Dichiarazione
Era passata più di un’ora e la mia posizione restava sempre la stessa,
immobile davanti a quell’armadio senza la più pallida idea di cosa indossare.
In realtà ero entrata in panico nel momento stesso in cui avevo ricevuto la
chiamata del mio ragazzo, voleva vedermi perchè
doveva parlarmi.
Ed ecco che la mia fantasia aveva seguito il suo corso e la mia testa aveva
subito fatto scattare l’allarme rosso “MI VUOLE
LASCIARE”.
E allora avevo pensato a tutto quello che avevo potuto fare per indurlo a
questa scelta e purtroppo non mi veniva in mente niente, niente che avessi
potuto fare volontariamente, almeno.
La sua voce era stata maledettamente seria e questo non era un buon segno,
avevo conosciuto Mat al college e da allora non ci
eravamo più separati, non potevo certo dire che era scoccata subito la
scintilla ma lui era così dolce e premuroso che nessuna ragazza avrebbe fatto
fatica ad innamorarsi.
Quale donna non vorrebbe un uomo che ti mette al centro del mondo, che ti
dedica tutte le attenzioni senza asfissiarti, che riesce a capire ogni tuo
pensiero e ogni tuo sguardo.
Io ero il sole, il suo sole e lui come la terra mi girava intorno senza mai
invadermi, tra i due la pazza schizzata ero sicuramente io e non potevo di
certo trovarmi un ragazzo più pazzo di me, lui era quello che manteneva la
calma e cercava di farmi ragionare, quello pacifista, quello romantico che
sapeva sempre come sorprendermi.
Ormai non riuscivo ad immaginarmi senza di lui, era diventato il mio punto
di riferimento, colui che aveva trascorso con me la notte del mio primo esame
cercando di fermare tutte le paranoie, colui che mi aveva sostenuto e asciugato
le lacrime quando non avevo superato qualche test dopo averci buttato l’anima,
colui che si trovava in prima fila il giorno della mia laurea.
Fui distolta dai miei pensieri dal suono del campanello, corsi come una
forsennata sapendo che non poteva essere altro che Julie, la mia migliore
amica, aprii la porta di scatto
-Quanto ci hai messo?- gridai
-Ti calmi, per favore? Al telefono non ho capito nulla, ma solo una
piagnucolona che urlava “mi vuole parlare” e “mi vuole lasciare”- mi scimmiottò
la mia amica come se non fossi già abbastanza isterica.
-Cosa c’è da spiegare? Mat mi ha chiamata
chiedendomi di andare da lui perché deve dirmi qualcosa!- urlai come se non
fosse ovvio.
-La smetti di urlare? Non ho ancora bisogno di un apparecchio, ci sento
benissimo e non mi sembra che ti abbia detto di volerti lasciare o sbaglio?-
-Julie come fai a non capire? Quando un uomo dice di volerti
parlare ti vuole lasciare-
-E da quando sei diventata esperta di comportamento maschile? Ti ricordo
che tra le due io sono la psicologa-
Senza darmi più agio di parlare, si diresse al mio armadio e lo aprì.
-Vediamo un po’ cosa c’è qui-
Con un dito fece scorrere i diversi abiti e ne prese un paio mostrandomeli.
-Potrebbe andare bene questo, che ne dici?-
Scossi la testa, era troppo elegante non dovevo andare certo ad un galà.
-E questo?-
No era troppo sportivo.
-Ok basta! Indosserai questo e non si discute-
Mi arresi alla sua volontà, quando voleva sapeva essere più testarda di me.
Nel frattempo che mi preparavo cominciò senza che me ne accorgessi la mia
seduta psichiatrica.
-Julie, ti prego non sono una tua paziente. Smettila di
analizzarmi!-
-Non ti sto analizzando cara, voglio solo darti qualche consiglio per
evitare che tu dica o faccia sciocchezze-
-E cosa te lo fa pensare?- ringhiai sull’orlo dell’esasperazione.
