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Autore: Josie Walking_Disaster Vengeance    29/12/2011    7 recensioni
Da dietro l’angolo, Brian, vide un ragazzino correre mezzo sfiatato verso il giardino di casa sua con dietro altri tre ragazzi più o meno della sua età, che se la ridevano di gusto e gli correvano dietro.
“Vai Baker corri!”
“Più veloce o ti raggiungiamo!”
A quelle parole, Brian vide il ragazzino strizzare gli occhi e con enorme sforzo correre più veloce. Una volta svoltato l’angolo arrivò davanti al cortile di casa sua e si nascose dietro un cespuglio, quasi ritrovandosi in mezzo ai rovi per paura di essere scoperto.
[Synacky]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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ff avenged sevenfold cap19 in NVU Il risveglio per Brian fu abbastanza traumatico: inanzitutto, la prima cosa che notò era che non si trovava nella sua camera e per un attimo l'idea di aver tradito Zack con qualcuno gli balenò in mente, per poi lasciar subito perdere quest'ipotesi. Non l'avrebbe mai fatto e di sicuro non ora che si trovavano in quella situazione orribile. E poi si era ritrovato a casa di Jimmy, che oltre a non essere proprio il suo tipo, quest'ultimo non avrebbe mai, mai, tradito Johnny. Il secondo elemento traumatizzante era stato il vero e proprio risveglio con Jimmy che gli urlava nelle orecchie intimandogli di svegliarsi. Ok... forse non gli aveva proprio urlato e neanche aveva usato un tono intimidatorio. Il tono di voce poteva anche essere normale ma dopo la colossale sbronza del giorno prima, Brian sentiva qualsiasi rumore amplificato di almeno cento volte. Si era perfino domandato da quando in qua gli aerei volassero così bassi vicino casa di Jimmy, per poi scoprire che era solo una mosca che gli ronzava nelle orecchie.
Se ne era rimasto in stato semi comatoso per almeno una ventina di minuti in cui aveva contemplato il soffitto cercando di fare il punto della situazione, ma non ci era riuscito. Poco dopo si era presentato Jimmy con in mano un bicchiere. Acqua, ringraziando il Signore!
Il più alto si sedette sul materasso di fianco a lui, mentre Brian mandava giù l'acqua in un unico sorso.
"Grazie" riuscì a dire una volta essersi rinfrescato la gola.
"Va meglio?" chiese Jimmy riprendendo in mano il bicchiere e appoggiandolo nel comodino affianco al letto.
Brian per risposta mugugnò qualcosa di incomprensibile che doveva essere un verso d' assenso. Si stroppicciò gli occhi, poi appoggiò i gomiti sulle gambe e si prese la testa fra le mani, evidentemente ancora un po' frastornato.
"Eri messo abbastanza male ieri" sentenziò Jimmy.
Brian rimase a pensare. I ricordi della serata precedente erano un po' confusi, ma poi si ricordò del suo ridicolo scoppio di lacrime e si sentì avvampare.
"Sì, scusa Jim..." disse, cercando di nascondere l'imbarazzo. L'ultima cosa che avrebbe voluto era di fare una figura del genere davanti a uno come Jimmy.
"Scusa di che?" chiese semplicemente lui.
"Di..." ci pensò un attimo su Brian "non lo so" sentenziò in fine "ma dovevo sembrare ridicolo"
Jimmy gli posò una mano sulla spalla.
"A me sei sembrato solo disperato e innamorato"
Brian finalmente alzò la testa dalle braccia e portò lo sguardo sugli occhi color ghiaccio di Jimmy. Aveva un espressione così seria e, allo stesso tempo, tranquilla  che sentì l'imbarazzo scivolare via... in fondo lui non era uno che prendeva in giro  per certe cose ed era palese che aveva intuito che si trattava di una cosa seria. Comunque Brian si limitò ad annuire riportando lo sguardo sulle sue mani che teneva intrecciate sulle gambe.
"Ne vogliamo parlare?" domandò Jimmy, come avrebbe fatto uno psicologo con il proprio paziente, ma Brian sapeva che era veramente preoccupato per lui. E anche per Zack sicuramente.
"Non penso ci sia molto da dire..." fece Brian con tono di voce bassissimo.
"Non c'è un modo per evitare che vi trasferiate? Tuo padre non può trovarsi un altro lavoro qui?" chiese Jimmy con un debole tentativo di fornire un suggerimento che anche lui sapeva bene quanto fosse poco attuabile. Infatti Brian scosse la testa.
"Sono anni che mio padre sta dietro a questo lavoro, non lo lascerà mai"
Jimmy rimase seduto contemplando l'amico. Gli faceva male vederlo in quello stato, ma davvero non sapeva come aiutarlo...
"Zack non lo sa, vero?"
Brian scosse la testa.
"Quando hai intenzione di dirglielo?"
"Volevo dirglielo ieri, ma non ci sono riuscito..."
Jimmy capì perfettamente. Dare una brutta notizia a Zack era come strappare di mano un lecca lecca a un bambino di cinque anni. Se lui ti guardava con quei suoi occhioni era impossibile...
"Vuoi che ci parli io?" chiese sapendo già quale sarebbe stata la risposta.
"No" fece Brian alzandosi in piedi "glielo dirò oggi"
Jimmy sospirò pronto ad affrontare una giornata che non sarebbe stata affatto piacevole.

