Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Amy In Wonderland    03/01/2012    10 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20. NON SI MENTE A SE STESSI.





Bonnie stava ancora seduta sul letto guardando un punto fisso innanzi a sé, con il carillon e il ciondolo in mano.
<< Non importa Ragazzina… Tienili te, per me sono oggetti vuoti ormai… >>.
Le aveva lasciato tutto ciò che gli restava di Elise.
“Beh, grazie tante!” pensò angosciata Bonnie.
La strega si sentiva ancora scossa per ciò che aveva ascoltato.
Era una storia terribile e Bonnie si sentiva in dovere di aiutare Elise. Ma come?
Era forse per quello che la ragazza non la lasciava in pace? Voleva essere aiutata?
Bonnie ricordava ancora quell’ombra fredda che bloccava la rossa durante la trance.
Ma… Elise la stava contattando per avvertirla. Era come se non volesse essere aiutata, ma tentasse solo di aiutare Bonnie.
O almeno questo era ciò che aveva capito la ragazza dalle poche frasi di Elise.
Bonnie si era ben guardata dal dire a Trevor delle sue visioni, aveva come sentito il bisogno di tacere su quello che Elise le aveva detto e, ovviamente, sul fatto che ossessionasse Bonnie.
La rossa si strofinò gli occhi. Era stanca morta.
“Beh, dormire non mi farà male… Sempre che i fantasmi mi lascino in pace” pensò.
Si mise il suo pigiama di seta blu mare e, infilatasi nel letto, cadde tra le braccia di Morfeo.



Si ricordava quella scena… era impressa nella sua memoria da quando era avvenuta.
Si guardò un po’ intorno. Sì, era tutto come si ricordava.
La stanzetta piena di mobili d’antiquariato, la carta da parati arancione sbiadito, il tavolino con due tazze di porcellana ricolme di the allo zenzero e cannella…
Quello era decisamente il salotto della casa di sua nonna.
<< E tu sei questa >> disse sua nonna, indicando un punto dove due linee disegnate su un foglio convergevano.
“L’albero genealogico dei McCullough…”.
<< Hai sia il sangue druido sia quello delle streghe di Salem che ti scorre nelle vene! Sei molto potente, Bonnie… >> le disse sorridendo.
Bonnie si ritrovò a sorridere anche lei.
Ricordava che quando era successo Bonnie aveva pensato che sua nonna fosse matta o, per lo meno, strana, ma ora sapeva di cosa stesse parlando…
<< E puoi prevedere il futuro? >> domandò scherzosamente.
Sì, sua nonna le avrebbe risposto di sì.
<< Sì! >>. Appunto.
Bonnie la guardò come un cane bastonato, facendo tacitamente la sua domanda.
<< Vuoi che preveda il tuo futuro…? >>.
Bonnie annuì energicamente, facendo sorridere sua nonna.
La nonna le prese la mano e la guardò negli occhi.
Il suo sguardo, dopo poco, divenne vitreo e lontano.
<< Sarai giovane e bella nella tua tomba… >>.




Bonnie sobbalzò nel letto, svegliandosi di soprassalto ansimante.
Si mise una mano sul petto, ascoltando il suo battito cardiaco accelerato.
Aveva sognato una cosa davvero accaduta, in passato.
Il sogno aveva riportato filo per segno il momento in cui sua nonna le aveva fatto quella profezia: sarai giovane e bella nella tua tomba…
“Non è per niente… rassicurante…” pensò rabbrividendo.
Si calmò leggermente. Non poteva essere una premonizione no?
Insomma, che razza di premonizione sarebbe stata?! Avrebbe dovuto vedere il futuro, non il passato!
Bonnie si mise una mano tra i boccoli cremisi e si alzò a sedere, coprendosi il viso con le mani e strofinandosi gli occhi.
Sentì il cuore che pian piano tornava a battere a un ritmo normale. Respirò profondamente e si carezzò un braccio per riscaldarselo, sentendo la propria pelle gelata al tatto.
“Fa freddo…” pensò.
Strano, di solito casa sua era sempre abbastanza calda.
Un venticello la investì in pieno, facendole capire che la finestra era aperta.
“Ma… io NON ho lasciato la finestra aperta!”.
Il suo sguardo guizzò verso la finestra accompagnato da un brutto presentimento… che si dimostrò fondato.
