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Autore: Samurai Riku    05/01/2012    2 recensioni
A Gintoki Sakata viene commissionato il recupero di un oggetto speciale, da un individuo altrettanto speciale, che darà inizio alla più grande impresa che i tuttofare si siano ritrovati di fronte.
La Yorozuya si trova a capo di un grande e affascinante mistero, legato ad un'antica leggenda. Gintoki, Shinpachi e Kagura dovranno lottare per l'onore del Giappone e dei samurai, in una storia ricca di azione, comicità e avventura.
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il titolare dell’agenzia tuttofare di Edo si trascinò dalla sua camera al bagno del modesto locale. Non sapeva perché ma quella mattina si era svegliato presto. Si sciacquò il viso con l’acqua fredda del lavandino e nel suo riflesso gocciolante nello specchio vedeva ancora i segni della sbronza colossale che si era preso la sera prima.

 -Non berrò mai più così tanto…- si disse asciugandosi con una salvietta.

-Lo dici ogni volta, ma poi superi sempre il limite.- sentenziò Shinpachi, in piedi alla porta del bagno.

-Taci. Chi sei, la mia coscienza?! Piuttosto, che ci fai qui?-

-Ci ho dormito. Secondo te chi ti ha portato fino alla camera?!-

-Ah sì? Be’, grazie.- uscì dalla stanza trascinando i piedi.

-Sveglia Kagura mentre preparo la colazione.-

-Sissignore!- disse con uno sbadiglio stirandosi alzando le braccia.

Mentre il giovane Shimura andò in cucina per arrangiare un pasto con le poche cose presenti in casa, Gintoki si diresse all’armadio e senza troppe cerimonie spalancò l’anta scorrevole -Sveglia!!-

Kagura, che dormiva avvolta in una coperta, mugugnò qualcosa, poi si rigirò dall’altra parte.

-Kagura!! Scendi da lì!- insistette Gintoki.

Parlò nel sonno -No, non mi va più il soba… porta carne alla griglia mamma!-

Sadaharu, accucciato a dormire accanto all’armadio, emise un gemito consenziente e agitò una zampa.

Il samurai rimase allibito -Ma pensa al cibo anche nel sonno!?! E lui è uguale!!- sospirò -Forza!- la prese di peso per le braccia facendola scivolare a terra -Apri gli occhi!-

-Carne alla griglia! Carne alla griglia!!- gridò sempre nel sonno.

-Bau! Bau!!-

-Cosa siete, telepatici per caso!!??- qualcuno bussò all’ingresso con colpi decisi e forti -… chi è a quest’ora?- bussarono di nuovo -Arrivo!!- Lasciò di colpo Kagura che cadde a terra come un peso morto.

-Ahia!!!- si massaggiò la testa che aveva cozzato con il pavimento di legno. Sadaharu aprì svogliatamente un occhio.

-Vecchia, già rompi all’alba?!- inveì Gin andando alla porta, sempre con la sua aria svogliata, grattandosi la testa, ma appena aperto il pannello scorrevole, si rese conto che non era la proprietaria della casa -Oh, salve.- si trovò di fronte tre uomini, alti, sguardo serio e fiero, con abbigliamenti legati all’antica tradizione del Paese del Sol Levante, prima che si aprisse all’universo.

-Lei è il signor Sakata Gintoki?- chiese l’uomo al centro, quello che aveva bussato.

-… dipende. Se è per quella multa che non ho pagato ho già spiegato che…- l’uomo lo interruppe porgendogli una lettera -Nh?-

Shinpachi si affacciò dalla cucina -Chi è Gintoki?-

-Venditori porta a porta?-

Gin prese la lettera osservando il sigillo impresso sulla ceralacca cremisi che la teneva chiusa. Capì subito di chi fosse e anche chi erano quei tre tizi che avevano bussato alla sua porta -No, non sono venditori porta a porta.-

I ragazzi raggiunsero il loro capo; anche Sadaharu si alzò ed ebbe la brillante idea di tagliare la strada a Shinpachi che venne travolto dal cagnone bianco e finì con il sedere a terra -Aah! Sadaharu!!- finalmente riuscì ad andare da Gintoki -Ma… è una lettera dello Shogun!-

-Shodun?! Si mangia??-

-No, cretina!! E poi è Shogun, non Shodun!! È, o meglio era, l’uomo più potente del Giappone!!!- sbraitò il samurai, poi si rivolse alle guardie -Che vuole lo Shogun da me?-

-Noi non lo sappiamo; c’è stato dato l’ordine di consegnarvi questa lettera e scortarvi a palazzo.-

-Al palazzo dello Shogun?! Gin presto, apri quella lettera!!- esortò Shinpachi.