Durante tutta la mattinata a scuola, Brian era stato assolutamente nervoso e intrattabile. Zack aveva rinunciato a stargli dietro, pensando che fosse una delle sue tipiche girnate no e Matt aveva l'aria di voler prendere a botte Brian per come stava trattando il suo amico.
Jimmy osservava tutto mentre allo stesso tempo stava ad ascoltare le lagne di Johnny, che a quanto pareva stava per sostenere un test di matematica alquanto difficile.
Con amici come quelli gli sarebbero serviti un paio di occhi in più! Ma dato che erano ore che osservava particolarmente Brian e Zack decise di dedicarsi per qualche minuto a Johnny che in quel momento aveva bisogno di lui, così lo raggiunse al tavolo dove stava pranzando, lasciando li gli altri.
Brian giocava con la forchetta senza aver toccato cibo, sotto lo sguardo degli altri due.
"Tutto bene Haner?"chiese Matt.
"Certo" rispose brusco l'altro senza neanche staccare gli occhi dal piatto.
Matt e Zack si scambiarono un'occhiata eloquente.
"Sembri un po' nervoso"
"Non lo sono"
"Ok" Matt guardò Zack e alzò le spalle, come a volergli far capire di lasciar perdere. Tanto Brian non sembrava molto propenso alle chiacchere. Zack tentò di appoggiare il braccio sulla spalla dell'altro, ma questo se lo fece scivolare giù.
Finirono di mangiare in silenzio, mentre Matt guardava Zack preoccupato e Brian con occhi assassini.
"Io vado" fece Brian all'improvviso alzandosi in piedi.
"Dove vai?" chiese Zack, che aveva fatto un salto, spaventato dal movimento brusco dell'altro.
"A lezione"
"Ma manca più di un quarto d'ora alla fine della pausa pranzo"
Brian alzò semplicemente le spalle e sparì fuori dalla mensa.
Zack lo seguì con gli occhi finchè non fu uscito e sospirò sconsolato.
"Non capisco che gli prende... è tutta la mattina che fa così"
"Non farci caso, sarà solo nervoso per qualcosa" suggerì Matt, frenandosi dall'insultarlo. Se non lo faceva era solo per amore di Zack.
"Forse gli ho fatto qualcosa... ma fino a ieri era tranquillo, anzi era stranamente più dolce del solito"
"Pensi che ti stia nascondendo qualcosa?"
Zack scosse la testa.
"Glielo ho chiesto ieri e ha detto di no"
"Come fai ad esserne così sicuro?"
Zack puntò gli occhi in quelli di Matt. "Perché mi fido di lui"
Matt distolse lo sguardo e scosse la testa.
"Lo so che non ti è andato mai particolarente a genio, Matt" fece Zack con tono deciso costringendolo a voltarsi nuovamente verso di lui "ma stai tranquillo. Non mi nasconde niente, è solo nervoso"
"Voglio solamente che non ti faccia star male, Zack"
Zack si addolcì a quelle parole. "Non preoccuparti" gli sorrise "non lo farà"

