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Autore: ryuzaki eru    03/01/2012    6 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

18. Una situazione singolare

 

(Dal capitolo precedente)
Lui osservò le dita di lei che stringevano il cotone, ma ancora una volta non disse nulla e rimase col capo chino, le spalle curve, le mani in tasca e gli occhi su di lei.
Fu Emma a parlare «Non capisco. Io non capisco! Tutto questo è assurdo… Vederti in questo contesto è ancora più assurdo che vederti al The old docks…» gli disse sconcertata.
«Sono d’accordo.» rispose lui.
«Perché sei qui?» gli chiese.
«Perché non ho finito con te. Mi sembrava di avertelo detto.» le rispose lui serio. «Comunque ciao, Emma» aggiunse alla fine con una vaga espressione di scherno…
Emma rimase a guardarlo.
Era quello che voleva.
Era proprio quello che lei voleva.
Che lui non avesse finito con lei.
Quindi rispose decisa «Ed io sono contenta che tu non abbia finito con me. Sono molto contenta anche se non capisco. Ma il fatto che io mi trovi a non capire è qualcosa che avevo previsto, che mi aspettavo, anche se nella realtà, di fronte alle tue mosse, non posso che rimanere scombussolata. Sono umana.» Si fermò qualche instante.
E lui accennò un sorriso… un vago e leggero sorriso, come di soddisfazione…
Incredibile…
Poi Emma aggiunse, diretta «Comunque ciao, Ryuga.» e calcò il nome, scandendone bene le sillabe.
Erano lì, uno di fronte all’altra.
Emma gli parlava schietta e trasparente come sempre, ma continuava a stringergli la maglietta…
Sì, gli stringeva la maglietta e gli parlava «Vedo che ti faccio sorridere. Anche questo è singolare…»
«Sorrido perché sei un ottimo interlocutore, perché non demordi, perché rispondi sempre, perché prosegui secondo i tuoi ragionamenti, perché li palesi in modo trasparente, senza tuttavia volermi far veramente capire cosa intendi, fermandoti sempre un istante prima del dovuto. E questo è divertente. È un altro puzzle.» disse lui, mantenendo quell’espressione enigmatica, ma impercettibilmente soddisfatta.
«Ryuga!!!! Che bello! Ci sei anche tu!» gridò Misao contenta dalle scale, scendendole rapidamente.
Elle ed Emma alzarono il capo verso di lei, che li raggiunse in un attimo e poi osservò, in silenzio, che lei lo teneva per la maglia...
Ma né Emma lasciò la presa, né lui si spostò.
Rimasero così, semplicemente a guardare la festeggiata.
«Ciao Misao, tanti auguri.» le disse lui innocentemente.
«Grazie! Sono contenta che tu sia venuto!» disse raggiante «Non dimenticherò mai l’aiuto che ci hai dato nel lavoro e poi… naturalmente… il supporto la sera dell’aggressione… Emma non parla molto di te… ma aveva ragione, ci si può fidare ciecamente, sei speciale!» e gli sorrise.
Lo aveva capito, a modo suo. Aveva capito che lui era una sorta di “pilastro”, uno di cui fidarsi…
Misao continuò «Vogliamo andare a bere qualcosa? C’è anche la crema di whisky!» e gli strizzò l’occhio prima di incamminarsi velocemente verso il grande salone e dileguarsi senza insistere o disturbarli ulteriormente. Perché per Misao Emma ed Elle dovevano rimanere soli il maggior tempo possibile…
«È come l’hai definita tu. È “perfetta”» disse Elle con un tono tranquillo, che non nascondeva enigmi, gelo o sottintesi… «è una perfetta donna giapponese.»
«Cosa intendi?» gli chiese Emma curiosa.
«Che è ospitale senza essere invadente, che dice ciò che va detto al momento giusto, anche con un pizzico di malizia femminile, che sa essere entusiasta senza esagerare e poi si allontana discretamente. Senza parlare dell’aspetto sempre impeccabile. È una “copertina” perfetta di Flashstyle.» osservò lui ancora senza alcun tono particolare, quasi annoiato.
«Flashstyle?!» chiese Emma.
