Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ariel Bliss Russo    31/12/2011    5 recensioni
L'amore non è mai una coincidenza.
C'è sempre qualcuno che ci mette lo zampino, magari una bambina bionda e con gli occhi azzurri.
No, nessuna coincidenza.
Solo che a volte ci vuole del tempo, per capirlo davvero.
Ed è quello, il tempo, ciò di cui un ragazzo e una ragazza che si trovano per caso hanno bisogno.
Anche se, a volte, non basta l'amore a risolvere tutto.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Angolo autrice:
Stavolta l'angolo autrice sta qui, al posto delle solite dediche -che l'ultima volta non ho potuto fare-, perchè questo capitolo è per tutti coloro che continuano a seguirmi e incoraggiarmi.
Per voi, e solo perchè sono estremamente buona, questo è di -
udite udite- 4 pagine di word.
E c'è un -finalmente, molto sospirato- momentuccio Daniele e Giselle. Per la vostra grande gioia.
Non è molto, ma da qui, sicuramente, la storia si avvia rispettando il suo genere ;)
Ora, ringraziare per me è un abitudine e mi scuso ancora se nello scorso capitolo non l'ho fatto.
Ero al pc di nascosto xP
Potrebbero sembrare parole dette così, per attirare lettori, ma non potete capire quanto per me le vostre recensioni e le parole racchiuse in esse siano state importanti.
Saltava e urlavo e ballavo come una cretina, e non solo.
Perciò grazie _maryc per i tuoi complimenti, ce li ho scolpiti nel cuore, con le lacrime, e per avermi cercata dopo le tua vacanze!
Grazie anominaG che non perde mai occasione di riprendere e correggere i miei -sempre uguali, lo so, sono un caso perso!- errori, oltre al sostegno che mi da.
Grazie a Jennifer_Jareau per avermi detto cosa pensava e fatto letteralmente saltellare sulla sedia.
Grazie a Julia_Phantomhive, che sta sempre lì a riempirmi di 'Bravissima' mentre io la ringrazio infinitamente.
Semplicemente grazie per le vostre parole, per sono importantissime!
Grazie inoltre per chi ha inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate, per la pazienza che avete nell'aspettare i miei aggiornamenti.
Davvero, non so che dire, non mi aspettavo un simile entusiasmo.
Okkei, la smetto di fare la diabetica e vi lascio con questo capitolo.
Grazie per averlo letto -se lo avete fatto- questo kilometrico angolo autrice!

Buon anno,
amici miei,
anche da
Giselle,
Arianna
e Daniele.
Per mia madre,
anche se non leggerà
queste cose:
'Tu non vuoi che sto
al pc fino a tardi.
Visto che riesco a fare
all'una di notte? XP'

~Oddio, che situazioni!

L'uomo che entrò per primo, probabilmente il padre di Arianna, era poco più alto di Pamela.
Riconobbi immediatamente gli occhi azzurri che lo accomunavano ai figli, poi i corti cappeli castano chiaro, il fisico asciutto e l'espressione gentile chiudevano il tutto.
Gli altri due erano il fratello di Arianna e una ragazza, molto bella, alta e magra come una modella, lunghi capelli biondi e grandi occhi ambrati.
E mi stava analizzando, proprio come io avevo appena fatto con lei.
Distolsi lo sguardo, troppo imbarazzata per parlare o presentarmi.
«Oh, vedo che abbiamo degli ospiti» disse il padre della bambina, avvicinandosi a me.
«Papà, lei è una mia amica, ci siamo incontrate al parco e abbiamo passato il pomeriggio insieme» proclamò Arianna, prendendomi per mano e tirandomi verso di lei. «Ora, se non ti dispiace, lei si siede vicino a me»
Risi. «Tranquilla, lo davo per scontato» risposi.
«Anche io» annuì Pamela, guardandomi e ridendo con me. «Sei l'unica che la fa diventare così buona» ammise.
«Attenta a quello che dici, potrebbe cambiare idea» scossi la testa, indicandola.
