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Autore: HIUGA89    05/01/2012    3 recensioni
Quando l'oscurità pervaderà un'anima pura,
sangue colerà dai suoi occhi e malvagità colorerà le sue labbra.
Questo è ciò che accadrà a chi rinuncerà al candore della propria pelle,
alla luce dei propri capelli,
all'eternità del proprio essere.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Haldir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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 Il sole sorse alto e caldo nel cielo limpido del mattino, nascosto dalle verdi foglie dei boschi di Lothlòrien.
Haldir si era alzato presto, pronto per raggiungere Narwain nel luogo dove, mesi prima, si erano conosciuti.
Si vestì silenzioso, sperando di non dover incontrare lo sguardo inquisitore del padre. Spesso avevano dovuto vedersi di nascosto, Seregon non avrebbe accettato una loro amicizia.
L’elfo uscì furtivamente dalla porta, fortunatamente, senza essere sentito da alcuno.
I suoi piccoli piedi si mossero veloci lontano dalla città, volando sopra i soffici fili d’erba bagnati di gelida rugiada.
Il vento gli accarezzava il viso e i capelli, colorando le sue gote di un rosso leggero.
Si fermò in prossimità del luogo deciso e sorrise notando l’amico appoggiato alla corteccia di un salice.
Gli si avvicinò pronto a trascinarsi in nuovi giochi, ma si fermò subito quando i suoi occhi incontrarono quelli pieni di lacrime di Narwain.
L’elfo dagli occhi grigi lo guardò disperato, con le labbra ripiegate in una smorfia triste.
Il suo dolore si diffuse opaco nell’aria e ad Haldir sembrò quasi di sentirne il sussurro in un languido pianto. Si avvicinò a lui abbassandosi per guardarlo negli occhi.
“Cosa succede?”
Narwain si scostò, vergognandosi della propria debolezza.
“Mia mamma è morta”
Quelle parole diedero una forte spinta alle sue lacrime, che presero a scendere copiose, accompagnati da soffocati singhiozzi. Haldir si sentì paralizzato, incapace di ragionare, incapace di tendere una mano verso l’amico. Non ne capiva il perché, ma la sua anima si ottenebrò violentemente e per la prima volta fu invaso dal peso del significato della morte. Un peso grave, oscuro, che non sembrava avere niente a che fare con i paradisi eterni tanto decantati dal padre.
In quel momento, testimone del dolore dell’amico la morte ebbe per lui un solo sinonimo: mancanza. La madre di Narwain l’aveva lasciato solo, solo col dolore, senza alcuna speranza.
Narwain fissò Haldir negli occhi, sorpreso lui stesso dalla sua immobilità.
“Non vuoi consolarmi?”
Quella dolce e singhiozzante richiesta, destò l’anima e la compassione del futuro guardiano, che si sedette accanto a lui e lo abbracciò, accogliendo le sue fredde lacrime e regalandogliene qualcuna delle sue.
“Mi dispiace tanto Narwain…”
Il piccolo elfo si allontanò da quell’abbraccio dopo averne goduto del calore amichevole.
Guardò Haldir con gli occhi ancora umidi di pianto, lo guardò e se ne sentì inesorabilmente legato, un legame indissolubile, profondo, che lo teneva ancora vicino al bene, nonostante la sua anima lo stesse spingendo verso l’oscurità del dolore che, fin dalla nascita, sembrava volerlo permeare interamente.
Lo sentiva, sentiva il buio, sentiva il male, sentiva il calore dell’ira infuocargli il sangue e accendersi nei suoi piccoli occhi grigi. Sentiva però anche qualcos’altro… l’amore, un amore che per via della sua giovane età era solo amicizia, ma che, sapeva, si sarebbe trasformato in dolce e luminoso sentimento, che lo avrebbe aiutato a risollevarsi da un pensiero di morte.
Il futuro guardiano carpì silenziosamente i suoi pensieri e li accettò con una sincera promessa.
