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Autore: Good Old Charlie Brown    04/01/2012    3 recensioni
Una storia dedicata ad un gruppo di personaggi originali. Spero vi piaccia.
Charles, Hac e Gwen sono tre amici che hanno frequentato Hogwarts insieme. La nuova Guerra Magica li porterà ad affrontare i loro limiti e le loro paure.
Corretti i primi capitoli.
Genere: Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Preoccupazioni
Capitolo 2.
Dubbi e Paure.



    «Sono preoccupata, Hac!» disse, per quella che era probabilmente la decima volta, Gwen O’Sullivan. «Sono davvero preoccupata».
    «Lo sono anch’io, Gwen,» le rispose lui sorridendo ironicamente «ma non credo che ripeterlo almeno dieci volte al giorno possa giovare a qualcosa. Rilassati un po’ per favore».
    Gwen si alzò di scatto fissandolo in modo truce e gli urlò contro  «RILASSARMI! Rilassarmi, dici! Accidenti a te, Hackluit Riddle! Come osi dirmi di “rilassarmi”?! Non ti rendi conto della situazione che c’è la fuori? I mangiamorte sono sempre più potenti e sempre più vicini a vincere questa guerra. Il Ministero della Magia non sa cavare un ragno da un buco, perché a causa di un ministro totalmente idiota ha perso un intero anno a perseguitare Potter e Dumbledore anziché fare qualcosa contro l’unico vero nemico! La situazione è sempre più critica, tra infiltrati vicino al Ministro, criminali fuori da Azkaban e i dissennatori fuori controllo! Il Profeta cerca di rassicurare tutti, certo! Ma chi ci crede? Con tutto questo io non dovrei essere preoccupata Hac? Certo che lo devo essere! Perciò non osare mai, MAI più dirmi di stare calma! Se tu hai dimenticato il cervello ad Hogwarts, vedi di recuperalo in fretta! E vedi un po’ di toglierti dalla faccia quel tuo sorrisetto ironico che mi fa venire i nervi!».
    Vedendola scattare in quel modo, Hac ripensò con una punta di nostalgia ai tanti battibecchi che avevano avuto ad Hogwarts prima (e dopo anche) di fidanzarsi alla fine del quinto anno. Sorrise ancora più ampiamente.  «Sai Gwen! Ti adoro quando ti arrabbi in questo modo. Sei più bella che mai!».
    «HAC RIDDLE! IO...»
    «Dai, Gwen, scherzavo! Non farmi del male, ti prego, sono troppo bello per essere ferito» aggiunse, di fronte all’occhiata omicida della fidanzata. «Ascolta – proseguì facendosi finalmente serio – credi davvero che io non abbia pensato e non pensi a tutto questo? Che non abbia paura anche io? Sono preoccupato quanto te da questa situazione. Ma davvero, pensarci continuamente non porta a nulla. Quando succederà, faremo quel che dovremo fare. Ma per il resto... è tutto troppo fuori del nostro controllo per preoccuparci continuamente. Perciò, ti prego, sorridi finché puoi, prima che ci manchi anche la forza di farlo».
    «Ma non capisci, Hac? È proprio questo non poter far nulla che mi fa impazzire! Odio non poter far nulla! Dover aspettare che le cose accadano senza poter far niente! Non voglio permettere a Voldemort di prendere il potere! Non possiamo permetterglielo Hac!»
Hac sospirò, si sedette accanto a lei e la abbracciò, stringendola a sé con dolcezza. «Lo so, Gwen, lo so. Neanche a me piace, te lo assicuro. Ma non possiamo fare altro che aspettare, per ora. E sperare che tutto vada per il meglio».
    «E se vincesse Hac? Se alla fine vincesse lui?»
    Il suo tono era tanto incerto, il timore che vi traspariva tanto evidente, che Hac esitò prima di risponderle, ricordando quanto Gwen sapesse essere forte, molto più forte di lui e di Charles e quanto ora si lasciasse scivolare nella disperazione, come se tutta la sua forza fosse stata risucchiata da un dissennatore.
    «Se vincerà – “sai che vincerà” non poté fare a meno di pensare “ormai nulla lo potrà arrestare” allontanò quel pensiero tetro, senza riuscire a scacciarlo – se vincerà, potrà al massimo controllare il Ministero, o il Profeta o Hogwarts, ma non potrà mai controllare noi. E alla fine verrà sconfitto. Sono certo che sia così. Come che si giunge al mattino solo attraverso le ombre della notte. Alla fine qualcuno più forte di lui verrà e lo sconfiggerà».
    «Stai parlando di Potter? Credi davvero che lui possa essere “il Prescelto” come tutti dicono? Colui che sconfiggerà Voldemort una volta per tutte?».
    «Non lo so. Dicono che ci sia di mezzo anche una profezia. Ma vedi, le profezie non sempre si avverano e quando lo fanno non sempre avviene ciò che sembra più ovvio.     Almeno così mi ha detto Firenze. Vorrei capirci di più».
    «Charles non crede nelle profezie» intervenne Gwen «diceva che sono tutte sciocchezze. Che prevedere il futuro è inutile, se non impossibile. Ricordi?».
    «Oh credo che Charlie si sia ricreduto su quel punto. Beh, in parte almeno. Non penso che quello zuccone lo ammetterà mai, ma so che è rimasto colpito dalla storia dell’Ufficio Misteri».
    «Lo hai chiamato Charlie!?» domandò Gwen, ritrovando finalmente un sorriso.
    «Sì, Gwen, l’ho chiamato Charlie: è quello il suo nome» rispose il ragazzo, un po’ interdetto «Insomma Charlie è il diminutivo di Charles, a casa mia».
    «LO SO!» rispose lei seccata «Ma tu lo chiami continuamente “Jack”, anche se il suo secondo nome è “Joseph” e non “Jonh”. Non penso di averti mai sentito usare il suo vero nome negli ultimi tre anni»
    Hac scoppiò a ridere, lieto anche di aver finalmente tirato su di morale la fidanzata. «Oh ma lo chiamo così quando lui è presente. Sai quanto mi piace stuzzicarlo. E poi, sotto sotto, a lui fa piacere essere chiamato così. Lo so per certo!»
    «Ne dubito!» rispose lei ridendo a sua volta poi riprese, facendosi nuovamente seria: «Senti, a proposito di Charlie... non credi possa essere in pericolo? Lui è...beh un Nato Babbano: agli occhi di quei pazzi è un bersaglio da attaccare»
    «Oh, non ti preoccupare per lui: scommetto quello che vuoi che la sua casa è più protetta della mia e della tua! Avrà messo tutte le difese di cui è a conoscenza, quel geniaccio, e forse pure qualcuna inventata da lui. E poi è diventato un mago discretamente abile, non è più il bambino timido ed insicuro che abbiamo conosciuto sul treno».
    «Lo so, Hac, ma non sarebbe meglio che stesse qui? A parte la protezione, non è che stare sempre chiuso in casa da solo sia il massimo. La tua casa è abbastanza grande per tutti».
    «Gliel’ho proposto, infatti, ma sai come è fatto quello zuccone! Ha blaterato qualche sciocchezza sul fatto che non voleva mettere in pericolo me e la mia famiglia e ha accuratamente ignorato la questione in tutte le sue lettere».
    «Potrei convincerlo io...» buttò lì Gwen con un sorriso «e nel caso non riuscissi a convincerlo potrei schiantarlo e trascinarlo via di peso».
    «Questa potrebbe essere un’idea... penso che dovremo farlo nel caso la situazione si facesse più dura. E se il caro Jack insistesse a comportarsi da zuccone».


