Fanfic su attori > Gerard Butler
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Autore: irene862    05/01/2012    1 recensioni
Seguito di:
- dolce e delicata come il miele
- red line
Raccolta: Momenti di vita tra Gerard e Sophie
Dal quinto capitolo:
Lei cominciò a ridacchiare. Eravamo sedute sul divano, una di fronte all’altra.
“Non so proprio dove, quando e perché tu abbia deciso di fargli proprio quel regalo. Che piano strampalato!“
“Hey, mi hai aiutato tu a metterlo in pratica, non dimenticarlo. Anzi sono sicura che senza il tuo preziosissimo aiuto non ci sarei mai riuscita.”
“Mhm … forse. Comunque è bellissima! Mi piace molto. “ rispose lei sorridendo contenta
“Si, è stupenda! E sono contenta di regalargliela”
“E dell’altro regalo? Gli hai detto qualcosa?”
“Ma no, sei matta? Lo conosci, se glielo avessi detto si sarebbe precipitato qui sul momento lasciando baracca e burattini. Tu, mia madre e mio fratello siete gli unici a saperlo”
“Si, hai ragione. Sarebbe impazzito e avrebbe abbandonato set e film mandando a rotoli il suo contratto.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Last - time Fuga in pannolino

Fuga in pannolino e

ansia per i futuri ammiratori!

 

 

 

 

D’improvviso il telefono, situato sul basso tavolino del salotto, prese a suonare.

Stavo appunto scendendo le scale quando lo sentì e affrettandomi riuscì a rispondere al terzo squillo.

“Signora Butler?”

La voce all’altro capo era femminile ed un poco troppo acuta rispetto al normale. Continuavano a chiamarmi signora Butler nonostante io e Gerard non fossimo sposati.

Forse la gente tende a darlo per assodato quando un uomo ed una donna vivono assieme e hanno formato una famiglia. Chissà perché?

“Si, sono io” risposi subito

“Sono Jillian, chiamo dall’asilo e … beh, si tratta di Beth. Ecco, vede … è successo di nuovo, signora Butler!” chiarì lei decisa

Oh, no … ancora!

Non aspettai nemmeno che finisse di parlare “Arrivo subito!” risposi e misi fine alla conversazione.

 

 

 

 

 

 

 

Corsi verso le scale  e a grandi balzi ne raggiunsi la cima. Entrai in camera da letto, fiondandomi all’interno, tanto che per la fretta andai a scontrarmi contro Gerard, che allungando le braccia riuscì a trattenermi evitandomi una disastrosa caduta.

Alzai lo sguardo e lo ringraziai con un sorriso. Mi baciò le labbra dolcemente e ricambiò il mio sorriso con uno altrettanto dolce.

Sgridavo i bambini quando correvano per i corridoi ma avevo appena fatto la stessa cosa…  che esempio che sono!

“Hey, amore … come mai così di fretta?”

Solo allora mi accorsi che un asciugamano, tenuto legato in vita, copriva la sua intera nudità. Aveva i capelli leggermente bagnati e la pelle umida profumava di muschio. 

Dev’ essere appena uscito dalla doccia …

Nel frattempo che la mia mente elaborava ovvie congetture, il mio lui non mi aveva liberato dalla sua presa, anzi con una mano mi accarezzava la schiena e con l’altra mi sfiorava con dita leggere il collo e le spalle scoperte. Il suo volto vicinissimo al mio.

Il suo tocco era così ipnotico e dannatamente essenziale per me.

Mi arresi come sempre senza pensarci.

Le sue mani scivolavano leggere e delicate su di me come la soffice brezza del vento d’estate. E quando le sue labbra incontrarono finalmente le mie tutto esplose.

Dentro la mia testa, dietro i miei occhi, nel mio petto tutto esplose. Luci, suoni, colori non esistevano più. C’eravamo solo noi. Io e lui.

Spinta dal bisogno di sentirlo più vicino, mi strinsi di più a lui e gli allacciai le braccia al collo. Con un gemito famelico e insieme divertito Gerard mi sollevò tra le braccia e mi spinse contro la porta chiusa.

“Ti amo piccola mia!” disse lui inframmezzando le parole a baci voraci.

Gli cinsi il bacino con le gambe e gli presi il viso tra le mani. Il bacio frenetico e passionale che gli donai fu la mia risposta.

 

Mi ritrovai, non so come, sdraiata sul letto con la schiena contro fresche lenzuola, con lui sopra di me.