Ma che diavolo è Flashstyle … Oddio, vuoi vedere che…
«La più famosa rivista di moda al mondo, Emma. Io non sono preparato su questo aspetto, ma osservo molto. Mi lascia perplesso il fatto che tu non la conosca. Ma forse non dovrei esserlo in effetti.» disse lui portandosi candidamente il pollice sulle labbra.
«Ah sì… Già… Non so perché ero convinta si chiamasse Vogue…»
Era un po’ che non saltavano fuori altre stranezze…
«Dalle tue parti le cose cambiano nome, pare.» commentò lui impenetrabile.
«Già…» ammise lei «… e non cambiano solo nome, purtroppo… anzi…» lo guardò meglio negli occhi «non “purtroppo”… per fortuna…» Poi ripartì in quarta «Mi stai dicendo che Misao è “finta”?»
«No. Non era nelle mie intenzioni. La mia era un'innocua analisi. Osservo semplicemente. E tu difendi la tua amica. Ma non consideri che la mia avrebbe potuto essere un’offesa a te.» la punzecchiò ancora.
«Un’offesa a me? … Ma perché… mi avresti offesa? … Cos’avresti detto per offend…» e poi si illuminò all’improvviso in un sorriso divertito e sincero «Non mi offendo mica se non ti stupisci del fatto che io possa non conoscere Flashstyle, non noto la “perfezione” nello stile, o meglio, la noto, ma non mi attira e quindi è fuori discussione che io possa offendermi per questo. In fondo ci sta. In effetti avrei anche potuto non conoscerla la rivista Flashstyle.» e gli sorrise con un’espressione dolce.
Il discorso aveva deviato.
L’arrivo di Misao aveva spostato la loro conversazione su altro.
Ma Elle ed Emma parlavano ugualmente.
Ogni spunto.
Ogni sciocca commento sembrava lanciarli in una discussione…
Elle mostrò di nuovo quell’espressione soddisfatta e poi se ne uscì come un bambino, premendo il pollice sul labbro superiore e facendolo arricciare da un lato, mentre parlava «Ci sono dolci? Avrei voglia di una fetta di torta e di un po’ di quella crema di whisky.»
«Sì, ce ne sono tanti.» disse Emma sorridendo e assecondandolo «Andiamo di là.»
«Ci andiamo così di là?» le chiese lui, con una faccia quasi ingenua, ma non imbarazzata, guardando il lembo della sua maglietta che era rimasto tra le dita di Emma tutto il tempo…
Lei sgranò un po’gli occhioni e sbattè le palpebre innocentemente «… No. Magari no…» e lasciò la presa.
Si incamminarono nell’atrio ormai deserto per raggiungere gli altri ed il buffet che avevano faticosamente preparato nel pomeriggio tutti insieme, Emma, Misao e Kei.
Prima di entrare nel salone Emma si fermò un attimo «Ryuzaki.» gli disse sussurrando e senza guardarlo.
Lui rallentò il passo, si voltò e la fissò di nuovo, facendo riapparire quell’espressione fredda che lo aveva invece abbandonato fino a quel momento «Sì, Emma.»
«Potrò capire cosa vuoi da me…ad un certo punto lo potrò capire?»
«Quando io avrò definito in modo chiaro cosa tu voglia da me e perché lo voglia da me, Emma. E non temere, io non mollo. Non lo faccio mai.»
«Lo so.» commentò lei alzando lo sguardo «Grazie di avermi risposto ora…»
«Aspetta a ringraziarmi, te l’ho già detto.»
«Hai forse intenzione di fare qualcosa che mi inibirà dal ringraziarti? Credi che io non ti vorrò più vedere dopo che tu l’avrai fatta? È una minaccia?» lo incalzò lei.
Aveva capito, aveva percepito qualcosa… Emma era riuscita a percepire qualcosa delle intenzioni dell’imprevedibile Elle.
C’era l’1% delle possibilità che lei riuscisse a farlo…E questa non era una delle percentuali fasulle che Elle tirava fuori a proposito della possibilità che Light fosse Kira…
C’era veramente solo l’1% delle possibilità che Emma potesse capire.
Ed Emma invece aveva capito.
Sempre più interessante…
Veramente sempre più interessante…
Solo interessante? Emma…
Elle ribattè «Una minaccia? Non è vero che non capisci Emma. Capisci, per istinto o conoscenza. Ma capisci.» rispose lui.
