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Autore: Many8    02/01/2012    9 recensioni
Edward e Bella. Un avvocato e un'attrice. Entrambi la sera del 31 dicembre si ritrovano a scappare dalle rispettive famiglie, entrambi affittano lo stesso appartamento, entrambi inconsapevoli dell'altro, entrambi vittime di una stessa truffa. Due persone, una casa, una truffa. OOC- AH- Rating Verde
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ok, sono in ritardo - solo - di due giorni. Andiamo avanti senza altre parole.

Prima, però, vorrei mostrarvi questo piccolo capolavoro - di cui mi sono innamorata - di ada90thebest. Grazie mille ancora.

f

 

Siamo arrivati alla fine, vi lascio leggere, e alla fine tutti i ringraziamenti e un piccolo discorsetto.

Buona Lettura.
Capitolo 4- Una truffa. Una?
31 dicembre, ore 19.34

Seduti tutti e due sul divano, si guardavano negli occhi senza parlare. In un momento di silenzio tra un argomento e l'altro, erano agghiacciati nell'imbarazzo di quella quiete.
Ipnotizzata dal verde profondo di quegli occhi, Bella riuscì a sviare il suo sguardo, soffermandosi sul tappeto che ricopriva il pavimento, dando all'ambiente un senso di calore, anche se in fondo quell'appartamento era più freddo di una caverna in inverno, in Nuova Zelanda.
«Allora...» esordì Bella, rompendo quella bolla di tranquillità che si era formata attorno ai due. «Cosa hai fatto in tutti questi anni?»
L'altro la fissò per un attimo, con un mezzo sorriso che gli rendeva il volto ancora più delicato. E bello. Distolse lo sguardo osservando qualcosa di attratto nell'aria. «Nulla. Oltre che lavorare.»
«Cosa fai?»
«L'avvocato. Dopo essermi laureato ho iniziato a lavorare presso uno studio legale, in questa città.»
«Sei rimasto qui?» domandò Bella, con una ruga d'espressione che le rigava il mezzo della fronte.
«Sì,» Edward si guardò le mani. Quella domanda era come una derisione, come se le prese in giro del liceo fossero ritornate. Sei rimasto qui, con mamma e papà, eh? Era questo che aveva sentito.
Aveva percepito in sé fallimento. Era un fallito, come lo designavano al liceo. Senza una ragazza, un secchione, un ragazzo che non faceva altro che studiare, leggere ed ancora leggere.
Senza altri interessi, come le botte, il calcio o il football, che univano tutti gli altri ragazzi. Quelli normali, che rientravano nei canoni della realtà.
Fece un respiro profondo. «Tu invece, cosa fai di bello nella vita?» le chiese, infine. Un nodo alla gola a fargli mancare il respiro, brividi che correvano lungo la sua schiena. E non erano dovuti al freddo. Bella, però, non era mai stata una delle tante ragazze che si prendevano gioco di lui, come, con quella domanda, non avrebbe voluto far scaturire quella reazione. Era una domanda del tutto innocente.
Bella prese un cuscino ai lati del divano, lo mise sulle sue cosce, infondendogli più pugni. Il suo volto si intristì. «Nulla. Fino ad ora non ho combinato nulla nella mia vita.» guardò il guanciale quadrato sotto le sue mani, poiché non aveva il coraggio necessario per alzare lo sguardo su di lui.
Si sentivano falliti, entrambi. Chi per lavoro, chi per amore. E questa sensazione li univa.
«Ehy,» Edward le sfiorò una mano, che era partita da sé, senza un comando opportuno. Non erano da lui certi comportamenti. In altre situazioni non avrebbe mai preso l'iniziativa. «Cosa succede?»
Bella scosse il capo, chiudendo gli occhi. «Succede che ho speso tutti i miei risparmi in questi anni, e sono a metà di quelli dei miei genitori. Dopo il liceo ho frequentato l'accademia per diventare attrice; mi sono diplomata, e mi sono trasferita a New York per riuscire ad avere colloqui o audizioni più vicini e soprattutto accessibili. Ho anche ricoperto parti a teatro abbastanza importanti, ma la paga era sempre misera, e non riuscivo mai a ricoprire le mie spese. Pur di mantenermi ho trovato qualche misero lavoro, come cameriera e o baby-sitter. Adesso, sono due mesi che non riesco a trovare nessuna audizione, o almeno nessuno disposto ad ingaggiarmi.» scrollò le spalle.