Damon era comodamente adagiato sul davanzale della finestra e sembrava non essersi minimamente accorto che lei si fosse svegliata.
Il viso era concentrato a guardare un punto fisso fuori dalla finestra, i capelli corvini erano mossi da una leggera brezza e la luce lunare lo rendeva ancora più bello.
Bonnie arrossì e scosse la testa, scacciando tutti quei pensieri che le affollavano la mente a una vista così paradisiaca.
Damon sembrava immerso nei suoi pensieri e pareva… affranto, amareggiato.
I suoi occhi erano privi di espressione e apparivano vuoti: non l’aveva mai visto in quello stato.
Bonnie si morse un labbro nervosamente e deglutì, facendosi coraggio e ricordandosi dell’ultima conversazione avuta col vampiro.
<< Damon… Che ci fai qui? >> sussurrò debolmente, consapevole che lui l’avrebbe comunque sentita.
Damon sembrò destarsi dai suoi pensieri e, dopo alcuni secondi, la guardò negli occhi.
Bonnie avrebbe giurato di vedere il viso di Damon intenerirsi e delle stelle brillare nei suoi occhi, ma immediatamente il ragazzo indurì lo sguardo.
<< Non sono nemmeno all’altezza di stare al tuo cospetto, Bonnie? >> domandò duro, riferendosi alla loro ultima discussione e alle parole che Bonnie gli aveva urlato in faccia.
“Bonnie… Non mi chiama mai per nome…”.
<< Non ho detto questo >> rispose, altrettanto duramente.
La tensione e la rabbia che erano in entrambi sembravano percepibili nell’aria notturna della stanza.
<< Lo so, saresti una sciocca solo a pensarlo >> disse acidamente.
Scese dal davanzale e si rivolse con il corpo completamente verso di lei.
“Per fronteggiarmi meglio…” pensò la rossa.
<< Damon… Sono stanca! Per favore, ho bisogno di dormire, quindi dimmi cosa vuoi e vattene! >> alzò la voce.
Beh, se non altro quella sicurezza in se stessa che aveva acquisito era d’aiuto ma Bonnie non sapeva quanto sarebbe durata.
<< Che c’è, ora non posso neanche venire a trovare il mio Uccellino? >>.
Dalla sua voce traspariva sarcasmo puro.
Bonnie sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
<< Almeno puoi evitare di farmi morire di broncopolmonite? >>.
Damon sorrise impercettibilmente per un istante e, immediatamente, entrò nella stanza chiudendosi la finestra alle spalle.
Bonnie per qualche secondo aveva davvero sperato che se ne sarebbe andato, ma si era solo illusa…
La strega si premurò di coprirsi con le leggere lenzuola primaverili, in modo che l’intera situazione non diventasse troppo intima.
Damon era immobile e la guardava con occhi vuoti e un’espressione severa, tanto bella quanto inquietante.
Bonnie sentì il bisogno di distogliere lo sguardo, iniziando a torturare con le mani il lenzuolo.
<< Non glielo hai detto a Trevor, vero? >> le domandò serio.
Quanto erano stati in silenzio? Secondi? Ore? Anni?
Non importava, il tempo si era fermato e Bonnie avrebbe voluto solo che Damon se ne andasse: non poteva rischiare di mettere in discussione l’importante decisione sull’iniziare una nuova vita.
“Sii forte, Bonnie” pensò.
<< Dirgli cosa? >>, alzò fieramente la testa.
<< Che prima di prendere le cose che non gli appartengono, dovrebbe chiedere il permesso >> spiegò con un tono tagliente lui.
Quel tono di voce lo usava solo quando parlava ai propri nemici e questo la ragazza lo sapeva bene. Deglutì silenziosamente.
<< Non riesco a capire di cosa tu stia parlando >>.
Beh, almeno riusciva a essere fredda…
Damon ridacchiò acidamente, scuotendo leggermente la testa e tornando a guardare fuori dalla finestra, dandole quasi le spalle.
Bonnie iniziava seriamente a innervosirsi: non solo la disturbava nel mezzo della notte ed entrava in casa sua senza chiederle il permesso, ma si permetteva perfino di prenderla in giro! Damon era così… così… insopportabile a volte!
<< Beh, di qualsiasi cosa tu stia parlando, perché non te ne vai e glielo dici te, eh? >> disse profondamente irritata.
Sentì un profondo ringhio provenire dal vampiro che, in meno di un secondo si avvicinò al letto con occhi furiosi.