Emma rimase basita.
Basita ed emozionata…
Vacillò appena.
Quello era un giudizio “positivo” su di lei?
No… Era forse solo un modo per confermarle che quella era una minaccia… Però…
«… Ok… Torta?» disse Emma alzando il tono della voce e ritornando in sé. «Se era una minaccia davvero è meglio che io mi goda questa festa finché posso!»
«Sì, torta.» chiuse lui.
Ed entrarono nella sala.
Kei li vide e li raggiunse. Salutò Elle sorridente e poi tornò a fare l’istrione con i suoi amici.
Emma arraffò una manciata di patatine e si preparò una vodka-orange. Era il suo drink preferito.
Elle si soffermò davanti al tavolo imbandito di leccornie.
Le osservò tutte per bene.
Poi si fermò davanti ad una torta al cioccolato che era stata tagliata a fette, ma era ancora intonsa. Nessuno aveva ancora intaccato il disco cacao della sua forma.
Guardò Emma. «Vorrei quella.» e la indicò con l’indice appeso.
Emma sollevò le sopracciglia «Uhm. E allora? Non credo sia un mio problema.» gli disse sorridendo divertita. «I tovaglioli sono lì. La paletta per aiutarti anche. Ingegnati, perchè con questi due semplici oggetti ce la puoi fare sicuramente! Qui funziona così ed io non sono “ospitale” e servizievole come Misao.» chiuse con una faccetta di sfida infantile e priva di malizia o asprezza.
Lui non si scompose per niente.
Ci pensò un attimo, si voltò, raccolse un tovagliolo e la paletta per dolci e si prese la fetta di torta che voleva.
Non era permaloso e non si offendeva, ovviamente. Il tutto rientrava comunque nel concetto della “libertà di comportamento”. Così come non si stupiva o non gli importava di cosa gli altri pensassero di lui, allo stesso modo non era minimamente toccato dalle eventuali battute o critiche velate.
E poi, del resto, era logico. Quello che Emma gli aveva detto era logico. Lui non ci era abituato, ma era logico. E la logica non veniva mai disdegnata.
«Bello essere autonomi, no?» gli disse Emma sempre più divertita.
«Può avere i suoi vantaggi.» disse dando un grosso morso alla torta, riempiendosi la bocca e masticando con gusto con gli occhi spalancati.
Quando ebbe finito si leccò una briciola che gli era rimasta sulle labbra candide «Potrei anche prendermi un bicchiere di quella crema di whisky allora?»
«Sì, potresti. La bottiglia è quella. I bicchieri lì vicino.»
E così fece.
Ingoiò la crema dolciastra e densa. «Hai visto He? È iniziato l’anime.» le disse poi con semplicità.
«Sì!!! Oh… favoloso… L’ho trovato favoloso… Hai visto che però hanno leggermente modificato qualche dettaglio? Piccole cose.»
«Sì, l’ho notato. Ma trovo che siano comunque scelte appropriate.»
E cominciarono.
Elle si tolse le scarpe e si appollaiò su un divanetto lì vicino ed Emma si sedette sul bracciolo dello stesso.
Elencarono tutti i dettagli e le sfumature varie, producendo un’analisi completa ed eccellente. Elle, naturalmente, aggiunse alcune considerazioni molto peculiari cui Emma non aveva assolutamente pensato. E lei aggiunse  qualche pensiero a proposito del fascino di He… Gliene parlò liberamente e senza vergogna. Ed Elle non poté che “imparare” da Emma a notare anche la capacità del mangaka di creare un personaggio fascinoso ed accattivante.
Emma si rimpinzò di patatine e si fece un’altra vodka-orange.
Lui si riempì un piattino di pasticcini alla nocciola e si prese, da solo, un’altra crema di whisky.
«Sai cosa trovo bellissimo? Che non abbiano inserito nessun detective particolare alle calcagna di He… Insomma, non c’è accenno alla storia trita e ritrita del “guardie e ladri”!» continuò Emma.
Elle si tuffò un biscotto in gola e poi masticando placidamente commentò «L’autore avrebbe dovuto creare il personaggio di un detective altrettanto particolare e capace».
