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Autore: KathStonem    29/12/2011    0 recensioni
“Quando ti droghi, quando vendi il tuo corpo significa che non ti vuoi nemmeno un po’ bene” . Ed è proprio così. Non me ne frega un cazzo se questo mi porterà dritta verso l’inferno, quello vero.
A volte, vorrei capire cosa si prova a sorridere. Io non ho mai sorriso nella mia vita. Dicono che sia bello, che allunghi la vita e che faccia stare bene. Bah, io non ho mai trovato il motivo per farlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“No ti prego, non farlo” Lo imploravo, piangevo, tremavo. “ Sssh, non mi piace sentirti piangere…”Diceva lui mentre mi scrutava con occhi vuoti e privi di emozione. Con una mano teneva il mio collo, con l’altra accarezzava i miei capelli. “E allora non darmi le botte, per favore..” Questa volta a stento usciva la voce, tanto stretta era la sua presa intorno al mio collo. “Ma tesoro ho detto che non mi piace sentirti piangere, non che non mi piaccia il suono delle tue urla” E così inizio la tortura. Quella mano che prima mi accarezzava iniziò a schiaffeggiarmi violentemente, l ’altra mi teneva ferma. Mi alzò, toccando piano il mio sedere e mi tolse la camicia da notte. Mi distese sulla tavola, togliendo anche l’intimo e salendo a cavalcioni sopra di me. Sentivo le sue mani ovunque e faceva male. Molto male. Urlavo ,la gola bruciava. La sua lingua leccava le mie parti intime, le sue unghie graffiavano la mia pelle delicata. Si fermò per qualche attimo, il tempo di spogliarsi e poi ricominciò. Il suo corpo nudo spingeva sul mio corpo da appena adolescente. Finito lo stupro, veniva la violenza. Mi diede qualche pugno e qualche calcio, sentivo il sapore del sangue sulle mie labbra. Poi svenni.
 
