L’INCUBO
“Voglio
che Ely non vada più all’asilo!” ringhiò Gerard con tono duro
“Ma
che dici?! Ad Ely piace andarci. Da dove salta fuori quest’idea?” domandai confusa
“E’
meglio così. L’asilo è, ormai, una cosa superata e considerata borghese da molti, ormai non ci va più
nessuno!”
Alzai
gli occhi al cielo “Non essere assurdo!” dissi con tono scocciato
Ely
ancora spaventata per il tono e i modi di Gerard, sentendoci litigare si mise a
piangere.
“Complimenti!
“ dissi scendendo dall’auto, liberandola poi dal seggiolone
Eravamo
arrivati a casa ma la nostra discussione non sembrava voler cessare
“Dico
solo che la maggior parte dei figli di molti vip non vanno all’asilo … perché
dovrei mandarci i miei?”
“Ma
ti senti? Senti le cose che stai dicendo? Guarda che sono anche figli miei e
non desidero assolutamente che diventino viziati o capricciosi come la maggior
parte dei figli dei vip!” replicai rabbiosa
“Cos’è
questo baccano?” la madre di Gerard, Maggie, era da noi da un paio di giorni e
mai prima di quel momento ringraziai il fatto che fosse lì.
“Ciao
Mag, potresti cortesemente portare Ely in camera sua? Suo padre ha deciso di
dare di matto, oggi!” la pregai gentilmente
Ely,
ancora spaventatissima, era aggrappata tenacemente alla mia maglietta e
piangeva a dirotto
“Vai
con la nonna, amore. Io arrivo subito” le dissi dolcemente all’orecchio
Maggie,
annuì veloce e senza fare domande, prese Ely in braccio e la portò lontano
richiudendo poi la porta del salotto dietro di se.
Gerard
aveva osservato tutta la scena con sguardo preoccupato e triste, soprattutto guardando
gli occhi rossi e lo sguardo spaurito di sua figlia
“Allora ti sei calmato?” domandai
“Voglio
che Ely smetta di andare all’asilo!” rispose lui voltandosi a guardarmi
“Ancora
con questa storia? Non ha senso quello che dici, lo capisci vero?”
“Sei
tu che non capisci! Io sono Gerard Butler … e sono suo padre. La iscriveremo a
scuola quando verrà il momento. Da adesso in poi rimarrà a casa!” continuò lui
testardo
“E
chi si occuperà di lei? Tu?!? E dove la metterai quando dovrai andartene per
poi tornare dopo intere settimane? Eh?”
“Starà
a casa con te!” ribattè lui
“Io
lavoro Gerard e lo sai! “ risposi seria
“Beh,
non vedo altre soluzioni. Io non posso lasciare il mio lavoro. Sono un’ attore!”
“Ah,
giusto. Allora dato che tu sei il grandissimo Gerard Butler, uno degli attori
più famosi di Hollywood, io dovrei rinunciare al mio lavoro per seguire i
dettami che la tua mente ha stupidamente dettato?” risposi furibonda “Non
permetterò mai, e dico mai, che i miei figli crescano come un branco di
debosciati che a 16 anni hanno già visto e provato tutto della vita. O che a 18
sono dipendenti da alcool, droghe o altre sostanze solo per poter fuggire alla
loro vita di vizi e lussi. Scordatelo!” aggiunsi ancora
“Sophie
ho deciso così. La discussione è chiusa!” replicò lui secco
“Giusto
… tu decidi ed ordini mentre gli altri obbediscono! L’avevo dimenticato.
Complimenti … hai appena spaventato tua figlia portandola alle lacrime ed hai
spaventato e confuso tua madre. Hai irritato, offeso e ferito me! Sei contento
ora? “ replicai ormai sull’orlo delle lacrime
Guardandolo
ancora per pochi secondi, presi ed uscì dal salotto correndo poi a rifugiarmi
nella stanza di Maggie, dove sapevo di trovarla in compagnia di mia figlia.
“E’
questo che ha detto?” mi domandò Maggie
“Già.
E non riesco a capire cosa l’abbia indotto a farlo.” le spiegai asciugandomi le
lacrime
Appena
entrata in camera di mia suocera mi ero fiondata tra le sue braccia e mi ero
lasciata andare ad un pianto disperato. Le avevo spiegato l’accaduto riportando
le esatte parole di entrambi. Ely era forse la prima volta che ci vedeva
litigare e vedendomi poi in lacrime si era fiondata tra le mie braccia
scoppiando a piangere anche lei.