<< Perché è a ME che ha sottratto ciò che mi appartiene e, se lo avessi davanti, lo ammazzerei istantaneamente con le mie mani, subendomi dopo la ramanzina di voi piccoli idioti… soprattutto di te! >>.
Bonnie sgranò gli occhi sconcertata: Damon sembrava completamente fuori di testa.
La strega poteva vedere chiaramente che aveva perso il controllo, ma c’era qualcosa che la sorprendeva di più: Damon sembrava essere… ferito.
<< E cosa ti avrebbe sottratto, sentiamo! >> disse, non riuscendo ad afferrare il succo del discorso.
Insomma, perché era venuta da lei a sfogare la sua rabbia per Trevor? Non aveva il suo bellissimo Angelo con cui parlare? Che diamine voleva?
<< Mi sembra ovvio, Uccellino… Te! >> disse sconcertato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Bonnie non sapeva cosa dire o cosa pensare.
<< Scusa? >> riuscì a domandare, pensando di non aver sentito bene.
<< Oh, andiamo! Reagisci come se non sapessi che sei di mia proprietà! >> esclamò il vampiro esterrefatto, alzando gli occhi al cielo e dandole le spalle.
Bonnie ci rimase di sasso.
Una sua proprietà? In che senso? Parlava come se lei fosse un oggetto!
“Lui pensa che io sia un oggetto… Una piccola, fragile e inutile umana…”.
Bonnie sentì qualcosa esploderle in petto, qualcosa che non aveva mai provato prima di allora: il rancore.
Sentiva il corpo tremarle, ma non di paura, la gola era secca e gli occhi le pizzicavano, era come se stesse per esplodere: tutto il suo corpo, ogni singolo poro della sua pelle, ogni centimetro di lei sprigionava rabbia pura verso quel… verso quell’idiota!
<< IO NON SONO UN OGGETTO! >> urlò, fuori di sé, mentre si alzava in piedi e lasciava che le coperte di cotone cadessero per terra.
Vide Damon sobbalzare e capì di avergli involontariamente lanciato una scarica di potere che avrebbe sicuramente fatto svenire un umano.
Damon si girò, con sguardo a metà tra il sorpreso e l’infuriato.
<< Ah, ma davvero, Streghetta? >> disse ironico, fulminandola con lo sguardo.
<< Allora perché ti fai trattare come tale? >> sputò quelle parole ringhiando, con tanta amarezza che Bonnie sussultò per la sorpresa.
Damon… la odiava?
A quel pensiero, la ragazza si sentì invadere dalla tristezza e sapeva che quel sentimento non rispecchiava la sua decisione dell’”iniziare una nuova vita”.
<< Ma di cosa stai parlando? >> domandò confusa.
<< Sei incredibile! >> sbottò lui, esasperato. << Tanta fatica per proteggere la tua vita, la tua innocenza e poi scopro che era tutta una farsa! Dimmi, con quanti altri, eh? Da quanti ti sei lasciata profanare, mentre io continuavo come un cretino a credere che la tua innocenza fosse solo mia? >>.
Damon le si era avvicinato pericolosamente ed era completamente fuori di sé.
Dal suo canto, Bonnie non capiva ancora a cosa il vampiro stesse alludendo.
<< Pensavo almeno che ti saresti concessa a qualcuno che conoscevi da più tempo! Invece no, sei andata con quel vampiro! >> ringhiò infuriato.
Concessa… Quel vampiro…
“Trevor?” si domandò mentalmente.
Damon sembrò essere ferito dalla domanda che la ragazza si fece.
<< Allora è vero… Ci sei andata a letto! >> ora sembrava disperato.
<< Che cosa?! >>. Era sconcertata! Ma che cavolo diceva?!
<< E chissà con quanti altri senza che io me ne sia mai accorto! Magari perfino con Mutt! >> fece per poi rabbrividire.
Bene, stava delirando, e lei continuava ancora a non capire di cosa stesse parlando e, soprattutto, del motivo per cui fosse così arrabbiato.
<< Tu sei fuori di testa! >> esclamò, confusissima.
Credeva davvero che lei fosse andata… con Trevor, poi?
<< Bene… >> ringhiò, << Allora, avanti! Come si fa con te? Basta chiedere per avere…? >> l’afferrò con violenza per un braccio.
Bonnie soffocò un gemito di dolore e lo guardò ferita.
