Il
titolare dell’agenzia
tuttofare di Edo si trascinò dalla sua camera al bagno del
modesto locale. Non
sapeva perché ma quella mattina si era svegliato presto. Si
sciacquò il viso
con l’acqua fredda del lavandino e nel suo riflesso
gocciolante nello specchio
vedeva ancora i segni della sbronza colossale che si era preso la sera
prima.
-Non berrò mai
più così tanto…- si disse
asciugandosi con una salvietta.
-Lo
dici ogni volta, ma
poi superi sempre il limite.- sentenziò Shinpachi, in piedi
alla porta del
bagno.
-Taci.
Chi sei, la mia
coscienza?! Piuttosto, che ci fai qui?-
-Ci
ho dormito. Secondo te
chi ti ha portato fino alla camera?!-
-Ah
sì? Be’, grazie.- uscì
dalla stanza trascinando i piedi.
-Sveglia
Kagura mentre
preparo la colazione.-
-Sissignore!-
disse con
uno sbadiglio stirandosi alzando le braccia.
Mentre
il giovane Shimura
andò in cucina per arrangiare un pasto con le poche cose
presenti in casa,
Gintoki si diresse all’armadio e senza troppe cerimonie
spalancò l’anta scorrevole
-Sveglia!!-
Kagura,
che dormiva
avvolta in una coperta, mugugnò qualcosa, poi si
rigirò dall’altra parte.
-Kagura!!
Scendi da lì!-
insistette Gintoki.
Parlò
nel sonno -No, non
mi va più il soba… porta carne alla griglia
mamma!-
Sadaharu,
accucciato a
dormire accanto all’armadio, emise un gemito consenziente e
agitò una zampa.
Il
samurai rimase allibito
-Ma pensa al cibo anche nel sonno!?! E lui è uguale!!-
sospirò -Forza!- la
prese di peso per le braccia facendola scivolare a terra -Apri gli
occhi!-
-Carne
alla griglia! Carne
alla griglia!!- gridò sempre nel sonno.
-Bau!
Bau!!-
-Cosa
siete, telepatici
per caso!!??- qualcuno bussò all’ingresso con
colpi decisi e forti -… chi è a
quest’ora?- bussarono di nuovo -Arrivo!!- Lasciò
di colpo Kagura che cadde a
terra come un peso morto.
-Ahia!!!-
si massaggiò la
testa che aveva cozzato con il pavimento di legno. Sadaharu
aprì svogliatamente
un occhio.
-Vecchia,
già rompi
all’alba?!- inveì Gin andando alla porta, sempre
con la sua aria svogliata,
grattandosi la testa, ma appena aperto il pannello scorrevole, si rese
conto
che non era la proprietaria della casa -Oh, salve.- si trovò
di fronte tre
uomini, alti, sguardo serio e fiero, con abbigliamenti legati
all’antica tradizione
del Paese del Sol Levante, prima che si aprisse all’universo.
-Lei
è il signor Sakata
Gintoki?- chiese l’uomo al centro, quello che aveva bussato.
-…
dipende. Se è per
quella multa che non ho pagato ho già spiegato
che…- l’uomo lo interruppe
porgendogli una lettera -Nh?-
Shinpachi
si affacciò
dalla cucina -Chi è Gintoki?-
-Venditori
porta a porta?-
Gin
prese la lettera
osservando il sigillo impresso sulla ceralacca cremisi che la teneva
chiusa.
Capì subito di chi fosse e anche chi erano quei tre tizi che
avevano bussato
alla sua porta -No, non sono venditori porta a porta.-
I
ragazzi raggiunsero il
loro capo; anche Sadaharu si alzò ed ebbe la brillante idea
di tagliare la
strada a Shinpachi che venne travolto dal cagnone bianco e
finì con il sedere a
terra -Aah! Sadaharu!!- finalmente riuscì ad andare da
Gintoki -Ma… è una
lettera dello Shogun!-
-Shodun?!
Si mangia??-
-No,
cretina!! E poi è
Shogun, non Shodun!! È, o meglio era, l’uomo
più potente del Giappone!!!-
sbraitò il samurai, poi si rivolse alle guardie -Che vuole
lo Shogun da me?-
-Noi
non lo sappiamo; c’è
stato dato l’ordine di consegnarvi questa lettera e scortarvi
a palazzo.-
-Al
palazzo dello Shogun?!
