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Autore: Aya Lawliet ___backupFGI    30/12/2011    1 recensioni
(Stargate Universe)
«Finirà mai?» gli chiede.
Qualunque sia la risposta, ha bisogno di sentirsela dare da lui.

{Nicholas/Chloe ♥ accenni Matt/Chloe e Eli/Chloe}
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Armstrong, Nicholas Rush
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Intorno è il vuoto ~

prompt: #049, flash

 

 

 

Le notti sono diventate invivibili. Si sveglia terrorizzata, fradicia di sudore, tra le braccia di Matt che non bastano più a spegnere i brividi. Si alza in silenzio, si avvolge nel lenzuolo e resta immobile per ore, sul bordo del letto, a guardare il vuoto più totale sfrecciare oltre le vetrate che sono le finestre della Destiny.

Da qualche tempo ha iniziato a percorrerne i corridoi.

Non sa cos’abbia guidato i suoi passi le prime volte, portandola a rifugiarsi sul ponte di osservazione che di giorno la vede spesso abbracciata a Eli, a cercare conforto sulla sua spalla sempre in grado di scaldarle le guance; ma sa cos’è oggi a portarla laggiù, dove sa che a quest’ora non incontrerà nessuno se non l’unico – l’unico che possa capirla.

Le lampade disegnano il profilo di una figura curva sugli schermi, le gambe piegate in angoli diversi sotto la postazione, una mano che sale stancamente alla fronte. Chloe resta a guardarlo dalla soglia senza muoversi, ma lui se ne accorge comunque.

«Non dovresti essere qui. Hai bisogno di riposo.»

Non si è nemmeno voltato. Chloe sorride amara. È inutile rispondere che non avrà mai più una notte normale; lo sanno entrambi, magari vale per entrambi, e l’unica differenza è che lei non sa conviverci.

«Potrei dire la stessa cosa di lei.»

Nella penombra non intravede che un movimento, un chinare il capo che le suggerisce un sorriso uguale al suo.

Si avvicina. Non ha programmato di farlo; non sa cosa si aspetta. E non le importa che lui sia un uomo e lei una giovane donna mezza svestita e che siano soli e che intorno ci sia – in tutti i sensi – il vuoto. Lui è l’unico.

Rush tiene il viso basso, in ombra, e Chloe non capisce se la stia seguendo con gli occhi o no. Si ferma al suo fianco e sente il calore della sua vicinanza, la tensione del suo corpo stanco. Sui monitor scorrono simboli e disegni che per lei non hanno alcun senso – non più delle immagini che la torturano da settimane, sempre col buio, sempre di notte.

«Hai avuto in incubo?»

Si stringe nelle spalle. «L’ennesimo.»

«Comprensibile, direi. L’esperienza che abbiamo vissuto non si supera facilmente.»

Guarda i riflessi di debole luce sui suoi capelli. Sembrano argentarli. È strano, non si è mai resa conto dell’effettiva età del dottor Rush – di solito è il suo sguardo a mostrarsi invecchiato.

«Finirà mai?» gli chiede.

Qualunque sia la risposta, ha bisogno di sentirsela dare da lui.

Rush si ritrae dagli schermi e alza lo sguardo, offrendo il volto alla luce e a Chloe. Non sorride più e ci mette un’eternità a rispondere.

«Sì. Sì, finirà.»

{Il che le fa pensare che menta.}

«Io... volevo scusarmi con lei. Per averla colpita, sa, quando... quando mio padre...»

Le parole muoiono da qualche parte nella poca distanza che li divide, ma Rush non se ne cura.

«Eri sconvolta. E lo sei ancora.»

«Volevo anche ringraziarla per avermi salvato la vita.»

«Chloe...»

Sussulta appena. È la prima volta che la chiama per nome. Fa uno strano effetto. Lo ha sempre sentito così freddo, così lontano – tranne quando l’ha svegliata e le ha asciugato le ciglia e l’ha presa per mano e l’ha ricondotta a se stessa... È un altro di quei flash – è per questo che fa paura?

«Ho una domanda da farti» prosegue Rush, troncando la sua gratitudine sul nascere, e lei si stringe le braccia al ventre come per proteggersi.

Da che cosa, ancora non lo sa.

«L’ascolto.»

«Quando siamo tornati sulla Destiny, hai... hai notato qualcosa di strano sul tuo corpo?»

Si sente arrossire. Non le piace l’esitazione che ha avuto. «Che intende dire?»

«Una cicatrice. Un taglio che non ricordavi di avere addosso. Dimmelo tu.» Come se non gli interessasse davvero, torna a dare un’occhiata ai monitor. «Ti prego di non giudicarmi in modo sbagliato. Non voglio essere indiscreto con te. Immagino che avrei potuto chiedere al tenente Scott, di certo avrebbe saputo darmi una risposta esauriente – ma si tratta di una questione del tutto personale.»

Chloe distoglie lo sguardo – anche se lui non la guarda più – perché il tono in cui Rush parla di lei e Matt le fa stranamente male. È distaccato, impassibile, come di fronte a uno di quei freddi dati di fatto che per gente come lui finiscono col diventare noiosi e scontati. La fa sentire una ragazzina e una stupida.