“Basta chiedere per avere…”.
Lui le stava dando della…?
La rabbia provata poco prima si amplificò e il rumore di un violento schiaffo invase l’aria.
Una lacrima di rabbia, di odio e soprattutto di sdegno le solcò la guancia, mentre il silenzio si fece assordante.
Bonnie era profondamente ferita e profondamente confusa.
Si sentiva impotente di fronte a lui e quelle velate allusioni le avevano fatto perdere la ragione.
Lei, Bonnie McCullough, aveva dato uno schiaffo a Damon Salvatore.
“Ora mi ammazza”. Sì, ne era sicura.
Gli sarebbe bastato il tempo di riprendersi dallo shock e, immediatamente, l’avrebbe azzannata, oppure le avrebbe spezzato il collo o forse l’avrebbe torturata lentamente.
Ma non le importava. Era felice di averlo fatto, se lo meritava!
La tensione tra i due era palpabile e Bonnie si sentiva confusa, ma la rabbia che l’aveva spinta a dare uno schiaffo a Damon non era diminuita affatto e la spinse a dire l’unica frase che le venne in mente.
<< Io ti odio >>.
Scandì bene, parola per parola, in modo che Damon non potesse in alcun modo fraintendere.
Impose alla sua voce di non tremare, fu il più tagliente possibile.
Perché era la verità, lo odiava profondamente, con tutta se stessa, per quello che le aveva fatto e poteva sentire che lui provava lo stesso identico sentimento per lei.
Ma quando Damon incatenò il proprio sguardo a quello della ragazza, Bonnie rimase sorpresa.
Non c’era la furia che si era aspettata di trovare in quegli occhi, non c’era niente che aveva pensato di scorgere in quello sguardo oscuro.
C’era… un sentimento che lei non riusciva a capire, che non voleva capire!
C’era disperazione e desiderio e confusione e… e Damon la guardava in un modo così intenso che pensava di poter svenire da un momento all’altro.
Forse si sbagliava, ma sembrava essere teso.
Avrebbe voluto andarsene lontano da lui, ma due mani, gentili e violente nel contempo, le afferrarono i polsi e il corpo della ragazza aderì perfettamente a quello del vampiro.
La voracità di un bacio le tolse il respiro, insieme alla ragione.
Sentì il mondo intorno a lei girare, si sentiva fragile, esposta, preda.
L’odio che provava verso Damon, la persona che aveva amato da sempre e che proprio in quel momento la stava baciando, le ordinava di allontanarsi immediatamente.
Ci provò, ma il vampiro l’abbracciò per la vita attirandola ancora di più a sé.
Tentò di divincolarsi, ma sapeva perfettamente che lui non glielo avrebbe permesso, non in quel momento: lui aveva bisogno di lei, di lei e di nessun altro.
E, oltretutto, Bonnie non voleva andarsene perché sentiva che il suo posto era quello lì, che Damon era il suo posto nel mondo, il suo destino.
A che serve combattere contro il proprio destino?
E Bonnie lo odiava ancora di più ma… lo amava anche.
Era inutile mentire a se stessa: lei lo amava da impazzire e niente avrebbe potuto sostituire quel sentimento nel suo cuore, nessuno avrebbe potuto rimpiazzare il maggiore dei Salvatore.
Le loro labbra si stavano solo toccando in un bacio casto e disperato nel contempo.
Una serie di emozioni le intorpidirono i sensi fino a farla smettere di combattere.
Si lasciò andare a quell’amore travolgente che si era rivelato in modo così doloroso dentro di lei.
E aveva paura, tanta paura di soffrire ancora, di fidarsi ancora.
Aveva paura di amarlo troppo.
Aveva paura che il suo odio non fosse abbastanza per scappare da lui.
Ma non si oppose, anzi, abbracciò disperata Damon, come se temesse che scappasse, e stritolò con una mano i capelli corvini del ragazzo.
Lo baciò, tentando di trasmettere tutto ciò che non sarebbe mai riuscita a dirgli ad alta voce.
La passione che provava, il bisogno che sentiva, era lo stesso che in quel momento sembrava provare Damon.
Il vampiro la stringeva sempre più forte a sé, gustandosi il suo sapore, il suo profumo, il suo essere.
E Trevor aveva mentito, lo poteva chiaramente leggere in Bonnie, che si era lasciata senza difese di fronte a lui.