Gin presto, apri quella lettera!!- esortò Shinpachi.
Con
il pollice ruppe il
sigillo e aprì il foglio. Gli ideogrammi erano scritti a
mano, con l’antica
arte calligrafica, utilizzando un pennello -“Il signor Sakata
Gintoki e coloro
che lavorano all’agenzia tuttofare di Kabuki-cho sono pregati
di venire al
castello shogunale con urgenza, scortati da guardie scelte, per
riferire con lo
Shogun Tokugawa di Edo.”-
Kagura
e Shinpachi
osservavano dalle spalle di Gin -Lo Shogun… vuole parlare
con noi?-
-Con
urgenza…?-
Senza
troppe cortesie
restituì la lettera alla guardia lasciandola di stucco
-Grazie, ma non mi
interessa.-
-Non
ti interessa!?! Come
sarebbe a dire, Gin??- Shinpachi era allibito -È un invito
dello Shogun!!-
-Proprio
per questo non mi
interessa!- guardò serio il ragazzo.
Quello
sguardo non
ammetteva repliche. Non era uno dei suoi soliti capricci derivati dalla
mancanza di voglia di agire o un delirio da dopo sbornia; dietro a quel
rifiuto
c’era una motivazione seria. -E poi ho da fare oggi, devo
portare fuori il
cane.- disse voltandosi ignorando completamente le guardie shogunali.
-Ehi!!-
la guardia al
centro estrasse rapida la spada puntando
l’estremità affilata alla schiena del
tuttofare.
-Ma
siamo impazziti??!!-
-Che
fa?!-
Gintoki
non si mosse -Mi
volete obbligare con la forza?-
-Possiamo.-
anche gli
altri due sguainarono le katane.
-Cosa
facciamo…?- domandò
Shin, aspettando che il suo datore di lavoro e amico decidesse come
agire.
-Perché lo Shogun insiste tanto?
Che volete fare…?!- Sakata alzò le
braccia, imitando il gesto di resa e si voltò -Va bene,
veniamo.-
-Andiamo
Gin?-
-Sì
Kagura, seguiamo
questi gentili signori.- i samurai shogunali riposero le armi e fecero
largo ai
tre. -Però mi dovete una colazione!-
-L’atteggiamento di Gintoki non quadra. So
bene come la pensa sullo
Shogun, ma ciò non spiega la sua reazione.-
Shimura rimase ad osservare
l’amico seguire una guardia.
-Tu
resta qui Sadaharu e
fa buona guardia!- disse Kagura sorridente e il cucciolone si sedette
accanto
all’ingresso abbaiando.
Il
perimetro attorno al
castello shogunale era immenso, ma visto da dentro, dopo aver varcato
il
cancello, appariva un mondo a sé. L’intero
giardino che circondava le mura del
palazzo emanava vita e benessere; samurai si alternavano a soldati
più
moderni armati con
la nuova tecnologia
aliena. Alcuni personaggi nobili entravano e uscivano conversando
amabilmente e
guardando con malcelata curiosità i nuovi venuti scortati da
guardie.
Neanche
un Amanto.
-Questo
posto… è
magnifico!!-
-Molto
diverso di
Kabuki-cho!- esclamarono Shinpachi e Kagura.
Gintoki
conservava i suoi
modi menefreghisti -È solo un guscio vuoto…-
Furono
fatti accomodare in
una vasta sala, generalmente piena di gente e brulicante di voci, ora
vuota e
silenziosa e ciò la faceva apparire ancora più
spaziosa.
In
cima ad una scalinata
se ne stava comodamente seduto il signore del castello. Le tre guardie
si
fecero da parte e i tuttofare si inchinarono, aspettando che lo Shogun
parlasse.
-È
l’agenzia tuttofare,
signore.- fu una guardia a rompere il silenzio.
Lo
Shogun annuì -Lieto di
avervi qui, nel mio castello.-
-Noi tre disgraziati al cospetto dello Shogun,
è incredibile!!!!-
Shinpachi non riusciva ancora a crederci.
