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Autore: miblack    03/01/2012    1 recensioni
Una giovane Ravenclaw, con grande forza di volontà, ed un giovane Gryffindor, vanesio quasi quanto uno Slyth, coraggioso come un leone dalla rossa criniera, ed un cuore d'oro.
Un amore, nascosto dietro un'amicizia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Quante cose erano successe quella sera, quella sera che doveva essere magica, la sera di Natale, quella sera in cui Cormac si era messo in testa di baciarla, mentre aveva solo finito col fare a pugni con un..essere, ecco non sa neanche come definirlo, per lei.

Troppo stanco, con troppi interrogativi e con poca voglia di parlare si era era rifugiato nella Torre d'astronomia, li dove nessuno poteva rompergli le palle, li dove s'era fermatoa guardare le stelle e tra tutte quelle lucine riusciva ancora a vedere lei.

Era quasi certo che se avesse unito i puntini creati dalle stelle, come in quei puzzle sulla settimana enigmistica babbana, sarebbe uscita lei.

 

-Fanculo Prewetts- sbotta- non puoi farmi pensare tutte queste cose, è colpa tua!

Mi stai facendo diventare un rammollito.

 

Ed ecco di nuovo la figura di lei, nella testa , quella figura cosi prepotente.

No, McLaggen, non mentire, lei non è prepotente, lei ti chiede d'entrare e tu la lasci fare, lasciandola vagare tra i pensieri più disparati, cosi che qualsiasi cosa possa da te esser pensata, sbuchi anche lei, anche col più strano dei collegamenti.

Lei era ovunque.

Ecco perché, quella mattina, uando Cormacc si era svegiato, ed aveva trovato un'orchidea al suo fianco, e non una semplice orchidea, ma quell'orchidea, vivino a lui aveva capito che lei era stata li, anche solo per accertarsi che lui stesse bene, per questo era passato nel bagno dei prefetti e si era fatto un veloce bagno, indossando la tuta che sempre nascondeva in quel bagno ed era sceso nella Sala Comune in tutta fretta, doveva guardarla, parlarle se possibile, spiegarle ed al contempo avere risposte, tante risposte.

 

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Mattina come tante altre, ognuno faceva il suo comodo durante le vacanze, la Sala Grande alternava momenti d'affollamento a momenti in cui era completamente vuota.

Tutti scendevano in “borghese” quando erano stanchi del letto, e mentre Cormac era seduto al proprio tavolo, con l'amico Andrew che aveva quasi buttato giù dal letto, la giovane Angela era di nuovo in stanza, stretta alle lenzuola, con la paura di scendere.

Sapeva già cosa le sarebbe toccato, prima di tutto avrebbe dovuto spiegare a Cormac chi era quello, che cosa voleva, e di conseguenza perché non gliene aveva mai parlato, e sapeva che lui si sarebbe alterato, sapeva che avrebbero finito col litigare, di nuovo.

Sospira passandosi una mano tra i capelli neri, cercando di chiudere gli occhi, mentre li, all'angolo della bocca pare ancora bruciare il ricordo di quel bacio che lui vi ha depositato.

Era stato voluto? O puramente casuale?

 

-Angela, Angela muoviti- la scuola la biondina del primo anno di cui è diventata amica essendo diventata la sua compagna di stanza. -Angela dai, voglio vedere Andrew-

-Nel, ti prego , lasciami a letto, vai da sola giù-

-No, se vado da sola non c'è nessun motivo per avvicinarmi al tavolo dei Grifondoro, le altre volte fingo di seguire te-

-Nelia, su, puoi farlo da sola, dichiarati a questo punto-

-Davanti a tutti? Ma sei matta. E conosci Andrew meglio di me, lui e Cormac hanno la coda di pretendenti, ed io sono una primina-

-Ok, ok scendo -sbuffa, ripensando alle parole della ragazza “lui e Cormac hanno la coda di pretendenti”. - il tempo di vestirmi, uhm? Ci vediamo nella sala comune.