“Mi sento persa!” sussurrai a bassa voce al suo orecchio

Lui alzò il capo dall’incavo del mio collo e mi guardò perplesso

“Mi sento persa quando non ci sei … quando non mi tocchi … quando non mi baci. Mi sento persa quando il tuo sguardo non incontra il mio, per più di un giorno!”

Lui mi fece dono di un sorriso così seducente e così pieno d’amore che anche io sorrisi di riflesso.

Era tornato a casa da appena qualche ora, dopo esser stato lontano da noi quasi tre settimane.

“Mi sei mancata anche tu. Mi manchi da morire. Tu e i bambini siete la mia vita adesso. Senza di voi non potrei … non sarei niente. Tu, Josh ed Ely” concluse stringendosi a me per abbracciarmi

Lui, io e i nostri bambini. Josh ed Beth.

Beth … Elisabeth!

“Elisabeth!” gridai alzandomi d’improvviso “mi sono dimenticata di Ely!“ aggiunsi sgusciando via dal suo abbraccio e scendendo in fretta dal letto.

“Soph, ma che dici? Ely non è all’asilo?” mi chiese alzandosi anche lui

Annuì  “Mi ha appena chiamato Jillian … la nuova maestra ricordi?”

Ormai ero arrivata all’armadio e stavo per togliermi la lunga t-shirt, che usavo per stare in casa, quando mi accorsi che ero in reggiseno e mutandine.

Gerard … e il suo tocco ipnotico!

“Come hai fatto a togliermi i vestiti senza che me ne accorgessi?” domandai guardandolo

“Amore  … è il mio lavoro!” rispose sorridendo maliziosamente e avvicinandosi a me completamente nudo.

Alzai gli occhi al cielo divertita.

Oh, beh … non c’era tempo da perdere. Dovevo correre a recuperare Ely!

“Comunque ti dicevo … l’ha rifatto! Si è di nuovo spogliata ed ora scorrazza per tutta l’aula con solo il pannolino addosso!”

A quella parole lui scoppiò a ridere di cuore

“Non ci trovo nulla da ridere, Gerard!” ribattei con tono scocciato

Mi infilai dei corti short neri e un` altrettanto nera canotta.

“E’ già la terza volta che lo fa e non ne capisco il perché” continuai “Devo andare a prenderla all’asilo” conclusi finendomi di infilarmi le scarpe, un paio di ballerine nere

Nel frattempo anche lui si era cambiato ed ora continuava a ridere scuotendo la testa

“Andiamo, ti accompagno. Questa non me la voglio perdere. Voglio proprio vedere come la convincerai, questa volta, a rimettersi il suo vestitino.” mi canzonò lui

“Beh, sarebbe più semplice se non avesse ereditato il tuo assurdo carattere!”  risposi sbuffando seccata

Lui ghignò divertito e guardandolo mi accorsi che una luce orgogliosa brillava nei suoi occhi.

I bambini lo amavano moltissimo e il non potergli stare sempre accanto a causa del suo lavoro lo faceva soffrire, lo sapevo bene. Entrambi avevano ereditato da lui tratti somatici o caratteriali. Josh aveva il mio stesso colore di capelli e lo stesso colore d’occhi, Beth invece aveva gli stessi tratti somatici di Gerard. Folti capelli rosso scuro (eredità della nonna paterna) ed occhi grigio-verdi.

“Ti sbagli amore mio. Josh ti assomiglia fisicamente questo è vero, ma è Beth quella identica a te.” mi sussurrò accostandosi a me.

Lo guardai stralunata ma lui continuò “Quando scoppia a ridere sento la tua stessa allegria contagiosa, quando è triste o ha paura vedo nei suoi occhi lo stesso velo che offusca i tuoi. E’ sempre così felice e spensierata. E’ curiosa e delicata proprio come lo sei tu.” chiarì sfiorandomi la fronte con le labbra

Rimasi stupita ed immobile per qualche secondo riflettendo sulle sue parole.

Davvero la mia Elisabeth assomiglia a me?

“E’ testarda e orgogliosa come lo sono io è vero, ma queste caratteristiche vengono nascoste dal suo perenne buonumore e dal suo essere così sensibile e speciale” concluse lui sfiorandomi le labbra con un dolce bacio

“Ora andiamo prima che combini davvero qualche disastro” scherzò abbracciandomi e spingendomi con delicatezza verso la porta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Appena giunti all’asilo scorsi Jillian attendermi davanti alla porta d’ingresso con sguardo ansioso e disperato insieme. Solo quando mi vide tirò un sospiro di sollievo.

Entrando riuscì a sentire i suoi gridolini entusiasti ancor prima di vederla. Mi avvicinai all’aula e la vidi sgambettare allegramente per tutta la piccola classe con indosso solo il suo bianco pannolino e un dolcissimo sorriso sulle piccole labbra.