-Cosa
può volere da noi un
potente personaggio come voi?- chiese Gintoki, sottolineando con una
punta di
ironia la domanda.
-Voglio
offrirvi un
lavoro.-
I
tre rimasero attoniti
-Cosa?!-
-Veniamo
subito al punto!
Quanto ci pagate??- sentenziò Kagura sicura di sé
-Noi essere molto costosi!!-
-Il
denaro non è certo un
problema. Infondo, la missione che vi voglio affidare è
rischiosa.-
-Una
missione rischiosa?-
-Spiegatevi
meglio,
signore!-
Lo
Shogun Tokugawa fece un
segno ai suoi samurai di uscire e appena questi chiusero lo sfarzoso
portone
fece un profondo sospiro e scese la scalinata portandosi di fronte ai
suoi
ospiti -Conoscete di sicuro la leggenda della spada
Kusanagi…-
Gin
assentì con il capo
-Uno dei tre cimeli donati alla Dea del sole Amaterasu, con la sacra
collana e
lo specchio.-
-Esatto.
La collana è
stata sempre il simbolo della divinità
dell’Imperatore, mentre la spada…-
-La
forza dello Shogun.-
intervenne Shinpachi.
Kagura
attirò l’attenzione
del capo dei tuttofare tirandogli la manica del kimono -Gin, io non
conosco
questa storia, di cosa parla?-
-Risale
alla creazione del
Giappone e della sua gente, molto tempo prima dell’arrivo
degli amanto.-
-La
leggenda dice che la
spada fu ritrovata dal dio del vento Susanoo in una delle otto code del
mostro
che aveva ucciso, Yamata-no-Orochi. Susanoo la chiamò
Ama-no-Murakumo-no-Tsurugi e la diede in dono alla sorella Amaterasu.
La dea
del Sole accettò di buon grado il dono e successivamente la
diede al nipote
Ninigi quando lo incaricò di scendere sulla terra e di
governare sul Giappone
con il compito di pacificarlo.- raccontò Shinpachi - Ninigi
portò con se tutte
e tre gli oggetti sacri. Così la spada passò di
Imperatore in Imperatore fino
ad arrivare all'Imperatore Keiko.
Sotto il suo regno la spada venne data al grande guerriero Yamato Takeru impegnato nella guerra
contro gli Ainu. Trovatosi ad un certo punto in difficoltà,
contro uno dei
generali nemici, circondato dalle fiamme, usò la spada
Murakumo per spegnere il
fuoco falciando l'erba. Così facendo si accorse che con la
spada riusciva a
governare i venti: quella era una spada magica! Con questo potere,
spinse il
fuoco verso il nemico e si salvò . Per celebrare l'evento
Yamata Takeru chiamò
la spada Kusanagi-no-Tsurugi , ovvero "falciatrice d'erba". Nel XII
secolo, nella battaglia navale di Dan-no-ura, combattuta tra il clan
dei
Minamoto, che poi vinse, e il clan degli Heike, si narra che la spada
andò
irrimediabilmente perduta in mare.-
-Infatti
lo shogun ne
possiede una copia, vero?- disse infine Gin rivolgendosi a Tokugawa.
Il
signore, carico del suo
onore e prestigio, fissò dritto negli occhi il samurai
-Questo è ciò che dice
l’antica leggenda, ma non corrisponde al vero.-
-Cosa?!
Significa che non
avete la spada con voi!?!-
-Vi
ho convocati per
questo: dovete recuperare la Kusanagi.-
Kagura
esultò -Che bello!!
Una caccia al tesoro!-
-Fermi
tutti, non sappiamo
nemmeno da dove cominciare!!-
-Non
è questo il punto,
Shinpachi. Il punto è perché
noi? Il signor
Shogun è circondato da guardie e valorosi soldati, allora
perché ingaggiare tre
tuttofare squattrinati?- chiese con sguardo indagatore.