Una volta uscito dalla mensa Brian andò filato in bagno e, aperti i rubinetti, si sciacquò il viso con l'acqua gelata. Rimase per qualche istante a fissare il suo riflesso nello specchio, i capelli appiccicati alla fronte e le guancie accaldate. Chiuse gli occhi e si diede dello stronzo per il modo in cui si stava comportando. C'era di nuovo. Il lato del suo carattere più impulsivo come sempre prevaleva sulla ragione. Però aveva cercato di fare del suo meglio, preferendo rimanere in silenzio, sapendo che se avesse aperto bocca, avrebbe certamente detto solo cattiverie. Non poteva farne a meno. Quando sentiva la situazione sfuggirgli dal controllo diventava insopportabile, testardo e bastardo.
Non riusciva a capire perché gli stesse succedendo tutto ciò, sapeva solo che a un certo punto era stato meglio andarsene prima che cominciasse a prendersela con Matt e Zack.
Sentiva l'impulso irrefrenabile di prendere  a pugni qualcosa, invece si gettò dell'altra acqua fresca sul viso e rimase con la presa ben stretta ai bordi del lavandino nel tentativo di darsi una calmata. Si sentiva accaldato, in più il respiro era irregolare. Ferrò la stretta sul marmo bianco e qualche istante dopo sentì una delle porte aprirsi, cosa che ignorò restando a occhi chiusi.
"Hey Haner. Tutto solo oggi?"
Al suono di quella voce Brian aprì immediatamente  gli occhi, mentre un brivido gli percorreva la spina dorsale e si limitò a fissare immobile il riflesso di Ryan nello specchio.
"Non sei di turno a fare da scorta a Baker?"
Brian finalmente si voltò per fronteggiare l'altro che era almeno di venti centimetri più alto di lui, senza contare che era grosso almeno il doppio. Sentiva le mani pizzicargli per la violenza con cui avrebbe voluto colpire quella faccia ghignante, ma si limitò a starsene fermo e a fissarlo senza dire una parola.  Niente più risse. L'aveva promesso a Zack.
"Lo lasciate ancora andare in giro da solo?" chiese, non avendo comunque ricevuto risposta alle precedenti due domande.
Brian strinse forte i pugni.
Non rispondere...
Ryan fece qualche passo verso di lui.
"C'è una cosa che mi chiedo da un po'" disse quando fu veramente troppo vicino, tanto che per parlargli gli bastava sussurrare "tu sei la sua nuova fidanzatina?"
Strinse i pugni così forte che la pelle sbiancò.
Non ti muovere...
"Perché magari hai bisogno anche tu di una piccola lezione"
Fermo... L'hai promesso a Zack. Non colpirlo.
"Anche se devo ammettere che gli urli di quel frocetto di Baker ogni volta che lo prendo a pugni sono davvero una musica per le orecchie"
Stai fermo. Non ti muo-...