-Ti vedo un tantino isterica, sai? Qualche seduta ti farebbe bene-
-Julie!-
-Ok la smetto, mi cucio la bocca!- Fece il segno della zip che chiudeva le
labbra, ma non ci avrei scommesso.
Uscii dopo un’eternità dal bagno e mi guardai allo specchio.
-Come mi sta?-
Il vestito che aveva scelto Julie per me era bianco e blu con due spalline
a reggerlo e una fascia che lo stringeva al petto mentre si allargava a
palloncino fin sopra al ginocchio.
-Quando ti vedrà con questo non avrà più voglia di lasciarti-
-Beh, grazie mille! Se era un tentativo di consolarmi guarda che non ci sei
riuscita per niente-
Presi tutto quello che mi occorreva prima di uscire e andare al patibolo.
-Andrà tutto bene, me lo sento- mi confortò Julie
La abbracciai e salii in macchina.
Mi aveva chiesto di andare a casa sua, non che distava molto dal mio
appartamento ma in quel momento non mi sentivo in grado di camminare con le mie
gambe.
Appena finimmo il college Mat mi chiese di
convivere, ma io rifiutai
Sarò stata pazza secondo voi? Ma non credevo sarebbe stata un’ottima cosa,
non volevo bruciare le tappe, non credevo nella convivenza prima del
matrimonio, io era per il bianco o per il nero, per il tutto o il niente, non
conoscevo e nemmeno mi piacevano le vie
di mezzo.
Non vuol dire che qualche volta non ero rimasta a dormire da lui o viceversa,
ma preferivo così e grazie al cielo lui non era affatto arrabbiato, gli avevo
spiegato il mio punto di vista e lui mi aveva capita.
Avevamo cercato due appartamenti carini non troppo distanti tra di loro e
da un anno vivevamo lì.
Parcheggiai fuori casa sua e feci due respiri profondi, dovevo mantenere la
calma perché stavo già andando in iperventilazione.
Sfortunatamente per me Mat abitava al quarto
piano e l’ascensore era rotto, pensai che avevo più tempo per tranquillizzarmi.
Bussai alla porta, ma nessuno mi aprì.
-Mat sei in casa?- lo chiamai
Nessuna risposta. Provai ad abbassare la maniglia che si aprì, la porta era
aperta e con mio grande stupore trovai tutte le luci abbassate, poche candele
ad illuminare la stanza e un tavolo al centro apparecchiato per due persone
Non avevo parole per descrivere le
emozioni che provavo in quel momento sollievo, felicità.
Mi sentivo una sciocca per aver pensato che lui potesse lasciarmi, come
avevo potuto pensare una cosa del genere?
Non mi avrebbe mai preparato tutto questo se fosse stata la sua intenzione,
lacrime di gioia scesero dal mio viso quando vidi un mazzo di rose rosse
sul tavolo.
Due braccia mi avvolsero mentre io lo stringevo forte, non riuscii a
trattenere i singhiozzi così Mat mi fece sedere.
-Sophie perché piangi?- mi chiese preoccupato.
-Oh nulla. Sono così felice grazie a te-
Lo abbracciai forte ma non sembrò convinto.
-Non mi sembrano lacrime di gioia-
-E che..-
Mi asciugò le lacrime con le dita, cercando di frenarle.
-Cosa? Con me puoi parlare-
-Ho pensato che volessi lasciarmi e quando sono entrata e ho visto cosa
avevi fatto per me, mi sono sentita una stupida-
Prese il mio viso tra le mani e mi baciò dolcemente posò la sua fronte
sulla mia e sussurrò piano
-Non devi mai più dirlo, ok?-
Quando finalmente mi calmai mi fece accomodare sul divano.