Uno come te…
Elle ingoiò e proseguì «Qualcuno come Sherlock Holmes, ad esempio» finì e bevve un sorso dal suo bicchiere.
«Oh sì! Io adoro Sherlock Holmes! Ho letto tutti i romanzi ed i racconti di Conan Doyle! Il suo metodo investigativo è stato preso come esempio nelle prime lezioni di introduzione alla metodologia di scavo archeologico» e partirono con un altro argomento.
Nel frattempo la festa proseguiva.
Misao era la reginetta e Kei il suo orgoglioso principe intrattenitore di folle.
«Emma Emma Emma!» gridò Misao divertita verso l’amica. «Un brindisi, un brindisi! Oh, ma hai il bicchiere vuoto! E anche tu Ryuga! Aspettate che provvedo. Tanto so cosa stavate bevendo, siete troppo prevedibili.»
E provvide.
Kei arrivò rumorosamente e brindarono.
Ed Emma ed Elle ripresero con il dott. Watson ed il caso del Mastino di Baskerville. Per passare poi ad analizzare quali fossero gli elementi in comune tra lo studio di una scena del crimine e l’attenta osservazione e documentazione di uno strato archeologico.
Ed il tempo continuava a scorrere.
Continuava a scorrere.
Era quasi l’una di notte…
Era così assurdo.
Era tutto così assurdo…
«Io ne voglio un altro.» disse Emma guardando il suo bicchiere vuoto.
«Uhm… Sì.» commentò Elle infilando l’indice nel bicchiere per raccogliere la crema di whisky che era rimasta in piccole gocce negli interstizi del disco del fondo e poi lo leccò.
Questa volta Emma si alzò per riempire i calici di entrambi e le gambe le tremarono appena…
Mi gira un po’ la testa… E le scappò un sorriso.
Osservò che i pasticcini sul tavolo erano finiti e poi… «Oddio! La torta di Misao! È passata la mezzanotte, il compleanno di Misao è passato e noi ci siamo scordati di portare la torta!!!» esclamò mentre tornava coi bicchieri di nuovo pieni. «Reggili un attimo.» e li mollò ad Elle che rimase coi calici in mano e lo sguardo di un bambino a cui avessero appena detto che doveva far decollare uno shuttle.
Pure Kei si era dimenticato…
Ed anche Misao, naturalmente…
Emma volò all’interruttore della luce, spense la principale e si precipitò a prendere la torta in cucina…
 
«Misao, hai visto Ryuga?» chiese Emma all’amica dopo che finalmente aveva spento le candeline, tagliato la sua torta e bevuto l’inevitabile prosecco per brindare al suo compleanno, quando però ormai era passato…
Elle non era più appollaiato sul suo divanetto.
Emma si aggirò nella penombra del grande salone, perchè nessuno aveva riacceso la luce e due piccole lampade da consolle erano sufficienti per tutti. La musica continuava ad aleggiare e nessuno sembrava avesse voglia di andarsene…
E poi lo vide.
Seduto per terra, rannicchiato, al buio, in un angolo dell’immensa stanza…
Ma…
Emma lo raggiunse, a passi lenti.
Un mucchietto bianco.
Le braccia incrociate sulle ginocchia e le mani appoggiate placidamente sugli avambracci… Il mento in avanti appena sfiorava le gambe… lo sguardo fisso davanti a sé…
Emma gli si fermò davanti.
Lui alzò lo sguardo.
E lei allora si appoggiò al muro con una spalla e si lasciò scivolare sulla parete, fino a sedersi a terra, davanti a lui, ed incrociò le gambe.
«…Che succede?» gli chiese con un filo di voce.
«È una situazione singolare.» commentò lui calmo, come sempre, con voce calda, come sempre, incolore, come sempre… ma priva di quel qualcosa, quel qualcosa che neppure Emma seppe definire… Gli mancava qualcosa… Forse il gelo ed il costante doppio senso?
«…Sì… è una situazione singolare… ma l’abbiamo detto entrambi fin dall’inizio di questa serata… Tutto è singolare con te qui, ad una festa…» anche la sincerità e l’intimità di Emma nei suoi confronti erano oltre le consuete note… «… ma ora sei “tu” ad avere qualcosa di strano… e non so definire cosa…»
Elle allungò ancora di più il collo e le pupille diventarono ancora più enormi «Lo penso anch’io. È una condizione imprevista.»