Lo sentiva, nel cuore, nell’anima, nelle ossa. La sentiva sua, sua e di nessun altro e questa era la cosa più preziosa che avesse mai avuto.
Il vampiro aveva paura che quell’uccellino rosso, che ora stringeva fra le braccia, fosse troppo fragile per lui. Aveva paura di distruggerla.
Ma, d’altro canto, c’era una questione fisica e metafisica che lo aveva sottomesso: sentiva la passione e la disperazione che non gli permettevano di staccarsi dal corpo della ragazza, dalle sue labbra; la stessa che gli chiedeva di prenderla con sé per quella sera… di prenderla con sé per il resto della sua eternità.
E poi c’era come un filo rosso, dello stesso colore dei capelli della piccola strega, un filo che, in quel momento, pensava di aver avuto attaccato al polso dall’inizio dei tempi e che lo collegava a qualcosa nel mondo, qualcosa che era necessario per farlo vivere.
Da un capo del filo c’era lui, Damon Salvatore. Nella sua vita aveva tirato quel filo, seguendolo e cercandone inconsapevolmente l’altro capo.
E dopo diversi secoli, l’aveva trovato e aveva scoperto che era legato a una ragazza, che sarebbe dovuta essere insignificante per lui, una fanciulla pura, indifesa come un uccellino.
E lui doveva prendersene cura, perché se quel filo si fosse sciolto, sentiva che non avrebbe più avuto motivo di esistere.
Con immensa fatica, si staccò da Bonnie quanto bastava per parlare, interrompendo quella burrasca che li aveva catturati, lasciandola respirare di nuovo e prendere il controllo di sé.
Non avrebbe voluto interrompere quell’agognato bacio, ma doveva dirglielo.
<< Ci tengo a te, Bonnie >> disse seriamente, scrutandola negli occhi e assicurandosi che lei lo capisse davvero.
Bonnie sgranò gli occhi e si concesse un sorriso che la illuminò tutta e che riscaldò il vampiro.
L’uccellino gli saltò letteralmente addosso, spingendolo sul suo letto.
Damon la lasciò fare per alcuni minuti ma, subito dopo, riprese il controllo della situazione.
Era l’istinto a farlo muovere, o forse era quel filo rosso.
Fatto sta che quella notte fu certo che Trevor avesse mentito.
Fu certo anche del fatto che Bonnie non fosse una sua proprietà, ma fosse sua, anima e, dopo quella favolosa notte, corpo e sangue.





Il sole mattutino gli disturbò il sonno.
Per qualche istante ebbe paura di aprire gli occhi e di trovarsi della propria stanza, con qualche ragazzina dissanguata accanto e con il solito bicchiere di cristallo vuoto, sul comodino.
Ma quando realizzò di stare stringendo a sé qualcosa di morbido, caldo e vivo, quando sentì che era coperto solo da un lenzuolo leggero, quando un penetrante e dolcissimo odore di fragole lo investì, aprì immediatamente gli occhi.
Non gli ci volle molto a realizzare chi stesse stringendo a sé.
I ricordi della notte di fuoco passata gli ritornarono in mente e, subito, si ritrovò a sorridere.
Si stiracchiò leggermente, attento a non svegliare l’uccellino che gli dormiva tra le braccia, poi si alzò lento e silenzioso, mettendosi a sedere.
Rivolse uno sguardo verso Bonnie e, istintivamente, le carezzò la schiena nuda.
Ricordava con piacere tutto, ogni sensazione, ogni carezza, ogni bacio, ogni dettaglio infinitesimo.
Dopo quella notte, poteva affermare orgogliosamente di conoscere ogni millimetro del corpo di Bonnie.
Era, inoltre, sicuro che tutto ciò che ricordava in quel momento non lo avrebbe mai dimenticato.
C’erano anche due pensieri che gli affollavano la mente.
Il primo era il ricordo di quando le aveva detto di tenerci a lei. Sentiva di aver mentito, sentiva che c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva.
Il secondo riguardava un’osservazione: c’era qualcosa di diverso in lui, quella mattina.
Sentiva dentro di sé una sensazione di… caldo. Lo invadeva tutto, soprattutto il centro del petto.
Era una sensazione che ricordava vagamente di aver già sentito, una volta, ma che poi per molto tempo aveva semplicemente perso.
Quel caldo… era come se gli facesse notare per la prima volta di aver vissuto per secoli con il vuoto più totale nel petto.
