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Autore: AlexDavis    04/01/2012    8 recensioni
Questi sono gli extra della mia storia 'Lo stagista sexy' che ho finito un paio di settimane fa.
Spero vi piacciano...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Salve ragazze e BUON ANNO!!!!!
Eccomi ritornata con l'ultimo extra di questa storia...
Spero vi piaccia e spero continuerete  a seguirmi con le mie altre storie che dovrebbero arrivare tra la fine di questa settimana e l'altra.
Buona giornata e buona lettura.
xoxo Alex


Tutto stava andando come avevo sempre sognato.  

 

Era pieno febbraio e fuori faceva un freddo cane, quindi noi ce ne stavamo al caldo in casa davanti al camino.
Edward stava esaminando alcune carte che gli sarebbero servite per la riunione del giorno dopo, mentre io avevo comodamente appoggiando sulla mia enorme pancia un libro che era arrivato da poco il librerie. Li leggevo uno per uno così da saper rispondere se qualche cliente mi chiedeva informazioni.
La mia pancia ormai era enorme e il mio piccolino si muoveva continuamente lasciandomi poche ore di riposo a notte.
Sarebbe dovuto uscire da forno già da qualche giorno, ma evidentemente sentendo il freddo di fuori si era deciso a rimanere al caldo qualche altro giorno.
<< Ed, tesoro, mi faresti un favore? >> chiesi alzando lo sguardo dal libro.
Lui alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise. << Certo. >>
<< Mi andresti a prendere un barretta di cioccolato nella dispensa? >> chiesi facendo gli occhi dolci.
Lui alzò gli occhi al cielo divertito. << Sempre la solita, eh? >> commentò alzandosi e uscendo dal salotto.
Io mi girai leggermente cercando di posare il libro sul tavolino, ma un calcio più forte degli altri mi fece gemere di dolore. Subito dopo sentii una sensazione di umido tra le gambe, che nel mio stato solo una cosa poteva significare.
<< Ehm… Edward? >> lo chiamai con leggermente la voce allarmata.
<< Aspetta, Bella, ti sto prendendo anche del latte! >> urlò dalla cucina.
Proprio in quel momento doveva essere dolce e generoso?
<< Edward, porta il tuo culo qui! >> urlai eccedendo nel volgare.
Edward corse in salotto con un barretta in una mano e il bicchiere con il latte nell’altra. << Bella, che c’è? >> chiese irritato avvicinandosi.
Sbuffai. << C’è che tuo figlio sta nascendo e tu pensi ad un fottutissimo bicchiere di latte. >>
Lui sgranò paurosamente gli occhi facendo cadere la barretta ed il bicchiere di latte. Alzai gli occhi al cielo pensando a come avrei trovato la casa quando fossi tornata dall’ospedale e mi stavo anche lamentando, ma una leggera contrazione mi bloccò.
<< Edward… potresti? >> chiesi indicandomi.
Lui si riscosse da quello stato di trance in cui era finito e si mosse rapido per la casa, salendo al piano di sopra a prendere la borsa che avevo pronta da un mese. Poi scese giù afferrò il capetto e stava per uscire fuori, ma poi si rese conto che mancava qualcosa cioè io.
Rientrò dentro, mi aiutò ad alzarmi tenendomi per le braccia, mi aiutò a mettere il cappotto e poi mi condusse fuori casa prendendo all’ultimo secondo le chiavi per evitare di rimanere fuori.
Entrammo in macchina ed Edward partì a razzo senza pronunciare neanche una parola. Quando stavamo camminando già da cinque minuti mi resi conto che la strada per l’ospedale non era quella, ma Edward aveva preso quella per la sua azienda.
<< Edward, amore, dove cazzo stai andando? >> chiesi sempre più irritata.
Lui mi guardò spaesato. << Perché? >> mi chiese tranquillo o almeno così appariva.
Sbuffai. << Accosta, idiota. >> gli imposi.
Lui scosse la testa. << No, amore, dobbiamo andare in ospedale. >> mi disse continuando a guidare.
<< Ferma la macchina o chiedo il divorzio! >> dissi a denti stretti all’ennesima contrazione.
Edward sconvolto fece quello che gli avevo chiesto, accostò sul ciglio della strada ed io, senza aspettarlo scesi e mi diressi dal lato del guidatore.
<< Avanti, scendi. >> gli dissi aprendo la portiera e facendogli cenno di scendere.
Lui scosse la testa. << Ma, amore… >>
Alzai gli occhi al cielo. << Scendi se non vuoi che tuo figlio nasca in mezzo ad una strada come in quel film. >>
Lui titubante scese e mi lasciò sedere, buttai il sediolino più in dietro per evitare che la pancia si bloccasse contro lo sterzo e aspettai che Edward entrasse prima di mettere in modo e fare un inversione a U per poi prendere la strada giusta.
Arrivammo in ospedale trenta minuti dopo perché ero stata costretta a fermarmi qualche volta per colpa delle contrazione, ma non avevo mai chiesto ad Edward di prendere il mio posto perché ero seriamente preoccupata per il suo stato emotivo. Restava in silenzio a guardare fuori dal finestrino e oscillava impercettibilmente avanti ed indietro come i malati mentali sotto elettroshock.
Quando parcheggiai davanti all’ospedale scesi dalla macchina e feci cenno ad un infermiere di avvicinarsi con la sedia a rotelle.
Lui mi guardò sorpreso mentre mi sedevo. << Ma, signora, lei ha guidato fino a qui? >>
Annuii. << Mio marito è… parecchio sconvolto, direi. >> dissi guardando Edward che stava scendendo dalla macchina e si avvicinava a noi con la faccia pallida come un fantasma.
<< Signore, si sente bene? >> chiese l’infermiere divertito.
Edward annuì. << C-certo… ehm… devo partorire…cioè mia moglie deve… >> si bloccò e mi guardò.
Sorrisi divertita. << Amore è tutto okey, tranquillo. >> lo rassicurai stringendogli la mano.
L’infermiere ci portò nella mia stanza, mi lasciò il tempo per spogliarmi e poi mi vennero fatti alcuni esami e poi mi lasciarono nella stanza ad aspettare che arrivasse il momento. Intanto avevo lasciato ad Edward il compito di chiamare tutti e metterli al corrente della bella notizia, sperai solo che non avrebbero abbandonato tutto e corso da noi. Era il secondo nipote, ma era pur sempre il maschietto.
Quando Edward rientrò in camera lo vidi più tranquillo e meno fuori di testa, mi si avvicinò e mi strinse la mano. << Come ti senti? >> mi chiese preoccupato.
<< Bene, tu? >> 
Lui abbassò lo sguardo. << Sono stato un cretino, ti ho lasciata guidare fino a qui in questo stato. >>
Gli accarezzai il dorso della mano e gli sorrisi. << Amore mio non devi sentirti in colpa è tutto normale. E’ il tuo primo figlio e ci sta andare fuori di te. >>
Lui annuì e si accomodò accanto a me appoggiando la testa sul mio petto e accarezzandomi distrattamente la pancia enorme.
Restammo in quella posizione per poco perché ricominciarono le contrazioni a distanza di pochi minuti ed un paio di ore dopo ero in preda ad urla quasi disumane.
<< Signora, ci siamo quasi, spinga ancora. >> mi incitò la dottore.
Spinsi ancora stritolando completamente la mano di Edward che urlò insieme a me. Qualche altra spinta dopo sentimmo un vagito espandersi nella stanza, il primo pianto del mio bambino.
Edward mi sorrise contento, ma subito il suo viso cambiò da rosso per lo sforzo che aveva fatto stringendomi la mano a bianco cadavere per poi crollare come un sacco di patate a terra.
<< Edward, ma che… >> mi allarmai, ma subito il dottore mi rassicurò.
<< E’ normale, signora Cullen, capita molto spesso. >> e sorrise divertito facendo cenno poi all’infermiere di prendere  mio marito e svegliarlo.
In quel momento l’ostetrica mi posò tra le braccia il mio bambino e tutto sparì compreso Edward che gemeva a terra sorretto dall’infermiere.
Tra le braccia avevo il mio bambino, il più bel bambino che avessi mai visto ed era tutto mio.
Mi osservò con i suoi grandi occhi ed io gli sorrisi lasciando scorrere delle lacrime calde sulle mie guancia.
<< Benvenuto al mondo, piccolo. >> e gli diedi un bacio sulla fronte.
 

