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Autore: NoceAlVento    03/01/2012    1 recensioni
« Allora domani al Giant Chasm, va bene? A che ora ci svegliamo? ».
« Mah, mezzogiorno? » propose neanche troppo spiritosamente Hilbert.
« Vada per le dieci. Se non ti svegli mando Kyurem a prenderti » Cheren tornò a guardare fuori dalla finestra « Buffo che un muro di qualche decimetro faccia la differenza tra vita e morte ».
« Buffo » gli fece eco Hilbert « Buonanotte Cheren ».
« Buonanotte Hilbert » rispose il suo amico, poi spense la luce e serrò la finestra per buona misura « Buonanotte Lacunosa ».
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del Conflitto Globale'
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II: "Buonanotte Lacunosa"

II: “Buonanotte Lacunosa”


Con buona pace di Cheren, il giorno dopo il cielo era terso. L'unica velata minaccia che si poteva scorgere era un cumulo congesto all'apparenza temporalesco che si stava addensando a nord-ovest, in direzione di Icirrus City. Niente di particolare a prima vista, a Icirrus piove per tre quarti dell'anno – quando non nevica –, ma visto che il vento che soffiava era proprio un maestrale era legittimo attendersi un rovescio pomeridiano.

I quattro amici si ritrovarono di buon'ora davanti al Route 1: l'unico ritardatario fu Hilbert, che la notte prima aveva come sappiamo tardato ad addormentarsi. Che Cheren fosse rientrato anche dopo di lui non aveva importanza: se infatti il suo amico era una persona che tendeva a rispettare le scadenze Hilbert era al contrario un inguaribile pigro e perché si svegliasse occorrevano dai quattro ai dieci richiami. Il lettore più attento noterà che ciò contrasta con la descrizione datane all'inizio del racconto, che vede le personalità scambiate: nei fatti Cheren era sì pigro ma ligio al dovere, mentre il suo compagno di viaggio era pigro e basta; di conseguenza se veniva fissata un'ora a cui svegliarsi il primo si imponeva di obbedirle laddove il secondo banalmente se ne dimenticava. Quando finalmente questi apparve dalla curva del vialetto che conduceva al luogo di ritrovo assonnato, con vistose occhiaie che facevano sembrare che fosse rimasto sveglio tutta la notte e dotato delle sue abitudinarie cuffie alle orecchie, fu accolto con un coro ironico.

« Ma come ti salta in mente di tornare tardi quando sapevi che oggi si partiva? » esordì Hilda mimando un principio di schiaffo con la mano destra.

« Lunga storia » replicò Hilbert cercando di sviare il discorso « Cielo azzurro oggi, contento Cheren? ».

« Non ti immagini. Sono ancora convinto che quel treno possa uccidermi ».

« Dubito che a qualcuno di noi vada di sentire le tue lamentele » lo fermò Bianca « In fretta, piuttosto, che siamo in ritardo ».

« Quante storie, per pochi minuti non ci uccidono, eh » commentò Hilbert.

« Se proprio vuoi dare aria alla bocca puoi farlo a Undella » rispose amaramente ma con fare scherzoso la sua amica « Chi va per primo? ».

« Potrei andare io » si propose Hilbert « Non che ci voglia molto, basta muoversi verso nord e in linea retta c'è Undella ».

« Se andiamo a nord rischiamo di vedercela con il vento proprio sopra al mare, senza punti di atterraggio » intervenne Hilda « So io la via più sicura. Si va ad est e si segue la terraferma ».

« A te la guida, allora ».

« Grazie per la fiducia. Vai, Archeops! ».

Un uccello preistorico fuoriuscì dalla Poké Ball della ragazza, che gli balzò in groppa « Se qualcuno di noi dovesse morire gli altri vadano avanti comunque ». Quelle parole, intese per essere una battuta, furono ascoltate con insolito trasalimento da Hilbert e Cheren, memori della loro paura di volare del giorno prima.

La giovane e il suo volatile spiccarono un salto e si involarono verso la cupola celeste. I restanti tre, una volta chiamati in causa i loro pokémon, fecero lo stesso, cominciando la trasvolata verso la loro meta.


Fu un viaggio inusualmente silenzioso. Le uniche parole che furono proferite per tutto l'arco di tempo in cui i quattro volteggiavano sfiorando i cumuli di bassa quota riguardavano direttive sull'itinerario da seguire. Da Nuvema andarono verso ovest percorrendo i Routes 17 e 18 – qui Hilbert parve avere un sussulto –, poi tagliarono sull'oceano verso Castelia. Mentre fluttuavano liberi sopra la metropoli, i due ragazzi, con lo sguardo a metà tra il vitreo e il curioso, cercarono di localizzare il viottolo per cui erano passati ieri, e conseguentemente di trovare il bar. A causa dell'altezza, tuttavia, rinunciarono con uno scambio di occhiate complici.

