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Autore: BlackLilium    02/01/2012    2 recensioni
“Hai una scia di morte dietro di te, Tom, ricordatelo bene. William non si può sconfiggere. Accettalo. Vuoi andare da quella maledetta vampira rossa? Vai. Buttati. Trasformati se necessario… ma non tornare indietro!” urlò la ragazza, sentendo il sangue ribollirle nelle vene.
“Perché mi vuoi qui con te, Ada?” le chiese lui, cercando di farle dire quello che da tempo doveva ammettere a se stessa.
“Non ti voglio qui con me, stupido… ti voglio qui con noi. Nel nostro branco. Siamo lupi, diamine, è il branco la nostra famiglia!”
“Una parte della mia famiglia è là dentro, e ho intenzione di riprendermela.”
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Ti vedo preoccupata, Ada.”
Il giovane Alan fece capolino da dietro la portafinestra, le mani dietro la schiena, stranamente serio.
“No. Tutto a posto.”
“Non mi freghi, sorellina. Siamo gemelli, capisco quando mi racconti balle.”
“Allora perché cazzo chiedi, Alan?”
“Te lo chiedo perché non ti ho ancora visto inforcare la moto per andare da Tom.”
La ragazza saltò giù dal muretto e guardò il fratello negli occhi: “Perché non ci vai tu? Magari ti porta ad un concerto di vampiri…! Stupido idiota…”
“Non parlarmi così, Ada!”
“E tu non fare il bambino!”
Alan abbassò la testa, triste: “Tra noi due tu sei sempre stata la più forte, la più sveglia, la più veloce.”
“…occheppalle, che hai adesso?”
“Dovevi dimostrare a tutti che non eri una femminuccia, che eri una vera lupa, una coi controcazzi.”
Ada si mise le mani sui fianchi, aspettando la conclusione del fratello.
“E ci sei riuscita! Diavolo se ci sei riuscita… però non hai mai considerato che forse non saresti riuscita a convincere proprio tutti. E questo è il risultato.”
Ada continuava a guardarlo, confusa.
“Se Tom avesse un minimo di rispetto per te e per quello che sei, non se ne sarebbe andato.”
“Come ti permetti?”
“Te lo dico per togliertelo dalla testa, Ada. Non ci pensare. Non gliene frega un cazzo di te, sennò sarebbe ancora qui.”
“Se n’è andato per sua madre.”
“Sì, e sua madre è di sopra che prende il thé con mamma.”
Ada si morse un labbro: “Cosa suggerisci di fare? Rispedirla al mittente?”
“No. Te l’ho già detto. Levatelo dalla testa.”
“Non accetto consigli da un bimbo che pensa solo a divertirsi.”
“Scusami, ho sedici anni. Credo sia normale.”
“Sì, come no… ciao cucciolo, fatti un giro.”
“Sì, io mi faccio un giro. Lui però non c’è, e tu sai perché.”
Odiava doverlo ammettere, ma il fratello aveva ragione.
 
 
Era ora. Doveva capire. Ada corse veloce su per le scale e cercò la camera di sua madre. Sapeva che le avrebbe trovate lì, tutte e due.
E infatti appena entrò vide sua madre mentre sparecchiava un tavolino e scorse un velo bianco scivolare nella saletta vicina.
“Ada! Che ci fai qui?”
“Mamma… niente, ero venuta a vedere se volevi una mano.”
“E da quando ti preoccupi di queste faccende? Che è successo…? Litigato con papà?”
“No, non con lui. Alan… è un cretino.”
“Beh, allora se ci tieni tanto aiutami qui: dai una passata di panno al tavolino, grazie.”
Ada impugnò lo straccio e passò alla meno peggio la superficie di legno grezzo, facendo cadere alcune briciole a terra.
“Mano forte ed energica. Si vede che sei una lupa.” Disse una voce accanto a lei.
Ada si voltò ma non vide niente.
“Allora, hai finito?” Le chiese Sally, mentre prendeva il vassoio da riportare di sotto.
“Sì, fatto.”
“Bene. Vi lascio sole…” sorrise Sally, chiudendosi la porta alle spalle.
‘…sole?’ Si chiese Ada.
Andò alla finestra e guardò di sotto, aspettando il da farsi.