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Mi trovavo nel mio ufficio, stavo sbrigando delle pratiche che mi ero portato dietro da un paio di giorni. Tra qualche giorno sarei andato in ferie e avremmo passato due settimane a New York con la mia famiglia e con il padre di Bella che si era trasferito lì con la sua seconda moglie.
Nonostante Bella fosse incinta e in stato parecchio avanzato non aveva voluto sentire ragione, lei voleva partire e saremmo partiti, ma per evitare l’aereo avremmo preso il treno. Era un buon compromesso e lei aveva accettato.
Quel pomeriggio l’avevo avvisata che avrei fatto tardi quindi potevo tranquillamente finire il lavoro con calma e magari farmi arrivare anche una bella pizza.
Erano le dieci quando il mio cellulare squillò e prima di rispondere controllai chi fosse. Era Bella che probabilmente andava a dormire e voleva darmi la buonanotte, che angelo.
<< Piccola, ciao. >> risposi.
<< Ehm… Edward, amore, senti non ti agitare… >>
Ed io immediatamente mi agitai alzandomi già dalla sedia e afferrando la giacca. << Amore, che c’è? >> chiesi con l’affanno per chiudere e prendere tutto e contemporaneamente parlare al cellulare.
<< Bhe in pratica tua figlia nascerà tra qualche minuto… niente di cui preoccuparsi. >> mi disse, ma poi la sentii trattenere un gemito forse a causa di una contrazione più forte delle altre.
Imprecai. << A-amore, arrivo in un attimo. >> dissi e riattaccai.
Quando entrai in macchina mi venne in mente qualcuno che avevo completamente dimenticato e che non sapevo dove fosse.
La richiamai sperando che fosse ancora in grado di rispondere. << Amore, sei tu? >> chiesi quando la telefonata venne accettata.
<< Mi dispiace, signor Cullen, ma sua moglie è in pieno travaglio. >> mi rispose quella che doveva essere un’infermiera.
Imprecai ancora fregandomene altamente di lei. << C’è mio figlio lì? >> chiesi correndo come se fosse nel pieno mezzo di una gara di Fast & Furious.
<< Il piccolo Trey è a casa della vicina, signore. >> disse rispondendo alla mia domanda.
Evidentemente Bella aveva previsto la mia domanda e impossibilitata a rispondere aveva lasciato il compito a lei. Nonostante tutto mia moglie era sempre un passo avanti a me e a tutti.
<< Sto arrivando. >> e riattaccai per poi parcheggiare due minuti dopo davanti all’entrata.
Un infermiere corse verso di me urlando che non poteva stare lì, ma non lo calcolai di striscio, mia moglie stava partorendo ed io rischiavo di non esserci.
Corsi al piano che l’infermiera aveva fatto in tempo a comunicarmi prima che le riattaccassi il telefono in faccia. Arrivai alla stanza con il cuore alla gola e le gambe tremanti, ma in tempo.
Entrai afferrando quelle orrende tuniche verdi e quella cuffia che neanche sotto la doccia e da solo avrei mai messo.
Mi avvicinai a lei e le strinsi la mano giusto in tempo per l’ennesima devastante contrazione.
<< Eccomi, amore, sono qui. >> le dissi cercando di tranquillizzarla accarezzandole i capelli.
<< Era anche arrivato il momento, stronzo! >> disse ringhiando.
La guardai sbalordito. << Amore, che… >>
Ma lei mi bloccò urlando e subito dopo il pianto della nostra bambina, perché era una bella femminuccia, si disperse per la stanza.
Un’infermiera dopo averla lavata e avvolta in una copertina rosa, la depose dolcemente tra le braccia di Bella che la guardò con le lacrime agli occhi.
<< Ciao, piccolina. >> la salutò afferrandole la mano.
Guardavo quel minuscolo fagottino e non riuscivo a spiccicare parola tanto l’emozione e la bellezza di quel piccolo esserino.
La piccola girò lo sguardo verso di me ed io le sorrisi rendendomi conto solo in quel momento di avere le lacrime agli occhi. Avvicinai il mio dito al suo viso caldo e roseo e lo accarezzai delicatamente per paura di poterla rompere.
Bella alzò lo sguardo verso il mio. << Non è bellissima? >>
Annuii e guardai mia moglie. << Bellissima, ma tu sei stupenda. >> le dissi guardandola negli occhi e cercando di trasmetterle tutto l’amore che provavo per lei.
Sorrise commossa, si sporse verso di me ed io l’accontentai appoggiando le labbra sulle sue in un bacio delicato.
<< Ti amo. >> le dissi staccandomi da lei.
Lei sorrise. << Ti amo anche io, ma mettimi di nuovo incinta e ti taglio le palle. >> mi disse con un sorriso angelico sul viso.
La guardai sconvolto, ma poi risi divertito seguito subito da lei.
Neanche un parto poteva scalfirla.
 