Dovevo smetterla. Ricordare l’inferno che avevo passato non mi avrebbe di certo aiutata a dormire. Dovevo stare tranquilla. Mio padre era in carcere adesso e là sarebbe stato fino alla sua morte. Ero sollevata del fatto che non l’avrei più rivisto. Guardai la sveglia, mancava poco per la scuola. Andai in bagno, misi un po’di matita e fondotinta, pettinai i miei capelli rossi e li piastrai un pochino. Mi misi un paio di jeans e una t-shirt bianca con qualche scritta stupida. Scesi e mi scaldai la mia solita tazza di latte. Poco dopo arrivò mia madre, con la solita vestaglia ocra e sue occhiaie profonde.  “ Ciao Vickie ” La fulminai con lo sguardo “ Buongiorno Lizzie ” Non la chiamavo mamma da cinque anni. Lei si diceva delusa e indignata. Ipocrita del cazzo. Quando mio padre ci violentava lei non muoveva un dito. Chissà magari godeva pure a essere stuprata la stronza.  Non l’avrei mai perdonata per questo.
Presi lo zaino e me ne andai senza salutare. Presi l’Ipod e misi “ Alibi ” dei 30 Second To Mars. Amavo quella canzone. O meglio adoravo tutte le loro canzoni. Erano una forza della natura. Dopo una decina di minuti arrivai a scuola. Odiavo abitare vicino scuola. Certo aveva i suoi pro, ad esempio non dover fare km a piedi per prendere la corriera, rischiando poi di rimanere pure in piedi. Ma il copiare i compiti? E la scusa del “ ho perso la corriera ” quando si era in ritardo?
Ero ferma davanti al mio armadietto, con le spalle rivolte verso al corridoio quando qualcuno mi toccò la spalla. Sussultai ,il mio respiro divenne subito affannoso, le mani cominciarono a tremare e il mio cuore perse un battito. Cazzo ,non riuscivo proprio a comportarmi come una persona normale.                                                                                                                                                                                                                                                               “ Sc..scusa non volevo spaventarti ” Fece una voce profonda e preoccupata. Mi voltai e vidi due occhi color del cielo anzi no, del mare. Ma erano molto più belli di entrambi.                                                                         
“ Bè l’hai fatto. Cosa vuoi? ” Non volevo essere maleducata ma non mi andava di fare amicizia. Non mi andava di tenere alle persone.                                                                                                                                                                                                                                                                      “ Scusa sono nuovo qui. E’ il mio primo giorno e ho pensato che, visto che saremo nella stessa classe, mi avresti potuto dare una mano ” Disse lui, sorridendo. Ma che cazzo?!                                                                                   
Punto numero uno : mi aveva forse presa per una guida turistica?                                                                                                                 
 Punto numero due : stessa classe? E’ un veggente, legge i tarocchi? Come cazzo fa a dire che siamo nella stessa classe?                                                                                                                                                                                                         
Punto numero tre : era decisamente troppo intraprendente per i miei gusti.                                                                                                 
“E  tu come cazzo fai a dire che siamo nella stessa classe? O meglio, come fai a sapere in che classe sono? Se sei uno stalker ti conviene starmi lontano non ci metto niente a darti un calcio nei coglioni, stronzo ”.                                   
Mi aspettavo che se ne andasse o che cominciasse ad urlare o che, se era uno di quei nerd scassapalle, andasse a piangere dal preside. E invece scoppiò a ridere. Si stava divertendo. E io avevo una voglia pazzesca di prenderlo  a schiaffi.                                                                                                                                                                                                                     
“ Complimenti, hai carattere. E mi dispiace deluderti ma non sono uno stalker, anche se per te lo potrei diventare. Ehi, non guardarmi così, sto scherzando. Comunque tu sei in 4B e lo so perché vedi, in segreteria mi hanno detto che tu sei la rappresentante di classe e che spetta a te occuparti dei nuovi alunni ”.  Ok, questa non me l’aspettavo. Mi ero completamente dimenticata che toccava a me accogliere i nuovi alunni. Merda, merda, merda. Rimasi per qualche secondo a bocca aperta, poi il mio cervello riprese a funzionare.                                                                                                                                                                                                                              
 “ Oh, già..Non volevo essere scortese ” Oh wow. Molto originale, davvero. E convincente soprattutto. Ma che cazzo mi stava succedendo?                                                                                                                                                                                        
“ Ah non ti preoccupare. Io sono Freddie ” Mi porse la sua mano. Aveva delle mani grandi e affusolate. Erano bellissime. Feci uno sforzo enorme per porgergli la mia mano. Facevo molta fatica ad avere del contatto fisico con persone dell’altro sesso.                                                                                                               
“ Ehm..Io sono.. ” Come cazzo mi chiamavo? Ah già, Vickie. “ Vickie ”. Mi guardò incredulo, deve avermi preso per una pazza scatenata.                                                                                                                                     
“ Piacere ” Dissi con un filo di voce.                                                                                                                                  
“ Nah ,il piacere è tutto mio ”. Era la prima persona felice di avermi conosciuto.                                                                                    
“ Bè che dici, mi accompagni in classe? ”                                                                                                                                                                    
“ Ce..Certo. Sì subito.” Ok la dovevo smettere. E in fretta. “ Seguimi ”.                                                                                                
Sentivo che camminava in fianco a me, attento a non sfiorarmi. Le mie reazioni dovevano averlo colpito parecchio. Chissà che pensava. Giungemmo in classe e io mi sedetti al mio posto, vicino a Alice.                                                       
Alice era…quello che si avvicinava di più ad un’amica. Lei sapeva tutta la mia storia e, a differenza degli altri, questo non l’aveva fatta scappare e mi era rimasta “vicino”. Aveva fegato la ragazza. Era minuta, normopeso e bionda. Purtroppo però non potevamo essere giudicate amiche. Lei era semplicemente educata con me, niente di più. A volte penso che mi voglia bene. Altre che io le sia completamente indifferente. Qualche volta penso che mi odi.                                                                                                                                                                
Mi sedetti ma lei si stava mangiando con gli occhi Freddie. Provai un po’ di pena per lui. Quando Alice puntava qualcuno, sarebbe stato suo a tutti i costi.                                                                                                                                 
“ Quanto figo è? Solo Dio sa cosa gli farei. . ” Disse, leccandosi il labbro. Bè, Freddie era oggettivamente bello, ma io non ero il tipo di ragazza che sbavava dietro ad un bel faccino.                                                                                 
“ Non è male.. ” Dissi io, minimizzando.  Alice mi guardò come se avessi appena detto una bestemmia o peggio.                                                                                                                                                                                                                         
“ Non è male?! Tu sei scema forte è! ” Disse parecchio infastidita.                                                                                                               
Non feci in tempo a ribattere perché entrò la prof. Steck, quella di biologia. Con aria annoiata presentò a tutti Freddie. Faceva Mist di cognome. Cognome un po’ stupido direi.                                                                                                  
“ Come si è trovato signor Mist? ”                                                                                                                                                                                 
 “ Bene, grazie signora Steck. La nostra rappresentante di classe, Vickie, mi ha accolto in modo lodevole. E’ stata molto gentile e disponibile. E approfitto di questo momento, per ringraziarla davanti a tutta la classe. ”                                                                                                                                  Era impazzito. Era l’unica risposta plausibile. Cosa cazzo stava dicendo? Si era bevuto il cervello? Non mi voltai nemmeno verso Alice, già sapevo che mi stava incenerendo.  Dopo io e Freddie avremmo fatto i conti, su quello non c’era dubbio. La lezione continuò, noiosa. Io non ascoltai una parola.  Suonò la campana e Alice mi bombardò di domande: “ Ci hai parlato? Perché non me l’hai detto? Ti piace? Avete un appuntamento? Hai il suo numero? ”                                                                                                                                                              
“ Alice,respira. L’ho semplicemente accompagnato qui,niente di più. Sinceramente non ho idea del perché di quella sviolinata ”.     
Stranamente, mi credette.                                                                                                                                                                                    

 


Nell’ora successiva, mi arrivò un bigliettino. Era di Freddie. C’era scritto :                                                                                                                                
“Spero che non te la sia presa per prima, non volevo metterti in imbarazzo. La tua compagna di banco mi fissa in modo inquietante, non so di come tu faccia a sopportarla. Bè questo il mio numero: **********. Che ne diresti se ci sentissimo, ogni tanto?”                                                                                                                                                             
Mi voltai verso di lui e mi sorrise.                                                                                                                                                                      
E stranamente, per la prima volta nella mia vita, mi venne voglia di sorridere.

 
  Ciao a tuttiiii J Spero vi piaccia la piega che ha preso la storia,ci tengo davvero tanto. Ditemi che ne pensate,aspetto vostre recesioni!  

                                                                                                                                                                                                                             
  
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