“Ely!” la chiamai

Quando lei mi scorse mi salutò illuminandosi e rivolgendomi un sorriso biricchino. Poi si affrettò ad uscire dall’aula passandomi bellamente sotto il naso e correndo via veloce.

Udì il sospiro esageratamente esasperato da parte di Jillian solo in lontananza perché mi ero messa all’inseguimento della fuggitiva … mia figlia!

“Elisabeth Butler smettila di correre e vieni subito qui” la sgridai continuando a rincorrerla

La sentì ridere allegra, sembrava divertita all’idea di quello che considerava sicuramente un nuovo gioco. Senza rendermene conto, Gerard si era allontanato così quando mi girai non lo vidi dietro di me.

“Beth…”   il suono della sua voce rimbombò nel lungo corridoio

Solo allora, sentendolo, mia figlia si fermò. Voltò la sua testolina prima da una parte e poi dall’altra per capire da dove provenisse quella voce; l’aveva riconosciuta, ma non riuscendo a scorgerne l’autore si voltò verso di me.

Ero riuscita finalmente a raggiungerla, lei alzò il suo visivo verso di me e negli occhi riuscì a leggerle una muta domanda.

E’ il mio papà?

Sorrisi ed annuì.

“Beth…” la sua voce roca la richiamò ancora

Questa volta quando si voltò lo vide dietro di lei. Sorridendo felicissima si lanciò per correre verso di lui.

“Papi … il mio papà!” cominciò a gridare

Gerard allargò le braccia e la prese al volo. La sollevò sopra la testa e ridendo contento anche lui se la strinse al petto

“Ciao principessina!” la salutò lui baciandola con amore sulla guancia

“Sei tonnato papi … il mio papi è tonnato!” continuava a dire Elisabeth in braccio a suo padre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Più tardi, con l’aiuto di Jillian riuscì a far rindossare i vestiti ad Ely e ancora una volta le spiegai perché non poteva toglierli quando voleva, soprattutto in presenza di altre persone.

La campanella che segnava la fine delle lezioni finalmente suonò e tutti e tre ci alzammo per tornare a casa. Io e Gerard, con Ely al centro, stavamo per uscire dal portone, tenendola per mano, quando un bimbetto dai capelli e gli occhi nerissimi ci si parò di fronte.

“Ely … m-momani giochiamo? “

Sorrisi felice allo sguardo dolce che Michael rivolgeva a mia figlia Beth. Era uno dei suoi amichetti di gioco preferiti ed io ne conoscevo la madre. Michael era un bimbo timido ma dolcissimo e lui ed Ely avevano legato fin da subito, diventando inseparabili. La loro maestra mi aveva più volte informato che a scuola quando qualche bimbetto dispettoso tentava di prenderlo in giro o lo trattava male, Ely si intrometteva difendendolo e il poveretto che scappava a gambe levate.

“Miky! Siiiii! “ gli rispose regalandogli un sorriso luminoso

Il bimbo ne rimase abbagliato e abbassò lo sguardo arrossendo

“Giochiamo come ieii al dottoe?” domandò lei innocentemente

“A-al dot-dottore?” domandò con tono allarmato Gerard

“E facciamo gli animai della fattoia?” aggiunse Ely con un altro abbagliante sorriso

“Al dot-tore? Ma … ma … come? Perché al dottore?” continuava a domandare Gerard come in catalessi

“Tesoro, calmati … non credo sia lo stesso dottore a cui giochiamo io e te!”gli sussurrai all’orecchio tentando di rassicurarlo

Lui mi guardò con sguardo pieno di desiderio alzando poi un sopracciglio. Sorrisi e gli accarezzai dolcemente il volto.

I bambini si misero d’accordo per il giorno seguente e poi si salutarono. Ely dopo averlo salutato gli regalò un tenero bacio sulla guancia e Miky rimase a fissarla con gli occhi a cuoricino per diverso tempo.

Io sorrisi e lo salutai posandogli una mano sul capo e scompigliandogli leggermente i capelli, Gerard invece lo colpì con uno sguardo glaciale allontanando poi Ely da lui e prendendola in braccio.

“Hey, tu … stai lontano dalla mia bambina, intesi?” lo minacciò Gerard con sguardo torvo

Il piccolo Miky annuì più per paura che per altro

“Gerard! Ma cosa dici?” lo rimproverai

Prendendomi per mano e con Ely in braccio mi costrinse ad allontanarci. Uscimmo fuori diretti verso il parcheggio. Senza nemmeno badare alle mie lamentele o alle mie richieste di spiegazioni per quell’assurdo comportamento, ci trascinò fino all’auto. Allacciata Ely al seggiolone ingranò la marcia, partendo a tutto gas.