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Erano più di quattro mesi che io ed Edward non facevamo l’amore ed io stavo letteralmente impazzendo.
Il motivo di questa astinenza? Jordin, mia figlia.
Quel piccolo fagottino di quattro mesi aveva completamente catalizzato tutta l’attenzione su di lei, lasciandomi dormire pochissime ore a notte e lasciandomi solo un po’ di pace in tarda mattinata dove io ne approfittavo per dedicarmi a Trey.
Di questa cosa non ne risentivamo solo io ed Edward, ma anche Trey che era diventato più scontroso e capriccioso.
Trey era sempre stato un bambino dolce ed ubbidiente, ma da quando era arrivata Jordin era diventato un vero tormento, ma forse potevo capirlo.
Per due anni era stato messo al centro dell’attenzione e adesso si era ritrovato a non essere preso in considerazione, mi sarei sentita respinta anche io.
Ma comunque con qualche moina riuscivamo sempre a raggirarlo, specialmente Edward che passava quasi tutto il suo tempo con lui visto che con me non ne aveva la possibilità e che Jordin voleva stare sempre tra le mie braccia.
Forse l’unica cosa positiva poteva essere il fatto che in neanche due mesi avevo recuperato tutti i chili presi in gravidanza, ritornando ad essere una quarantadue senza neanche una smagliatura. Fantastico.
 