“Adesso
scendo e gliene dico quattro!” replicò Maggie furente
“No,
ti prego.” le ingiunsi prendendole le mani “Non, voglio. Preferisco che si
calmi e ci ragioni su … magari cambia idea”
“Non
penso che lo farà. Sai com’è fatto. E’ testardo come un mulo! E non cambierà
idea se qualcuno non lo fa ragionare” mi spiegò lei con tono dolce
“Si,
lo so. Ma ora non ho la forza di combatterlo ancora.” risposi ancora piangendo
“Va
bene. Ma ora sdraiati e riposati, sembri esausta”
Annuì
e con in braccio Ely mi diressi verso la porta della sua stanza. L’aprì ed
uscendo la richiusi alle mie spalle.
Tornai
in camera nostra, sperando di non trovarlo.
Ely,
nel frattempo si era addormentata e dolcemente la posai sul letto. Le sue
manine paffute erano aggrappate tenacemente alla mia canotta bagnata di lacrime
e non riuscì a liberarla. Mi sdraiai accanto a lei e, avvolgendola nel mio
abbraccio, mi lasciai cullare dal suo lento respiro. Mi addormentai anche io.
“Ma
che ti è saltato in mente? Le hai detto davvero tutte queste cose?” domandò
Jared incredulo
“Già.”
replicai
Forse non è stata
una buona idea chiamare Jared
“Cavoli,
Gerard non so come faccia Soph a sopportarti!”
“Ma
che cazzo dici? Ti ho chiamato per avere il tuo appoggio!” replicai secco
“Beh,
mi sembra ovvio quel che devi fare”
“Continuare
con la mia idea e ritirare Ely dall’asilo?” domandai dubbioso
“Certo
che no, idiota! Devi scusarti con Soph ma soprattutto con Ely. Sicuramente
l’avrai spaventata a morte con il tuo carattere irascibile!”
“Ma
… ma… oh lo sai perché mi sono comportato così e detto quelle cose!”
“Certo,
che lo so ma forse dovresti dirlo anche a Soph, la tua compagna, la madre dei
tuoi figli, il tuo unico amore, ricordi?”
“So
chi è Sophie, Jared!” ringhiai piccato
“E
allora fa la cosa giusta e piantala con queste stronzate da super-uomo!”
“Tu
con Angie cosa fai?”domandai
“Va
all’asilo, è logico!” rispose lui con tono ovvio “Chris lavora in ospedale ed
io tra turneè, sala di registrazione e serate varie sono nelle tue stesse
condizioni. A volte non riesco a vederle per settimane e sto malissimo. Ma ti
posso assicurare che non appena ho del tempo libero lo passo tutto con la mia
famiglia. Mia moglie ed Angie. Insieme a Chris abbiamo deciso di mandarla
all’asilo per evitare baby-sitter o bambinaie. Vogliamo cavarcela da soli e far
crescere Angie senza vizi né agi, come fanno tutti i genitori, capisci?”
“Si.
Anche Soph la pensa allo stesso modo. Ma perché continuo a sbagliare con lei?”
domandai con la testa fra le mani
“Beh
a questo posso rispondere io! Tu lo fai perché sei un idiota, ecco perché! Per
fortuna hai un amico come me che ti riporta sulla retta via! Ora corri. Va da
lei e scusati, scemo!” concluse lui ridendo
Misi
fine alla conversazione correndo su per le scale
La
trovai dolcemente addormentata sul letto, in camera nostra e abbracciata a lei dormiva
Ely. Mi avvicinai cercando di non fare rumore e mi accostai al letto. Il suo
viso sembrava triste e stanco anche nel sonno mentre gli occhi della mia
piccola bambina erano gonfi e bagnati di lacrime.
Razza di idiota!
Le
coprì entrambe con un lenzuolo e mi sedetti sulla sedia a dondolo, che Sophie usava
per raccontare le storie della buonanotte a Josh ed Ely, per poterle continuare
ad osservarle.
Cosa le dirò quando
si sveglierà? E lei cosa risponderà? Riuscirà a perdonare le mie parole
arroganti e la mia stupidità? Ed Ely?
Continuai
a lambiccarmi il cervello con quelle ed altre domande per almeno un’ora prima
che si svegliassero.