Era lucido, logico… ma continuava ad avere qualcosa… e si rannicchiò ancora di più…
Emma inclinò il capo e se lo guardò bene…
Sembrava un uccellino bagnato…
«Ti senti male?» gli chiese lei.
«Temo di no.»
«D’accordo. Allora analizza la cosa… sei bravo a farlo…» lo incoraggiò Emma.
«Già fatto.»
«Uhm…» mugugnò lei sconsolata. Poi si afferrò le braccia e le strinse, rabbrividendo…
Elle la osservò mentre lo faceva e poi si guardò un istante intorno «Hai freddo. Ma in realtà questa stanza riesce ad essere calda nonostante le dimensioni. Però, i termosifoni sono soltanto tre. Non è aritmeticamente possibile che riescano a scaldarla tutta. Il volume dello spazio è all’incirca di settanta metri cubi. Tre termosifoni soltanto non possono riscaldarla tutta.»
Ma che diavolo…
Elle continuava impassibile «Calcolando tuttavia che ci sono circa cinquanta persone, aggiungendo il coefficiente del loro respiro, nonché l’energia cinetica del loro movimento, risulta che la temperatura dovrebbe salire un po’, ma non così tanto. Tu infatti, indossando una t-shirt, stai accusando la rigidità della temperatura. Però ci sono molte ragazze succinte e ragazzi in semplice camicia che non la accusano e loro dovrebbero essere la prova del nove che in realtà non fa freddo.»
«Ma cosa stai dicendo?!» gli chiese Emma perplessa «…Ho la mente un po’ appannata dalla vodka, ma non così tanto da non seguirti fino a questo punto…»
«Esatto. Tu sei leggermente annebbiata dall’alcol. Tutti qui lo sono. Calcolando che tutti hanno bevuto in media circa tre drink a testa, a giudicare dalle confezioni di bicchieri puliti rimaste e dalla frequenza delle medesime facce al buffet, è strano anche che tutti siano sopra le righe allo stesso modo. Il corpo umano reagisce diversamente all’alcol. Quindi ci dovremmo trovare di fronte a reazioni differenti, più o meno esagerate. Tuttavia…»
«Ehi!» lo bloccò Emma «Co-sa dia-vo-lo sta-i di-cen-do?!» scandì le sillabe.
«Sto ragionando.» rispose lapidario.
«Sì, questo l’avevo capito… Ma su cosa?»
«Su tutto.»
«E perché?» chiese lei sempre più sconvolta.
«Perché riesco a farlo. Sto analizzando la cosa.»
«So che riesci a farlo… ma perché lo stai facendo in questo modo?»
«Per capire quel qualcosa di singolare. C’è qualcosa di singolare, te l’ho già detto.» ribadì lui.
«Sai ragionare. Sai ancora ragionare. Sai ancora fare tutto. Io non ho fatto neanche caso a che ci fossero i termosifoni qui dentro… e ci ho passato metà del pomeriggio per sistemare tutto! Ma perché stai ragionando su queste cose inutili?»
«Esatto. Sto ragionando bene, ma su qualcosa di poco utile. Sto verificando di riuscire a farlo. Ma anche questo è strano.» disse lui senza sconvolgersi.
Stava facendo una serie di ragionamenti logici, impeccabili, coerenti, collegando tutto ciò che aveva catturato ed incamerato durante la serata… ma nessuno di quei ragionamenti era utile. Nessuno.
Oddio… io sono un po’ rallentata… però che significa questo? Lui non è affatto rallentato, anzi, eppure… oddio… ma forse… «Quella crema di whisky è dolce… ne hai bevute tre... o quattro… »
«Sì. Gli zuccheri uniti all’alcol ne potenziano gli effetti enormemente, ma non ho alcun sintomo noto dell’eccesso di alcol. Credi che io stia ragionando in modo sterile su cose inutili per questo? Stavo solo testando la mia mente.» le disse lui in modo un po’ infantile.