All’ennesima notte passata in bianco e senza uno straccio di orgasmo decisi di prendere una decisione. Chiamai Alice e la implorai di venire a Chicago perché avevo bisogno di un po’ di respiro come io l’avevo dato a lei appena nata sua figlia.
Accettò ed il giorno dopo era già in casa mia con la sua solita allegria. << Ecco la tua salvatrice. >> mi disse abbracciandomi.
Restituii l’abbraccio e sospirai di sollievo, la sua presenza era un balsamo per le mie ossa intorpidite.
Restammo un po’ in cucina a parlare davanti ad una tazza fumante di caffè fino a che la piccolina non si svegliò e Trey corse da me per dirmelo.
<< Piange. >> mi disse indicandomi la stanza di sua sorella.
Alzai gli occhi al cielo esasperata e lasciai Alice per correre da Jordin che si dimenava come una pazza.
<< Si, eccomi, calmati. >> le dissi un po’ troppo dura, ma ero stanca.
Lei magicamente smise di piangere, ma durò per qualche secondo perché ricominciò ed io feci l’unica cosa che poteva zittirla. Mi accomodai sulla sedia a dondolo, abbassai la coppa del reggiseno e l’avvicinai, immediatamente cominciò a bere.
Imprecai. << Jordin, piano, piccola. >>
Mentre la piccola mangiava appoggiai la testa sulla sedia a entrai in un leggero dormiveglia, non volevo addormentarmi perché comunque avevo la piccola tra le braccia.
Ma mi addormentai perché quando mi svegliai era buio fuori e tra le braccia non avevo più Jordin. Mi alzai allarmata e mi avvicinai alla culla, ma di lei nessuna traccia.
Andai nella stanza di Trey e lui neanche c’era, corsi già in cucina, ma non c’era nessuno e neanche in salotto. Era tutto buio e silenzioso.
Entrai in cucina avvicinandomi al telefono, ma notai un foglietto attaccato al frigo, era la scrittura elegante e minuta di Alice e subito mi rilassai.
‘Bella, tesoro, ho portato i bambini con me. Riposati e… divertiti.’
Divertiti? Come avrei fatto se non…
<< Amore, sei tu? >> mi chiese un assonnato Edward entrando in cucina.
Mi girai verso di lui e vedendolo a petto nudo, in boxer e con quell’aria sexy e assonnata non riuscii a trattenermi.
Mi avvicinai a lui, quasi correndo e mi attaccai al suo collo appoggiando le mie labbra sulle sue in un bacio desiderato da tanto. Edward dopo un attimo di sorpresa, mi afferrò per i fianchi e mi assecondò con passione segno che anche lui aveva desiderato tanto quel momento.
Quando mi staccai da lui avevo il fiato corto e il cuore che mi batteva all’impazzata. << Edward, ho voglia. >> gli dissi spalmandomi su di lui.
Lui annuì afferrandomi per le natiche e sollevandomi facendomi legare le gambe intorno ai suoi fianchi. << Andiamo. >> mi sussurrò cominciando a salire le scale diretti in camera da letto, ma non ci arrivammo mai.
Mentre camminava cominciai a baciare il suo collo e a leccare i suoi punti sensibili tutto questo muovendomi sulla sua erezione già sveglia e pulsante.
Edward gemette aumentando la stretta sulle mie natiche e premendomi su di lui, facendomi gemere vergognosamente.
<< E-dward… n-non… >> avrei voluto dire che non ce la facevo ad arrivare in camera nostra, ma lui mi sbattè vicino al muro e si riappropriò  delle mie labbra strappandomi un gemito tra il dolore e il piacere.
Mi piaceva che fosse così violento quindi lo lasciai fare mentre lo accarezzavo fino ad arrivare ai suoi boxer e tirarli, erano resistenti non riuscivo a strapparli, così Edward mi diede una mano e se li sfilò.
Afferrai la sua erezione e l’accarezzai lentamente facendolo ansimare e gemere. Edward, mentre io continuavo a accarezzarlo mi alzò fino alla vita il vestitino che avevo indosso dalla mattina e mi strappò le mutande in un attimo.
<< Bella… non ce la faccio più… >> mi disse con voce roca.
Allora portai la sua erezione alla mia apertura e lui con una spinta mi penetrò facendoci boccheggiare dalla sorpresa e dal sollievo. Finalmente dopo tanto tempo eravamo di nuovo uniti e le sensazione che provai non erano niente a quelle provate prima. Era come se il parto e quell’astinenza avessero aumentato il desiderio e la voglio che avevamo l’uno dell’altra, facendoci impazzire al solo sfioramento.
Edward cominciò a muoversi dentro di me con forza e con velocità perché era di quello che avevamo bisogno, avremmo rimandato a più tardi la dolcezza e la delicatezza.
Mentre si spingeva dentro di me mi baciava il collo e mi accarezzava il seno con dolcezza perché sapeva che mi faceva male e lo apprezzai e amai ancora di più.
<< B-bella… io… >> tentò di dire, ma non lo lasciai continuare baciandolo.
Sapevo cosa stava per dirmi e potevo capirlo, anche io ero arrivata quasi al limite. Infatti, dopo un paio di spinte sentii quel calore familiare addensarsi al basso ventre per poi esplodere facendomi urlare seguita da lui che mi morse una spalla.
Ci accasciammo sulle scale stanchi, ma soddisfatti. Edward mi abbracciò e sospirò contento prima di ridacchiare, mi girai verso di lui e sorrisi divertita.
<< Che c’è? >> chiesi curiosa.
Scosse la testa. << Sembriamo due amanti clandestini. >> mi disse ridacchiando ancora.
Ridacchiai anche io. << Bhe…è stato bello, però. >>
Lui annuì guardandomi. << Si, bello… e lo sarà ancora di più sul nostro letto. >> sussurrò sulle mie labbra.
 