«Chloe, è di vitale importanza.»

Stringe gli occhi. È ancora difficile parlare di quelle ore da incubo. Sentire storie di umani rapiti dagli alieni è un conto; essere una di loro è tutta un’altra cosa.

«Chloe

«No.» Deglutisce. «Non ho nulla del genere.»

Ha ancora gli occhi chiusi, ma lo sente distintamente sospirare. Osa schiudere le palpebre e sollevare la testa e si vede ricambiata da uno sguardo combattuto e penetrante, che non vuole lasciarsi andare al sollievo.

«Ne sei sicura?»

«Sì.»

«Assolutamente sicura? In nessun punto? Neanche, non so, dietro un gomito, nella pianta di un piede, sulla schiena...?»

«Dottor Rush, non ho una visione a trecentosessanta gradi.»

«Ma certo» crolla, passandosi una mano tra i capelli; «ma certo. Ti chiedo scusa.»

È esausto, lo si percepisce. In quell’assurda richiesta deve celarsi molto di più che un mero interesse scientifico. Chloe lo fissa mordendosi il labbro. E si rende conto di aver lasciato ricadere le braccia già da un pezzo.

«Forse...»

Rush resta in attesa. Nessun movimento e nessuna espressione tradiscono i suoi pensieri, mentre lei si volta e gli dà le spalle, iniziando a sbottonare la camicia di Matt raccattata dal pavimento un’ora fa.

Nel silenzio assoluto, la stoffa che scopre la pelle è un fruscio assordante.

«Forse potrebbe... dirmelo lei.»

Fa scivolare la camicia all’altezza dei fianchi, i capelli oltre la spalla. La sua schiena nuda è esposta all’esame di Rush. Il cuore le batte forte, l’assorda, perché sto facendo questo? Lui non è Matt, è il dottor Rush. È l’uomo che ha ucciso suo padre e che ha salvato lei. È l’unica altra persona, su questa dannata nave, che vede quei flash pieni di acqua fredda e cavi d’acciaio e creature blu. È l’unico.

L’uomo alle sue spalle non dice una parola. Capisce – deve capire – la sua guerra interiore, perché Chloe gliel’ha vista dentro, ogni volta che i loro sguardi si sono incrociati da quando sono rientrati sani e salvi. E rispettano entrambi quella guerra restando in silenzio. Solo il rumore delle sue scarpe le suggerisce che Rush si è alzato e ora le si avvicina, lentissimo, un passo per volta.

Quando si sente il suo respiro sul collo, Chloe si chiede da quanto tempo non faccia l’amore con una donna.

«Niente» mormora, improvvisamente incerto, «non c’è niente. Bene

Per un attimo lei ha l’impressione che stia per toccarla, sente che la sua mano indugia a un soffio dalla propria schiena; ma è la camicia che Rush sceglie di sfiorare, afferrandola delicatamente e guidandola di nuovo su lungo le sue braccia, fino a coprirle le spalle.

«Perché era così importante?» si ritrova a chiedergli, confusa da quanto sta accadendo – tutto questo è fuori dal suo controllo, tutto questo non ha senso – e dal soffio [sorprendentemente] caldo che le esala sui capelli.

Rush esita. È talmente vicino che sembra abbracciarla, e le labbra contro la sua nuca si chinano verso l’orecchio come per baciarlo.

«Temevo che ti avessero fatto quel che hanno fatto a me.»

Qualcosa nella sua voce la spaventa.

O forse è lo scoprirlo preoccupato per lei?

Si volta. Si perde nel suo sguardo antico e scopre che non fa più freddo.

Forse gli chiederà di nuovo cosa intende – ma non adesso. Adesso i flash sono come ricordi lontani.

Lui è l’unico che può farli sparire.

 

 

 

 

 

 

Nota: Dammit. Non so se vergognarmene o andarne fiera.

Ho iniziato a fangirlare su Rush e Chloe fin da quel famigerato episodio, con la loro fuga dall’astronave aliena. Anche in seguito hanno continuato ad appassionarmi – e ho adorato quei pochi fotogrammi in cui Matthew Scott li vede confabulare (prima dell’ammutinamento dei civili) e ne sembra, più che confuso, quasi infastidito. Vedete, il Matt/Chloe è così scontato. È così scontato che a lei piaccia lui. Invece Rush – non serve che dica altro, vero? *squeals*

Inizialmente sono stata tentata di sfociare nel rating arancione/rosso. Questo perché, ehm, ho appena scoperto che uno dei cliché per il lemon è la situazione aliens made them do it: diciamocelo, la frase parla praticamente da sé xD Ma alla fine non me la sono sentita. È una condivisione, la loro, che vedo in modo molto più intrinseco. E poi detesto i cliché. Così ho scelto di rappresentare il momento in cui Rush cerca di capire se anche nel corpo di Chloe è stato impiantato un localizzatore. Con molta licenza poetica, ovvio.

(Il brevissimo accenno Eli/Chloe non poteva mancare, perché Eli è fluff puro.)

Age difference? Who cares.

   
 
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