-Volevo aspettare la fine della serata per chiedertelo, ma date le
circostanze credo che neanche io resisterei. E pensare che tra i due dovevo
essere io quello nervoso e non tu- ridacchiò
-Ma di cosa stai parlando?-
-Ti amo, Sophie. Sei diventata parte di me, sei
diventata una costante della mia vita e so per certo che senza di te sarei
perso, ho preso la mia decisione già tanti anni fa e ne sono più convinto che
mai, ti voglio al mio fianco, voglio potermi svegliare accanto a te, e potermi
addormentare col tuo respiro nel mio. Voglio fare dei progetti di vita, per la
vita, con te. Voglio poter gridare finalmente al mondo intero che sei mia e
nessuno potrà portarti via da me-
Le lacrime che tanto avevo fatico a far smettere, ora scendevano
silenziosamente, senza rumore, complici di quella dichiarazione che stava
facendo sciogliere il mio cuore perché mai avevo sognato quelle parole prima di
allora.
Mat si inginocchiò di fronte a me, prese una scatolina e la
aprì mostrandomi un anello sottile che si intrecciava in una rosa candida e
trasparente come se fosse stata di cristallo.
-Vuoi sposarmi?-
Due parole. Dodici lettere. Poteva un essere umano avere tanto amore da
esplodere? Poteva un cuore contenere così tanta gioia?
Non sapevo di esserne capace, ma guardavo gli occhi di Matthew lucidi
quanto i miei e leggevo dentro di lui le mie stesse emozioni.
-Si-
Mi infilò l’anello al dito e lasciò perdere anche la scatolina, mi prese
tra le braccia e mi baciò come mai aveva fatto prima.
Quella fu la notte più bella e indimenticabile della mia vita, ci amammo
incondizionatamente, perdermi con lui fu indescrivibile.
Le nostre mani intrecciate, i nostri respiri incatenati, i nostri sguardi
innamorati, eravamo solo noi due e nessun altro, il mondo intorno non esisteva
più, potevamo restare così per sempre...
Il mattino seguente mi ritrovai abbracciata a lui con un braccio che mi
circondava il fianco e l’altra mano sulla mia.
Mi sentivo così bene, così beata.
Avevo tutto quello che una donna poteva desiderare una casa, un lavoro,
degli amici e un fidanzato nonché futuro marito, suonava proprio bene quella
parola.
Mi voltai ad osservarlo, era così tenero quando dormiva con i suoi capelli
ribelli più scompigliati del solito, sembrava proprio un bambino.
-Buongiorno- sussurrò non appena aprì gli occhi.
Lo guardai senza parlare.
-Svegliata prima?-
Annuii con la testa accoccolandomi a lui, la sua mano scorreva lungo la mia
schiena provocandomi mille brividi.
-Non devi andare a lavoro?-
Scossi la testa
-Comincio questo pomeriggio-
-Allora abbiamo ancora un po’ di tempo- sussurrò prima di baciarmi.
-Eh no! Non mi distrai così facilmente, dobbiamo parlare del matrimonio-
Scoppiò a ridere
-Ecco il mio uragano in azione-
Intanto fantasticavo, già sognando l’abito da sposa, il ricevimento, le
bomboniere, i testimoni.
-Che bello! Julie sarà così felice di fare da testimone, chissà se riuscirò
a farle indossare un abito color pesca, che ne pensi?-
Alzai gli occhi per vedere la sua faccia quando mi accorsi che non mi
ascoltava per niente.
-Hey- gli pizzicai il braccio -Sto parlando da sola?-
-No, scusa. Dicevi?-
-Parlavo di Julie come testimone, ma a cosa stavi pensando?-
-Ho un’altra idea per i testimoni-
-Quale?-
-Avevo pensato ad uno scambio, Julie sarà la mia testimone e William sarà
il tuo- sorrise della sua trovata che di geniale non aveva niente.
-Cosa?- urlai scattando dal letto.
-Mat, no! Non farmi questo, no, no, no. Non se ne parla-
Mi alzai furiosa andando in cucina.