Zack si guardò intorno nel cortile affollato. Le lezioni erano appena finite ed era in cerca degli altri quattro, ma in mezzo a quella folla di studenti gli rimaneva abbastanza difficile.
Quando gli altri studenti cominciarono a disperdersi qualche minuto più tardi, Zack scorse Johnny, il quale sembrava a sua volta stesse cercando gli altri.
"Ehy Johnny!" gridò Zack per farsi sentire e alzando un mano per farsi vedere.
Johnny lo individuò e lo raggiunse.
"Ciao Zack, hai visto Jimmy?"
"Non ho visto nessuno ancora"
"Brian non è con te?"
Zack scosse il capo. Lui e Brian erano soliti vedersi agli armadietti prima di uscire, ma questa volta Zack non l'aveva trovato. Aveva aspettato qualche minuto e poi era uscito sperando di trovarlo li.
"Credo sia arrabbiato con me, forse se ne è già andato"
"Arrabbiato per cosa?" domandò Johnny confuso.
"Non ne ho idea" borbottò Zack "ma non c'è altra spiegazione"
Nel frattempo che i due stavano discutendo, Matt e Jimmy li avevano raggiunti.
"Allora andiamo?" chiese Zack.
"Ma Brian?" domandò Matt.
"Credo sia già andato..."
Jimmy che si era messo a parlare con Johnny per sapere come era andato il test di matematica, si voltò subito verso gli altri due rimandendo in ascolto.
"E' arrabbiato?" chiese Matt.
Zack per tutta risposta alzò le spalle.
"Ma non è normale, siamo stati insieme tutto il pomeriggio ieri e non è successo niente che possa averlo fatto arrabbiare!"
Jimmy si morse il labbro. Ovviamente non aveva raccontato ne a Matt ne agli altri quello che era accaduto la sera prima e della sbronza di Brian, però gli era sembrato strano un comportamento del genere da parte sua. Solo quella mattina sembrava triste e depresso e ora diventava scontroso e arrabbiato... quel ragazzo lo avrebbe mandato al manicomio prima o poi!
"Ehy ma non è Bri quello?" domandò Johnny, scorgendo l'amico fra gli studenti che affollavano il parcheggio davanti scuola.
"Si è lui" fece Zack, guardando fisso davanti a se.
"Faresti meglio a raggiungerlo..." suggerì Jimmy.
Zack rimase per un attimo fermo a studiare il profilo di Brian allontanarsi sempre di più.
"Non sembra anche a voi che stia zoppicando?" chiese e  gli altri tre rimasero ad analizzare l'andamento dell'altro.
"Sembrerebbe..." azzardò Johnny dopo qualche minuto di silenzio.
"Credo sia meglio se vai a vedere che cos'è successo" gli suggerì Jimmy.
Zack però rimaneva in silenzio immobile in mezzo alla strada con le mani chiuse a pugno.
"Lo so già cos'è successo" fece, incominciando a tremare da capo a piedi. Ricacciò le lacrime di rabbia che premevano per uscire rendendogli gli occhi lucidi e prese a correre in direzione di Brian, chiamando il suo nome, ma l'altro non lo sentiva.
Fece non poca fatica per farsi strada fra il fiume di studenti, mandando al diavolo chiunque gli capitasse sulla strada, beccandosi vari insulti e rischiando di inciampare e sfracellarsi a terra. Gli rimase dietro finché non si furono allontanati abbastanza da scuola, poi arrivò a pochi passi da Brian,  lo afferrò violentemente per la felpa e lo fece voltare.
Zack stava per parlare, ma le parole gli morirono in gola. Brian aveva un sopracciglio spaccato, da cui era sceso del sangue, ormai secco, che gli era scolato fino alla bocca.
Brian lo guardava apatico, senza la minima traccia di emozione sul viso.
Entrambi rimasero a fissarsi per un lasso di tempo che sembrò interminabile, uno senza niente da dire, l'altro con talmente tanti pensieri in testa che non riusciva ad afferrarne neanche uno e a far funzionare il cervello per poter parlare. Solo uno di quei pensieri sembrava prevalere sugli altri.
"Mi hai mentito"
Il suono che uscì dalle labbra di Zack fu appena un sussurro che sarebbe stato facilmente portato via dal vento, ma l'aria era immobilie, come immobile sembrava essere tutto intorno a loro.
"Avevamo detto una cosa... me l'avevi promesso" continuò, abbassando lo sguardo e stringendo nuovamente  i pugni.
Brian rimaneva immobile a fissarlo. L'altro non poteva sapere quanto si stesse odiando in quel momento: dai suoi occhi privi di emozioni non si poteva capire quanto si stesse odiando per avergli mentito, per aver infranto la sua promessa, per le lacrime che stava facendo salire agli occhi di quel corpo tremante, arrabbiato, deluso...
Quando Zack alzò gli occhi lucidi su quelli di Brian, questo si sentì come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco. Quegli occhi gli infliggevano più dolore di tutti i pugni che si era preso solo qualche ora prima da Ryan messi insieme. Non avrebbe mai pensato che due occhi potessero fare così male. E facevano così male perché era colpa sua, solo sua se quegli occhi erano lucidi e sconfortati. Erano così penetranti e profondi che abbatterono il muro di difesa che Brian si era costruito intorno per non affronatare la realtà. Anche i suoi occhi, finora apatici e privi di ogni emozioni, divennero lucidi.
"Zack.." fece Brian, facendo un passo verso di lui e allungando le braccia per toccarlo, ma questo si ritrasse.
"Stai lontano"
Quel tono duro gli inflisse un'altro colpo. Non riusciva a sopportare che Zack non riuscisse a guardarlo negli occhi, che tenesse lo sguardo basso.
"Ti prego Zack..."
"Non mi fido più di te"
Ennesimo colpo.
Brian rimase in silenzio a sentire la sua anima sgretolarsi pian piano.
Non sapeva cosa fare, fece un'altro passo verso di lui e di nuovo indietreggiò. Si poteva quasi vedere con gli occhi la barriera che si stava a poco a poco alzando fra i due.
Più si avvicinava più Zack era lontano.
Questo alzò finalmente lo sguardo verso Brian e lo guardò con occhi di ghiaccio, non più con quegli occhioni verdi con cui lo guardava ammirato e piano d'amore di solito.
"Stammi lontano d'ora in poi" disse Zack e senza dire altro si voltò e si diresse verso l'altro lato della strada.
"Aspetta" Brian gli fu subito dietro, lo fermò e gli afferrò la mano.
"Non mi capisci forse?" strattonò la mano sciogliendo la presa.
"Non salutiamoci così, ti pentirai... ti prego, aspetta"
"Non mi fido più di te, qualsiasi cosa dici per me è come se non parlassi affatto! Ti ho dato una seconda possibilità, mi hai guardato negli occhi e mi hai fatto una promessa. Stava a te decidere se mantenerla o no e la tua decisione l'hai fatta" disse guardandolo negli occhi e a Brian sembrò di non averlo visto mai meno bambino di come lo vedeva in quel momento. Non c'era traccia in lui di quell'allegria infantile che lo contraddistingueva di solito "Ora stammi lontano" ripeté per l'ennesima volta, riprendendo a camminare.
Brian gli stette dietro, ma non riuscì a fermarlo, così si fermò lui, in mezzo alla strada.
"Allora credo che ti faciliterò il compito" disse riuscendo a stento a far uscire le parole, la voce tremante.
Vide Zack rallentare fino a fermarsi e poi voltarsi.
"Cosa vuoi dire?" disse dopo un lungo silenzio.
"Che lascio Hungtinton Beach"
Zack rimase pietrificato, fermo sul posto come se si fosse appena paralizzato.
"La prossima settimana e me ne torno a casa" disse, anche se la parola casa non gli era mai sembrata più falsa.
Vide Zack spalancare gli occhi, sentì il battito accellerare, o forse arrestarsi.
Gli occhi dell'altro si riempirono di lacrime e Brian chiuse i suoi non riuscendo a sopporatrlo. Si girò senza voltarsi un ultima volta, sapeva che non avrebbe retto, e prese a correre in direzione opposta a dove aveva lasciato Zack, dandogli definitivamente l'addio. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe andata a finire così.
Mentre correva era forte, quasi insopportabile, la voglia di tornare indietro, di prendere Zack fra le braccia e di rimanere così con lui per sempre. Il fatto era che non sarebbe andata così. Se fosse tornato indietro si sarebbero riappacificati, ma lui sarebbe comunque dovuto partire e sarebbero stati costretti a sopportare un altro addio. E così era già abbastanza devastante. Aveva sperato nel fatto che Zack si sarebbe arrabbiato, che gli avrebbe urlato contro e poi lo avesse odiato per sempre, per poi dimenticarlo e farsi una nuova vita. Per questo quando, invece, aveva visto le lacrime riempirgli gli occhi aveva capito che non sarebbe riuscito ad odiarlo. Ma lui doveva andare lo stesso.
Arrivò a casa, sbattendosi la porta alle spalle. Corse fino in camera sua e ignorò sua madre che gli chiedeva cosa fosse successo dato che sembrava sconvolto.
Salì e chiuse anche la porta della camera a chiave: non aveva voglia di parlare con nessuno.
 Quella stanza gli stava troppo piccola, aveva voglia di distruggere tutto, così come si stava distruggendo la sua intera vita.
Andò alla finestra e guardò fuori. Ebbe un sussulto quando si ricordò che in fondo era da li che era cominciato tutto. Se quella volta non fosse stato li affacciato a quella stessa finestra, se quei bulli non avessero rincorso Zack e se lui non si fosse nascosto proprio li sotto casa sua, forse non lo avrebbe mai conosciuto e in quel momento non avrebbe sentito la sua anima lacerarsi per il dolore di perderlo. Eppure, nonostante tutto questo, non riusciva a rimpiangere un singolo minuto.