Proseguirono in direzione nord per il Route 4, scorgendo anche il Desert Resort sopra cui era in corso una violenta tempesta di sabbia. Frattanto era passata circa mezz'ora dalla partenza e il maestrale di cui sopra aveva contribuito a raffreddare l'aria, nonché ad avvicinare i minacciosi nembi ai quattro viaggiatori.

Raggiunta Nimbasa City vi fu un acceso diverbio: secondo Hilda bisognava proseguire a destra verso il Marvelous Bridge, per Hilbert continuare sulla strada, prendere ad est una volta arrivati sopra la foresta dell'Entralink e passare le montagne. Essendo stata la ragazza a condurli fino a lì, decisero di seguire il suo consiglio: volarono dunque oltre la Lostlorn Forest, il futuristico ponte già nominato, la misteriosa Black City, come sempre ricoperta da uno spesso velo di nebbia, la limitrofa White Forest e aggirarono le montagne sorvolando l'Abundant Shrine. Infine, giunsero a Undella.


Undella Town è una delle più conosciute mete turistiche in Unova. La sua posizione strategica, con i monti da un lato e il mare dall'altro, la protegge dai venti impetuosi provenienti da ovest. Ciò, unito a un potente anticiclone che la investe nei mesi estivi, la rende il luogo ideale per il proprio riposo in quel periodo.

Si tratta, in effetti, di uno dei più consoni luoghi di villeggiatura in tutto il mondo pokémon, pur non tenendo il passo con Hoenn che da questo commercio ricava introiti superiori a qualunque altro posto. La presenza di piccole case in affitto, non dissimili da quelle di Nuvema, rende Undella una meta preferibile, ad esempio, a Cinnabar Island di Kanto od Olivine City di Johto. Inoltre, a differenza della sua simbolica sorella Cianwood, non è attorniata da quell'aurea di calma che potrebbe repellere avventori più attivi; al contrario, specie in estate, essa è contraddistinta da una spumeggiante vitalità che nulla toglie però alla tranquillità che uno può ricercare nei percorsi limitrofi oppure al largo dell’Undella Bay.

Normalmente, il riflesso del sole sulle onde abbaglia chiunque guardi direttamente il vasto oceano, il che aumenta anche la sensazione di afa che già di per sé caratterizza la regione in alta stagione. Non è questo il caso, comunque, visto che per quando i nostri quattro arrivarono nella città il cielo era già stato ricoperto da una cappa plumbea e nubi nere come l'inchiostro si stavano progressivamente avvicinando da nord-ovest, presagendo un temporale e rovinando indiscutibilmente il primo giorno di vacanza.

« Però sono belle » commentò Hilda.

« Che cosa? » chiese Bianca.

« Le nuvole. Molto cariche di energia ».

« Le nuvole non mi hanno mai detto niente ».

« Non le conosci abbastanza. Una volta che ne sai i nomi e le peculiarità sono belle da guardare ».

« Non ci vuole un genio per capire che oggi pomeriggio pioverà ».

« Però conoscendole » proruppe Cheren « puoi sapere che tipo di pioggia verrà ».

« Precisamente » sorrise Hilda approvando.

« Non mi sono mai fatta tanti problemi sui temporali » Bianca parve quasi tediata dalla conversazione « Un temporale è un temporale. Una volta che sai se viene giù il finimondo o una doccia estiva che te ne fai? ».

« Cheren » chiamò Hilbert « puoi venire qua due secondi? ».

Il ragazzo si avvicinò e l'amico lo portò in disparte, mentre Hilda e Bianca ancora battibeccavano sui nembi « Se è per la litigata di ieri non–– ».

« Non è per quello. O meglio, non è per la litigata ma per ciò di cui abbiamo parlato ».

« Temo sia troppo tardi per non partire » commentò ironico Cheren.

« No, ovviamente non si tratta della partenza » si affrettò a chiarire Hilbert « È per Lacunosa ».

« Ti ho già detto che non serve andarci ».

« No, è proprio questo. Penso dovremmo andarci, invece ».

« Come mai? ».

« Non sappiamo cosa quel musicista stia tramando, ma penso non avesse alcuna ragione di mandarci alla morte » spiegò Hilbert « Quindi non c'è ragione per credere che Lacunosa sia una trappola ».

« Fin qui ti seguo ».

« Inoltre, non so se hai notato quel quadro sulla sinistra, quello appeso al muro sotto una delle luci del bar ».

« Sì » replicò Cheren « Sì, l'ho notato. Quello con la fortezza mi pare, giusto? ».

« Quella era Lacunosa ».

Questa risposta scioccò senza ragione il ragazzo, che iniziava a comprendere il ragionamento non più così astruso del suo amico « Quindi tu pensi che lui sapesse che l'avevamo visto? ».

« Esattamente. Deve aver pensato che noi conoscessimo Lacunosa e che ci sarebbe venuta voglia di andarci vedendo quel quadro ».