-Non
voglio far trapelare
quest’informazione.-
-Non
vi fidate dei vostri
uomini, ma di tre sconosciuti sì? Siete davvero contorto,
Shogun.-
Tokugawa
fece qualche
passo nella vasta sala -La casta di cui mi fidavo non esiste
più ormai, da
vent’anni… I veri samurai sono pochi.- si
fermò voltandosi verso Gin -So cosa
hai fatto, Sakata Gintoki.-
Shin
e Kagura gli
rivolsero uno sguardo accusatorio -Che diamine hai combinato allo
Shogun!!??!!-
-Cosa
sono quelle
facce!!?? Io non ho fatto proprio niente!!!-
-…
Demone Bianco.-
Gin,
sgomento, si volse al
nobile.
-Ho
raccolto numerose
informazioni sui
rivoltosi e il gruppo
Joi, su chi ha combattuto la guerra di espulsione. Tu e i tuoi compagni
vi
siete distinti: Kotaro Katsura, Sakamoto Tatsuma
e Takasugi Shinsuke.-
Shinpachi
e Kagura
guardarono il loro capo senza fiatare.
-Capite
che non mi posso
affidare ad un fuggiasco, un commerciante e un criminale che mira alla
mia
testa. Tu eri quello più facile da rintracciare e il meno
pericoloso.-
-Se
sapete tutto questo
dovreste immaginare che non ho il minimo interesse ad aiutarvi. Non me
ne frega
nulla di quella spada e del vostro potere.-
-Ma
so anche che ti
importa dei samurai, o non gireresti con quella bokuto al fianco.-
-Questa
dite?- pose una
mano sulla spada di legno -È solo un souvenir.-
-Sakata,
se riuscissi ad
avere quella leggendaria spada potrei ridare un briciolo di
dignità e potere
alla casta dei samurai!- per la prima volta lo Shogun alzò
il tono.
Gintoki
lo fissò serio -La
vostra dignità l’avete persa vent’anni
fa…!!- prima che potesse aggiungere
altro Shinpachi gli tappò la bocca con una mano.
-Scusateci
signore, dobbiamo
parlare in privato!- disse con un sorriso tirato allontanandosi con
Kagura e
Gintoki dalla parte opposta della sala -Datti un contegno Gin!! Vuoi
farci
morire tutti!!??- inveì il quattrocchi.
-Ma
figurati!!- esclamò
lui liberandosi dalla presa -Io non lavoro per quello lì!!-
aggiunse con
disprezzo indicando Tokugawa con il pollice.
-Se
a Gin non piace, non
piace neanche a me!- Kagura incrociò le braccia al petto
mettendo il broncio.
-Tu
non dargli corda, e tu
non fare l’idiota!! Gin, posso capire la tua rabbia, ma ormai
è passato, non
possiamo farci nulla! Ci serve questo lavoro! Per questa volta non
pensare a
te, ma pensa a tutti noi!!-
Il
samurai distolse lo
sguardo grattandosi distrattamente la testa -… ci servono
soldi, eh?-
-Direi.
Prova a prenderla
come Kagura, una caccia al tesoro!-
Sakata
diede un pugno in
testa al ragazzo -Non trattarmi come un moccioso, moccioso!!- si
voltò verso lo
Shogun puntandogli contro l’indice accusatore -Sia chiaro!!
Lo facciamo solo
per i soldi!! Mi aspetto una lauta ricompensa!!!-
Lo
shogun piegò il capo in
segno affermativo, sorridendo -Come minimo.-
Shinpachi
guardò l’amico.
Dopo tutto quel tempo aveva imparato a conoscerlo e sapeva che non era
del
tutto l’indifferente menefreghista che dava a vedere alla
gente. Ben nascosto
albergava in lui l’animo del vero samurai.
-Quando
partiamo, Gin?-
chiese Kagura.
-Prima
dobbiamo sapere
dove andare.-
-Un’altra
copia della
Kusanagi è custodita nel tempio Atsuta a Nagoya. Potreste
cominciare da lì.-
-Mh,
sì. È una buona
idea.-
-Vi
darò una scorta.-
-Eh?
Addirittura??- si
stupirono Shinpachi e Kagura.
-Potreste
incontrare
pericoli e difficoltà, ma sono certo che ce la farete.-
aggiunse con un sorriso
sicuro lo Shogun.
-Mi
pare ovvio!! Siamo i
migliori sulla piazza!!- esclamò Gin.
-
Più che altro siamo gli unici sulla
piazza…- precisò Shinpachi.
-Allora, chi ci accompagna?-
to be continued...