Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Mangetsu chan    31/12/2011    2 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che combatte con una katana di ghiaccio, combatte per difendere ciò che ha di più prezioso, combatte perchè ne è capace ma, soprattutto, combatte perchè la fama dei suoi genitori, Re e Regina, non sbiadisca. Lei è il Fiore Scarlatto.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci tenevo ad aggiornare e quindi concludere questa storia prima della fine di quest'anno. Quindi eccomi qui, dopo neanche una settimana.
Ringrazio Sacu e Homicidal Maniac per le recensioni ricevute, tutti coloro che mi hanno seguito e chi ha recensito i precedenti capitoli. Grazie!
Nello svolgimento della storia mi sono trovata costretta a tagliare delle parti, in modo da arrivare a questo punto. Mi scuso se alcuni dettagli sono rimaste in sospeso o non sono state spiegate come avrebbero dovuto essere.
Nell'immagine so bene che il colore degli occhi è esagerato, ma, come se non bastasse l'effetto bianco e nero, volevo rendere l'idea di quelle iridi insolite.

Buona lettura e buon anno nuovo!

 

VIII Capitolo

Chapter Soundtrack: Heart Of Courage


Era inverno. Stava nevicando, in quel momento.

« Mostraci il tuo potere, Fiore Scarlatto », tuonò l'essere centrale, nascosto dalla penombra di quella stanza scura, la voce roca e bassa. Arashi era entrata prima del padre, lo sguardo rivolto verso l'alto, cercando di mantenere i nervi saldi: doveva andarsene prima che la intrappolassero con dei vincoli magici, ma non vedeva nulla che le potesse tornare utile. Il demone la seguì, affiancandola subito, il solito ghigno stampato sul volto. L'assemblea davanti a loro era formata da una decina di demoni in tutto, seduti comodamente su alcune sedie sontuose poste su un rialzamento: la stanza infatti era divisa in due, la parte bassa con un semplice pavimento in legno, e quella più in alto, come delle tribune. L'essere centrale aveva fattezze caprine, ma il volto era sfigurato, la pelle, oltre ad essere pelosa, era bruciata, qui e là, lasciando solamente delle macchie scure e dall'aspetto ruvido. Era tutt'altro che un bello spettacolo. Il vero problema era che nessuno dei presenti, oltre alla ragazza, aveva fattezze minimamente umane e il loro odore, forte, assomigliava fin troppo a quello della morte.
Il piano della giovane donna era semplicemente usare la sua magia per uscire da quella scomoda situazione. Avrebbe potuto agire tranquillamente, dopottutto quegli esseri volevano essere sicuro di parlare con la discendente degli occhi eterocromici e non bastavano quelle iridi, una azzurra e l'altra verde, a dimostrarlo. Poteva essere solamente un caso. La situazione, quindi, si stava rivelando a suo favore: le bastava ricordare come teletrasportarsi, lo aveva già fatto molte volte, salvando Aki e sua sorella, per esempio. Non le sarebbe risultato molto difficile.
Rimase immobile per qualche secondo, concentrando il suo potere magico sulla vista. Le bastò un attimo e sarebbe stata fuori. Sarebbe. Come infatti cercò di uscire da quel luogo, si ritrovò a terra, attonita. Non aveva sbagliato magia, era stata veloce, anche più del solito.

Cosa non aveva funzionato?

Il Fiore Scarlatto era ancora seduta, le mani appoggiate a terra per sorreggerla, quando si udì un urlo: « Maledetta strega! », ghignò il demone nero, avventandosi contro la figlia, un'espressione orrenda in volto. Ma la furia del mostro fu placata da un bastone che picchiò a terra, deciso: un sol colpo.
La capra, o quel che assomigliava a questo animale, si materializzò accanto alla ragazza, non ancora tornata in sé. Senza proferire parole, la prese per un braccio e la trascinò via, sotto lo sguardo attento degli altri demoni. Un altro membro del Consiglio volò giù dalla sua posizione: una essere scheletrico, vestito di una semplice tunica verde spento. Prese il padre della ragazza e lo portò via, seguendo la capra.
Gli altri demoni non mossero un dito. Rimasero tutti fermi nel silenzio di quell'enorme stanza.
Arashi non parla nemmeno, non si dimena, non reagì. Perse la sua katana, sua sorella e il suo lupo, perse l'unica persona che l'amava per quello che era. Perse tutto quello che le era più caro, smarrì la libertà, dopo aver esaurito gli assi nella manica. Era stata sconfitta, perché aveva sottovalutato chi la teneva in catene. Aveva perso, questa volta definitivamente. Sapeva che se era stato un problema per lei, figurarsi per Yoru, che, per quanto sia un mago, non è nemmeno paragonabile a lei. In quel momento, quindi, pregò che avesse abbandonato l'idea di cercarla, che non fosse mai partito.