« A tutti gli effetti era molto bello ».

« Quindi ha cercato di dissuaderci gridando di “non farlo”, sottintendendo con quel “farlo” l'andare a visitare Lacunosa ».

« Penso di capire. Per te Lacunosa è la sua base operativa, dunque » completò Cheren, per far capire al suo compagno che aveva afferrato « Ma cosa potrebbe mai pianificare un musicista? E perché era nel bar e non a Lacunosa? ».

« È quello che conto di scoprire là » rispose Hilbert « Non è una città molto grande, dovremmo essere in grado di esplorarla partendo appena dopo pranzo e poter comunque tornare questa sera ».

« Stai dando per scontato che niente là ci tratterrà. Se quel chitarrista sa fare quel genere di trucchi non ho idea di cosa possa farci se lo scopriamo ».

« Correremo il rischio » concluse Hilbert, poi si volse in direzione delle ragazze che ancora conversavano « Ehi, Hilda, Bianca, vi devo dire una cosa! ».


Durante il pomeriggio l'acquazzone preannunciato da Hilda si mostrò in tutta la sua imponenza. Non si trattava di pioggia estiva, bensì di un vero e proprio diluvio che costrinse i vacanzieri a ritirarsi nelle proprie villette a riposare e spinse i più arditi a una gita verso Unova ovest, che secondo i dati meteorologici non era afflitta dall'acqua. Sopra la metà orientale della ragione, infatti, stazionava un immenso stratocumulo che la rendeva impenetrabile alla luce del sole. Le onde a Undella erano cresciute in potenza e altezza, rendendo inagibile il mare anche al più navigato dei nuotatori. Alcuni affermavano anche di aver visto mulinelli formarsi più a largo, ma essendo, se davvero ve n'erano, molto sporadici e rapidi a scomparire, nessuno poteva confermare con certezza la loro presenza.

Quanto alle due ragazze, rimaste nella città mentre i loro amici erano partiti alla volta di Lacunosa, esse si erano attardate nel locale museo di reperti, rivale di quello presente a Nacrene City, che è tuttavia molto più professionale e riguarda soprattutto fossili laddove quello di Undella si concentra su ceramiche antiche.

Proprio lì si avvicinò a loro un uomo sulla quarantina vestito con camicia e pantaloni in lino, dall'aria professionale. Le due, dapprima titubanti nel dare confidenza a uno sconosciuto, non appena scorsero la targhetta con il suo nome stampato sopra, Lawrence Meyer, compresero che era parte dello staff del museo.

« Belli quei vasi, vero? » iniziò lui.

Fu Bianca a replicare dopo averli osservati « Vero. A quando risalgono? ».

« A saperlo. L'acqua li ha praticamente ibernati, ho fatto eseguire diverse perizie su quel blocco di ceramiche ma nessuna ha dato una risposta definitiva ».

« Devo quindi dedurre che lei è il proprietario del museo » commentò Bianca « Però è strano, signor Meyer, di solito anche se sott'acqua i reperti trovano sempre una datazione anche solo a spanne ».

« Infatti sono rimasto sorpreso quanto voi nello scoprire che era impossibile certificarne il periodo di appartenenza » replicò Lawrence « Vedete, io vengo da Kanto, dove abitava mio padre William che mi ha infuso la passione per il mare e per i suoi misteri. Lì ho ritrovato parecchi reperti subacquei esposti qui, per esempio, vedete, le collane là in fondo. Anche qui a Unova ho lavorato molto dopo essermi trasferito dopo il Conflitto Globale per fuggire dalla desolazione che aveva lasciato, ricorderete che questa regione era rimasta neutrale. Ma questi vasi non seguono le stesse regole ».

« Quindi è anche un esploratore oltre che uno studioso ».

« Precisamente ».

« Dove sono stati trovati? I vasi, intendo » intervenne Hilda.

« Proprio qui vicino, al largo dell’Undella Bay. Pare che là sotto, in certi giorni, vi siano delle rovine, le Abyssal Ruins ». La pioggia all'esterno persisteva nel ticchettare metodicamente sulle finestre del museo.

« Che significa “in certi giorni”, signor Meyer? » domandò stranita Bianca.

« Beh, quello che vuol dire. Capita che tu vada là sotto e le trovi, ma è impossibile predire quando appaiano. La maggior parte delle volte che sono state organizzate spedizioni delle rovine non c'era traccia ».

« Questi li ha trovati lei, vero? » azzardò Bianca.

« Ottima deduzione, ragazza mia » sorrise Lawrence « Sì, sono stato io a riportarli alla luce. Come l'hai capito? ».

« Mi è sembrato molto attaccato a queste ceramiche, se ha fatto fare tutte quelle perizie che certo non sono gratuite un motivo doveva esserci. Quando mi ha detto che lei è anche un cercatore di reperti non ho avuto più dubbi ».

