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Autore: Flaine    01/01/2012    12 recensioni
Oneshot 10 anni dopo incentrata su Kazuya e una bambina~
Abbastanza triste, ma credo che sia anche dolciastra.
Ipotizzando che Ichinose abbia una figlia çuç
Ispirata alla canzone "Goodnight, goodnight" dei Maroon 5, ma non è proprio una song-fic D:
[...] Ichinose sospirò, amaro, guardando istintivamente verso l’alto, poi tornando ad osservare le guance paffute e bagnate di sua figlia.
«Non piangere,» iniziò, ancora non curandosi della vista che piano gli si annebbiava. «Se no la mamma si arrabbia.»
[...]
Spero che vi piaccia :)
P.S.: Buon compleanno in ritardissimo SistaH!
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric/Kazuya, Nuovo personaggio, Silvia/Aki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Goodnight, goodnight 
[ I’m sorry, I did not mean to hurt my little girl~ ]




La bambina scosse disturbata i capelli marroni, nel vento freddo di mezza novembre. Ichinose correva a perdifiato, rincorrendo la piccola per l’intero parco.
Hoyo era una piccola ribelle, con gli occhi marrone profondo come i suoi, e i capelli verdi e dolcemente arruffati.
Come quelli di Aki.
Aki.
Era notte fonda, e una litigata aveva spinto la bambina ad uscire di casa -era molto perspicace, anche troppo- e Kazuya era corso immediatamente fuori.
«Hoyo!» la chiamò, una volta raggiunta, prendendole un braccio e tirandola verso di sé.
«Hoyo, non scappare così, non farlo più»
La piccola alzò gli occhi gonfi e rossi, segno che aveva pianto ancora.
«Papà, i miei compagni di scuola continuano a parlarmi delle loro mamme, sono stupidi e cattivi!»
Kazuya chiuse gli occhi, prendendo in braccio la figlia.
Non era l’unica occasione in cui la bambina aveva avuto dei simili sfoghi, ma doveva conviverci fino a che non si fosse abituata.
Non poteva mandarla da una psicologa. Sarebbe stato troppo drastico.
Aki avrebbe saputo cosa fare. L’avrebbe abbracciata, tranquillizzandola con la sua voce sottile e soffice.
Ma lui non sapeva cosa dire, non aveva mai consolato nessuno in quel modo. Era sempre stato un spirito libero, libero da tutte le preoccupazioni da quando il suo intervento finale era andato a buon fine.
Soffriva anche lui.
Ma non se ne accorgeva, quasi, vedendo la figlia crescere in quelle condizioni.
«Dobbiamo accettarlo, tata.»
Hoyo stava già piangendo, stringendo e singhiozzando attaccata alla maglietta leggera del padre, che non si era preoccupato neanche di vestirsi pesante.
Ichinose sospirò, amaro, guardando istintivamente verso l’alto, poi tornando ad osservare le guance paffute e bagnate di sua figlia.
«Non piangere,» iniziò, ancora non curandosi della vista che piano gli si annebbiava. «Se no la mamma si arrabbia.»
Kazuya, senza saperlo, aveva fatto un salto indietro nel tempo.
Non sapeva che Aki aveva detto la stessa cosa di lui, dieci anni prima.
Non lo sapeva.
Hoyo prese tra le mani il viso del padre, accarezzandone una guancia, sentendo prudere sotto i piccoli palmi la barba serale.
E con la vocina rotta dal pianto mormorò: «Papà, però anche tu non parlare così tanto della mamma...»
Kazuya strofinò il naso sul visino pallido di Hoyo, annuendo.
«Hai ragione.» Le fece fare un saltino sulle sue braccia, sistemandosela e facendo per tornare in casa. «Ora smettiamo di piangere tutti e due, che ne dici?»
Kazuya non voleva ferirla. Le parlava di Kino semplicemente per ricordarla, per sentirsela ancora accanto.
Per sentire le sue risate dentro quelle di sua figlia, per accarezzare quei capelli che Hoyo aveva preso da lei, per ricordare la moglie, investita da un ubriaco.
Ma non intendeva ferire la sua piccola bambina.
Hoyo annuì decisa, passandosi goffamente le mani sulle guance, dove poco dopo Ichinose schioccò un bacio.
«Sei forte, lo sai?» le sussurrò dolcemente, soddisfatto nel vederla sorridere come una piccola combattente.
«Papo, hai fatto la richiesta per il club di calcio?»
Kazuya arrossì, aprendo la porta. «Non ancora, ma la farò presto.» iniziò, cercando subito di cambiare discorso, leggermente imbarazzato. «E’ tardi»
La bambina scattò in piedi, tornando poco dopo con il pigiama. «Vieni a darmi la buonanotte!»
Kazuya si alzò, sentendosi improvvisamente stanco.
Rimboccò con cura le coperte della bambina, appoggiando il mento al bordo del letto e spegnando la luce della mansarda.
«Sai cosa vuol dire il tuo nome?»
«No, cosa vuol dire?»
«Vuol dire abbraccio
Così sorrise, allontanandosi e uscendo dalla stanza. «Buonanotte.»
Aki sarebbe stata felice di vedere quella scena, pensò, lasciandosi andare pigramente sul divano, lasciandosi andare -ancora una volta- indietro ai ricordi.




Salve! ♥
Non ci sono molte IchiAki qui in giro, e in effetti era da tanto che volevo scriverne una, ma non avrei mai pensato che diventasse così deprimente çç
Insomma, non avrei pensato di uccidere Aki, lasciando solo Kazuya con la figlia.
Ispirata dalla canzone “Goodnight, goodnight” -c’èancheneltitolocomedamiaconsuetafantasia- dei Maroon 5 *^*
... E questa fic l’avrei dovuta postare molto, molto ma molto prima D:
Accidenti >3<
Ho appena mangiato un tartufo dolce e aaaaaaaahhhwww. =q=
*offre tartufino*
Questa è per il compleanno di una persona specialissima, non saprei come dire se non quello, ovvero _Kya_, la mia SistaH çç
Auguri in ritardissimo cara! <3
Grazie a chi legge e a chi eventualmente recensisce :3
Un grandissimo abbraccio e un tartufo! (?)
Cha.
  
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