**************

    Completamente ignaro del piano dei suoi amici di schiantarlo per portarlo “in salvo” a casa di Hac, Charlie stava cercando di concentrarsi su un testo avanzato di Difesa Contro le Arti Oscure. Tuttavia, dopo oltre dieci minuti trascorsi a fissare inutilmente la stessa pagina, sforzandosi di comprendere ciò che c’era scritto, decise di rinunciare e chiuse il libro.
   In quel momento nemmeno lo studio sembrava in grado di distrarlo dalle sue preoccupazioni. Non si trattava solo del sogno della notte prima. Certamente anche quello aveva la sua parte e a poco era servito ripetersi che era sciocco e irrazionale preoccuparsi per uno stupido incubo e che, qualunque cosa esso significasse, che fosse legato o meno al suo timore di cedere alle Arti Oscure, non serviva a nulla rimuginare su una visione. Era qualcosa come la sensazione di un pericolo imminente, come se qualcosa di terribile stesse per accadere da un momento all’altro. Non gli piaceva affatto: odiava dare retta a qualcosa di così etereo ed incerto come una sensazione, senza un vero riscontro nei fatti. Pure quella volta si era costretto a farlo: aveva telefonato a Serena, chiedendole di poterle parlare quella sera stessa di qualcosa di importante. Non aveva dubbi che lasciarla – almeno per qualche tempo – fosse la decisione giusta. E aveva scritto una lettera ad Hac che però non aveva ancora inviato; e nemmeno l’aveva terminata, in realtà. La prese in mano, rileggendola rapidamente.