« Non male. Come ti chiami? ».

« Bianca. La mia amica è Hilda ».

« Bene, Bianca, sì, sono stato là sotto » iniziò a raccontare « Ero impegnato in un viaggio subacqueo nelle zone qui vicino, mi ha sempre affascinato il mare inesplorato. Non so se hai presente il tratto tra Striaton City e qui ».

« Ovviamente. Volevamo farlo in volo oggi per passare da Nuvema a Undella ma abbiamo rinunciato per il vento » spiegò Bianca.

« Buona idea, volare in mare aperto con il maestrale non è mai cosa da farsi. Ad ogni modo mentre mi trovavo immerso in quelle acque a, boh, una quarantina di metri in profondità saranno stati, mi ha preso una corrente d'acqua. Ho provato a resisterle ma mi ha trascinato senza che potessi fare niente, e quando sono stato nuovamente libero di muovermi, mentre già temevo di essere finito in mare aperto, mi sono ritrovato davanti le rovine ».

« Pensa che la corrente e l'apparizione fossero collegate? ».

« Ne sono certo! » esclamò Lawrence in un impeto d'orgoglio « Mai nessuna corrente era stata capace di trasportarmi via, e una corrente di quella velocità poi! Roba mai vista! Non era affatto naturale, vi dico, era qualcosa di mistico ».

« Non ne dubito, ma vada avanti, mi sta incuriosendo ».

« Sono entrato, visto che avevo ancora una buona riserva di ossigeno, e ho trovato questo labirinto enorme, con pareti ricoperte per la quasi totalità di iscrizioni indecifrabili » proseguì il signor Meyer « E c'era una strana luce, come se vi fosse qualcosa di fosforescente applicato ai muri ».

« Fosforescenza? Cioè bioluminescenza? ».

« No, no, nessun fotoforo. Era proprio fosforescenza diffusa, non a gruppi, tutta la parete era luminosa, senza interruzione. Un effetto ottico molto affascinante, senza dubbio ».

« Molto. Diceva, delle scritte? ».

« Ah, giusto. Non so che lingua fosse, cirillico, aramaico, non ne ho idea. Ho percorso una via scegliendo completamente a caso a ogni biforcazione e mi sono ritrovato davanti a un piccolo mucchio di ceramiche in buona conservazione ».

« Così, senza protezioni? ».

« Senza protezioni. Sembravano accatastate in mancanza di un posto migliore. Così ho fatto per toccarne una ed è accaduto l'impensabile: proprio dall'anfora che avevo appena sfiorato è fuoriuscito un turbinio d'acqua e bolle che all'incirca come quello che era successo pochi minuti prima con la corrente oceanica mi ha trascinato fuori dalle rovine. Mi sono ritrovato in mezzo al mare, con tutti i vasi che avevo visto che galleggiavano intorno a me. Così prima di tutto li ho raccolti e–– »:

« Lei non ce la racconta giusta » lo interruppe Bianca.

« E perché mai? » sbottò Lawrence.

« Prima ha testualmente detto che le anfore erano accatastate, ma dopo il turbinio galleggiavano. La cosa non è tecnicamente possibile ».

Il proprietario si fermò un attimo a guardare nel vuoto, poi concordò « In effetti ora che mi ci fai pensare è strano. Ma è andata così, sono sicuro, ho tutto impresso nella memoria ».

Hilda entrò nella discussione « E poi che ne è stato delle rovine? ».

« Una volta messi al sicuro questi vasi nel museo sono tornato indietro per rientrarci » spiegò il signor Meyer quasi fosse un'ovvietà precisarlo « ma non c'erano più ».

« Come poteva riconoscere il punto in cui era riemerso? » domandò quasi polemica Bianca.

« Non vivi vent'anni da ricercatore senza acquisire un paio di abilità basilari. Nello specifico ho imparato a misurare le distanze percorse in mare e a ricordarle anche senza ausilio di strumenti esterni. Quando si parla di grandi scoperte un solo viaggio può non essere sufficiente » concluse Lawrence.

« Racconto affascinante » commentò Hilda « Ehi, Bianca, che ore sono? ».

« Quasi le quattro ».

« Secondo te Hilbert e Cheren sono già arrivati a destinazione? ».

« Scusate l'invadenza » intervenne il signor Meyer « ma chi sono? Amici? ».

« Sì » rispose Hilda « Sono partiti dopo pranzo per Lacunosa Town. Dovrebbero tornare questa sera, ma forse l'acquazzone li ha rallentati. Sa, c'era aria di tempesta e hanno deciso di non volare ».

« Lacunosa hai detto? » Lawrence si avvicinò alla finestra, osservando come la pioggia ancora battesse il terreno con vigore « Vi conviene sperare che facciano quel che devono fare prima che venga buio ».


