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Autore: MrBadCath    02/01/2012    2 recensioni
Autori: MrB feat. C (vale a dire MrBadGuy and la Cath)
Desclaimers: Niente di tutto questo è mai successo nella realtà. I Queen e le canzoni citate non ci appartengono. David è un personaggio di MrBadGuy. No infringement of copyright intended.
Note: per le note vedere Nda e Varie :D grazie.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddie


«Freddie...?»
Una voce sempre più lontana mi trascinava via dal Paese del Balocchi.
«Freddie, è ora di prepararsi» mi annunciò Peter, con voce dolce, quasi materna.
Non sarei mai riuscito a ringraziarlo abbastanza, per tutto quello che faceva per me, il nostro era qualcosa che andava al di fuori del rapporto lavorativo.
Gli volevo bene come un fratello.
«Va bene, sono sveglio, dear
Mi alzai il più velocemente possibile, speravo di poter vedere David sveglio, quel giorno. Roger mi stava aspettando.
Salii in macchina appena mezzora dopo essermi svegliato: un vero e proprio record personale.
«Come stava, ieri?» domandò il biondo.
«Bene.»
«Dovresti essere felice, allora» mise a posto lo specchietto.
«La verità è che non so come sta...» con lui potevo essere sincero «Per me poteva anche essere in coma, ieri, di medicina non ne capisco nulla. Ti prego, accompagnami dentro.» Mi guardò, poi mi sorrise.
«Secondo me, David è a prova di bomba, vedrai che in una settimana al massimo, sarà a saltellarti in giro per casa a prenderti in giro.»
Sorrisi e scesi dalla macchina. Mi accompagnò fino alla porta della stanza, poi mi mise una mano sulla spalla:
«Per ora ti aspetto qui».
«David» sussurrai a mezza voce, incerto.
Prima di girare l'angolo del piccolo corridoio e incontrarlo, mi soffermai, aspettando una risposta.
Silenzio.
Ripresi a camminare e lui era lì, ad aspettarmi nel suo silenzio indotto dai medicinali.
Mi mancava così tanto il vecchio David, quello che esplodeva di energia, e, se vogliamo essere onesti, anche di bastardaggine. Chissà se quell'esperienza l'avrebbe cambiato, magari avrebbe ragionato sulle difficoltà che gli avrebbe comportato lo stare assieme a me.
Stare assieme a me...
Già, il mio inconscio aveva capito fin dall'inizio: ero sempre stato innamorato di David, poi arrivò Roger, avevo ricoperto di amore lui, dimenticandomi il resto. Mi ero lasciato desiderare, avevo sprecato tempo, fino a quel giorno, aveva detto chiaramente di amarmi e io ero corso da Roger, ancora una volta, sbagliando ancora una volta. Mi lasciai sfuggire un sospiro.
Se non avessi dato ascolto a quella assurda idea di farmi desiderare, di non lasciare cadere la corona dalla mia testa, abbassandomi, non sarebbe mai andato in quel maledetto aeroporto, non avrebbe mai tirato quel maledetto pugno a quel maledetto tizio e non gli avrebbero dovuto togliere un maledetto pezzo di piombo dalla spalla.
Lo osservai attentamente: aveva uno zigomo completamente viola, le labbra erano leggermente socchiuse, perché più gonfie del normale.
Abbassai leggermente il lenzuolo.
Era a torso nudo, una fasciatura sostanziosa gli copriva buona parte del petto e tutta la spalla.
Notai innumerevoli contusioni sul collo, erano rosso sangue, per non parlare di quella sul petto, era semplicemente enorme.
Era il secondo giorno che lo andavo a trovare e ancora non si svegliava.
Si sarebbe mai svegliato?
Quel pensiero mi sfiorò la mente per un secondo, che fu sufficiente ad autodistruggermi, una volta per tutte.
Mi poggiai nevroticamente una mano sulla fronte, poi sulle labbra, torturando il labbro inferiore. La mia vita sarebbe andata a scatafascio senza il motivo per cui mi ero alzato alla mattina in quei giorni.
Come non avrei potuto sentirmi responsabile di quanto accaduto? Avevo fatto pressione su Dave affinché si lasciasse accompagnare.
Poi ci eravamo baciati. Allora ci avevano visto. Allora era nato il diverbio.
I dottori non erano sicuri che in quella condizione potesse sentire noi che risiedevamo ancora nel mondo reale. Ero convinto che potesse sentirmi, perché io e lui ci intendevamo in qualunque situazione, perché avevo bisogno che mi sentisse:
«Ti amo.»