 

Neanche nota la bionda annuire, mentre si ritira nei bagni, si fa la doccia come per prendere tempo, mentre lo sguardo è rivolto verso l'alto, nonostante gli occhi siano chiusi, sperando che l'acqua tolga qualsiasi preoccupazione, paura.

Infila un paio di jeans, un paio di Vans ai piedi ed una felpa ampia, col cappuccio nera, mentre scende giù e sorride passando vicino al tavolo dei Grifondoro, si limita ad alzare la mano in segno di saluto, mentre con Cornelia raggiunge il tavolo dei Raveclaw, prendendo la tazza con le mani, sedendosi sul tavolo.

Si, non riusciva mai a sedersi sulle panche, colpa della compagnia assidua di Cormac che le aveva infuso questo vizio.

A proposito di Cormac, è proprio lui che si sta alzando, lui che la sta abbracciando da dietro dopo essersi seduto vicino a lei ed aver passato il braccio dietro al suo fianco.

 

-Bella mora, chi era quello?-

 

Ed ecco la domanda fatale, deglutisce e lo guarda

 

-Era, il mio tutor, diciamo che spesso e volentieri..-

-Tu volentieri?-

-No, spesso e volentieri lui fa cosi, come ha fatto ieri-

Lo vede corrugare i lviso, assottigliare lo sguardo e ringhiare.

-Non mi hai mai detto niente-

-E' che non volevo farti preoccupare-

-Quello ti stupra cazzo-

-Non volevo ci andassi di mezzo tu, come ieri sera- mormora accarezzando con le dita il sopracciglio spaccato.

-Non me ne fotte, non posso sapere che uno ti tratta cosi, vieni-

 

La prende per mano conducendola fuori da quella stanza fuori dagli occhi indiscreti, mentre intreccia le loro dita, ed il cuore di Angela perde un battito, forse due, anzi ancora non sa per quale motivo riesce a mettere un piede davanti all'altro invece di sciogliersi fra le sue braccia.

Lo guarda negli occhi, lasciando stavolta che il marrone caldo dei suoi si fonda con l'azzurro di quelli di lui, di lui che ora la sta appoggiando al muro, di lui che sta portando una mano fra i suoi capelli e non smette di sorriderle, non sembra arrabbiato, non lo pare affatto.

Deglutisce.

 

-C-Cormac-

-Stai zitta, e lasciami parlare. Già per me non è facile mettere due parole in fila.

Non lascerò che nessuno ti tocchi più, che ti faccia del male. Sei speciale.-

-S-speciale io? P-perché?-

-Senza un perché, sei speciale per me. Credo di averlo sempre saputo, ma sono sempre stato troppo stupido per ammetterlo-

-Anche tu sei speciale-

-Zitta-

Replica il ragazzo, premendo le labbra su quelle di lei.

Un bacio che entrambi aveva aspettato da tempo, un bacio al quale non volevano metter fine, il quale non credevano potesse avere fine, un bacio che avevano sognato cosi tante volte, uno di quei baci che ti rimangono impressi molto più di un tatuaggio, quei baci che valgono tutte le parole che i due non si erano mai riusciti a dire.

Le labbra si dischiudono piano, le lingue si incontrano e s'intrecciano mentre le mani tengono l'uno stretto all'altro, quasi per paura che si dividano completamente, quasi per paura che si perdano, quasi per paura che tutto scompaia in una cortina di fumo.

Quel bacio che faceva palpitare i loro cuori, o che li faceva andare a tempo, quei cuori di cui si sentiva un rumore solo, quei cuori che erano un tutt'uno mentre ora stretti si baciavano, un bacio che era una tacita promessa.

Ma qualcosa li interrompe, dei fischi e dei baci di alcuni loro amici, di Andrew principalmente che urla e scalpita.
Cormac alza il dito medio verso gli amici, e poi si stacca da lei, con uno sguardo a 'mo di “scusa”, mentre si allontana con loro verso il campo da Quidditch.

Ed è proprio vero il detto “quando la pluffa chiama, il mago risponde”

  
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