Hilbert e Cheren, al contrario, a Lacunosa non erano ancora arrivati. Come già detto, tutta Unova est era stata colpita dall'incessante pioggia in modo talmente violento da rendere inagibile il terreno e invalidando di fatto i due amici, costringendoli a fermarsi. Il diluvio li aveva colti a metà del Route 13, mentre traversavano un lembo di terra stretto tra i due lati del mare. I due erano stati dunque obbligati a sostare sotto un ponte nella valle del percorso, aspettandosi che il maltempo cessasse in breve tempo. Al contrario esso era aumentato con il passare dei minuti, e come se non bastasse si era aggiunta anche una potente grandinata che rendeva addirittura pericoloso allontanarsi dal riparo. I nembi si stendevano a perdita d'occhio nel cielo, segno che il cataclisma non sarebbe neanche terminato del tutto nei giorni successivi.

« Dio mio, piove da ore » disse Hilbert « e non accenna a smettere ».

« Forse dovremmo rinviare la nostra gita a Lacunosa » propose Cheren « Almeno a domani mattina, quando magari non rischieremo di prenderci una polmonite ».

« Non se ne parla. Qualsiasi cosa quel chitarrista stia portando avanti l'unica cosa che non dobbiamo concedergli è il tempo ».

« Giusta osservazione, però di questo passo resteremo qui fino a mezzanotte. Le onde si stanno anche alzando ».

Hilbert, quasi non se ne fosse ancora accorto, si voltò di scatto a osservare la biancheggiante schiuma che segnava il frangersi delle onde sugli scogli « Ti ho mai detto che sono idrofobico? ».

« Idro-che? » domandò Cheren visibilmente confuso.

« Idrofobico. Indica la paura dell'acqua. Tipo quella dei bambini ».

« Non capisco, ti ho visto più volte surfare a bordo del tuo Carracosta, non mi hai mai dato l'impressione di aver paura dell'acqua ».

« Il mio problema non è vederla o sentirne l'odore, quello mi riesce. Ma ho il terrore compulsivo di toccarla » spiegò Hilbert.

« Non ti sei mai fatto una doccia in vita tua? ».

« Ovviamente sì, c'è una specificazione ulteriore da fare. Ho paura dell'acqua fredda, ma quella calda non mi dà nessun problema ».

« Come mai? ».

« Vedi, è successo quando ero piccolo » iniziò a raccontare « Io e mio padre eravamo andati a passare una giornata a ovest di Nuvema, sul Route 18. Era una di quelle giornate invernali in cui incredibilmente il sole fa capolino nel cielo e d'improvviso diventa sereno. Lui aveva deciso di fare un bagno nell'oceano, ed è stato proprio mentre lui fluttuava in quell'acqua gelida che è arrivato ».

« Che cosa? ».

« Un mulinello. Lo ha risucchiato nelle profondità del mare. Non so se si trovi ancora là sotto e se sì perché non sia riemerso, ma per un giorno e mezzo restai in quel percorso, non avendo dove andare. Se non morii è perché miracolosamente un avventore mi trovò, smagrito e assetato, la mattina del mio terzo giorno da orfano » Hilbert inspirò profondamente, sembrò tremare e si infilò con sveltezza le cuffie nei padiglioni auricolari.

« Chissà com'è morire. Ogni tanto me lo chiedo ».

« Penso sempre che sia meglio che sopravvivere a qualcun altro ».

« Non mi è mai capitato di perdere qualcuno di tanto caro. Come ci si sente? ».

« Provi costantemente ad accettare il fatto eppure non riesci. Ti ritrovi a guardare le foto dei tempi passati e a chiederti com'è possibile che la vita sia così fragile. Involontariamente continui a citarlo, come se non fosse successo niente, come se fosse soltanto momentaneamente assente. Durante i primi giorni mi svegliavo la notte, non riuscivo a dormire. A volte mi veniva perfino da vomitare, nonostante avessi perso anche l'appetito. E poi sentivo la sua voce ».

« La sua voce? ».

« Sempre più spesso mi capitava di udire mio padre e il suo timbro vocale caratteristico. Mi parlava, era come se fosse con me, e io mi giravo per vedere se era davvero alle mie spalle. Mia madre diceva che ero impazzito. Forse lo ero, non riuscivo a capacitarmi della sua morte » continuò Hilbert « Per anche mesi in seguito all'accaduto ancora mi capitava di piangere durante la notte, di chiamare il nome di mio padre, a quanto mia madre mi racconta. E ogni volta che vedevo un bambino parlare con i suoi genitori provavo una sensazione di vuoto nello stomaco, i miei occhi si gonfiavano di lacrime e volevo andarmene. Oh, non ero l'unico, no » si affrettò a puntualizzare « Mia madre, specie quando vedeva ad altri padri comportarsi come il mio faceva con me, si metteva a piangere in pubblico. Era una figura cardine della famiglia, averla persa era come non svegliarsi mai da un sogno. Da un incubo. Qualche volte spero di esserci ancora dentro ».

