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Autore: LuLu96    30/12/2011    2 recensioni
Questa è la mia prima "storia" seria. E' la prima volta che pubblico qualcosa e spero che vi piaccia!
Sulla mia pelle ho sperimentato che l'amore non è come quello delle favole, lui non sempre si innamora di lei, anzi non lo fa quasi mai, e in questa storia volevo far emergere, il dolore che provo. In realtà questo è un mio sogno, almeno in parte, e quindi finirà bene come tutte le storie di amore.
per ora non posso dire niente di più, ma spero che comunque darete una letta.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando aprii gli occhi tutto era buio. Cercai di alzarmi a sedere senza pensare a tutte le ferite. Solo dopo che già avevo compiuto il movimento mi ricordai delle ossa spezzate e strizzai gli occhi in attesa del dolore. Che però non arrivò. Riaprii gli occhi un po' disorientata. Ma dov'era la macchina? E la scuola? E il sangue? E il dolore? E Dan? Dov'era Dan? Mi guardai intorno freneticamente. Lo trovai sdraiato a qualche passo da me.
Mi alzai e in un batter d'occhi fui inginocchiata al suo fianco. "Dan! Dan!" dissi scuotendolo dolcemente " Svegliati."  Dopo qualche secondo anche lui aprì gli occhi, sbattendo le palpebre nel tentativo di far tornare a fuoco la vista.
"Al?" mi chiamò. Gli presi la mano e la strinsi tra le mie. "Sono qui" dissi in un sussurro mentre un lacrima mi solcava la guancia.
Lo aiutai a mettersi seduto. "Mi gira la testa" disse portandosi una mano alla fronte.  Cercai di confortarlo facendogli appoggiare il capo alla mia spalla.
"Va meglio adesso?" annuì e chiuse gli occhi.
"Dove siamo?" Appena formulò la domanda mi accorsi che non avevo concesso la benché minima attenzione logo dove ci trovavamo. Era un corridoio stretto e lungo. Ci trovavamo esattamente a metà strada. Guardai ai due estremi: da una parte c'era un porta di legno, alta e imponente, dall'altra una luce così abbagliante da non permettere a nessuno di vedere cosa nascondesse, ma stranamente non abbastanza forte da illuminare lo stretto passaggio.
Sia io che lui guardammo quella strana luce. La scena mi sembrava familiare, sebbene non avessi mai visto niente di simile. Eppure mi sembrava di riconoscere quel luogo, come se ne avessi sentito parlare svariate volte. Sempre in relazione alla morte! pensai.
"Credi che sia...?"
"Sì," mi rispose secco "credo che sia il famoso tunnel".
Restai sconcertata da quella nuova consapevolezza. Questo voleva dire che eravamo morti, ma che ancora non lo eravamo.
Abbassai lo sguardo su di lui, che ricambiò l'occhiata. Si alzò in piedi e mi tese la mano per aiutarmi. L'afferrai e mi alzai a mia volta. Mi tenne la mano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quel semplice contatto mi riportò alla mente quanto era successo solo pochi minuti fa, eppure sembravano secoli. Daniel aveva detto che mi amava. E mi aveva baciata. Mi fermai all'improvviso colta alla sprovvista da questa nuova situazione. Dan si voltò verso di me e mi sorrise. Il sorriso più bello che avessi mai visto. Mi mozzò il fiato.
"Cosa c'è?" chiese innocente.
"Hai detto che mi ami..."
Si avvicinò a me e mi prese anche l'altra mano. Eravamo vicinissimi.
"Sì" disse mentre con la mano, sempre tenendo stretta la mia, mi spostava un ciuffo di capelli dal viso. Mi baciò piano, lentamente, con la dolcezza dello zucchero e la delicatezza della seta. Non sentivo più il bisogno che avevo provato poco prima, ma un tenue fuoco che mi riscaldava da dentro senza bruciare. Sarei potuta rimanere in quella posizione per l'eternità, senza mai sentire in bisogno di smettere. Portò le mie mani sulle sue spalle e le sistemò in modo che gli cingessi il collo affettuosamente. Da parte sua invece strinse i miei fianchi e mi avvicinò di più a lui, fino a far inarcare la schiena contro il suo corpo. Separai un secondo le labbra dalle sue il tempo necessario per sussurrare due parole:
"Ti amo"
Dan sorrise e ristabilì il contatto. Senza separarci ancora mi rispose:
"Ti amo"
Mi baciò intensamente un altro secondo e poi si staccò.
"Cerchiamo di capire cosa dobbiamo fare." disse cominciando a camminare verso la porta di legno.
Fatto qualche metro vedemmo un uomo seduto su uno sgabello in precario equilibrio.
"Forse lui saprà spiegarci la situazione!" esclamai aumentando il passo. Dan mi venne dietro e quando fummo a pochi passi dall'uomo parlò:
"Salve. Noi...ehm..ci siamo svegliati qui e... ecco..vorremo sapere se può spiegarci cosa sta succedendo."