“Siediti pure, Ada.”
La ragazza si voltò e vide una donna seduta sulla poltrona della madre.
Aveva lunghi capelli neri, una leggera veste bianca e grigia, sciupata dal freddo. Il suo viso era consumato dal tempo, e nonostante non sembrasse così vecchia, c’erano molte rughe a contornare i suoi occhi, e scendevano sinuose fino al collo. Le mani ossute uscivano dalla veste e si congiungevano posate sul suo grembo. Gli occhi… erano una cosa che Ada non avrebbe mai scordato: vedeva un po’ di Tom in quegli occhi. Così glaciali, così freddi, vitrei, a tratti plumbei.
“Vi somiglia così tanto…” sussurrò Ada, quasi incosciente.
“Oh, grazie. Devo fidarmi delle tue parole, mia cara. Non mi sono nemmeno presentata: mi chiamo Madame.”
“Lui è la dentro. Ci è finito per voi.”
“Sì, lo so.”
“E come fate a starvene qui, a prendere il thé con mia madre…?”
“Non ho le forze necessarie per affrontare William.”
“Oh, certo. Una strega senza forze. Ci mancava solo questa… perché non un lupo che ha paura del buio?”
“Hai spirito, mi piace. È per questo che lo ami tanto?”
Ada si bloccò: “E questo che diavolo centra adesso?”
“Centra eccome! È per questo che sei qui, non è vero?”
“Ma vi siete messi tutti d’accordo oggi? Io amo Thomas come amo chiunque in questo branco.”
Madame la guardò intensamente, con sguardo eloquente.
“Il punto non è cosa provo io, ma cosa possiamo fare per tirarlo fuori di lì!”
“Ascoltami Ada. Non dobbiamo tirarlo fuori di lì. Ci è andato da solo… per trovarmi, è vero, ma deve capire e saper affrontare le conseguenze delle sue azioni. Chi può dire cosa passa nella testa di mio figlio, oggi?”
“Ma voi dovete…!”
“E se avesse deciso di restare con William?”
“Impossibile!”
“Sbagli a dire questo. Non abbiamo il dono della preveggenza, mia cara. Le cose accadono e basta. Tom è là per un motivo. Tornerà quando sarà in grado di farlo.”
“...e poi c’è quella dannata… vampira! Una vampira rossa! Lo ammazzerà! Lo ridurrà ad un Corvo!”
“Rose? Oh, è innocua… era la mia dama di compagnia. Sa tutto.”
Ada rimase sbigottita. Non sapeva più che fare. La tranquillità della strega davanti a lei era sbilanciante, equivoca e incomprensibile.
“Posso chiedervi una cosa?” Chiese, ora timida.
“Certo mia cara.”
“Voi… cosa siete?”
Madame sorrise, lo sguardo basso.
“Ho sentito tante cose su di voi, di come eravate, di cosa è successo, del vostro sacrificio, di come Mark vi ha ritrovata…!”
“Oh beh, sai più cose di me, temo!” Rise composta Madame.
“Beh, so qualcosa del vostro passato, ma ora non so con chi ho a che fare.”
La donna si alzò dalla poltrona e volteggiò leggera fino alla porta della camera: “Non posso definirmi, Ada, perché sarebbe riduttivo dare una spiegazione di questo mio nuovo essere. Percepisco tutto in modo diverso, più ampio, più intenso. Ho acquisito poteri che prima agognavo – vivendo nel bosco, e ora il bosco è dentro di me, come le nubi, le piogge, i venti, gli animali, i cuori umani, le anime tristi, le anime sole, le malinconie degli alberi e le sfrenate rincorse dei ruscelli… sento tutto questo e tante altre cose che ora il mio lento sguardo umano mi impedisce di elencare. Ho questa capacità e anche il potere di controllare le stesse cose che percepisco, ma il sangue che scorre nelle vene di ognuno di noi è fondamentale per la nostra esistenza e determina le nostre origini, il nostro cammino e la nostra distinzione. C’è chi cambia questo sangue nel corso della sua vita per acquisire nuove esperienze, nuovi occhi, nuove voci. Mark l’ha voluto fare, io l’ho voluto fare… ma William mi ha ingannata. Non mi ha resa del tutto strega e quindi non sono del tutto in grado di sostenere un potere simile. Ecco perché sono così debole. Non posso tornare indietro, ma nemmeno evolvere. Non ho via di scampo. Con la speranza di diventare più forte, mi sono fatta trasformare in un essere dal potenziale altissimo, ma più debole.”