E poi, non riusciva a smettere di sorridere! Sembrava quasi un cretino!
“Se mi vedesse Stefan, inizierebbe uno dei suoi monologhi sul fatto che non ho perso la mia umanità” pensò con una smorfia disgustata.
Scosse leggermente la testa, come a scacciare quel pensiero, poi si voltò verso la Streghetta.
<< Dio… >> mormorò guardandola.
Beh… era bella? Assolutamente no.
Era molto, ma molto di più. Indescrivibile!
Era la prima volta che la vedeva così, come se fosse circondata di luce… ed era sua. Ma non solo, c’era qualcosa di più!
“Appartenere a qualcuno?” si domandò. Come doveva essere?
Cosa si provava? Se era ciò che provava lui in quel momento, pensò di essere stato un totale idiota a non averlo fatto prima.
La coprì con il lenzuolo e l’occhio gli cadde su le due feritine sul collo della ragazza.
Dopotutto ciò che avevano condiviso quella notte, prima di addormentarsi, lei non glielo aveva neanche dovuto chiedere: non aveva esitato un secondo a morderla.
L’aveva fatto con dolcezza, con delicatezza, timoroso di farle male.
Ed era stato… era stato fantastico.
L’aveva sentita davvero, dentro di sé, aveva sentito quell’innocenza, quella purezza scorrergli nelle vene e riscaldarlo.
Ora lei era sua per davvero, perché lei era dentro di lui, nel suo sangue.
La sua gola bruciante lo riportò alla realtà.
Decise di andare a nutrirsi velocemente, prima che la ragazza si svegliasse e poi… poi sarebbe tornato da lei.
Per evitare di distruggere l’autostima della ragazza, nel caso si fosse svegliata le lasciò un biglietto sul cuscino.
Poi si vestì e si trasformò in corvo, volando sull’Old Wood.
Decise di andare a cacciare nel paesino più vicino a Fell’s Church.
Gli alberi scorrevano veloci sotto il corvo che volava.
Damon non ci avrebbe fatto attenzione, se un’aura particolarmente familiare non avesse attirato la sua attenzione.
Cosa ci faceva Trevor nel bel mezzo dell’Old Wood? Nella parte infestata dai malach, oltretutto.
Damon si diresse curioso verso quel punto e nascose la propria aura.
Si appollaiò su un ramo, esattamente sopra a Trevor.
<< Quindi, li lascerete fare? >> lo sentì domandare.
“Parla anche da solo…” pensò ghignando.
<< Sì, ma pensavamo di facilitargli le cose! >>.
Damon per poco non cadde dall’albero.
Misao era davanti a Trevor, in tutto il suo non-splendore, e il biondo sembrava alquanto indifferente alla cosa.
<< Senza farci notare, ovviamente >>. Shinichi.
Damon sentì immediatamente una sensazione terribile invaderlo.
Ne era sicuro, lo aveva sempre saputo!
“Giuro su Dio che sarò io a mettere fine ai tuoi giorni, Ossigenato…” pensò compiaciuto.
Quindi era così?
Era tutto programmato?
Si erano lasciati fregare sotto il naso!
Quando i due kitsune se ne andarono, Trevor s’incamminò a est, verso il Pensionato.
Damon fu quasi tentato di ucciderlo in quel preciso istante, ma un pensiero lo scosse: Miss Inquietudine aveva fatto una sottospecie d’interrogatorio a lui, non a Trevor!
Aveva buoni motivi per pensare che il suo fratellino e l’allegra brigata sospettassero di lui, non dell’Ossigenato.
Che avrebbero pensato se lo avesse ucciso?
Volò più veloce che poté. Doveva parlare assolutamente con Stefan.






Bonnie aprì gli occhi di scatto quando sentì accanto il vuoto.
Automaticamente i suoi occhi cercarono Damon, invano.
“Un sogno… è stato un sogno…” pensò sconfortata, sentendo già le lacrime sgorgare.
Eppure era stato tutto così reale e così bello…
Stava per rimettersi a dormire, quando notò un bigliettino sopra il cuscino alla sua destra.
“Buongiorno, Uccellino.Sono andato a caccia, ma sarò lì prima che tu ti svegli.     D.”
“E invece no” pensò, sbottando a ridere.
Sì, rideva di felicità! Non poteva credere a ciò che era accaduto!