Non smetterò mai di aiutarti, questo sarà lo splendido scopo della mia prossima immortalità, finalmente potrò trovare, in te, i sospiri di quel candido paradiso di cui spesso ho sentito parlare da mio padre.
 
Quell’evento restò ancorato nei loro cuori per lungo tempo e li accompagnò all’adolescenza, fino all’ultima tappa prima che l’immobilità immortale li avrebbe mantenuti per sempre puri, per sempre giovani, senza mai cambiarne l’aspetto… il loro tempo stava finendo…
 
Era sera e i due elfi se ne stavano seduti accanto, nel loro segreto luogo di sempre.
Narwain teneva ancora i capelli sciolti sulle spalle, ora più forti e vigorose e i suoi occhi risplendevano della stessa innocenza di un tempo, i lineamenti del suo viso erano più duri e marcati, ma la sua espressione curiosa e infantile sembrava essere uguale a dieci anni prima.
 
Haldir sarebbe stato presto investito della carica di guardiano e un’ansia incalzante si prendeva spesso possesso di lui. Avrebbe dovuto guidare i soldati, far loro da capitano, dar loro speranze, aiutarli, come stava facendo suo padre…
Il suo profondo sguardo blu si posò sulla bellezza folgorante del compagno, intento a giocherellare con un ramoscello del salice; indossava una candida veste bianca aderente perfettamente al suo corpo, che gli lasciava scoperti gli avambracci affusolati e muscolosi, abituati a tendere archi e innalzare lunghi pugnali.
Narwain si voltò, aveva un filo d’erba adornato di piccoli fiori bianchi in bocca, che, il futuro guardiano lo constatò, lo rendeva sensuale nel modo più assoluto.
“Non ti stancherai di osservare il mio corpo per sempre? Questa stessa forma, gli stessi lineamenti…”
Haldir sorrise prendendogli la mano e carezzandola dolcemente.
“Ho fiducia nell’immortalità, ho fiducia che mi regalerà sogni infiniti con te ben più soddisfacenti di mera osservazione”
Narwain gli lanciò un cinico sorriso.
“Sono l’unico elfo di Lòrien a ritenere l’eternità una gabbia? Una maledizione che ti tiene ancorato alla vita senza darti né l’emozione della vecchiaia, né il sentore e la malinconia del tempo che passa?”
L’elfo sorrise, simili affermazioni avrebbero fatto inorridire chiunque, ma lui era abituato a quei discorsi e a quella sua caratteristica tristezza.
Gli si avvicinò voltandogli la testa con due dita e lo baciò profondamente sulle labbra, carezzandogli la guancia.
“Vorrà dire che vivremo insieme in una splendida gabbia amore mio”
L’irruenza che spesso contraddistingueva Narwain prese il sopravvento, portandolo ad accarezzare e toccare con passione il perfetto volto di Haldir. Prese a baciarlo lussurioso, ottenendo accesso alla sua bocca che rispose passionale al caldo tocco della lingua dell’elfo. Le sue tenere labbra si spostarono sul suo bianco collo e si posarono su di esso lasciando baci carichi di amore e passione.
“Vivrei mille immortalità con te solo per poter ascoltare queste tue parole”
Haldir lo prese distendendolo sull’erba e mettendosi sopra di lui. Lo baciò irruente iniziando ad accarezzargli le spalle, il petto, il collo… voleva bearsi interamente di quei muscoli, di quella forza, del suo allenato corpo, della sua perfetta bellezza.
Lo spogliò sfilandogli la veste e fremette di piacere guardando il suo petto e le sue spalle nude.
“Valar celesti come accendi il mio corpo! Non desidero altro adesso se non bagnarti interamente dei miei baci!”