Arianna incrociò le braccia, offesa. «Non parlate di me come se non ci fossi»
«Il fatto è, mia cara, che tu sembri essere sempre dappertutto» dissi divertita.
Sorrise soddisfatta. «Appunto»
«Ok, non te la ruba nessuno» disse l'uomo, allungando una mano verso di me. «Io sono Giovanni, il padre di Arianna»
Ricambiai la stretta. «Giselle»
«Bene, fatte tutte le presentazioni?» infastidita, Arianna si alzò sulla sedia. «Ah no aspetta, manca l'isterica» sussurrò, anche se la sentimmo tutti, e la seria rassegnazione e amarezza con cui lo disse fece ridacchiare me, e poi lei, ricordando il commento della manicure fatto quel pomeriggio.
Intravidi di sfuggita l'occhiata infastidita che la ragazza ci lanciò, rivolgendosi poi a Daniele.
Oddio, quasi provavo pena per lui!
Notai che anche i genitori di Arianna ci guardavano divertiti.
«Amica mia» riprendendosi, la bambina accanto a me indicò la ragazza di Daniele. «Lei è Clarissa»
Cercando di fare la seria, feci un cenno impacciato con la mano.
Lei rimase impassibile, a parte un lieve movimento del capo, che interpretai come il saluto più gentile che, in quel momento, fosse capace di rivolgermi.
«Non aggiungo altro, lei è troppo buona per te» disse Arianna, rivolta a quest'ultima «e spero che non diventerete amiche, anche se personalmente lo credo difficile. Io ho finito» annunciò, mettendosi seduta e guardando la madre, diventando improvvisamente dolce e gentile. «Possiamo mangiare?»
Clarissa era lì per lì pronta a ribattere, ma Daniele la trattenne e Pamela, con un'occhiata ammonitoria, li rimise al suo posto e uscì la pasta dal forno.
«Dopo facciamo i conti» sussurrò Daniele alla sorella, che rispose con una linguaccia.
Guardò male anche me e io scrollai le spalle, indifferente.
Io e Pamela sistemammo la pasta nei piatti.
«Grazie» mi disse sottovoce.
Corrucciai le sopracciglia. «Per quale motivo?»
«Non avevo mai visto mia figlia così... allegra» confessò. «E ammetto che è stato divertente»
Risi con lei. «Lo so»
«Allora, questa pasta?» disse il marito. «Sto morendo di fame»
«Arriva!» esclamammo in coro io e Pamela, guardandoci e sorridendo.
Con la coda dell'occhio, notai che Arianna annuiva, approvando.
«Sono allergica al formaggio» disse Clarissa, in tono serio e pacato.
«Ecco, mangia lo stesso, magari ti strozzi» bisbigliò la bambina, mentre io e Pamela le passammo accanto.
Mi trattenni, cercando di soffocare la risata in gola.
«E' stata un aggiunta che mi ha consigliato Giselle» dicendo ciò, Pamela mi sorrise. «Ma ne ho fatto un pò senza, ricordavo che non lo mangiassi»
Compiaciuta di essere stata nei pensieri della madre del suo fidanzato -o almeno così spiegai il suo sorriso maligno un attimo prima che diventasse cordiale e riconoscente-, esordì «la ringrazio, signora» in modo impeccabile.
«Oh, figurati, cara» minimizzò la donna. «E adesso ceniamo»
Seduti tutti attorno al tavolo e augurata in coro la buona cena, iniziammo a mangiare.
«Direi che così è molto meglio» osservò Giovanni, facendomi poi i complimenti.
«A casa di solito cucino io» dissi, tutto d'un fiato, pentendomene poco dopo.
«E tua madre?» chiese Pamela.
«Lei, beh...»
Inventati qualcosa! pensai. «Lavora fuori, come te, solo che molte volte non riesce a tornare a pranzo, quindi...»
Constatai che mi veniva quasi automatico darle del tu, e mi sbalordii della velocità con cui mi stavo adattando a quella situazione.