« Ma solo nei primi tempi ti succedeva quello che mi hai detto? Sai, della voce e tutto il resto ».

« Diciamo che con il passare degli anni le cose sono migliorate. Ma quel senso di vuoto, quello non se ne va mai. Non è che si parla di un criceto o anche di un bisnonno: mio padre sarebbe ancora qui se quel maledetto giorno ci fosse stato qualcuno a soccorrerlo ».

« Guarda, si sta placando » notò Cheren. Era vero: da poco meno di un nubifragio il maltempo si era trasformato in una timida pioggia estiva, di quelle leggere e che solitamente sono di breve durata « Se ci muoviamo possiamo raggiungere Lacunosa prima che riprenda. Sperando che non lo faccia, chiaramente ».

Il suo amico si rialzò, non senza fatica « Buona idea, andiamo ».


Lacunosa è uno dei centri abitati più insoliti di Unova: situato in prossimità del Village Bridge e stretto tra due percorsi estremamente selvaggi, è infatti uno dei pochi che si può veramente definire sviluppato su due piani. Tutta Lacunosa bassa è sormontata da un pianerottolo sospeso, raggiungibile mediante due scale poste ai margini del villaggio, su cui sono dislocati altri edifici.

Inoltre, l'intera città è circondata da una spessa linea murata allestita a scopo di difesa nei tempi del Conflitto Globale, quando Unova sembrava sul punto di essere coinvolta nella guerra. Anche per questo trovarsi al suo interno equivale a tutti gli effetti a essere isolati: Lacunosa è circondata a sud dalle montagne e a nord da una rigogliosa foresta per buona parte ancora vergine, ma mentre ci si trova dentro è pressoché impossibile rendersene conto.

Quando Hilbert e Cheren erano entrati nel villaggio la luminosità del giorno aveva già ceduto il passo all'oscurità, rischiarata dai fiochi lampioni e dalle luci che fuoriuscivano attraverso le finestre dalle abitazioni, e i grilli avevano già cominciato a intonare la loro personale nenia. Ciò che più colpì i due fu la totale assenza di persone all'infuori delle comodità domestiche: non era tanto tardi da risultare un'ora proibitiva per lasciare fuori i bambini a giocare nel tepore della notte estiva, eppure sembrava fossero le due del mattino.

« E ora? » chiese dubbioso Cheren.

« E ora cerchiamo un posto per dormire » ribatté Hilbert « Voglio sperare ci sia un hotel qui da qualche parte, no? ».

« Chi verrebbe mai in un luogo simile? Sembra il fantasma di una città fantasma ».

« Nuvema d'inverno, in pratica ».

« Comunque là sopra mi sembra ci sia qualcosa, tipo un albergo. Dove saranno le scale? ».

« Da questa parte, andiamo ».

Hilbert si avviò verso la sua destra, lasciando dietro il suo amico, e fu un attimo. L'aria sembrò raffreddarsi di colpo e un verso assordante zittì bruscamente il brusio dei grilli. Una giganteggiante figura si stagliò contro la luce della luna e Cheren ebbe appena il tempo di guardare verso l'alto: scorse quello che pareva un imponente drago dalla forma affusolata e dall'incredibilmente lungo collo. Sebbene non fosse molto alto pareva estremamente pesante, e i suoi lucenti occhi gialli gli conferivano l'aspetto di un demone. Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di urlare dalla paura: l'essere gli scagliò addosso una poderosa raffica che lo paralizzò, poi lo afferrò con gli artigli anteriori e si involò con il suo fardello in direzione del Route 12.

Dimenandosi, Cheren riuscì infine a liberarsi precipitando sulla distesa incolta. « Braviary! » chiamò, e una delle sue Balls si aprì lasciando fuoriuscire il guerriero del cielo che lo afferrò appena prima che si scontrasse con il terreno, andandosi poi a posare su un rialzo simile a una piccola collina « Eterelama, vai! ». Il vento invocato dal pokémon attaccò la creatura avversaria, ma questa non ne venne nemmeno scalfita.

Frattanto sopraggiunse Hilbert « Cheren! Che cos'è quello? ».

« Non ne ho mai visto uno! » urlò di rimando il giovane « Di che tipo è? ».

« Ha usato il Dragospiro, no? Penso sia un drago » Hilbert estrasse una sfera a sua volta « Vai, Carracosta! ». La tartaruga, alta più o meno la metà del suo nemico, non ne sembrò minimamente intimorita « Geloraggio! ». L'attacco centrò in pieno il bersaglio, che era comunque complicato da mancare, eppure malgrado il teorico svantaggio non parve risentirne.

« Cryogonal! » mandò in campo Cheren « Raggiaurora! ».

