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Autore: Mystica    19/08/2006    1 recensioni
Magneto, seduto nel parco, gioca una partita a scacchi contro se stesso. Che cosa ne sarà di lui, adesso che non è più un mutante? Mystica trama vendetta verso l'uomo che l'ha abbandonata proprio nel momento peggiore. E lo avvicina, adesso che è lui ad aver bisogno di aiuto...
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Erick Lensherr/Magneto, Raven Darkholme/Mistica
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto Mystica vuole ringraziare tutti quelli che hanno commentato la sua fic *me commossa*. Grazie di cuore per il supporto, è una spinta in più ad andare avanti! Continuate a seguire la mia storia! XD

Seconda cosa, comunico che ho in serbo ancora un capitolo e mezzo completi da postare, ma adesso vado in vacanza per 11 gorni e non potrò scrivere niente! Quindi fateveli durare!!!

***

Sabretooth fissò Raven per un momento, prima di rendersi conto del significato delle parole di lei. Poi, la risposta arrivò come una doccia fredda.

- Ti… ti hanno somministrato la “Cura”?

Mystica distolse lo sguardo, che fino a quel momento era riuscita a mantenere imperturbabile, per fissare un punto imprecisato del pavimento. Rimase un attimo in silenzio, cercando di decidere che cosa rispondere.

- Non proprio. Ma non mi va di parlarne.

Fece una pausa, continuando a fissare per terra con un atteggiamento abbattuto che Sabretooth non le aveva mai visto.

- Devi dirmelo, Raven. Come pensi che possa indovinare?

- Non credo che sia una storia piacevole.

Sabretooth la invitò a sedersi, ed estrasse dal frigo due bottiglie di birra gelata. Mentre lui prendeva gli ultimi bicchieri puliti da una mensola un po’ storta, Raven iniziò a raccontare. Era la parte più delicata del piano.

A voce bassa, Mystica spiegò di come il governo americano fosse riuscito a catturarla mentre lei cercava di impossessarsi di alcuni documenti importanti. Di come poi Magneto fosse accorso a salvarla, della guardia che aveva sparato e di ciò che era successo dopo. Tuttavia, la scaltra mutante si guardò bene dal dire che Magneto l’aveva abbandonata a se stessa proprio nel momento del bisogno, e anche che il Signore del Magnetismo in persona aveva perso i suoi poteri. Era tutto in programma.

“Adesso, Sabretooth si sentirà in dovere di appoggiare la causa dei suoi compagni. Non ha motivo per non farlo. E quando Magneto chiamerà in aiuto i suoi alleati, loro non potranno fare a meno di accorrere…”

- E così adesso ho perso i miei poteri- concluse Mystica.

- Ma…- esclamò Sabretooth, che aveva ascoltato in silenzio fino a quel momento- … avevano detto che la “Cura” sarebbe stata volontaria…

Raven lo fissò per un attimo, con un sopracciglio alzato, le labbra piegate in un sorrisetto sardonico.

- E tu ci hai creduto?

- Sporchi umani…!!!- Sabretooth sbatté violentemente un pugno sul tavolo- Sono ancora dei vostri, dunque. Qual è il piano?

- Innanzitutto- cominciò Mystica, prendendo in mano la situazione con fare manageriale- dobbiamo impedire che gli umani si riapproprino della fonte della “Cura”. Leech è allo Xavier’s Institute, ma non passerà molto tempo prima che il governo decida di riprenderselo. Dobbiamo fare in modo che ciò non accada.

- Magneto sta cercando di entrare nella Scuola, fingendosi alleato degli X-Men. Loro credono che il Governo sia davvero intenzionato a mantenere la pace, ma io sono convinta che non possa durare. Stanno solo cercando di tenerci buoni.

- E che cosa ne faremo del bambino?- chiese Sabretooth. Mystica sorrise.

- Faremo in modo che non possa più costituire un pericolo per nessuno.

Sabretooth annuì, sogghignando.

Mystica era soddisfatta. Il suo unico timore, almeno per ora, era scongiurato: il mutante non aveva scoperto l’unica falla nel suo piano; sarebbe stata sufficiente una semplice domanda per far crollare tutto, ma quella domanda non era stata formulata.

“Perché il governo dovrebbe rinunciare a questa occasione di pace?”

D’altra parte, Sabretooth non era al corrente che i maggiori criminali del genere mutante erano già stati ridotti al silenzio. E nessuno di questi criminali era intenzionato a svelare la propria debolezza, almeno per ora.

***

Parecchie miglia più a est, in quel momento, un uomo vestito con un elegante completo grigio scuro suonava il campanello dello Xavier’s Institute for Gifted Youngsters.

- Cosa vuoi?- la ragazza che gli aprì la porta sembrava decisamente ostile.

- Vorrei parlare con la preside- rispose educatamente Magneto, con un mezzo sorriso.

La ragazza non si lasciò ingannare. Rimase in silenzio per parecchi secondi, scrutando l’uomo che le stava davanti con espressione torva, incerta se gridare o meno.

- Ti ho riconosciuto, sai- rispose alla fine- sei Magneto. E non sei il benvenuto qui.

Lui ebbe appena il tempo per lanciarle un gelido sorriso prima che una seconda voce si inserisse nella conversazione.

