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Autore: Miyuki chan    30/12/2011    4 recensioni
Io, giuro, quella ragazza non l'avrei mai capita.
Prima mi ringhiava contro, poi si arrabbiava, poi mi ignorava, poi ancora fuggiva.
E adesso addirittura mi baciava...
*
Io, un giorno o l'altro, a quello stupido pirata avrei staccato la testa dal collo.
Lui e quella sua perenne aria da moccioso compiaciuto, i capelli corvini e ribelli, le lentiggini, gli occhi scuri e ardenti...
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
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Get out of my way


Scrutai sospettoso l’uomo che avevo davanti:
“Cos’è che vuoi dirmi?”
Domandai senza tante cerimonie.
“Ad appena un giorno da qui, sulle coste di Micqueot, è ancorata un’intera flotta della marina. Se è là che siete diretti, fareste meglio ad invertire la rotta”.
Mi rispose con voce melliflua.
Corrugai appena le sopracciglia, infastidito.
“Tsk, non sarà qualche stupido marine a fermarci, se è la che vogliamo andare è là che andremo. Non siamo dei vigliacchi schiavisti, noi”
Gli risposi calcando le ultime parole con un sorriso minaccioso sul volto.
Dopotutto il mio odio per quei bastardi, che avevano addirittura la faccia tosta di farsi chiamare pirati, era tutto tranne che un segreto.
Gli occhi dell’uomo si accesero per un attimo, mentre un sorriso di falsa premura si stirava sul suo volto.
“…Certo, non metto in dubbio le capacità del secondo comandante di Barbabianca, ma se fossi in te ci penserei due volte prima di affrontare Monkey D. Garp così a cuor leggero.”
Continuò.
Strinsi appena gli occhi guardandolo con astio: maledetto lui e la sua banda di vermi schiavisti.
Tuttavia prendermela con quel bastardo sarebbe stato inutile.
Anzi, tutto sommato concedergli udienza era stata una buona idea, non avevo la benché minima intenzione di affrontare il vecchio Garp.
Ero disposto ad affrontare chiunque, ma non lui.
Rimasi per qualche secondo in silenzio, pensieroso, fissando gli occhi dello schiavista con astio.
Cosa ci faceva il vecchio a Micqueot?
Che qualcuno lo avesse informato della mia presenza?
L’unica cosa certa era che questo mi costringeva a cambiare i miei piani: avrei dovuto trovare un'altra isola su cui attraccare per liberarmi del marine.
“…e per quale motivo sei stato così gentile da avvertirmi?”
Mi informai senza cambiare espressione, deciso a non dare allo schiavista la soddisfazione di sapere che eravamo effettivamente diretti a Micqueot e che avremmo quindi dovuto cambiare rotta.
“Credo che sia sempre piacevole aiutarsi tra colleghi”
Mi rispose questo con un sorriso subdolo e smielato.
Il fatto che non cercasse di ottenere nulla in cambio di queste informazioni mi apparve alquanto strano, ma sul momento non me ne preoccupai troppo; stavo invece per rispondergli a tono, ma i mormori che sentivo alle mie spalle crebbero velocemente d’intensità fino a diventare un vociare così fastidioso che fui costretto a voltarmi, cercando di capire perché tutto d’un tratto gli uomini fossero così agitati.
Il mio umore peggiorò notevolmente mentre i pirati si scostavano e i miei occhi incontravano quelli minacciosi e spaesati di Mikami: quella ragazza aveva davvero un pessimo, pessimo tempismo.
“Jugo”
Chiamai visibilmente seccato, distinguendo l’imponente figura dell’uomo al fianco di quella più piccola ed esile del marine.
Tornai quindi a fronteggiare il mio sgradito ospite senza prestare ulteriori attenzioni alla ragazza, ignorando le sue grida, sperando che anche l’uomo facesse lo stesso.
Tuttavia, come era prevedibile, ottenni l’effetto contrario: sentii la mia irritazione crescere esponenzialmente, mentre quello sporco schiavista spostava i suoi occhi neri e avidi da me a Mikami, che alle mie spalle lottava con Jugo.
“Che mi venga un colpo se quello non è il cucciolo di Smoker…”
Vidi quegli occhi piccoli e spiritati illuminarsi mentre, con un che di smielato nella voce roca, pronunciava quelle parole.
“Hey.”
Lo ammonii ostile, spostandomi in modo da impedirgli di vedere la ragazza: era già tanto se tolleravo la sua presenza sulla mia nave, non gli avrei certo permesso di comportarsi come se fosse stato a casa sua.
“Cosa sai di Smoker?!”
Sentii Mikami urlare.
Cercai la sua figura con la coda dell’occhio, stupito nell’udire una nota acuta di disperazione nella sua voce solitamente bassa e cupa: aveva smesso di lottare contro Jugo, e fissava intensamente l’uomo di fronte a me.
Lo osservai a mia volta: sembrava stupito della domanda della ragazza.
Tuttavia si riprese presto, mentre un sorrisino compiaciuto si andava insinuando sul volto sfregiato.