Come poteva chiedermi questo? Come?
Sapeva quanto odiassi il suo cosiddetto miglior amico, io non lo sopportavo
perché voleva che fosse il mio testimone, nel giorno più importante della mia
vita.
-Amore, per favore- mi supplicò
-Perché? Dammi un buon motivo! Dannazione, sai quanto non lo sopporti, io
lo odio, lui è solo un pallone gonfiato che si crede di essere il migliore del
mondo, il più bello, il più intelligente. Aaah che
rabbia!-
Il diavolo che era in me si risvegliava ogni volta che sentiva il suo nome
o lo incontrava, era dai tempi del liceo che odiava quel ragazzo, tutti lo
veneravano quasi fosse un Dio e lui si era montato la testa.
-Perché siete le persone più importanti della mia vita. Tu sei la mia
fidanzata e futura moglie e lui è il mio migliore amico, non sopporto l’idea
che appena vi vediate diventate cane e gatto, non voglio dover scegliere tra
voi due, ma vorrei che un giorno ci sedessimo tutti quanti a tavola come delle
persone civili-
-Sai che non potrà mai accadere, anzi non capisco come siete diventati
migliori amici, siete così opposti-
-Non è come credi, lui è un bravo ragazzo. E’ una persona davvero leale, ce
ne sono pochi come lui, dovresti solo imparare a conoscerlo e dargli un
occasione-
-Sinceramente William che conosco io “sonobelloemenevanto”
non è come lo descrivi tu-
Mi guardò con i suoi occhi da cucciolo bastonato.
-Quindi tu vorresti che fosse lui il mio testimone perché stando a stretto
contatto potremmo imparare a sopportarci?-
-Beh l’idea non è proprio quella ma ci sei andata vicino-
Sbuffai più volte, Mat mi aveva proprio
incastrata.
-Sappi che se non riuscirò a tollerarlo, mando tutto all’aria-
-Credimi non te ne pentirai, anzi lo chiamo per farlo venire qui così gli
diamo anche la bella notizia-
Andò a prendere il cellulare lasciandomi da sola e in più nera di rabbia,
non era un mistero che anche William odiava me, era reciproco il sentimento,
sicuramente non avrebbe fatto i salti di gioia.
Mi preparai una tazza di latte e presi i cereali dalla credenza, ingurgitai
un cucchiaio stracolmo rischiando di strozzarmi solo per cercare di impegnare
la mia bocca in qualcosa di utile, evitando di dire tutte le diavolerie che mi
stavano passando nella testa, masticavo come un cavallo senza preoccuparmi di
far rumore, ma ero troppo furiosa al momento per rendermene conto.
Ero costretta a trascorrere i momenti più belli ed emozionanti della mia
vita con quel brutto idiota, non stavo nella pelle.
L’abito nuziale, i fiori, gli addobbi, il fotografo...più ci pensavo e più
diventavo nera, non che non avessi già pensato di farmi aiutare da un
organizzatrice, da sola non ce l’avrei mai fatta ma l’entusiasmo scemava se
doveva essere lui ad accompagnarmi, di certo Mat era
in buone mani con Julie cosa che non potevo dire di me.
Bussarono alla porta ma non mi scomodai, conoscevo già il soggetto.
-Amore vai ad aprire tu? Sono in bagno-
Bingo!
Ovviamente i miei sospetti erano fondati.
-Che visione celestiale- mi provocò William
-Taci, idiota!-
-Ma come siamo zuccherose-
-Hai finito?-
Ignorò totalmente la mia domanda e si buttò sul divano come se fosse a casa
sua, come se io non ci fossi, lo lasciai perdere anch’io come si diceva “il
miglior disprezzo è la noncuranza” e così feci.
-Ciao Will, hai fatto in fretta- lo salutò Mat
appena entrato in cucina.
-Certo, hai detto che era una cosa importante ed eccomi qui- ricambiò la
stretta di mano.