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Stavo beatamente dormendo sotto le coperte al caldo, ma qualcosa mi stava disturbando, un canzone proveniente dal piano di sotto. Provai ad aprire gli occhi due o tre volte, alla quarta ci riuscii, ma fui costretto a chiuderli di nuovo a causa di quel tenue raggio di sole. Era la mattina di Natale ed era bel tempo.
Aprii lentamente gli occhi e stavolta ci riuscii, mi girai verso la parte dove avrebbe dovuto esserci mia moglie, ma non c’era.
Feci un grosso respiro ed uscii dal caldo delle coperte per entrare nel freddo della stanza, ma non fu così, evidentemente Bella aveva acceso i riscaldamenti.
Infilai le pantofole e una felpa che trovai sulla poltrona ed uscii dalla stanza seguendo la canzone che proveniva dal salotto.
Piano, senza far rumore scesi le scale  e sorridendo mi avvicinai alla porta della cucina dove la scena più divertente e tenera mi si parò davanti.
C’era mia moglie che ascoltando la canzone ballava e cantava e mio figlio, di neanche due anni che la seguiva ridendo e muovendo il suo sederino a tempo di musica.
<< Vai, amore della mamma, muovi quel sederino. >> lo incitava Bella imitando le sue stesse movenze.
Mio figlio rideva e batteva le mani seguendo quella sciagurata di suo madre che sembrava divertirsi come una bambina.
Mi schiarii la voce e lei si girò sorpresa, ma poi sorrise. << Buongiorno, amore. >> mi salutò.
Mio figlio mi guardò e corse verso di me ridendo, lo afferrai e lo feci volare in aria. << Eccolo qua il mio ometto. >> dissi prendendolo poi in braccio e dandogli un bacio sulla guancia.
<< Papà. >> mi chiamò stringendomi le braccia intorno al collo e dandomi un bacetto umido sulla guancia.
Mi moglie mi si avvicinò e mi passò un braccio intorno alla schiena per poi sollevarsi sulle punte per darmi un bacio sulla guancia.
Li abbracciai entrambi stritolandoli e facendoli lamentare, ma non potevo farci nulla, li amavo e non potevo desiderare altro, certo a parte la principessa che mia moglie portava dentro di se.
Tutto stava andando come avevo sempre sognato. 

   
 
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