“…tutto questo… perché?”
“Qual è quella forza che muove tutto il mondo? Che determina la differenza tra l’uomo e la Natura? Che raramente si trova in un animale, e spesso è dato dalla sua vicinanza con un essere umano…? La risposta purtroppo è banale, è scontata, la stanno smerciando in tutte le forme e in tutte le salse da anni ormai… ma è dannatamente vera.”
“Non vi capisco.”
“È quello che io ho provato per Mark. Che Johnny ha provato per tua madre. Che tu provi per Tom. È l’Amore, Ada. E benché tu cerchi di sfuggirgli, è difficile farlo assopire. Io ho dovuto cambiare il mio destino per impedirmi ancora un sentimento simile.”
“E ci siete riuscita?”
“Temo di sì.”
 
 
La ragazza uscì dalla stanza dopo aver ringraziato garbatamente Madame. Con lei si sentiva al sicuro, quella strega aveva un’aura strana, emanava un’energia serena e accomodante, nonostante tutto.
Come mise piede fuori dalla porta, vide l’ombra di Mark alla sua destra, appoggiato al muro.
Sentì un respiro profondo, di quelli che soffocano una delusione. Decise di non approfondire e di ignorarlo, proseguendo verso le scale.
“È vero quello che le hai detto? È vero che non provi più amore?”
Era entrato nella stanza senza nemmeno bussare o chiedere il permesso. Doveva vederla di nuovo. Lei era lì, alla finestra, lo sguardo malinconicamente sereno verso il nulla.
Si voltò a guardarlo: “Sì, Marcus. Non sento più niente. Sono apatica.”
“Sei così bella, Andy…”
La donna gonfiò le sue vesti e s’irrigidì, facendo trasparire un’espressione scocciata: “Non sono bella, Marcus Thomas Trumper. Sono un essere a metà tra la vita e la morte, non sono spirito e non sono umana. Sono una strega senza poteri e questa mia sofferenza mi ha invecchiata più di quanto temessi. Ho il viso di una cinquantenne malata e logora benché abbia quarant’anni, le rughe che solcano il mio viso non mi danno tregua, e la fragilità delle mie ossa mi impedisce qualsiasi movimento brusco. No, non sono bella, ma sono ancora viva grazie a quel maledetto fratello che ti ritrovi…! E io mi chiamo Madame!” Urlò infine, accasciandosi a terra.
Mark la soccorse e la strinse a sé: “Sembrerai una cinquantenne, ma nella mia memoria rimani inalterata, Andromeda.”
La donna cominciò a tremare e così anche il tavolo, i quadri appesi, la poltrona, i muri… ci fu una scossa di terremoto che terminò solo quando Mark lasciò andare la strega.
“Non proverai amore, ma l’odio che covi nei miei confronti è notevole.” Disse lui, appoggiandosi al muro.
Sally entrò nella stanza come una saetta, preoccupata. Mark la mandò via, rassicurandola.
“Dove sei stata in tutti questi anni…? In un inferno maledetto… potrai mai perdonarmi?” Le chiese in un sussurro, facendo attenzione a non toccarla.
Madame sollevò il capo e lentamente si alzò in piedi.
Prese il viso di lui tra le mani e lo guardò intensamente, cercando di rivedere un po’ di quel ragazzo che ricordava nei suoi lontani momenti di serenità. Non lo trovò. Vedeva solo tristezza, silenzi, disperazione, odio. In tutti quegli anni, come aveva cresciuto il loro unico figlio? Come si era preso cura di lui se dentro di sé era tanto marcio e arrabbiato? E come aveva fatto Tom a maturare un tale senso di responsabilità e di coraggio con un esempio così lampante di fallimento?
“…non vedo che un uomo distrutto…”, sussurrò, “Come posso perdonarti per una cosa che non hai fatto?”
Lui allora l’abbracciò e la strinse forte, mentre le mani di lei affondavano nei capelli disordinati del lupo.
“Hai cresciuto da solo nostro figlio. Sei stato coraggioso.”