«Sì, ma non vedi che è assurdo… è tutto assurdo… ragioni sì, tu non potresti fare altrimenti, credo, ma non riesci a farlo in modo controllato. Tutto questo non ha senso… I termosifoni, il freddo, il livello di alcol ed il suo assorbimento… è tutto assolutamente corretto ed è eccezionale che, come sempre, tu riesca a sciorinare conclusioni esatte. Ma è folle… Ryuzak… Ryuga… la crema di whisky… la crema di whisky è in circolo… »
«Anche i drink che hai bevuto tu, pare.» Era serio. La gelò. Riacquisì quel qualcosa…
Fu una doccia fredda all’improvviso.
Le era quasi sfuggito quel nome… Ad Emma era quasi sfuggito quel nome… nel salone di una festa con cinquanta persone intorno, anche se non tanto vicine da poter sentire… Il problema era che non era stata cauta. E questo avrebbe potuto accadere in qualunque altro momento, perlomeno agli occhi di Elle…
Emma si sentì all’istante persa…
Aveva fatto l’unica cosa che lui le aveva detto di non fare…
«…Io… Mi dispiace… ora penserai che sono inaffidabile, che di me non ci si può fidare… e invece non lo devi pensare! Andrà tutto a monte se lo farai! Tutto…» disse con un filo di voce…
Aveva la mente un po’ annebbiata… ma soprattutto, in quelle condizioni, le emozioni e le loro manifestazioni esplosero, ingigantendosi…
Lui la fissò.
Faceva paura di nuovo…
Lei lo guardò «… Vedi… E’ tutto apposto… sei di nuovo tu… gelido e temibile… sei ancora in grado di percepire le cose importanti, nonostante la crema di whisky…»
«No. Non è così.» disse lui lapidario. «Le mie capacità di definire e controllare le situazioni sono ridotte del 50%. E questo è evidente, involontario ed irritante, specialmente in questo momento.»
Le percentuali… Finalmente le percentuali… «… Ecco perché ti rannicchiavi ancora di più… la posizione… cerchi di riacquisirli così quei punti percentuale…».
Ormai Emma diceva quello che in genere pensava soltanto…
Lui la guardò ancora più intensamente «Sì. È così. E tu lo sai, come sempre. Ma non ci riesco completamente, a riacquistarli» poi portò il pollice sul labbro «Dunque, se io pensassi che sei inaffidabile, tutto andrebbe a monte. Cosa andrà a monte, Emma?».
La inchiodò… non era al suo massimo forse, era in una condizione che non sapeva definire bene neppure lui, ma era pur sempre Elle… Non dimenticava e non lasciava cadere nulla di ciò che lo interessava…
Se lui non si fosse fidato di lei, come avrebbe fatto ad aiutarlo? Come?
Ce l’aveva davanti il suo Elle.
Quanto lo aveva sognato.
Quanto lo aveva immaginato.
E quanto aveva odiato Light!!
E allora sbottò… «Tu devi battere Kira!!! Soltanto tu!!! E nessun altro!!!» e si avvicinò a lui col volto, guardandolo seria e quasi disperata… Lui non si mosse e continuò a fissarla.
Lo sentiva respirare…
Erano immersi in quell’angolo buio.
Circondati da tanti ragazzi a poca distanza, ma erano soli…
Emma sentì il bastoncino che le sosteneva i capelli che veniva sfilato… E poi l’ombra di Misao che si allontanava rapidamente e silenziosamente…
Le lunghissime ciocche nere le ricaddero morbide sulle spalle, la schiena, il seno… Le coprirono parzialmente gli occhi grandi, velandoli appena…
Ed un profumo fruttato di shampoo avvolse quell’angolo di salone dimenticato da tutti…
Emma ingoiò.
Poi, con un filo di voce, sussurrò, continuando a fissarlo «Elle… lo devi battere tu… Kira lo devi battere solo tu…» e gli si aggrappò di nuovo al lembo della maglietta… e lo fece con delicata emotività…
Gli occhi di Elle ebbero un lampo
E poi, finalmente, anche lui parlò… «Stai vacillando di nuovo, Emma… Hai perso la tua fiducia in Elle?»
«Sì… sto vacillando… ma non ho mai perso la mia fiducia in te. Nemmeno per un momento! È proprio questo il punto… Tu anche stai vacillando…»
«No. Non sto vacillando. È che questa conversazione non avrebbe dovuto avvenire ora, perché le mie capacità sono ridotte. Io non avevo previsto questo.»