Le loro mani ormai si stringevano. Erano sudate e congelate, ma sia l'uno che l'altra percepivano calore, un calore da sciogliere anche le viscere.
«Andrà meglio, vedrai.» l'unica cosa che riusciva a fare Edward, era quella di rassicurarla, darle speranza che neanche lui possedeva.
Bella alzò lo sguardo su di lui e abbozzò un sorriso. «Grazie delle rassicurazioni, ma so che questo è un campo davvero difficile dal quale estrarre qualcosa di buono.»
«Forse il 2012 ti riserverà qualcosa di buono, non puoi saperlo.» le strinse maggiormente la mano, per infonderle coraggio. «Anzi, proprio per questo prendi questa.» le passò una birra.
Lei sorrise, e le si illuminarono gli occhi. «Così mi piaci, Cullen.» afferrò la lattina.
Edward ne prese una anche per sé.
Dovettero lasciare la mano dell'altro per aprirle, e in quegli istanti si sentirono come svuotati.
Ed infatti la ricercarono immediatamente.
«Non è proprio champagne, ma per brindare può bastare.» disse Edward, storcendo la bocca dopo un piccolo sorso.
«Mi accontento.» annuì.
«Che farai, li denuncerai i proprietari di questa casa?» chiese improvvisamente Bella.
«No, ma gli manderò una bella lettera dal mio studio, vedrai, tremeranno.»
«Buona idea!» annuì, d'accordo.
Calò di nuovo il silenzio. Questa volta per nessuno dei due c'era imbarazzo. Sconfitto, abbattuto, sparito.
Si era creata una sorta di intimità, gradita a tutti e due.
Edward depose la lattina accanto alle altre ancora sigillate, e fece lo stesso anche con quella di Bella.
Si avvicinò a lei come se fosse stato autorizzato a farlo, senza premure, né vergogna.
Le cinse anche l'altra mano, intrecciando le dita.
Accostò il suo volto a quello della sua amica, sfiorandole con il naso il suo. A sfiorarsi furono anche le labbra, e in quel preciso momento entrambi tremarono.
Tremore dovuto a qualcosa che arriva da dentro, che scombussolava tutto, che faceva torcere le anime e palpitare i cuori.
Le labbra si sfiorarono più volte. Quelle di lui sapevano di birra, mentre quelle di lei erano dolci, come il profumo di un bagnoschiuma alla fragola.
Un dolce ricordo del passato li accomunava, lei aveva trascorso ore nella biblioteca della scuola pur di farsi notare da Edward, e lui dopo settimane di tentennamenti - dovuti anche alla scarsa fiducia nel sesso opposto - aveva deciso di rivolgerle la parola. Da lì era iniziato tutto. Da una biblioteca. Ed era finita lì.
Mentre adesso, tutti ripartiva da due persone, una casa, e una truffa.
Si staccarono velocemente quando sentirono la porta aprirsi.
Un uomo entrò, con la fronte corrugata.
«Chi siete voi? E cosa ci fate qui?»
Era di carnagione scura, alto e possente.
Edward si alzò e gli andò incontro. «Io sono Edward,» si presentò.
«Jacob.» ancora confuso allungò la mano e strinse quella dell'altro. Guardò la ragazza sul divano, e le sorrise.
«Benvenuto nel club dei truffati.»

 


Questa storia è stata la prima che ho scritto in 3a persona, completamente inesperta mi sono buttata di testa, non sapendo se stessi facendo bene, o al contrario, un disastro. Spero di essere riuscita ad avvicinarmi al centro.

Inoltre, spero vivamente che il 2012 sia arrivato portando qualcosa di buono, di consistente, e che vi siate divertiti a festeggiarlo.

Se volte continuare a seguirmi potete farlo con la mia storia ancora in corso: Il guanto rosso. Avete il mio contatto twitter, per qualunque cosa, e tutti gli altri contatti che potete trovare nel mio profilo.

E' stato un piacere scrivere questa storia, e non sapete quanto mi sia divertita a caratterizzare questi personaggi, ed è stati un piacere condividerla con voi. Grazie mille di tutto a tutti.
Many, che inizia piangere, commossa.

   
 
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