L'uomo si voltò a guardarci. Poi si rigirò dall'altra parte e prese una candela. La accese e intorno a noi una luce tremolante scaturì dalla fiammella.   L'uomo era vecchio, con rughe pronunciate sul volto. Nonostante fosse seduto si poteva indovinare che fosse alquanto basso. Era magro, ma non mingherlino e sembrava in ottima salute. Aveva un naso prominente, sproporzionato rispetto al volto, ma non stonava affatto, anzi era quasi armonioso. Incrociai il suo sguardo e restai pietrificata. I suoi occhi erano profondi come il mare, vecchi come il tempo, marroni scurissimi come la corteccia di un albero, e di albero parevano avere la saggezza.
"Mi scusi?" lo intimò Dan.
Il vecchio si volse verso di lui.
"Abbi pazienza ragazzo, e i tuoi dubbi saranno risolti"
La voce dell'uomo era profonda e giunse alle mie rechi come se fosse arrivata direttamente dal centro della terra.
"Immagino che voi abbiate già capito dove siete, ma volete sapere cosa sta succedendo, perché siete qui, cosa dovete fare. Bene, io ora vi metterò davanti a una scelta. E' una scelta molto difficile, una tra le più importanti della vostra esistenza."
Io e Dan ci scambiammo uno sguardo preoccupato e tornammo ad ascoltare il vecchio.
Questi prese la candela e fece un ampio movimento circolare. Dalla fiamma uscì del fumo che riempì il cerchio disegnato dall'uomo.
"Ora osservate bene." Ci disse. Chinammo la testa e osservammo il fumo.
Apparve il nostro incidente, vidi la macchina uscire veloce dalla curva, prendere la buca e investirci in pieno. Dallo sportello rotto rotolarono quattro bottiglie di birra, e ne spuntò la testa insanguinata di un uomo. Sarà stato sulla cinquantina. Con un botto si aprì anche la porta della scuola e uscì con aria terrorizzata la bidella, che con dita tremanti tirò fuori dal marsupio un vecchio cellulare. Pochi minuti dopo arrivò una volante della polizia e un'ambulanza. Portarono via i nostri corpi straziati. Poi d'un tratto la scena cambiò: i genitori di Dan e i suoi amici erano riuniti intorno a qualcosa. Il cerchio si aprì e in mezzo a loro c'ero lui su una sedia a rotelle e le gambe amputate. In disparte un medico parlava con suo padre: "Ha subito un grave trauma cranico, è un miracolo che non sia rimasto in coma. Si è verificata una grave amnesia, non ricorda nemmeno che sia, e purtroppo non possiamo fare niente per fargli ricordare" Poi la scena cambiava ancora e si spostava in un'altra stanza dove invece i miei genitori e i miei amici erano accerchiati intorno a qualcosa. Anche io ero sulla sedia a rotelle, senza gambe, ne mani.
"Ed ora la seconda possibilità." disse il vecchio facendo un'altro movimento con la mano.
Io e Dan eravamo felici, ci tenevamo per mano camminando lungo le vie di una città che non avevo mai visto. Stavamo bene, neppure un graffio. L'immagine cambiò e ci vidi seduti nella nostra aula con i nostri amici, e poi a casa con le nostre famiglie. La scena cambiò ancora e noi salivamo in cielo verso la sconosciuta città. Poi l'immagine scomparve.
"Cosa vuol dire?" sussurrai dopo qualche minuto durante il quale nessuno dei due era riuscito  a pronunciare parola.
"E' la scelta che dovete fare" ripose l'uomo " Preferite vivere, continuare a stare con le vostre famiglie e con i vostri amici, ma subire le conseguenze e rinunciare alle cose che amate fare? Allora varcate quella porta. Oppure sceglierete di morire, ma di poter  stare insieme e di non rinunciare a ciò che amate? Allora andate verso la luce. Se morirete, vi sarà concesso di scendere sulla terra quando vorrete e di poter essere visti da una stretta cerchia di persone, ma sulla terra non troverete ristoro ne riposo, non sentirete più l'acqua scendervi giù nella gola, ne il sapore del cibo, nel il caldo del sole o il freddo del ghiaccio. A voi la scelta."
La candela si spense e  l'uomo scomparve nel buio.
"Ehi ma... ma dov'è andato?" chiesi
"Non lo so" Rispose Dan.
Si voltò a guardarmi. Nel mio cuore sentivo che già una decisione era presa e dal suo sguardo capii che anche Dan aveva la stessa sensazione. MI prese per mano e mi condusse all'estremità del corridoio. Si fermò e mi guardò. Ricambiai il suo sguardo e strinsi più forte la sua mano. Insieme facemmo un passo nella luce. Avevamo fatto la nostra scelta.
   
 
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