costi.
«No, cioè, non credo, perché?»
«No, così...»
«Non mi hai ancora fatto le congratulazioni...» sbuffò Audrey.
«Fottiti.» e detto questo attaccò la cornetta all’apparecchio.


You think you’re so cool,
why don’t you just...
fuck off?


Respirò tre secondi, il tempo di valutare se la macchinazione che aveva fatto era corretta o no, leale o no, poi si ricordò che nessuno aveva usato i guanti di velluto con lei, fino a quel momento, e allora lo fece. Compose rapidamente il numero sull’apparecchio. La voce che rispose era squillante ed energica, infatti non era colui con cui voleva parlare:
«Buongiorno. Risponde la segreteria telefonica di Duff. Al momento sto navigando nel vomito quindi vi prego di richiamare più tardi.»
«Steve passami Duff» tagliò lei.
«Buongiorno Kensy!» esclamò lui.
«Sei già fatto il primo giorno dell’anno per essere così allegro? Su, passamelo!»
«Vorrei, davvero, ma è meglio di no, ha ancora i postumi della sbornia e stiamo navigando nel suo vomito nel tentativo di ripulire casa...»
«Passamelo, a costo di farlo venire in canotto, sono stata chiara?»
«Sì, padrona. Duuuuuuffffff?»
«Non urlare razza di idiota mi scoppia la testa!» si sentì strillare nel sottofondo tutto d’un fiato.
«Pronto?» disse la voce cupa e sperduta, un po’ scoglionata.
«Senti, ci ho ripensato, che fai oggi pomeriggio?»


I see your ‘sister’ in her Sunday dress:
she’s out to please,
she pouts her best,
she’s out to take
no need to try,
she’s ready to make...


«Chi ha un appuntamento con una modella strafiga da paura?» Duff si girò piuttosto soddisfatto verso il compare batterista, con tutto l’intento di vantarsi, e una gran fitta alla testa lo fece quasi cadere.
«Ehi, amico, non capirai mai, mentre ero al telefono ho avuto un’allucinazione» rispose Popcorn, che già pareva sapere come il tutto sarebbe andato a finire.
«Devi smetterla di guardare telefilm di quarta categoria...»
«Ho visto Kensy e la sua amica psicopatica che ballavano il tango nude e sai che cantavano? Cantavano ‘It’s so Izzy, Izzy, when everybody’s trying to please me, baby.’. Non credo che sia normale...»
«Certo che non lo è...»


It’s so easy, easy,
when everybody’s trying to please me, baby.
It’s so easy, easy,
when everybody’s trying to please me.

   
 
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