“Si guardiano, posa la tua lingua su di me, fammi godere del tuo tocco…”
In quei momenti i due elfi si lasciavano completamente andare, non c’era compostezza, né risolutezza, non esisteva tra loro alcuna pudica carezza, perché nei momenti d’intimità ogni parola languida, ogni gemito inopportuno era giustificato dall’intenso amore che li univa.
“Non si addice ad un elfo silvano un simile linguaggio”
Narwain rise e spinse la sua testa su di se, invogliandolo a baciarlo. Haldir leccò ogni tratto di pelle, soffocando piccoli gemiti nell’assaporare quel forte e liscio petto. Si fermò ai capezzoli lambendoli e massaggiandoli con le labbra.
L’elfo dagli occhi grigi gridò, per niente timoroso di eventuali orecchie a punta in ascolto.
“Oh Valar celesti!!! Haldir! Aaaaaah!”
Il futuro guardiano si fermò e lo guardò divertito, carezzandogli il labbro con il pollice.
“Ti sembra il modo di urlare elfo grigio?”
Narwain tirò all’indietro la testa inspirando profondamente, poi si rialzò facendo leva coi gomiti e lambì sensualmente le labbra di Haldir.
“Non mentirmi elfo, so quanto ti fa godere sentirmi gridare”
“Ti ostini a non contenerti con le parole?”
Rise ancora, alternando frasi a dolci e lievi baci.
“Se ti offendono tanto, dovrai punirmi guardiano…”
“Non mi tentare…”
“No…”
Narwain si mise in ginocchio portando le labbra sulla punta del suo orecchio.
“…ho in mento cose ben peggiori…”
Haldir adorava quel suo modo di provocarlo, quel suo modo di spingerlo oltre qualsiasi limite, oltre ogni raziocinio, facendogli dimenticare il suo ruolo, la sua famiglia, i suoi doveri…
Il futuro guardiano lo afferrò saldamente per le spalle, stringendo le labbra carico di desiderio.
Narwain rise, sapeva quanto le sue parole facessero incredibilmente leva sul suo istinto, sulla sua virilità.
“Hai deciso di punirmi luce dei miei occhi?”
Haldir lo sbatté brutalmente sull’erba, schiena a terra, mettendosi sopra di lui e schiacciandogli il bacino con il suo.
Iniziò a leccargli voglioso il collo, gemendo in modo incontrollato.
“No… io non ti punirò… solo… se consideri questo una punizione”
Si abbassò su di lui percorrendo con la lingua la pelle diafana del petto e dell’addome, si fermò all’orlo dei pantaloni e alzò lo sguardo.
“Mi fermo?”
“Starai forse scherzando?!”
Haldir piegò le labbra in un mezzo sorriso e scese ancora sfilandogli lentamente con i denti il resto dei vestiti.
Prese la sua calda virilità tra le mani iniziando a baciarla sulla punta. Narwain fremette visibilmente e alzò il bacino per spingersi interamente nella bocca del compagno.
“Mmh… Haldir… la tua lingua è così calda… Valar celesti non resisto…”
Narwain si aggrappò ai suoi capelli accompagnando la testa ai suoi movimenti.
L’elfo si staccò da lui provocandogli una smorfia insoddisfatta.
“Perché ti fermi?! Dai non fermarti! Ti prego continua!”
Haldir si spostò per baciarlo.
“Sei indomabile”
“Ti sbagli guardiano. Da te, mi farei cavalcare per l’eternità, mi farei sbattere a terra, mi farei strappare gli abiti di dosso… con te, fondo il mio piacere con l’amore… ed è una cosa stupenda”
Il compagno lo baciò ancora, riconoscente, ringraziando quel suo sentimento tanto incontrollato e profondo.
Appoggiò due dita sulle sue labbra invogliandolo ad accoglierle. Narwain succhiò le dita dell’altro, con avidità, gemendo al solo pensiero che presto quelle dita lo avrebbero violato.
Haldir si tolse i vestiti, rimanendo nudo accanto al compagno, la sua erezione fece impazzire l’elfo dagli occhi grigi, che smise di prestare attenzione alla sua mano e ribaltò le posizioni, mettendosi carponi sul prato.