“Tu ti sei buttata in pasto ai Corvi. Non sei da meno…”
“L’ho fatto per Tom. E ora quel pazzo…! Oh, ma devo aver fiducia delle sue azioni. Dopotutto è tuo figlio, avrei dovuto aspettarmi qualcosa di avventato… è quello che più mi piaceva di te…”
Lui la baciò. Di nuovo. Sperava di trovare qualcosa di lei ancora vivo. Ancora la sua Andy. Ma ancora, come l’ultima volta nel bosco, non c’era niente.
Le labbra fredde di lei non rispondevano al calore e all’affetto di lui.
“Ti voglio ancora, Andy.” Sussurrò lui, piano.
“Non c’è nessuna Andy in questa stanza, Marcus.”
“Torna indietro. Torna indietro, ti prego…! Questo spettro mi spaventa, sei un guscio vuoto!”
“No, ti sbagli. Sono piena di nuova vita, ma è una cosa che non puoi comprendere.”
“Come posso averti di nuovo?”
“Ci siamo fatti del male a vicenda. Ormai non possiamo tornare indietro. Sono passati troppi anni.”
“Come posso averti di nuovo?!” Urlò lui, scrollandole le spalle.
Lei si spaventò davanti a quello sguardo pazzo di lui, ma non si mosse. Sentì che voleva piangere, ma non ne fu in grado. Sentì che voleva picchiarlo, ma non ne aveva le forze. Sentì uno slancio di vita percorrerle il corpo, uno slancio che da quindici anni non sentiva. Ma non seppe coglierlo.
“…non puoi…” rispose lei in un sospiro.
“Aargh!!!” Urlò lui, strattonandola e uscendo furente dalla stanza; “Non so in che cazzo di essere di ha trasformato mio fratello, ma giuro che quando lo rivedrò, lo ammazzerò di botte! Lo giuro!” Sbraitò lui, percorrendo il corridoio e scendendo le scale; “Giuro che non avrò pace finché non avrò portato via a lui tutto ciò che lui ha portato via a me! Maledetto bastardo!”
Madame, percependo tanto odio, si sedette a terra e cadde in un sonno leggero, cercando di allontanare le negatività che la circondavano.
Mark sbatté la porta del salone e si fiondò con i pugni serrati sul sacco da boxe appeso davanti alla finestra.
“Mi ha portato via mia madre, la mia donna, e ora anche mio figlio! Ma che cosa vuoi, William?! Che cosa vuoi ancora?!?” Imprecò Mark, sferrando tre pugni al sacco.
“Non ti ha portato via Tom, ci è andato da solo tra le fauci dello zio.” Precisò Johnny, appoggiato allo stipite della libreria.
“Vaffanculo Johnny!”
“Certo, e tu piantala di frignare. Non hai ancora capito cosa vuole William?”
“Perché, tu lo sai?”
“Ovvio… vuole te.”
“Non può uccidermi, ucciderebbe anche se stesso.”
“Non ho detto che vuole ucciderti. Ti vuole solo far prigioniero. Tenerti sotto controllo. E anzi, ora che ci penso, se anche ti uccidesse per lui sarebbe ancora meglio. Acquisterebbe una forma incostante, animale o fumosa che sia, e allora potrebbe davvero far quello che vuole. Tu devi vivere Mark. E non solo per Tom, Madame o perché sei come il mio fratello minore, ma perché l’alternativa sarebbe il potere in mano ai vampiri.”
“Tu lo sai che noi lupi viviamo meno a lungo dei vampiri.”
“Sì lo so. E infatti il giorno del tuo decesso naturale mi spaventa… ma diciamo che spero che uccideremo prima William.”
“E rifare l’errore di Andy? Farmi tornare un lupo famelico?”
“Non è stato un errore. E dev’essere una tua scelta. E se la tua vita in quel modo non avesse senso, per te, allora spetta a te decidere cosa farne…”
‘Dovrei dirmi di uccidermi’, pensò Mark. Ma non lo disse. Lo pensò in un lampo e poi quel pensiero svanì.
 
-:-:-:-
 
Beh, innanzitutto Buon Anno!!! Le ultime sgocciolanti notti del 2011 mi han portato consiglio, a presto il seguito…!
B.L.
 
  
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