Lei e Damon… Si era sentita così felice! Così completa!
In quel momento si sentì una stupida.
Come aveva potuto pensare di provare qualcosa di forte per Trevor? Come aveva potuto definirlo un possibile amore?
Quello che provava per Damon, in quel momento… Quello sì che era amore! Ne era sicura.
Per Trevor provava solo… affetto.
Non poteva iniziare una “nuova vita”, non poteva dimenticarlo.
Era stata una stupida a illudersi: Damon avrebbe sempre fatto parte della sua vita.
E lui le aveva detto di tenerci! Lo aveva detto ad alta voce!
E… e loro avevano… avevano fatto l’amore! Lui era stato dolcissimo, delicato.
Istintivamente, Bonnie sfiorò i due forellini che aveva sul collo e sorrise ripensando al morso.
Mentre Damon la mordeva, era stato come fondersi con lui: erano diventati un tutt’uno.
Era come se fosse riuscita a toccargli l’anima, a capirlo fino in fondo.
Durante il morso, aveva conosciuto prima la parte nera, vuota e assassina (e per un momento aveva anche avuto paura), ma dopo Damon si era aperto completamente e lei l’aveva vista; Aveva visto quelle stelle che risplendevano qualche volta nei suoi occhi; aveva visto la luce che gli illuminava i suoi sorrisi abbaglianti; aveva visto la sua umanità.
E, per un secondo, aveva avuto la sensazione che l’umanità di Damon le appartenesse completamente, che Damon Salvatore fosse suo e di nessun’altra.
Bonnie sorrise raggiante a quel pensiero.
Prese il cellulare e controllò l’ora: erano le sette di mattina!
“Ecco perché ho sonno…” pensò, sovrappensiero.
Posando il cellulare, lo sguardo le cadde sul Grimorio di Honoria Fells e un dubbio la assalì.
Tra due giorni avrebbe dovuto eseguire il rituale e non aveva nemmeno la più pallida idea di cosa dovesse fare! Era stata una stupida a non andarlo a leggere ancora!
Titubante di sapere cosa le sarebbe aspettato, prese tra le mani il vecchio tomo e iniziò a sfogliarlo.
“Incantesimo di disattivazione”.
Le lettere scarlatte spiccavano sulla pagina color ocra.
“In quanto a nomi, Honoria non era poi un gran che… Ma che diamine sto pensando!!” si rimproverò immediatamente.
La stanchezza giocava brutti scherzi, poco ma sicuro.
Controllò che il rituale fosse quello che cercava.
“Esistono creature oscure che legano la propria vita e i propri poteri a delle sfere stellate.Alcuni di loro sono demoni, kitsune…”
<< Okay, Honoria, questo lo so… >> pensò tra sé e sé, saltando la parte “teorica”.
“Lessi un Grimorio di una delle streghe di Salem originarie, parlava di come uccidere tali creature: bisogna disattivare la sfera stellata alla quale sono legati i poteri del demone o del kitsune in questione e poi impalettarli.”
Bonnie deglutì, leggendo “strega di Salem”. La cosa non le piaceva per niente.
“Bisogna immergere la sfera stellata nella verbena liquida, mischiata a mezzo litro di sangue del suo proprietario. La strega che svolgerà il rituale dovrà bere mezzo litro di sangue del kitsune o del demone che desidera uccidere”.
Bonnie fece una smorfia disgustata e immediatamente il senso di nausea l’assalì.
<< B-bere? Io… dovrò b-bere del… >>.
Con una smorfia disgustata chiuse il Grimorio.
“beh, immagino di doverlo fare per forza…” pensò.
Ma che gliene importava? lei era grande, era stata torturata da alberi/malach, aveva ucciso Klaus e Katherine insieme ai suoi amici, cos’era in confronto bere un po’ di sangue? E poi, in quel momento era così felice!
Honoria aveva scritto le parole (in latino, ovviamente) che avrebbe dovuto pronunciare con l’eclissi lunare per disattivare le sfere.
Secondo quanto diceva la strega di Salem, il potere presente nelle sfere, una volta finito il rituale, sarebbe tornato alla luna.
La ragazza scosse leggermente la testa, chiudendo il Grimorio.
“Io odio la magia” pensò sconfortata.
Decise di aspettare il ritorno di Damon, anche se doveva ammettere di essere un pochino in ansia.
Mentre aspettava il moro, si addormentò nuovamente.