«…E cosa avevi previsto?» la voce di Emma era flebile anche se avrebbe voluto essere più lucida e decisa nel porre quella domanda…
«Un test. Un ultimo test prima di decidere.» le rispose lui freddo.
Un test su se stesso o su di lei?
«Un test… ma allora tu stai…»
«Ma a questo punto non ce n’è più bisogno. So cosa devo fare.» la interruppe lui. «E non ho intenzione di chiarire ora la questione. Ti ho già detto che non è il momento, per me.»
Emma ingoiò la saliva «Non puoi decidere come ti pare e piace?! Ma lo farai… L’hai già fatto su questioni molto più importanti di questa…» hai deciso di mostrarti a Light…
«Kira deve sparire dalla faccia della terra. Non possono esserci mezze misure.» sentenziò Elle.
Ormai non c’erano più sottintesi.
Si capivano e basta.
Lui ormai era Elle, scopertamente per entrambi.
«Lo farai tu vero? Lo stanerai tu? Lo incastrerai tu?» cominciò Emma a raffica. Poi all’improvviso la sua voce vacillò di nuovo «ti prego…» strinse il cotone più forte…
Gli stati d’animo contrastanti di Emma, i suoi dubbi, i suoi mille pensieri discordanti, agguerriti o angosciati e afflitti, stavano venendo fuori come un fiume in piena, senza controllo…
I loro volti erano vicinissimi. Si fissavano vicinissimi…
«Sei senza controllo. Temo che la tua indole contraddittoria stia fuoriuscendo senza controllo…»
«… Lo so… E non mi importa… Forse domani me ne importerà…ma ora no… sono così…»
«Sì. Temo che tu sia così» gli usci una voce bassa, ma fluida, mentre continuava a fissarla, con le pupille nere sfavillanti…
E allora Emma si avvicinò ancora…
Percepì l’odore fresco di bucato della sua maglietta bianca…
Sentì il respiro caldo di lui sulle proprie labbra… e vaniglia… un dolce e vago profumo di vaniglia…
E poi…
Poi ridusse ancora quel ridicolo spazio che li teneva ancora distanti…
E gli sfiorò le labbra con le sue…
Lui non si mosse…
Lei tirò appena la maglietta che ancora stringeva tra le dita e racchiuse delicatamente il labbro superiore di Elle tra le sue… e poi chiuse gli occhi…
Si sentì il cuore esploderle nel petto…
E poi, lentamente, lasciò l’umido di quelle labbra morbide…
Lui abbassò lo sguardo e le osservò la bocca… poi sollevò appena la mano e si sfiorò le labbra con l’indice… e ritornò sugli occhi di Emma, senza dire una parola…
«… Domani mi pentirò anche di questo…» gli sussurrò lei con occhi sinceri, spostando lo sguardo in basso.
«Sì. Temo di sì...» le disse lui…
«…Scusami… per quello che può valere ora…»
«Non mi ha dato fastidio.» le disse lui senza vergogna, schiettamente e con un candore disarmante…
 
 

Noticina: il Mastino di Baskerville è uno dei racconti di Conan Doyle con protagonista Sherlock Holmes.

È l’una di notte passata…
Solo il tempo di dirvi che questo capitolo è stato veramente un esperimento… Non che voi siate le cavie, per carità! La cavia è stata L… Erano mesi che cercavo di immaginarmi come avrebbe potuto comportarsi se avesse bevuto alcol così come beve caffé. E mi sono ritrovata tra le mani un L diverso… Gestirlo è stato assurdo e mi stona… Purtroppo mi stona…
Più di questo non riesco a fare… Colpa mia che me la sono andata a cercare ;P
Comunque credo che il prossimo capitolo ci illuminerà sulle intenzioni di L e forse sapremo cosa rispondere alla voce fuori campo che continua a chiederci se siamo convinti che lui stia indagando su di lei ;D
Vi saluto quindi con un poema finale più corto (e meno male, per una volta mi sto zitta!)  ;D
 
Un grazie infinite a tutte le mie affezionate “recensitrici”, a tutti coloro che seguono questa storia e che continuano ad inserirla nelle preferite, rendendomi entusiasta, e naturalmente a tutti coloro che leggono in silenzio!!!
 

Eru

 
 
   
 
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