Ma non fu così. Yoru si trovava poco distante da lei.
Chiuso in una cella, incatenato al muro, uno scheletro, quasi.
La ragazza fu trascinata nella stessa prigione, stessa stanza: in un primo momento non lo vide, teneva gli occhi chiusi infatti, per evitare di vedere qualunque cosa intorno a lei. Suo padre fu portato più avanti e presto le luce nel corridoio di pietra si spense.
Il silenzio regnò per pochi secondi. Un colpo di tosse lo interruppe e costrinse Arashi ad aprire gli occhi. L'oscurità le impediva di vedere la presenza accanto a sé, per questo si avvicinò, cercando di scorgere meglio i dettagli di quel volto martoriato dalle frustate.
« Arashi?...», chiese quella figura, sentendo il tocco leggero e delicato della mano sul volto. Non pensava davvero fosse lei, semplicemente lo chiedeva più a sé stesso che alla ragazza lì davanti. Ma la risposta fu immediata e ne conseguì un abbraccio: « Yoru! », disse infatti una voce familiare.
I due, lui incatenato e lei libera, ma ormai senza la voglia di lottare, rimasero a parlare per lungo tempo, nell'oscurità. Yoru raccontò di essere svenuto a terra dopo un incontro con un demone e di essersi risvegliato in quella cella. Ogni giorno, quando il sole dovrebbe essere alto nel cielo, un uomo gli porta del cibo e gli arrivano una decina di frustate, senza motivo. Semplicemente per divertirsi con lui, a quanto pareva. La ragazza, mentre lui parlava, rimase in silenzio e le sue guance pallide vennero rigate da lacrime amare. Alla fine del racconto, Arashi iniziò a parlare, cercando di spiegargli cosa è accaduto a lei, mentre non erano insieme. Chiese notizie della sorella e del suo amato lupo, era veramente preoccupata per loro: Ayumi, per quanto fosse sempre stata una persona di animo forte, non avrebbe sopportato la sua perdita e quella dell'amico, dopo quella dei genitori. Sapeva che Aki le avrebbe fatto compagnia, ma aveva paura che non bastasse. Questo, almeno in parte, le fece tornare la voglia di combattere. Ma non sarebbe mai andata via senza il suo amato, non lo avrebbe lasciato solo ancora una volta. Continuò quindi a raccontare di ciò che le è accaduto, facendo riferimento al padre, al Consiglio di quegli stupidi demoni, chiamati Yasha. Si sfogò, pianse ancora, confortata solamente dalle calde parole del giovane, ancora appeso.
Alla fine del racconto, entrambi erano stanchi e spossati e, senza volerlo, si addormentarono.
A destarli fu il chiasso provocato dalla serratura della prigione. Un uomo, come aveva detto Yoru, portò loro del cibo e se ne andò in silenzio, a quanto pareva, senza frustate. Alla luce della torcia che questo lasciò appesa al muro, di fronte alla cella, Arashi guardò il volto sfigurato del ragazzo: gli occhi erano cerchiati da pesanti occhiaie e rossi di pianto, il sinistro era chiuso dalla palpebra segnata da una frustata violenta che gli attraversava la guancia; il labbro inferiore era spaccato in più punti, anche se non sanguinava più. I capelli erano arruffati e sporchi, i polsi e le caviglie, attanagliati dalle pesanti catene, erano rossi e gonfi, spesso sanguinanti. La voce però non lasciava intendere tutto questo dolore e chissà con quanto sforzo riusciva a tenere un tono fermo.
Il cibo, intanto, era arrivato ed entrambi erano affamati. La maga, però, vide l'altro in difficoltà: evidentemente, fino a quel giorno, era venuto qualcuno ad imboccarlo, perché di certo lui, le braccia appese, non poteva mangiare quel brodo da solo. Così, senza pensarci troppo, prese il cucchiaio di legno e, dopo essersi avvicinata carponi, si sedette di fronte a lui e lo aiutò a mangiare. Per un attimo Yoru fu contrario ma pensandoci un attimo non vi c'era altra scelta. Imbarazzato, fece scendere giù per la gola quella brodaglia che non sapeva di niente.

La situazione non cambiò per diverso tempo: Arashi non venne legata o incatenata, forse perché i demoni la invitavano ad uscire e a farsi sotto un'altra volta, ma lei non accettò mai quella sfida. Sapeva che il nemico che aveva davanti era troppo grande per lei. Ora, almeno, poteva stare vicino a chi amava, perché avrebbe dovuto andarsene?
Per la libertà.
Ignorò il suo subconscio, andando avanti. Passarono i mesi, Yoru non venne più frustato e presto le ferite si cicatrizzarono. O almeno non sanguinavano più. Dopo quasi un centinaio di giorni il ragazzo riuscì anche a riaprire l'occhio sinistro, che per fortuna non era stato danneggiato risultò solamente arrossato.

Quando la luce del corridoio si aprì, qualche giorno dopo, il giovane sussurrò alla ragazza: « So come uscire di qui. Non falliremo e usciremo di qui sani e salvi, fidati di me ».
Detto questo, chiuse gli occhi, e sotto lo sguardo attento del Fiore Scarlatto, le manette si aprirono, cadendo a terra sonoramente. Yoru si massaggiò i polsi, sorridente, ora negli occhi segnati dalle mille fatiche subite ardeva la speranza. Cercò di alzarsi e, incerto, prese per mano Arashi, che fece altrettanto. Insieme, attesero il momento giusto.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Mangetsu chan