<< Mon ami, ti vedo turbato >> fece Sage, accogliendolo con un grosso sorriso.
<< Sage, dov’è Stefan? >> domandò bruscamente, ignorandolo.
Il sorriso del vampiro si affievolì.
<< Ha deciso di passare una giornata con Elena, per farle una sorpresa… Non sarà in città prima di oggi pomeriggio! >> gli spiegò.
Damon alzò gli occhi al cielo.
Quell’idiota del suo fratellino aveva un tempismo perfetto per scegliere i giorni in cui fare giterelle da fidanzatini!
<< Va tutto bene, mon ami? >> domandò Sage, leggermente preoccupato.
“Beh, tanto vale dirlo a lui…”.
<< Stamattina ho visto i kitsune… Nell’Old Wood… >>.
<< E cosa ti hanno detto? >>.
Damon si girò, indurendo lo sguardo.
<< Non hanno parlato con me. Sai, erano impegnati a fare due chiacchere con Trevor >>.
Sage lo guardò esterrefatto, sembrava davvero sorpreso.
<< Con Trevor? >> chiese conferma.
Damon annuì.
<< Li ho visti parlare… li ho sentiti. Lui sta dalla loro parte! Si può sapere dove lo hai incontrato? >> sbottò, sentendo la rabbia aumentare e ricordando chi lo aveva portato da loro.
Sage alzò le mani in segno di resa.
<< Ve l’ho già detto! L’ho incontr >>
<< Lo so! Lo so! Non serve ripeterlo >> lo interruppe irritato, << Devo dirlo assolutamente a Stefan! Lui è convinto della sua innocenza! >> pensò ad alta voce, in agitazione.
Stava per trasformarsi in corvo per andare a cercare Santo Stefano, quando Sage lo bloccò afferrandolo per un braccio.
<< Damon, aspetta. Ragiona! Ho sentito parlare Stefan e Meredith e loro pensano che tu sia nuovamente alleato con quei due… >>
<< Lo sapevo! >> mormorò a denti stretti il moro.
<< Ecco, cosa credi che penserebbe Stefan se gli andassi a dire che è Trevor ad essere alleato con loro? Non credi che penserebbe che tu stia mentendo solo per metterli contro Trevor? >>.
Damon ci pensò un attimo.
<< Beh, ha senso! >>.
Sage annuì pensieroso.
<< Io ti credo, mon amì! Ti conosco abbastanza bene da sapere quando menti e quando dici la verità. Forse sarebbe meglio che trovassimo un piano per incastrarlo… >>.
Damon osservò per qualche secondo l’amico: era uno dei pochi che avesse mai avuto e Sage era conosciuto per la sua saggezza… oltre che per la potenza, ovviamente.
<< Forse hai ragione… >> ammise.





*Angolo dell’autrice*

Tantissimi auguri in ritardoo!! :D
Allora, come vi sono andate le vacanze?
Le mie benissimo, solo che mi sono appena presa una brutta febbre -.-‘’
Comunque lo so, sono in ritardo! Ma ho fatto di peggio, no?
Dunque, questo è un capitolo pieno zeppo di avvenimenti e, sinceramente, sono abbastanza preoccupata di deludervi perché non mi convince!
Alloora, andiamo in ordine.
Finalmente la tanto agognata scena Donnie! Non ho scritto esplicitamente della loro ehm… “situazione intima” sia per il raiting sia perché non ne sarei capace!
Però del bacio ho scritto eccome!! Vi è piaciuto?
Inoltre, quella testina vuota di Damon ha confessato a Bonnie e a se stesso di tenerci a lei, ma non ha ancora detto di amarla! Ci arriverà? Vabbè dai, lui è un po’ lento poverino, ma io confido in lui!
Comunque, io devo complicarmi la vita e far finire tutto rosa e fiori ora non avrebbe senso, quindi aspettatevi che qualcosa vada storto!
Bonnie scopre cosa deve fare nel rituale: mi sembrava giusto accennarlo! XD
Invece c’è un piccolo imprevisto per il piano dei cattivoni: Damon ha scoperto tutto e ora, assieme a Sage, cercano un modo per far capire agli altri geniacci (Stefan e Meredith) chi è il vero colpevole!
Beh, ci vediamo presto.
Spero di non avervi deluse e fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona befana in anticipo :D
Un bacione!

   
 
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