Con il pollice ruppe il sigillo e aprì il foglio. Gli ideogrammi erano scritti a mano, con l’antica arte calligrafica, utilizzando un pennello -“Il signor Sakata Gintoki e coloro che lavorano all’agenzia tuttofare di Kabuki-cho sono pregati di venire al castello shogunale con urgenza, scortati da guardie scelte, per riferire con lo Shogun Tokugawa di Edo.”-

Kagura e Shinpachi osservavano dalle spalle di Gin -Lo Shogun… vuole parlare con noi?-

-Con urgenza…?-

Senza troppe cortesie restituì la lettera alla guardia lasciandola di stucco -Grazie, ma non mi interessa.-

-Non ti interessa!?! Come sarebbe a dire, Gin??- Shinpachi era allibito -È un invito dello Shogun!!-

-Proprio per questo non mi interessa!- guardò serio il ragazzo.

Quello sguardo non ammetteva repliche. Non era uno dei suoi soliti capricci derivati dalla mancanza di voglia di agire o un delirio da dopo sbornia; dietro a quel rifiuto c’era una motivazione seria. -E poi ho da fare oggi, devo portare fuori il cane.- disse voltandosi ignorando completamente le guardie shogunali.

-Ehi!!- la guardia al centro estrasse rapida la spada puntando l’estremità affilata alla schiena del tuttofare.

-Ma siamo impazziti??!!-

-Che fa?!-

Gintoki non si mosse -Mi volete obbligare con la forza?-

-Possiamo.- anche gli altri due sguainarono le katane.

-Cosa facciamo…?- domandò Shin, aspettando che il suo datore di lavoro e amico decidesse come agire.

-Perché lo Shogun insiste tanto? Che volete fare…?!- Sakata alzò le braccia, imitando il gesto di resa e si voltò -Va bene, veniamo.-

-Andiamo Gin?-

-Sì Kagura, seguiamo questi gentili signori.- i samurai shogunali riposero le armi e fecero largo ai tre. -Però mi dovete una colazione!-

-L’atteggiamento di Gintoki non quadra. So bene come la pensa sullo Shogun, ma ciò non spiega la sua reazione.- Shimura rimase ad osservare l’amico seguire una guardia.

-Tu resta qui Sadaharu e fa buona guardia!- disse Kagura sorridente e il cucciolone si sedette accanto all’ingresso abbaiando.

 

Il perimetro attorno al castello shogunale era immenso, ma visto da dentro, dopo aver varcato il cancello, appariva un mondo a sé. L’intero giardino che circondava le mura del palazzo emanava vita e benessere; samurai si alternavano a soldati più moderni  armati con la nuova tecnologia aliena. Alcuni personaggi nobili entravano e uscivano conversando amabilmente e guardando con malcelata curiosità i nuovi venuti scortati da guardie.

Neanche un Amanto.

-Questo posto… è magnifico!!-

-Molto diverso di Kabuki-cho!- esclamarono Shinpachi e Kagura.

Gintoki conservava i suoi modi menefreghisti -È solo un guscio vuoto…-

Furono fatti accomodare in una vasta sala, generalmente piena di gente e brulicante di voci, ora vuota e silenziosa e ciò la faceva apparire ancora più spaziosa.

In cima ad una scalinata se ne stava comodamente seduto il signore del castello. Le tre guardie si fecero da parte e i tuttofare si inchinarono, aspettando che lo Shogun parlasse.

-È l’agenzia tuttofare, signore.- fu una guardia a rompere il silenzio.