Continuava a borbottare senza senso “La mia bambina … no! Non la mia piccola principessa. Dannata precocità infantile!”

Nel destarlo da quella sua litania lo colpì pizzicandolo con forza al braccio

“Si può sapere che diavolo ti prende?” domandai quando fui sicura di avere la sua attenzione

“Miky non mi piace … ha uno sguardo da furbetto che non mi piace! Dovremmo tenerlo d’occhio!”

“Oh mio Dio! Tutto perché tua figlia ha fatto amicizia!“ replicai sospirando

La sua gelosia…

“Non è per quello!”

“Ah, no?” domandai sorridendo scendendo poi dall’auto e sganciando Ely dal seggiolone

“Assolutamente, no!” replicò deciso

“Certo, come dici tu” finsi di rassicurarlo alzando però gli occhi al cielo

Insieme andammo a prendere a scuola anche Josh, che allo stesso modo della sorella fu contentissimo di avere suo padre di nuovo a casa, e con lui tornammo tutti  a casa.

 

 

 

Quella stessa sera mi aiutò a mettere a letto i bambini, non prima di aver letto ad entrambi una favola. Castelli e principesse per Ely, cavalieri e draghi per Josh.

Ero appena uscita dal bagno di camera nostra quando lui mi si parò di fronte e con sguardo preoccupato mi prese le mani.

Avevo indosso una camicia da notte quasi del tutto trasparente che mi aveva regalato lui pochi mesi prima e mi ero messa due gocce del suo profumo preferito.

Insomma, avevo intenzioni particolari…

“Dimmi che non è come penso!”

“E’ assolutamente come pensi…” lasciai intendere con tono malizioso

“Oh, no! “

“Oh, si” replicai posandogli le mani sull’ampio petto muscoloso e sollevandomi per raggiungere le sue labbra ed unirle alle mie.

Continuava a borbottare sottovoce senza accorgersi dei miei tentativi maliziosi.

“Gerard cos’hai?”domandai allontanandomi un poco da lui

“Ely e quel suo Miky!” bofonchiò in risposta lui, sbuffando irritato al solo nominare l’amichetto di sua figlia

Lo guardai per qualche minuto come a chiedergli se facesse sul serio.

Forse non stavamo pensando la stessa cosa…

No, cioè… io ero mezza nuda davanti a lui, pronta e disponibile e lui pensava ancora a quell’episodio???

Ma quando notai la nota disperata nei suoi occhi capì che era davvero preoccupato e cercai di rassicurarlo.

“Ger, tesoro non essere ridicolo … è di Ely che stiamo parlando.” andai a sedermi sul letto e lui mi seguì  “Ha appena compiuto cinque anni e non vede nessun’altro uomo a parte suo padre. Ti adora, lo sai!” lo accarezzai dolcemente come a tranquillizzarlo

Era così tenero e ingenuo a volte!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora dici che non mi devo preoccupare, vero?” mi domandò per la centesima volta quella sera abbracciandomi stretta sotto le coperte

I miei deliziosi piani per la serata erano andati in fumo … ma per lo meno lo avevo rassicurato!

Ci avevo provato almeno!

“No, amore … almeno non per adesso. Aspetta almeno una decina d’anni prima di iniziare a preoccuparti!” borbottai in risposta

Stavo per farmi rapire dalle calde e accoglienti braccia di morfeo quando lo sentì irrigidirsi e stringermi più forte.

“Soph? Sophie?” mi chiamò scuotendomi un braccio

“Dimmi amore, cosa c’è ancora?” domandai voltandomi e appoggiandomi ad un gomito per guardarlo negli occhi

“Cosa intendevi prima con aspetta una decina d’anni prima di iniziare a preoccuparti?”

“Esattamente quello che ho detto. I ragazzi cominceranno ad apparire nella sua vita a quell’età e prego dio non prima di quella, ma non ci metto la mano del fuoco. Sai … precocità infantile.” risposi baciandolo veloce sulla bocca e risistemandomi sul cuscino.

Mi sporsi per spegnere l’abat-jour sul mio comodino e lo sentì abbracciarmi ancora rigido.

Continuava a mugugnare a denti stretti ma non vi prestai molta attenzione.

 Sorridendo chiusi gli occhi e mi strinsi a lui.

Ancora una decina d’anni … per iniziare a preoccuparsi di tenere lontani gli ammiratori di Ely!

  
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