Roger


La stanza era in una penombra spettrale. Avevo un magone sullo stomaco senza precedenti. Freddie era scappato al bagno in condizioni indescrivibili e allora mi ero convinto ad entrare e dare un'occhiata: pessima idea, ovviamente.
David era immobile nel suo lettino con mille tubi in giro e a vederlo ridotto così, mi era presa una certa nausea, infatti speravo che Freddie tornasse prima che accadesse l'irreparabile.
Aveva il viso coperto di escoriazioni e lividi, e così anche le braccia. Le croste di sangue ancora fresco staccavano sulla pelle pallida in modo da risaltare la mia sensazione di dispiacere per un corpo così bello. Grazie al cielo il resto era coperto dal lenzuolo e non potevo vederlo.
Stavo pensando troppo: forse l'odore dell'aria pregna di disinfettante non aiutava affatto, mi stava annaspando il cervello. Dovevo distogliere lo sguardo dal lettino.
«Biondina, hanno ricoverato anche te?» chiese con un tono ironico la voce roca, nient'affatto simile a quella profonda e cristallina del solito. Deglutii. «Hai una pessima cera...»
A quel punto guardarlo fu inevitabile.
«Io sono venuto in ospedale per una visita, sai, un tizio che frequentava il mio fidanzato si è fatto quasi ammazzare perché gli hanno dato della checca, cosa che poi è vera...»
«Dici così solo perché sono legato al letto, altrimenti temeresti le conseguenze del pronunciare queste parole ad alta voce...»
«Mi hai preso su un divano per molto meno!» scoppiai a ridere
«Piuttosto, la tua cameriera?»
«Le ho dato buca per correre prima da Freddie e poi da te.»
«Dovrai inventarti una bella scusa, stavolta, l'hai mollata non per un uomo, ma per due!»
«Al di fuori del sentimento che provo in questo momento per Freddie, lui resterà sempre mio amico e mia priorità assoluta. È una cosa che non posso combattere.»
«Non devi, infatti... ma gliel'hai detto?»
«Con che cuore lo facevo? Mi ha detto che mi amava e aveva l'umore sotto terra per colpa della partenza di un certo qualcuno che poi abbiamo scoperto essere finito all'ospedale per ragioni del tutto discutibili» lo derisi.
«Lo ha detto anche a me» asserì, tagliente.
Nonostante sapessi che prima o poi sarebbe successo, il dolore fu ugualmente indescrivibile. Preferii comunque che l'avesse detto a lui che a qualcun altro. Era troppo confuso per non dirglielo: amava o non amava entrambi?
«Lo immaginavo...» accarezzai una ciocca di capelli di David «questo ti ha fatto sentire almeno un po' meglio?» gli sorrisi e lui non rispose. Sarebbe stata una resa troppo grande di fronte a me, ammettere che era stato felice, ad alta voce. Le fossette si delinearono con più precisione sulle sue guance, nel tentativo di nascondere un sorriso.
Gli diedi un bacio sulla fronte e lui lo posò sul mio collo.
«Devi darmi tempo, quando capirà che stai bene sarà più rilassato e potrò parlargli a cuore aperto...»
«Tu gli parli sempre a cuore aperto... ehi, non vorrai tirarti indietro solo perché non sono al top?»
«Figurati...» sbuffai «solo che devo trovare un modo per rendere felice sia lui che me.»
   
 
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