Lo Shogun annuì -Lieto di avervi qui, nel mio castello.-

-Noi tre disgraziati al cospetto dello Shogun, è incredibile!!!!- Shinpachi non riusciva ancora a crederci.

-Cosa può volere da noi un potente personaggio come voi?- chiese Gintoki, sottolineando con una punta di ironia la domanda.

-Voglio offrirvi un lavoro.-

I tre rimasero attoniti -Cosa?!-

-Veniamo subito al punto! Quanto ci pagate??- sentenziò Kagura sicura di sé -Noi essere molto costosi!!-

-Il denaro non è certo un problema. Infondo, la missione che vi voglio affidare è rischiosa.-

-Una missione rischiosa?-

-Spiegatevi meglio, signore!-

Lo Shogun Tokugawa fece un segno ai suoi samurai di uscire e appena questi chiusero lo sfarzoso portone fece un profondo sospiro e scese la scalinata portandosi di fronte ai suoi ospiti -Conoscete di sicuro la leggenda della spada Kusanagi…-

Gin assentì con il capo -Uno dei tre cimeli donati alla Dea del sole Amaterasu, con la sacra collana e lo specchio.-

-Esatto. La collana è stata sempre il simbolo della divinità dell’Imperatore, mentre la spada…-

-La forza dello Shogun.- intervenne Shinpachi.

Kagura attirò l’attenzione del capo dei tuttofare tirandogli la manica del kimono -Gin, io non conosco questa storia, di cosa parla?-

-Risale alla creazione del Giappone e della sua gente, molto tempo prima dell’arrivo degli amanto.-

-La leggenda dice che la spada fu ritrovata dal dio del vento Susanoo in una delle otto code del mostro che aveva ucciso, Yamata-no-Orochi. Susanoo la chiamò Ama-no-Murakumo-no-Tsurugi e la diede in dono alla sorella Amaterasu. La dea del Sole accettò di buon grado il dono e successivamente la diede al nipote Ninigi quando lo incaricò di scendere sulla terra e di governare sul Giappone con il compito di pacificarlo.- raccontò Shinpachi - Ninigi portò con se tutte e tre gli oggetti sacri. Così la spada passò di Imperatore in Imperatore fino ad arrivare all'Imperatore Keiko. Sotto il suo regno la spada venne data al grande guerriero Yamato Takeru impegnato nella guerra contro gli Ainu. Trovatosi ad un certo punto in difficoltà, contro uno dei generali nemici, circondato dalle fiamme, usò la spada Murakumo per spegnere il fuoco falciando l'erba. Così facendo si accorse che con la spada riusciva a governare i venti: quella era una spada magica! Con questo potere, spinse il fuoco verso il nemico e si salvò . Per celebrare l'evento Yamata Takeru chiamò la spada Kusanagi-no-Tsurugi , ovvero "falciatrice d'erba". Nel XII secolo, nella battaglia navale di Dan-no-ura, combattuta tra il clan dei Minamoto, che poi vinse, e il clan degli Heike, si narra che la spada andò irrimediabilmente perduta in mare.-

-Infatti lo shogun ne possiede una copia, vero?- disse infine Gin rivolgendosi a Tokugawa.

Il signore, carico del suo onore e prestigio, fissò dritto negli occhi il samurai -Questo è ciò che dice l’antica leggenda, ma non corrisponde al vero.-

-Cosa?! Significa che non avete la spada con voi!?!-

-Vi ho convocati per questo: dovete recuperare la Kusanagi.-

Kagura esultò -Che bello!! Una caccia al tesoro!-

-Fermi tutti, non sappiamo nemmeno da dove cominciare!!-

-Non è questo il punto, Shinpachi. Il punto è  perché noi? Il signor Shogun è circondato da guardie e valorosi soldati, allora perché ingaggiare tre tuttofare squattrinati?- chiese con sguardo indagatore.