Probabilmente lo aveva notato anche Clarissa, dato che mi lanciò un'occhiata astiosa.
«Non dev'essere complicato, se sei sola» intervenne lei, con tono il più possibile curioso, ma da cui avvertii un pò d'acidità.
Mi sentivo un pò in soggezione, certo, ma non mi feci intimidire.
«Ha un fratello e una sorella più piccoli di lei, non è mica ricca e arrogante» rispose per me Arianna, borbottando a bassa voce: «Come te..»
Mi stava ritraendo un pò come il suo eroe personale e ciò mi faceva piacere, ma davanti a quelle persone l'imbarazzo era più forte.
«Non lo sapevo!» disse impressionata Pamela, guardandomi. «Se ti va, qualche volta potresti portarli qui, magari fanno amicizia» aggiunse, accennando ad Arianna.
«Perchè, verrà ancora?» a parlare, stavolta, fu Daniele, che alzò la testa e si introdusse nella discussione per la prima volta in tutta la serata.
In apparenza sembrava neutro, come se la risposta non gli avrebbe fatto nè caldo nè freddo.
Beh, nemmeno a me se era per quello.
«Si» sbottò Arianna infastidita. «Problemi?»
«Il mio problema sei tu» la scimmiottò, alzando gli occhi al cielo.
«Non credo di essere un problema, dal momento che tu non mi calcoli mai» ribattè la sorella.
«Ci credo, cosa dovrebbe importarmi di un essere fastidioso come te?» le chiese con un sorriso cattivo.
Forte come voleva mostrarsi, non lo diede a vedere, ma intuii che ci fosse rimasta male.
Parlava di questo, in camera sua.
Gli uscì la lingua. «Sei odioso»
«Tu di più» continuò lui.
«Ragazzi, datevi una calmata» li divise Giovanni, rimproverandoli.
«Ha cominciato lui!»
Daniele, in tutta risposta, alzò gli occhi al cielo e non rispose.
Grande gesto maturo.
Forse la baby-sitter serviva più a lui che ad Arianna.
Arrossii al pensiero di essere io a fargli da baby-sitter.
Pamela scosse la testa. «Si, Arianna sembra piuttosto contenta di averla a casa» mi rivolse un sorriso gentile. «Sempre per te non è troppo impegnativo»
Deglutii, improvvisamente insicura.
Mi stava offrendo... cosa? Un lavoro part-time come baby-sitter?
«Per lei va benissimo» rispose la bambina al posto mio, guardandomi.
Sospirai, e sarà stato il millesimo della giornata. «Immagino di si»
«Perfetto» disse soddisfatta Pamela.
Il resto della cena trascorse in una molto apparente tranquillità, dove sentivo qualche sguardo puntato su di me, ma senza farci troppo caso.
Io e Clarissa sparecchiammo la tavola, mentre Pamela puliva i piatti sporchi.
«E' meglio che vada ora» mi rivolsi ad Arianna.
Fece una smorfia contrariata, ma non disse nulla.
«Allora ci vediamo domani» Pamela si asciugò le mani in un panno, seguendomi nel soggiorno.
Clarissa e Daniele erano seduti sul divano chiacchierare, Giovanni stravaccato sulla poltrona a fare zapping col telecomando del televisore.
«Te ne vai?» chiese lui, che ad un'occhiata dalla moglie si sedette più composto.
«Già» risposi semplicemente.
«Ok, beh... Daniele, perchè non le dai un passaggio col motorino?» propose.
Si ritrovò quattro paia di occhi sconvolti puntati addosso.
«Cosa?!» esclamammo, più o meno contemporaneamente, io, Arianna, Daniele e Clarissa.
«Sono le dieci di sera e non vorrei che succedesse qualcosa lungo il tragitto» spiegò.
Non capii perchè, ma la mente di Arianna stava sicuramente progettando qualcosa, perchè la vidi saltare dalla felicità e farmi l'occhiolino quando si accorse che la guardavo.
Oddio.
«Non ce n'è bisogno, davvero» cercai di convincerlo.