“E così hai separato l’animaletto dal suo padrone… Bella mossa”
Disse rivolto a me.
Il mio sguardo si fece più affilato, mentre continuavo a non capire dove quel bastardo volesse andare a parare.
Sentivo Mikami agitarsi sempre più alle mie spalle, mentre Jugo cercava inutilmente di calmarla con voce pacata e gentile.
“Io credo che avrei scelto una ragazza un po’ più docile come animaletto da compagnia, ma ognuno ha i suoi gusti”
Continuò con un sorriso sempre più osceno sul volto.
Mi sforzai di rimanere impassibile per non fare il suo gioco: ecco una dimostrazione di tutta la considerazione che quella sottospecie di pirata aveva della vita umana.
“Rispondimi!”
Sentii Mikami ringhiare: dal suo tono non era difficile capire che la disperazione aveva tutto d’un tratto lasciato il posto alla rabbia.
“Mi spiace piccola, proprio non ne ho idea di cosa sia successo al tuo amato padroncino”
Disse l’uomo inclinando la testa di lato per tornare a guardarla, con un espressione di falso e patetico dispiacere.
“Certo il vecchio deve aver perso qualche colpo, si preoccupa così tanto per i suoi sottoposti, anche quelli più insulsi e inutili, e poi lascia che tu venga catturata da questi pirati cattivi?”
Lo schiavista continuò imperterrito, un sorriso malevolo che stirava le labbra grinzose.
“Oppure semplicemente si è reso conto che sei più inutile anche del più stupido tra i marines, e a deciso di abbandonarti come il cacciatore fa con il cane troppo vecchio per andare a caccia.
Avanti, avresti dovuto aspettartelo: il tuo bel musino non poteva continuare a fargli pena per sempre non credi? A quest’ora avrà già-
Accadde tutto in un lampo: improvvisamente Mikami comparve al mio fianco, di fronte allo schiavista, la mano destra sollevata come se stesse brandendo un arma, pronta a calarla sull’uomo.
Istintivamente le afferrai il polso, tirandola indietro.
Notai appena lo sguardo furibondo con cui essa mi investii ed il modo in cui lo schiavista era sbiancato, totalmente preso ad osservare l’arto che stringevo saldamente tra le dita.
Le unghie – che ora erano decisamente più simili ad artigli, a dire il vero - erano nere e ricurve, affilate come rasoi, e linee nere e frastagliate striavano la pelle candida.
“Lasciami!”
Ringhiò con voce talmente bassa e carica d’ira che staccai gli occhi dalla sua mano e li abbassai per cercare i suoi.
Tuttavia Mikami era già tornata a guardare truce lo schiavista che, ripresosi dallo spavento di poco prima e capendo che avrei trattenuto la ragazza, aveva ripreso colore mentre un sorriso cattivo ma decisamente nervoso compariva sul suo volto.
La vidi sollevare anche l’altra mano, gli artigli che splendevano minacciosi alla luce del sole calante, e la bloccai nuovamente afferrandole anche quell’arto.
“Limale le unghie e mettile una museruola se non sei in grado di farla stare a cuccia”
Sibilò lo schiavista con quella che probabilmente avrebbe voluto essere sprezzante cattiveria, ma che invece suonò alle mie orecchie come malcelata paura.
Senza dire una parola lo osservai tornare sul brigantino ormeggiato di fianco alla nave con una gran fretta, seguito da un paio di uomini che avrebbero dovuto fargli da scorta durante il nostro breve colloquio e che si erano invece rivelati essere alquanto inutili e paurosi come conigli.
“Se aiutarsi tra colleghi è tanto piacevole, allora forse dovrei iniziare a farlo anche io…
Eccoti qua il mio consiglio quindi: fai in modo che la tua nave non capiti mai più sulla mia rotta.”
Gli dissi con un ampio sorriso carico di minacce, mentre l’uomo ordinava con urgenza ai suoi uomini di levare l’ancora e spiegare le vele.
Quando il brigantino si scostò finalmente dalla nostra nave, allontanandosi a gran velocità, abbassai lo sguardo su Mikami: aveva smesso di dimenarsi e le sue mani erano tornate ad assumere la loro forma originaria.
Lentamente, le lasciai andare i polsi, pronto a fermarla di nuovo se avesse dato segno di voler attaccare me o uno dei miei uomini.
Lasciò cadere le braccia, inermi lungo i fianchi.
Teneva il capo chinato e non riuscivo a scorgere i suoi occhi, nascosti dalla frangia troppo lunga, ma sembrava essersi improvvisamente calmata.
Senza rivolgermi una parola o uno sguardo, mi diede le spalle, incamminandosi verso la sottocoperta.
I miei uomini si scostarono al suo passaggio, nervosi e perplessi.
“Ace…?”
Guardai Jugo, che confuso cercava di capire se l’ordine di prima di portarla nella sua cabina era ancora valido.
Scossi il capo in silenzio.