“Mhm
…” mugulò Sophie svegliandosi lentamente
D’istinto
mi avvicinai, le gambe si mossero da sole e fecero quei pochi passi che ancora
mi separavano da lei. Le mie mani corsero a toccarle il viso e accarezzarle poi
i capelli.
Lei
riconobbe subito il mio tocco, sgranò gli occhi e s’irrigidì.
Era ancora
arrabbiata?
Si,
lo era eccome. Infatti mi fece segno di uscire e parlare fuori per non
svegliare Ely, che ancora dormiva placidamente. Feci come richiestomi e lei mi
seguì per poi chiudere la porta. Scendemmo le scale e arrivammo in salotto.
“Amore
… ascolta mi dispiace” le dissi cercando di avvicinarmi a lei
“Ah,
ora sono amore … beh, certo! E ti dispiace? Ti dispiace di cosa Gerard? Ti
dispiace di aver spaventato tua figlia con la tua sceneggiata insignificante?
Ti dispiace di aver fatto la figura dell’idiota davanti a tua madre? Ti
dispiace di avermi ferita, Gerard? O di aver ideato un progetto campato per
aria, seguendo un impulso del momento? Dimmi, di cosa ti dispiace?”
Era
furiosa e non aveva torto. Avevo esagerato, come al solito. Non avevo
riflettuto bene. Avevo agito d’istinto e avevo sbagliato.
“Ascolta,
tesoro … hai ragione! Hai perfettamente ragione, ok? Mi sono comportato come un
perfetto idiota, lo so. E mi spiace! Ho sbagliato e mi dispiace.” dissi con
occhi bassi
“Oh,
lo so che ti dispiace. Ti credo. So che sei dispiaciuto, ti conosco. Lo sei
sempre”
“Sapevo
che mi avresti perdonato, amore mio. Lo speravo, in realtà” le dissi sorridendo
e avvicinandomi come per abbracciarla
“Già.
Ma questa volta non lo farò. Tu fai sempre così ... prima mi ferisci, magari mi
offendi e poi chiedi scusa. Ed io ti perdono perché ti amo. Non so portare
rancore, soprattutto a te. Ma questa volta no. Non voglio! Cazzo, ogni volta è
sempre la stessa storia. Tu che non ti curi di cosa dici, che dici quello che
ti passa per la testa senza pensare. Tu che decidi e non ascolti gli altri. Non
ascolti me! E anche questa volta è stato così. Non ti sei fermato ad
ascoltarmi, non ti sei fermato a pensare, sei andato dritto come un treno senza
sentire niente e nessuno. Solo che questa volta io ero in mezzo ai binari e con
me c’era pure tua figlia. Hai esagerato!” mi accusò lei
“Hai
esagerato! Hai spaventato Ely e non ti è importato nulla. L’hai vista piangere
a causa tua e non ti è importato nulla!” continuò lei
“No,
non è vero!” tentai di ribattere ma lei alzando una mano mi intimò di tacere
“Stai
zitto e lasciami finire! Ha pianto fino a stancarsi e si è addormentata ancora piangendo.
Non riuscivo a capire le motivazioni che ti avessero indotto a dire quel mucchio
di scemenze. Ti conosco! So che non le pensi quelle cose. Mi hai ferita! Hai
detto che il mio lavoro non è importante, che io non sono importante…”
“No,
adesso aspetta. Io non ho mai detto questa cosa.”
“E’
come se l’avessi detta!” mi interruppe lei urlando e scoppiando a piangere
“In
pratica, tu sei più importante! Tu e il tuo lavoro, tu e il tuo mondo
hollywoodiano… tu, tu e ancora tu. Mentre io e i tuoi figli facciamo solo da
contorno!”
“Ma
no, cosa dici? Non è così” dissi tentando ancora di avvicinarmi
“E
invece si. Ed io ora sono stanca! Non voglio continuare … non riesco più a
sopportarlo! Sai ho tollerato già abbastanza. Tu e il tuo lavoro … dio non ci
sei per settimane, per mesi addirittura!”
“Cosa
dovrei fare? E’ il mio lavoro Soph! Lo sapevi che sarebbe stato così! ”
“No,
non è vero! Mi avevi promesso che ci saresti stato! Mi avevi promesso che
saremmo stati noi, io e i bambini, la tua priorità. E invece no! Sei tu e il
tuo lavoro. Sempre! Ora sono stanca e non voglio più andare avanti così. Non
posso sopportare oltre!” concluse scoppiando a piangere di nuovo e fuggendo
dalla stanza
Arrivata
alla porta con una mano sulla maniglia si voltò verso di me “Voglio il
divorzio, Gerard” disse con voce chiara guardandomi negli occhi.