Hooola e buongiorno/buonasera a tutte :3
Uhm. Non so davvero cosa dire a questo punto .__. lascio a voi i commenti per questo capitolo.
Vi avviso che ormai siamo quasi giunti alla fine, dovrebbero mancare solo due o tre capitoli.
.... si lo so che dico sempre così poi me se ne aggiungono altri dieci ma non è colpa mia! xD Comunque sta volta davvero :)
Ringrazio chiunque abbia letto, messo fra le preferite/seguite!
Un immenso e tanto sentito GRAZIE a friem, Amy Sullivan (ti abbrevio il nick, eh! :3), IWalkAlone, Vengeance_AS, Frankie Echelon e Madame Plague, grazie per aver recensito lo scorso capitolo!  Tanto amore per voi, mi rendete felicissima <3

Il prossimo capitolo non so quando arriverà perché passato capodanno ho da studiare che ho un paio di mesi d'esami. Proverò comunque a fare qualcosa, ma sappiate che in caso non sono sparita! XD
Quindi niente,  spero che stiate passando delle belle e divertenti vacanze, ma mi raccomando non fate solo baldoria e studiate ogni tanto! è___é
uahhahahah sese, rilassatevi va :'D

Ancora un grazie a tutti e alla prossima!

Bacioni,

Josie






   
 
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