Prese il suo membro in bocca, iniziando a succhiarlo profondamente, soffocando urli di piacere.
Il futuro guardiano, sorpreso per quel gesto tanto brusco, sentì una scossa pervadergli la schiena. Prese la testa scompigliata del compagno e iniziò ad accompagnarsi al suo movimento, sentendo la lingua e la bocca calda dell’elfo stringersi attorno alla propria eccitazione.
“Valar… Nh… così mi fai impazzire... ah..”
Narwain si staccò e rise… si voltò dandogli la schiena e appoggiandosi con i glutei sul suo bacino.
Haldir rise e si abbassò su quella schiena perlacea e macchiata dal sudore. La percorse di lievi baci, mentre gemeva sentendo l’apertura dell’elfo stuzzicargli la punta.
“Tu sei nato… con il solo scopo… di farmi perdere il controllo, sbaglio?”
L’altro non rispose e si spinse ancora più indietro. Il futuro guardiano lo fermò.
Con le dita ancora bagnate lo penetrò con dolcezza, cercando di non provocargli dolore.
Le mosse piano, soffrendo nell’ascoltare piccoli sussurri di dolore.
“Non esitare Haldir, il dolore, tra di noi, è una bugia”
Haldir si appoggiò con una mano alla schiena di Narwain, sostituendosi alle proprie dita. Si spinse con calma dentro di lui sentendo un calore asfissiante pervadergli il corpo… una fiamma inestinguibile, che ardeva impavida tra la loro pelle.
Iniziò a spingere, godendo a ogni singolo movimento.
“Oh si.. prendimi, prendimi tutto!”
Narwain inarcò la schiena accogliendo interamente il compagno dentro di se. Il futuro guardiano gli prese i fianchi aumentando le spinte.
“Amore mio… sei così stretto e caldo… nh.. sento di impazzire!”
Con quelle parole, aumentò ancora le spinte, facendo divenire quell’atto, un movimento selvaggio, quasi umano.
L’elfo dagli occhi grigi lo fermò, mettendosi in ginocchio davanti a lui. Lo baciò con passione piegandogli con le mani il viso.
“Non esiste nient’altro adesso… dimentica tutto ciò che sei, dimenticati di me, pensa solo a noi, a noi, al nostro amore… perditi con me nell’oscurità”
Haldir lo prese distendendolo con delicatezza a pancia in su. Gli aprì le gambe, portandole sopra le sue ampie spalle e ricominciò ad entrare e uscire in lui con forza.
Ogni spinta era una scossa di piacere per entrambi, erano perfettamente uniti, in uno splendido e insolito amore nero.
“Aah amore mio… ti sento tutto dentro di me… non smettere, non smettere mai…”
L’elfo ascoltando quelle parole si eccitò ancora di più, gli sollevò nuovamen5te le gambe, per poter spingere con più violenza. Sentiva il corpo di Narwain stringersi e avvolgerlo in un abbraccio caldo e ricco di estasi.
Iniziò a donare piacere anche al compagno…
Ormai tutta Lothlòrien avrebbe sentito i loro spasmi di piacere.
“Voglio venire insieme a te… voglio sentirti urlare il mio nome!”
Con le ultime spinte portate alla massima velocità venne nel corpo del compagno che a sua volta venne nella sua mano con urlo pieno di tutto ciò che quel giorno popolava il mondo.
“HALDIIIIR!!”
Haldir si accasciò su di lui, stanco, sudato, felice… Uscì piano dal suo corpo e gli accarezzò dolcemente i glutei, sperando di non avergli provocato dolore. Gli scostò i capelli bagnati dal viso e lo baciò.
“Mela en’ coiamin… Tye-mela’ne (Amore della mia vita… Ti amo)”
“Hantale… (Grazie)”
 

  
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