“Noooooooooooooooo!!!”
urlai
Lo
sentì muoversi ed agitarsi nel letto, farfugliava parole senza senso di cui non
riuscivo a capire il significato.
Stava
forse avendo un incubo?
Mi
girai verso di lui per riuscire a capire cosa stesse dicendo ma continuai a non
capire nulla. Iniziai a scuoterlo in modo da poterlo svegliare.
“Gerard?
Gerard … svegliati.” dissi toccandogli appena il braccio
“Ti
prego … non dicevo … non ero io!” disse quasi gridando
“Tesoro,
svegliati! E’ solo un incubo!” lo rassicurai. Aveva la fronte imperlata di
sudore
Lui
pian piano aprì gli occhi e mi guardò con sguardo vacuo e meravigliato insieme
“E’
stato solo un sogno!” ripetei accarezzandogli il viso con gesti delicati
“Solo
un sogno … solo un sogno” ripeteva lui come un mantra
“Amore,
tranquillo. Ormai è passato. Era solo un brutto sogno” lo rassicurai e poi,
esattamente come facevo con Josh o Ely, lo accarezzai stringendolo al mio
petto.
Lui
mi strinse tra le braccia con forza fin quasi a farmi male. Non dissi niente,
non mi lamentai né altro. Sicuramente qualcosa lo aveva turbato parecchio. Solo
quando lo sentì rilassarsi tra le mie braccia, lo scostai dolcemente e guardandolo
negli occhi “Cosa hai sognato?” gli domandai
“Mi
sono spaventato da morire, Sophie. Ho fatto un sogno assurdo in cui litigavamo
a causa mia e tu e i bambini mi lasciavate. Ti ho detto delle cose orribili, ho
fatto piangere Ely e tu poi volevi il divorzio.” sussurrò lui aggrappandosi
ancor più a me
“Il
divorzio?” chiesi confusa
Lui
annuì “Si ed è stato bruttissimo. Dio, ti ho detto delle parole orribili che
non ho mai nemmeno pensato, ti ho offeso in maniera imperdonabile. Mi
dispiace!” continuò lui sempre a bassa voce
“Amore,
guardami” gli ingiunsi “Era solo un sogno.”
“Si,
ma ti ho ferito e ti ho fatto piangere. Ho fatto piangere anche Ely … e poi c’era
anche mia madre e poi …” sembrava confuso “Ti prego non mi lasciare!”
“Ascolta
amore, non hai detto quelle cose. Le hai solo sognate. Hai avuto un incubo
tutto qui. Tranquillo.”
“Ma
io … ed Ely …” continuava lui
Era
confuso e sembrava davvero molto scosso. Il sogno doveva averlo davvero colpito.
“Guardami”
gli ordinai decisa “Io sto bene, non sto piangendo ed Ely è di là in camera
sua. Dorme serena nel suo lettino. Noi stiamo bene! Non hai detto quelle parole,
Gerard, le hai solo sognate.” dissi prendendogli il viso tra le mani
Lui
mi guardò per diverso tempo, occhi negli occhi e poi ancora un poco triste
annuì
Ci
sdraiammo nuovamente sotto le coperte ed io mi accoccolai al suo corpo caldo.
Lui mi abbracciò stretta. Era rigido e tremava ancora leggermente. Inspirò ed
espirò profondamente un paio di volte.
“Non
mi lascerai, vero?” sussurrò stringendomi al suo corpo caldo
“No,
amore. Non ti lascio. Non potrei mai farlo. Ti amo così tanto … soffro lontano
da te!”
“Ti
amo, Sophie. Ti amo da morire. E senza te e Josh ed Ely non sarei
niente."disse stringendomi di più. Mi baciò con dolcezza le labbra
intrecciando lo sguardo al mio.
Respirò
ancora lentamente. Il soffio caldo del suo respirò mi solleticava il collo.
Inspirò ed espirò profondamente un altro paio di volte come se stesse cercando
di inalare l’odore della mia pelle, il mio profumo naturale.
Solo
allora si rilassò e, con il mio corpo accanto al suo, chiuse gli occhi. Restai
sveglia e stretta a lui per molto tempo, cullata dal suo respiro lento e
profondo.