« Carracosta, sincronizza il tuo attacco con il suo! » seguì Hilbert « Colpitelo insieme! ». I due raggi non fallirono neanche in questo caso, ma nuovamente il drago non accusò il colpo.

« Che diamine succede, Hilbert? Il ghiaccio neanche lo sente! ».

« Non capisco, che sia Drago o Roccia o Volante i nostri pokémon dovrebbero danneggiarlo, non ho idea di che tipo possa essere! ».

« Suona l'Xtransceiver » dichiarò Cheren « Non avevamo già abbastanza problemi, sembra. Pronto? Ah, Hilda, ciao, scusa un attimo – Cryogonal, tienilo a bada! ».

« Siete ancora a Lacunosa? » domandò la ragazza.

« Diciamo di sì – Cryogonal, usa Bora! ». Il colpo, malgrado la bassa probabilità di successo, riuscì comunque a prendere in pieno l'avversario; ciononostante la creatura, che pure stava portando avanti un duro scontro con Carracosta, nuovamente incassò senza problemi « Ma di che cazzo è fatto quel coso? ».

« Non siete al chiuso? » esclamò Hilda sorpresa « Ma volete farvi ammazzare da Kyurem? ».

« Ah, dunque è così che si chiama – Hilbert, ho un'idea, tienilo ancora occupato mentre Cryogonal prepara un Purogelo! ».

Di rimando, il suo amico dall'altro lato della distesa si limitò a gridare « Sai, mi sta venendo un dubbio atroce! ».

« Non mi pare proprio il momento, se usa Dragospiro è un drago e se è un drago deve temere il ghiaccio! Quindi tienilo occupato senza fiatare – Hilda, mi confermi che Kyurem è un drago? ».

« Sì, ma–– ».

« Ha detto di sì, Hilbert! ».

« Va bene, va bene, non contesto! Carracosta, usa un Iper Raggio! Diamo a Cryogonal il tempo che gli serve! ». La tartaruga preparò con attenzione l'attacco prima di scagliarlo con precisione sul petto di Kyurem, e questa volta il drago barcollò all'indietro per qualche secondo.

« GRANDISSIMO! CRYOGONAL, PUROGELO! ».

Una penetrante ondata di freddo che fino a quel momento era rimasta in incubazione nel corpo del pokémon fu d'improvviso liberata vigorosamente. Per un breve istante sembrò intenzionata a scaricarsi su ogni essere vivente sul campo, poi iniziò a convergere verso Kyurem. La creatura tentò di scappare, ma fu questione di microsecondi: il suo corpo fu racchiuso in una morsa gelida e congelato in un blocco cristallino.

« Cheren? Cheren? Sei ancora lì? » domandò la giovane ancora attaccata all'Xtransceiver.

« Sì, sì Hilda, rieccomi » replicò Cheren ancora annaspante « Abbiamo avuto un incontro ravvicinato con–– ».

Il ghiaccio si frantumò. Non fu una rottura graduale, cinematografica, in cui tutto inizia da una piccola crepa che si espande: fu un'esplosione. Il verso assordante fu emesso di nuovo e Kyurem fuoriuscì dal blocco come se non vi fosse mai entrato.

« Dio cane, ma è indistruttibile! » imprecò Cheren.

« Chi? » domandò Hilda da Undella « CHI è indistruttibile? ».

« KYUREM! ».

La risposta fece trasalire la ragazza « KYUREM? SIETE CONTRO KYUREM? ».

« Complimenti per la deduzione, Hilda. Ti facevo più sveglia! ».

La voce di colpo cambiò radicalmente « Cheren! Cheren, mi senti? ».

« Oh, ciao Bianca ». Il drago, ripresosi dalla momentanea paralisi, puntò i suoi occhi gialli verso Cheren « Oh cazzo ».

« Rispondi in fretta, con cosa lo avete attaccato? ».

« Oh cazzo, HILBERT, VIENE VERSO DI ME! – Col ghiaccio, con che dovevamo attaccarlo? Hilda ha detto che è un drago ».

« Cheren, resisti, provo a colpirlo di nuovo con l'Iper Raggio! » gridò Hilbert, per constatare poi che Carracosta, esausto per lo sforzo, si era accasciato al suolo « Oppure no ».

« Non hai capito! » proruppe Bianca dall'altro capo dell'Xtransceiver « È Drago, sì, ma anche–– ».

Kyurem caricò Cheren con la sua mole e se non lo uccise fu soltanto perché Cryogonal si frappose tra loro. Tanto bastò, comunque, a stordirlo e fargli perdere l'accessorio di comunicazione che lo teneva collegato all'unica persona che poteva aiutarli, che volò giù per la collinetta sopra la quale la collisione era avvenuta. Il ragazzo si riportò supino e sobbalzò: il drago era a mezzo metro da lui, con il suo celeste muso scheggiato che gli alitava sul volto una brezza gelida.