Possibile che solo io vedevo la sua falsità?
Matthew dovette notare il silenzio che era calato nella stanza, ovvero la
quiete prima della tempesta perché decise di mettere fine sganciando la bomba,
si avvicinò a me e mi prese per mano.
-Ho chiesto a Sophie di sposarmi e lei ha
accettato-
Descrivere la sua faccia non era possibile, dire che gli occhi uscirono
fuori dalle orbite e che la mascella quasi gli cadeva a terra, era troppo
riduttivo.
Dopo un paio di minuti sembrò riprendersi e si congratulò con noi.
-Wow! Congratulazioni, allora...ma..non è troppo..affrettato?-
-Ma cosa dici? Non potrebbe esserci momento migliore- rispose il mio
ragazzo abbracciandomi.
-Avete appena finito il college e trovato un lavoro, forse dovreste
aspettare-
Sbuffai, era contrariato ne ero sicura, non poteva accettare la felicità
del suo migliore amico.
-O forse sei tu a non accettare che io e Mat
siamo felici insieme-
Feci finta di non notare l’occhiataccia che mi rivolse il mio ragazzo, ma
non potevo ignorare il suo comportamento che di amichevole e fraterno non aveva
un bel niente.
-Cosa? Che vorresti insinuare? Che io speri contro di voi? Se Mat è felice lo sono anche io per lui, anche se non capisco
cosa ci possa trovare in te non sono così meschino da sperare nella sua
infelicità. Cercavo solo di farvi notare anche gli svantaggi-
-Non venire a fare la parte della vittima con me, non credo ad una singola
parola di quello che dici, cerchi solo di nascondere l’evidenza cioè che tu non
sei d’accordo. E per la cronaca anche io non capisco come Mat
ti abbia scelto come suo miglior amico, perché un amico dovrebbe gioire con lui
e non rosicare-
Stava di certo per ribattere quando si intromise Mat.
-Adesso basta! Will che diavolo ti prende? Volevo condividere la notizia
con te e stai rovinando tutto. Sophie, ti prego di
non agire sempre d’impulso. Siete le persone più care che ho e vorrei che
almeno per il nostro matrimonio arrivaste ad un punto d’incontro. E’ per questo
che volevo che Will fosse il tuo testimone-
L’amico lo guardò scandalizzato, ma di certo non era l’unico.
-Spero tu stia scherzando-
-Nient’affatto! Non fraintendermi ma vorrei davvero che voi
iniziaste a comunicare e non potrai rifiutare, perché sarebbe come rifiutare di
essere i mio testimone-
Mat quando voleva, sapeva come mettere alle strette qualcuno
e anche questa volta ci riuscì, non mi stupivo affatto che avesse scelto di
fare l’avvocato, le sue arringhe sapevano essere davvero convincenti.
-Tu hai accettato?- mi chiese stupito Will.
Scrollai le spalle, cos’altro potevo fare?
Non potette fare altro che rassegnarsi anche lui.
-Se è questo quello che vuoi-
-Si è quello che voglio- ribadì Mat come se non
fosse già evidente
Li lasciai da soli in cucina senza aggiungere altro, avevo sentito già
abbastanza e non avevo voglia di vedere ancora quella faccia di schiaffi, già
era troppo pensare che in quei mesi l’avrei visto spesso.
Al solo pensiero, credevo di vomitare.
Mi lasciai cadere di getto sul letto, non sapevo ancora che il mio peggior
incubo era appena cominciato e le cose sarebbero pian piano precipitate.
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Salve a tutti!
E’ da un po’ che avevo
in mente questa storia e finalmente sto cercando di metterla su carta, dovrei
aggiornare l’altra storia ma sapete meglio di me quando l’ispirazione arriva è
meglio lasciarla scorrere libera.
Mi farebbe piacere
sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuarla ovviamente :D
Aspetto le vostre
opinioni, un bacio albi ^^