-Non voglio far trapelare quest’informazione.-

-Non vi fidate dei vostri uomini, ma di tre sconosciuti sì? Siete davvero contorto, Shogun.-

Tokugawa fece qualche passo nella vasta sala -La casta di cui mi fidavo non esiste più ormai, da vent’anni… I veri samurai sono pochi.- si fermò voltandosi verso Gin -So cosa hai fatto, Sakata Gintoki.-

Shin e Kagura gli rivolsero uno sguardo accusatorio -Che diamine hai combinato allo Shogun!!??!!-

-Cosa sono quelle facce!!?? Io non ho fatto proprio niente!!!-

-… Demone Bianco.-

Gin, sgomento, si volse al nobile.

-Ho raccolto numerose informazioni  sui rivoltosi e il gruppo Joi, su chi ha combattuto la guerra di espulsione. Tu e i tuoi compagni vi siete distinti: Kotaro Katsura, Sakamoto Tatsuma  e Takasugi Shinsuke.-

Shinpachi e Kagura guardarono il loro capo senza fiatare.

-Capite che non mi posso affidare ad un fuggiasco, un commerciante e un criminale che mira alla mia testa. Tu eri quello più facile da rintracciare e il meno pericoloso.-

-Se sapete tutto questo dovreste immaginare che non ho il minimo interesse ad aiutarvi. Non me ne frega nulla di quella spada e del vostro potere.-

-Ma so anche che ti importa dei samurai, o non gireresti con quella bokuto al fianco.-

-Questa dite?- pose una mano sulla spada di legno -È solo un souvenir.-

-Sakata, se riuscissi ad avere quella leggendaria spada potrei ridare un briciolo di dignità e potere alla casta dei samurai!- per la prima volta lo Shogun alzò il tono.

Gintoki lo fissò serio -La vostra dignità l’avete persa vent’anni fa…!!- prima che potesse aggiungere altro Shinpachi gli tappò la bocca con una mano.

-Scusateci signore, dobbiamo parlare in privato!- disse con un sorriso tirato allontanandosi con Kagura e Gintoki dalla parte opposta della sala -Datti un contegno Gin!! Vuoi farci morire tutti!!??- inveì il quattrocchi.

-Ma figurati!!- esclamò lui liberandosi dalla presa -Io non lavoro per quello lì!!- aggiunse con disprezzo indicando Tokugawa con il pollice.

-Se a Gin non piace, non piace neanche a me!- Kagura incrociò le braccia al petto mettendo il broncio.

-Tu non dargli corda, e tu non fare l’idiota!! Gin, posso capire la tua rabbia, ma ormai è passato, non possiamo farci nulla! Ci serve questo lavoro! Per questa volta non pensare a te, ma pensa a tutti noi!!-

Il samurai distolse lo sguardo grattandosi distrattamente la testa -… ci servono soldi, eh?-

-Direi. Prova a prenderla come Kagura, una caccia al tesoro!-

Sakata diede un pugno in testa al ragazzo -Non trattarmi come un moccioso, moccioso!!- si voltò verso lo Shogun puntandogli contro l’indice accusatore -Sia chiaro!! Lo facciamo solo per i soldi!! Mi aspetto una lauta ricompensa!!!-

Lo shogun piegò il capo in segno affermativo, sorridendo -Come minimo.-

Shinpachi guardò l’amico. Dopo tutto quel tempo aveva imparato a conoscerlo e sapeva che non era del tutto l’indifferente menefreghista che dava a vedere alla gente. Ben nascosto albergava in lui l’animo del vero samurai.

-Quando partiamo, Gin?- chiese Kagura.

-Prima dobbiamo sapere dove andare.-

-Un’altra copia della Kusanagi è custodita nel tempio Atsuta a Nagoya. Potreste cominciare da lì.-

-Mh, sì. È una buona idea.-

-Vi darò una scorta.-

-Eh? Addirittura??- si stupirono Shinpachi e Kagura.

-Potreste incontrare pericoli e difficoltà, ma sono certo che ce la farete.- aggiunse con un sorriso sicuro lo Shogun.

-Mi pare ovvio!! Siamo i migliori sulla piazza!!- esclamò Gin.

- Più che altro siamo gli unici sulla piazza…- precisò Shinpachi.

-Allora, chi ci accompagna?-

to be continued...

  
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