    Caro Hac (e cara Gwen se ti trovi con lui).
Spero che entrambi stiate bene e che vi stiate godendo questi ultimi, preziosi, momenti di svago e di vacanza prima che le nostre “carriere lavorative” abbiano inizio. Sembra impossibile che fino a qualche tempo fa potessimo ancora essere preoccupati per i nostri M.A.G.O. ... Lo sembrava anche allora, in fondo, con la morte di Dumbledore e tutto quanto, concentrarsi su degli stupidi esami (sì, Hac “stupidi esami” non sono impazzito) è stato difficile. Ma ora siamo qui. Gwen sta per entrare al San Mungo, come tirocinante; tu, Hac, lavorerai alla Gringott come spezzaincantesimi–mestiere pericoloso ma tu sei sempre stato avventato – e io... beh lo sapete io vorrei fare ricerca. All’ufficio Misteri. O qualcosa del genere: preferirei che ciò che faccio non resti un “mistero”. Sempre che riesca a farcela con questa poco simpatica...situazione. Penso che mi mancherà moltissimo Hogwarts e tutti i momenti che riuscivamo a passare assieme, malgrado lo scherzetto del Cappello Parlante. Quella fu una separazione parziale, ma ora le nostre vite, in qualche modo si dividono. Siete stati amici preziosi e vi voglio bene.  Ci rivedremo ancora, ma non sarà la stessa cosa.
Ma ecco che divento sentimentale. Succede sempre così quando mi faccio prendere dai ricordi. Un modo come un altro per scacciare un presente troppo opprimente...


    Qui la lettera si interrompeva bruscamente. Charles prese la penna, incerto se continuare parlando, come una parte di lui avrebbe voluto, dello strano incubo – Hac poteva capirci qualcosa visto il suo M.A.G.O. in Divinazione – decise di lasciar perdere. In parte per non preoccupare inutilmente l’amico, in parte per non dargli la soddisfazione di sapere che lui poteva credere ai sogni premonitori. Riprese a scrivere.

Ho ripensato molto, Hac, alla proposta che mi hai fatto alla fine di giugno. Intendo quella di trasferirmi da te per “sicurezza”. Penso che alla fine potrei accettare. Se la situazione dovesse degenerare nel modo peggiore. Sai di cosa parlo. Se Voldemort prendesse il potere. Prima però devo sistemare un po’ di faccende. In primo luogo devo trovare un modo per proteggere mia madre. Non penso potrebbe vivere con noi. Preferirei saperla dai suoi parenti in Italia. E poi Serena. So che cosa vorresti dirmi. Che questa storia di lasciarla per proteggerla è assurda. Che è una della mie solite fissazioni. Anche se tu avessi ragione... mi conosci. Sai che non cambio facilmente idea. Farò quel che ritengo giusto.
In ogni caso quando lo riterrò giusto ti avviserò e ti chiederò di “portarmi in salvo”. Per ora ti abbraccio e ti auguro ogni bene possibile.
P.S. Gwen, se sei li. cerca di tenere d’occhio quella testa matta del tuo fidanzato: sarebbe capace di cacciarsi in qualunque guaio. Ricorda che voglio farti da testimone di nozze. E se mi chiamasse “Jack” in tua presenza, per favore, tiragli un calcio da parte mia. Un abbraccio anche a te.
Charlie J.

    Charles rilesse un ultima volta la lettera, sistemando qui e là ortografia e sintassi, poi estrasse la bacchetta e sussurrando una formula picchiettò sul testo che scomparve. Una precauzione inutile, probabilmente, ma in quel modo solo i suoi amici l’avrebbero potuta leggere. Una cosuccia di sua invenzione, di cui andava molto fiero. Chiuse la lettera in una busta segnandoci l’indirizzo della casa di Hac e la legò alla zampa del suo gufo Gwahir.
    Mentre lo guardava sparire all’orizzonte – confidando che nessun babbano curioso notasse un gufo volare in pieno giorno – Charles pensò che era bello avere degli amici.

**********************


Benvenuti a tutti! Scrivere questo terzo capitolo della mia prima storia del fandom di Harry Potter è stata un'impresa lunga e dolorosa. A dire il vero solo recentemente mi sono impegnato abbastanza da portare a termine qualcosa di decente. Ma finchè non ho avuto l'idea di parlare un po' di Gwen e Hac non ho avuto idee sufficientemente buone. Spero che vi sia piaciuto. Ho anche corretto alcuni errori di grammatica o di battitura nei primi due capitoli. Ma se mi fosse sfuggito qualcosa ditemelo.
Ringrazio telesette e JuliaWeasley per avermi dato una spinta in più per proseguire.
Se avete qualcosa da dirmi o da chiedermi: Recensite.
Due cose che ho dimenticato:
1) "Si giunge al mattino solo attraverso le ombre della notte" - è una frase tratta da "Il Signore degli Anelli" quando Frodo e Sam sono in vista di Mordor, se non ricordo male. E' probabile che Hac abbia sentito la frase da Charles, ma non è impossibile che abbia letto anche lui l'opera di Tolkien.
2)Gwahir: Il nome del gufo di Charles è un altro omaggio al SdA. Si tratta del capo delle Grandi Aquile. Il

   
 
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