«Tranquillo, a Daniele non dispiace, vero?» Pamela sorrise bonariamente al figlio, con un lieve accenno d'avvertimento.
Doppio oddio.
«E va bene, e va bene, non guardatemi in quel modo» sbottò alzandosi di mala voglia.
Ora si che ero sicura che Clarissa mi odiasse.
«Andiamo» brontolò scocciato Daniele a me, e lo seguii a occhi bassi, senza dire una parola.
«Ci vediamo domani!» esclamò Arianna, e voltandomi la vidi guardare con soddisfazione la faccia rossa di rabbia della ragazza di suo fratello.
Avrei riso a quella vista, se in mezzo alla questione non ci fossi capitata io.
Fuori, la tipica serata d'estate col venticello fresco mi accarezzò il viso e mi aiutò a smaltire un pò di tensione.
Accanto al vialetto di casa, dopo un pezzo di giardino, c'era uno scivolo di terra collegato all'asfalto della strada usato per i mezzi di trasporto.
C'erano due macchine, una dietro l'altra, e un motorino nero accanto.
Oddio.
Stava diventando un abitudine pensarlo.
Daniele prese due caschi e me ne porse uno, che afferrai riluttante.
Non ero mai salita su un motorino, prima.
Lui dovette intuirlo, perchè, allacciato il casco, disse: «Tieniti, prima che in ospedale ci finisci per colpa mia»
«Certo, figurati, sono così sbadata da non saper salire su un motorino» borbottai infastidita.
Stranamente, lo sentì ridere. «Ti ho sentito» mi provocò.
Non risposi.
Ma che problemi aveva?
Di fronte alla sua ragazza faceva tutto lo scontroso e con me si comportava in modo gentile?
Stupido ragazzo, sai che m'importa.
Mi chiese l'indirizzo e lo pronunciai senza troppo entusiasmo.
Mi aggrappai a lui, mentre metteva in moto e partiva, tenendo stretto con le mani la sua maglietta sui fianchi.
Cioè, mica potevo abbracciarlo e poggiargli la testa sulla schiena, come si vede nei film.
Non che volessi farlo, ovviamente.
Il viaggio fu breve, grazie a Dio, e davanti al cancelletto di casa smontai dalla moto.
Levai il casco, porgendoglielo.
«Grazie del passaggio» dissi, più per educazione che altro.
«Non c'è di che» rispose.
Stavo per girarmi ed entrare a casa, poi però mi costrinsi a dirgli quello che pensavo.
«Dovresti comportarti meglio con tua sorella»
«E a te cosa importa?» prontamente, sulla difensiva.
«E' tua sorella, semplicemente dovresti evitare di comportarti in quel modo»
Anzichè controbattere, decise di assecondarmi.
«Evitando cosa, ad esempio?»
Alzai gli occhi al cielo, sapendo che stavo sprecando fiato e che mi stava semplicemente prendendo in giro.
«Dirgli frasi minacciose come 'dopo facciamo i conti', oppure tenere quest'atteggiamento da gran duca che ti fa sembrare ridicolo» dissi, scrollando le spalle e sorridendo compiaciuta all'occhiata mezza infastidita e mezza divertita che mi lanciò.
Rimanemmo così per qualche secondo, scrutando l'una negli occhi dell'altro.
Mi accorsi solo in quel momento che, oddio, stavamo per caso flirtando?
Era troppo facile perdersi in quello sguardo.
Sbattei una, due volte le palpebre e mi costrinsi ad allontanarmi.
«Mmh.. buona notte» accennai, girandomi e entrando nel vialetto di casa.
«Notte» rispose lui, al che io alzai la mano senza girarmi, per fargli capire che avevo sentito ed estrassi la chiave della porta dalla tasca dei jeans.
Non controllai dal vetro accanto alla porta, ma sentì distintamente il rumore del motorino che sfrecciava via solo dopo che io mi chiusi la porta alle spalle.

Fine, per questo 2011!
Grazie ancora e BUON 2012 A TUTTI!
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ariel Bliss Russo