- Chi era alla porta Kitty?

Una giovane donna dalla pelle scura e i capelli argentati fece capolino dietro le spalle della ragazzina. Appena vide Eric, mosse istintivamente un passo indietro aggrottando le sopracciglia.

- Eric. Non credevo che ti saresti fatto vivo ancora.

- I casi della vita, eh- rispose lui, sogghignando.

- Spero che si tratti di ben più che un caso, o sarò costretta a cacciarti.- replicò lei, impassibile.

Magneto le lanciò un’occhiata penetrante, senza perdere la calma.

- Certamente questo non è il luogo adatto per trattare simili argomenti, Storm. Immagino che stessi per invitarmi ad entrare.

La donna mormorò qualcosa fra i denti, ma si spostò e, con un gesto, invitò Kitty di fare lo stesso. Scortò Magneto attraverso i lunghi corridoi della scuola, fino a raggiungere una stanza spaziosa e ben illuminata da una grande finestra sulla parete dietro la scrivania. Le altre pareti erano interamente ricoperte di scaffalature in legno, che contenevano una vastissima raccolta di volumi. Sul pavimento, un tappeto verde scuro che copriva quasi del tutto il parquet. Magneto attraversò la stanza senza fare rumore, e si sedette su una sedia di fronte alla scrivania.

Storm prese posto sulla poltrona che un tempo era stata di Xavier e, appoggiato il mento nel palmo di una mano, iniziò a fissare Eric con sguardo deliberatamente inquisitore. Lui rimase in perfetto silenzio.

- Perché sei venuto, dunque?- disse lei, alla fine.

Magneto rise fra sé, abbracciando con lo sguardo l’enorme stanza. Era incredibile come sembrasse diversa, adesso che Storm era la preside. Le caratteristiche principali dello studio di Charles erano ancora ben visibili, ma l’atmosfera che si percepiva entrando non era più quella calma silenziosa che sembrava avvolgere Xavier. Il dominio di Storm era fatto di cieli burrascosi e nuvole dalle forme bellissime, ma pronte ad esplodere in temporali da un momento all’altro.

“E’ ancora così giovane e inesperta… Non avrà la forza di rifiutare la mia proposta”

- Xavier ti ha lasciato un’eredità enorme, Storm- mormorò, quasi più a se stesso.

- Rispondi alla mia domanda.

Meglio evitare i giri di parole, dunque.

- Ci stavo arrivando. Ma, se vuoi, taglierò corto. La domanda è: sei in grado di gestire questo patrimonio?

- Cosa…?- La donna sussultò. Aveva fatto centro.

- Lo Xavier’s è pieno di sorprese, Storm. Ci sono segreti di cui nessuno di voi potrebbe neanche sospettare.

Segreti che sarebbero morti con Xavier, se…- Storm completò la frase per lui.

- … Se tu non l’avessi aiutato a realizzarli.

- Esattamente- Magneto si chinò leggermente in avanti sulla scrivania, con l’atteggiamento confidenziale di un negoziante che tenta di convincerti ad acquistare la sua merce.

- Scommetto che a voi questi segreti servono, vero? Silenzio.

- Io potrei rivelarti tutto, se solo me lo chiedessi.

La donna si allontanò di scatto.

“Ecco l’acquazzone”, pensò Magneto.

- Sapevo che ci saremmo arrivati. Certo, tu potresti rivelarmi tutto. Potresti far funzionare Cerebro, e Dio solo sa quanto ne avremmo bisogno! Ma… c’è un ma- pausa.

Storm fissò Magneto dritto negli occhi.

- Cosa vuoi in cambio?

Lui si alzò e mosse grandi passi verso la libreria. Il suo cuore era in tumulto, era ad un passo dalla vittoria. Tutto dipendeva da quel momento. Lei stava per cedere. Doveva cedere. Si voltò, e finse di consultare un libro, preso a caso dalla scaffalatura, per nascondere il ghigno che non riusciva più a trattenere.

- Adesso sono solo un povero vecchio, Storm- rispose, cercando di mantenere il tono di sempre- Che minaccia posso costituire?

Lei non rispose. Eric si voltò nuovamente a fronteggiarla.

- Permettetemi di rimanere qui. Vi insegnerò tutto. Storm non rispose.

- Pensaci. Se dico la verità, otterrai il pieno controllo su questa scuola. Se invece sto mentendo, cosa può mai fare un vecchio senza poteri contro una cinquantina di giovani mutanti?

Lei si alzò a sua volta, i palmi delle mani aperti sul legno della scrivania, quasi in cerca di un appiglio. Era protesa in avanti, i muscoli del collo tesi e le sopracciglia aggrottate. Magneto poteva sentire la tensione crescere dentro la stanza, e si chiese che cosa ne sarebbe stato di lui se lei non avesse accettato.

Poi si alzò il vento, che spazzò via il temporale.

In un attimo, la giovane donna parve rilassarsi. I lineamenti del volto tornarono a distendersi, e lei si accasciò di nuovo su una sedia, appoggiando la fronte alle nocche della mano. Ancora immobile in quella posizione, gli occhi puntati in basso, rispose semplicemente:

- Accetto.

  
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