“Ma Ace-“
Il mio sguardo poco amichevole stroncò sul nascere le proteste di Leo, e fece desistere il resto della ciurma dall’esprimere la propria opinione in merito a ciò che era appena accaduto.
Quel dannato schiavista mi aveva proprio rovinato la giornata.
“Non preoccupatevi di lei, tornate a ciò che stavate facendo prima dell’arrivo di quei bastardi”
Ordinai sforzandomi di apparire un po’ più sereno.
Mi coprii gli occhi con la falda del cappello, dando le spalle alla ciurma per ritirarmi nel mio alloggio.
Mi sedetti alla scrivania, massaggiandomi le tempie con le dita.
Dunque non mi ero sbagliato, la ragazza aveva davvero mangiato un frutto del diavolo.
Quale però? Non ne avevo riconosciuto gli effetti.
Un paramisha forse, i più comuni e quelli che conferivano le capacità più disparate…
No, uno zoo-zoo più probabilmente: avrebbe spiegato gli artigli e il perché lo schiavista continuasse a chiamarla “animaletto”, “cucciolo”… Sembrava saperne ben più di me, sia riguardo a lei che riguardo a Smoker.
Sospirando, mi lasciai andare contro lo schienale della sedia.
Normalmente sarei stato ben felice della scoperta appena fatta e mi sarei impegnato a scoprire che frutto avesse mangiato e i suoi effetti, ma al momento mi sembrava solo un ulteriore scocciatura.
E, oltretutto, anche se sul momento l’avevo ignorato, Leo non aveva tutti i torti: non potevo fidarmi a lasciarla andare in giro liberamente.
Fino ad ora si era limitata a guardare chiunque in cagnesco, ma come potevo sapere che non le sarebbe venuta voglia di andare in giro a tagliare la gola a qualcuno dei miei uomini con quegli artigli?
Non che non mi fidassi di loro o li ritenessi deboli, ma in quanto comandante era mio dovere assicurarmi che non rischiassero la pelle per nulla.
Dopotutto avevo visto di cosa era capace: un secondo prima si dimenava frignando nella presa di Jugo e quello dopo era di fianco a me, e avrebbe ucciso senza pensarci due volte quel verme se io non la avessi fermata.
Questo mi metteva di fronte all’ennesimo problema: tenere prigioniero qualcuno che utilizza i poteri di un frutto del diavolo non è mai facile.
Si era dimostrata in grado di modificare il proprio corpo, e quindi non avrebbe avuto alcun problema a liberarsi se l’avessi legata.
Avrei potuto chiuderla a chiave nella sua cabina, ma anche così temevo non ci avrebbe messo molto a liberarsi; se avesse deciso di uscire non si sarebbe fatta tanti problemi a sfarmi giù mezza nave.
Corrugai le sopracciglia, richiamando di nuovo alla mente la prima volta che ero stato sulla Moby Dick: Barbabianca sembrava non aver mai preso in considerazione nemmeno per un secondo l’idea di chiudermi da qualche parte o di legarmi, mi aveva lasciato completamente libero.
Questo significava che non temeva i miei attacchi, ma come aveva fatto a sapere che non me la sarei presa con il resto della ciurma?
Incrociai le braccia sul petto, pensieroso.
Il mio obiettivo allora era Barbabianca, per me attaccare la sua ciurma sarebbe stato del tutto inutile,  illogico e sleale, oltre che probabilmente significare morte certa.
Anche Mikami non avrebbe ottenuto nulla attaccando i miei uomini, considerando anche che sapeva che l’avremmo lasciata andare il prima possibile, tuttavia…
Mi alzai, andando a stendermi sul letto, lo sguardo rivolto al soffitto.
No, era tutto okay.
Il fatto che per liberarsi dalla sua presa non avesse piantato gli artigli nel collo di Jugo era per me  sufficiente per poter dire che non avrebbe attaccato briga proprio con nessuno.
Nel peggiore dei casi avrebbe continuato a fulminare chiunque le passasse davanti con gli occhi, e a questo saremmo certo sopravvissuti senza problemi.
Mi sentii decisamente più sereno, ora che la faccia dello schiavista sbiadiva nella mia memoria e che ero arrivato alla conclusione che Mikami non rappresentasse una vera minaccia per la ciurma.
Sentii i muscoli rilassarsi, mentre lasciavo finalmente che un sorriso tenue si disegnasse sulle mie labbra.
“Io e quella ragazza dovremo parlare” pensai tra me e me, mentre il sorriso di faceva più ampio e insolente.
 
 

 
Spazio autrice:
Fiuuu, stavolta tra le feste e tutto il resto ci ho messo un po' ad aggiornare, anche perchè sebbene avessi chiarissimo in mente come la scena si sarebbe svolta, ogni volta che iniziavo a scrivere mi accorgevo che non era così che la volevo, e mi toccava rifare da capo ò_ò
Insomma alla fine ne è uscito questo, che tutto sommato si avvicina abbastanza a come volevo che fosse il capitolo ^^
Grazie per aver letto, a presto con il prossimo aggiornamento! :*

 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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