Gelida, gelida... « Ghiaccio » comprese Cheren in un lampo « HILBERT! NON È DRAGO, È DRAGO-GHIACCIO! ».

« Drago-Ghiaccio dici? Non male » denotò Hilbert, poi richiamò Carracosta e afferrò un'altra Ball « Chandelure, vai e Lanciafiamme! ». Il pokémon Attiranime, non appena fu uscito, partì subito all'offensiva con una scarica di fiamme che avvolse Kyurem, che accusò eccome il colpo e indietreggiò lasciando spazio a Cheren.

Questi si rialzò in tutta fretta e prese una sfera dalla propria cintura « Emboar, tocca a te! ». Dal getto di luce apparve una scimmia di fuoco con tratti suini « Fuococarica! ». Il pokémon si infuocò più di quanto già non fosse e scattò verso il drago, che ormai aveva compreso di essere in pericolo. La carica lo spinse indietro e fu necessaria tutta la forza dei suoi artigli inferiori per non farlo sbilanciare verso la discesa del colle.

« Hilbert, finiamolo! » gridò Cheren, sentendo di avere in pugno la battaglia « Emboar, INCENDIO! ».

« Chandelure, usa Marchiatura! ».

I due turbinii di fiamme partirono quasi in contemporanea e, viaggiando a una velocità ben superiore ai riflessi di Kyurem, lo colpirono in sincronia. Per diversi metri intorno al punto dell'impatto la piana si incendiò, portando l'aria a temperature vertiginose. Quando le lingue di fuoco iniziarono a diradarsi il drago, sconfitto e gravemente ferito, riuscì a malapena a rialzarsi e volare di nuovo sopra Lacunosa verso la direzione da dove era venuto.


« Quindi » Cheren fissava fuori dalla finestra la calma Lacunosa che dormiva « Kyurem non sarebbe una novità qui, dico bene? ».

« Non mi piacciono gli eufemismi » rispose Bianca dall'Xtransceiver « Non è che non è una novità, è una leggenda che circola da sempre in quella città ».

« Che leggenda? ».

« Secondo quanto si racconta Kyurem verrebbe ogni notte per rapire i bambini ».

« Ogni notte per rapire i bambini. E noi cosa c'entriamo? ».

« E ci credono anche a questa storia? » intervenne Hilbert, sdraiato sul letto a guardare il soffitto.

« Certo. Non hai visto che quando siamo arrivati non c'era nessuno in giro? ».

« Che creduloni ».

« Chiamali scemi, stasera ci sono quasi morto. Saranno creduloni ma a buona ragione – scusa Bianca, rieccomi ».

« Però qualcosa mi suona strano » proseguì la ragazza « Nessuno è venuto in vostro soccorso? Non sarà stata una battaglia silenziosa, immagino ».

« Non lo è stata, infatti. Non so perché non sia venuto nessuno » Cheren si scambiò uno sguardo d'intesa con Hilbert « Paura, immagino ».

« Sì, forse. Fossi in voi, comunque, non starei a Lacunosa un minuto di più. Domani mattina fate un favore a tutti e tornate qui a Undella, e dimenticatevi di Kyurem ».

« Bianca, non possiamo, io e Hilbert pensiamo di sapere chi c'è dietro tutto questo. Non posso dirti di più finché non avremo approfondito, ma se uno difende un villaggio con un drago leggendario significa che ha qualcosa da nascondere ».

« Interessante, e cosa intendete fare domani? ».

« L'idea era quella di svegliarsi di prima mattina e fare una visita a quel cratere dal quale proverrebbe. Giant Chasm hai detto, giusto? ».

« Mi sembra un ottimo modo per suicidarsi – sì, sì Hilda, lo so che abbiamo degli orari da rispettare – scusate ragazzi, non posso stare di più, qui vige un coprifuoco rigido ed è parecchio tardi. Abbiamo affittato la peggior villetta possibile, lasciatemelo dire, i padroni di casa sono dei tiranni. Domani mi chiamate prima di andare al cratere, vero? ».

« Contaci » la rassicurò Cheren, poi riattaccò « L'hai capito anche tu, vero? ».

« Che Lacunosa è una città di omertosi? » replicò Hilbert « Certo. Perché mai non sarebbe venuto nessuno altrimenti? ».

« Precisamente. Sono in combutta con il musicista, immagino. Allora domani al Giant Chasm, va bene? A che ora ci svegliamo? ».

« Mah, mezzogiorno? » propose neanche troppo spiritosamente Hilbert.

« Vada per le dieci. Se non ti svegli mando Kyurem a prenderti » Cheren tornò a guardare fuori dalla finestra « Buffo che un muro di qualche decimetro faccia la differenza tra vita e morte ».

« Buffo » gli fece eco Hilbert « Buonanotte Cheren ».

« Buonanotte Hilbert » rispose il suo amico, poi spense la luce e serrò la finestra per buona misura « Buonanotte Lacunosa ».

   
 
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