<
La mattina
successiva riprendemmo il nostro viaggio verso Nagoya. La squadra della
Shinsengumi che ci faceva da scorta era stata dimezzata… in
pratica rimasero
solo Kondo, Hijikata e Okita. Gli altri furono costretti dal principe
Hata a
riaccompagnare a Edo l’idiota stesso e il suo consigliere,
per spiegare al
Bakufu il piccolo incidente con l’animale spaziale. Tutto
sommato la nostra
missione procedeva bene… >
<
Basta Shinpachi!!
Tua voce simile a gracchio di cornacchia!! >
<
Che cosa!? Ma sta
zitta! È mio compito spiegare a chi ci segue cosa
è successo! Non vedi che c’è
un fermo immagine sulle campagne che stiamo attraversando?! >
<
Sì, ma tua voce da
fastidio! Se qualcuno deve fare riassunto che abbia bella voce!!
>
<
La mattina
successiva riprendemmo il nostro viaggio verso Nagoya. La squadra della
Shinsengumi che ci faceva da scorta era stata dimezzata…
>
<
Questo
l’ho già detto io Gintoki!!! >
<
Ma io ho una voce
più profonda e suadente! >
<
Non è vero!! Da
quando la tua voce è suadente!?! >
<
Finitela di fare
casino voi tre! Non sapete nemmeno fare un riassunto come si deve!! Ci
penso
io: il viaggio verso Nagoya continuava; Edo era lontana alle nostre
spalle e
tutti ne sentivano la mancanza e la nostalgia del suo cielo colmo di
sogni e
brillante di speranze struggeva i nostro animi. Il prode comandante
della
Shinsengumi Isao Kondo conduceva deciso i suoi uomini verso la meta, ma
dentro
di se si sentiva fragile e vuoto, lontano dalla sua amata Otae!!
>
<
Smettila di dire
fesserie Kondo!!! >
<
Tu solo patetico
gorilla!! >
<
Siete crudeli! Un
uomo non può nemmeno esprimere i suoi sentimenti, ora?!
>
<
Ma sei smielato!!
Un’altra frase simile e mi si cariano i denti! Anzi, mi
aumenta il
diabete! >
<
Che fine ha fatto
il vostro romanticismo?! >
<
Volete morire,
bastardi?! Già non vi sopporto normalmente, dovete tirare
per le lunghe anche
il riassunto?! >
<
Toshi!! Diglielo
anche tu che un uomo non può vivere senza amore!! >
<
Io vivo per la
maionese. >
<
Che vita triste la
tua… >
<
Da che pulpito
proviene la predica!! Spero che ti venga un collasso per tutto lo
zucchero che
mangi!! >
<
A te la maionese
ha annegato il cervello!! Sempre se ne hai uno!! >
<
Ci risiamo… basta
voi due!! >
<
Non intrometterti
Shinpachi! È una questione d’onore! >
<
Ma quale
onore!!??!! State parlando di dolci e maionese!! >
<
Famoso saggio
dice: chi si somiglia si piglia! >
<
Scusa ragazzina,
chi l’avrebbe detto? >
<
Tu non sai gorilla?
Il grande Ieyasu Tokugawa! >
<<
eyasu Tokugawa
non ha mai detto nulla di simile!!! L’hai di sicuro letta su
Jump! >
<
Questi solo
inutili dettagli, Shinpachi! >
<
Ehi, come siamo
finiti a parlare di Tokugawa partendo dal riassunto? >
<
Tu e Hijikata vi
siete messi a litigare… >
<
A dire il vero
prima Kagura ha insultato la voce di Shinpachi, poi Kondo si
è messo a dire
cavolate e solo dopo io e Sakata abbiamo litigato. >
<
Hai seguito
tutto?! E io che credevo ti facessi i fatti tuoi da mattina a sera!
>
<
Non sono un
egocentrico come te!!! >
<
Aaah… perché ho
l’impressione che questo sketch non finirà
mai… >
<
È facile
Shinpachi, basta togliere il fermo immagine! >
<
E come si
fa!?!? >
<
Una bella
esplosione è più che sufficiente! >
<
Sogo! Dove sei stato
tutto questo tempo?! >
< Dormivo. >
<
……ah. >
<
Idiota! Se fai
saltare in aria il fermo immagine non possiamo proseguire con la
storia. >
<
L’importante è che
tu muoia, Hijikata! >
<
Bastardo!!! >
<
Aah! Mi sono
stancato!! Quanto dovrebbe durare il viaggio? >
<
Non lo so,
Gintoki… forse quattro giorni. >
<
Bene!! Mattino,
sera! Mattino, sera! Mattino, sera! Mattino, sera!! Passati quattro
giorni! >
<
Hai uno strano
senso del tempo, Gin. >
<
Così la facciamo
finita!! Visto?! È cambiato anche il fermo immagine!!
>
<
Finalmente
Nagoya!!! >
Dopo
quattro lunghi giorni
di cammino raggiunsero finalmente la città di Nagoya. Senza
esitazioni, sotto i
raggi tiepidi di un sole svanente, si diressero al tempio custode della
leggendaria spada Kusanagi.
-Finalmente!-
esclamò
Kagura.
-Uff…
certo che è stato
sfiancante questo riassunto!- sbuffò Gin.
-Per
colpa di chi…?-
mugugnò Hijikata con una sigarette tra le labbra.
-Anche
tua, Toshi!!-
-Sentite,
come si chiama
il tempio in cui dobbiamo andare?- domando Okita.
-Atsuta,
mi pare. I monaci
di quel tempio hanno il compito di custodire la Kusanagi, anche se solo
una
copia.- spiegò Shinpachi.
-Speriamo
possano
aiutarci, altrimenti questo viaggio sarà stato
inutile… e qualcuno dovrà
restituirmi tutte le munizioni che ho usato.-
-Te
lo scordi, Okita!!-
Raggiunsero
l’ingresso del
tempio. Le alte mura decorate con bassorilievi circondavano il vasto
giardino.
Il portone di legno definito con particolari in oro era sbarrato.
-Ok…
chi bussa?- domandò
Kagura.
-I
tempi buddhisti sono
sempre aperti ai viaggiatori.- disse Gin -Shinpachi, aiutami.-
-Sì!-
I
due spinsero con tutta
la loro forza il pesante portone, entrando nel sacro terreno Atsuta.
-Era
ora!!- esclamò Sogo.
-Certo
che potevate
aiutarci!!!-
Un
monaco, vestito solo
del tipico abito, si avvicinò ai nuovi venuti -Buonasera
stranieri. Sono Taia,
monaco anziano di questo tempio. Cosa vi porta qui?-
-Questo.-
Gin gli consegnò
la missiva dello shogun.
-Oh,
capisco… vi prego di
seguirmi, ne discuteremo durate la cena.-
I
viaggiatori si
scambiarono uno sguardo d’assenso.
Il
sole svanì in fretta,
dietro le mura dell’otera, e tutti i monaci, una ventina in
tutto, si riunirono
nel refettorio, accompagnando gli stranieri. Taia, il più
anziano, sedeva al centro
del grande tavolo principale -Allora, ditemi…-
iniziò mentre un suo fratello
distribuiva la cena -lo Shogun è interessato a questo tempio
per ciò che
custodisce, vero?-
-Sì,
signore.- rispose
solerte Shinpachi.
Taia
sorrise -Queste
formalità non sia addicono a semplici uomini come noi,
ragazzo… chiamami solo
Taia.-
-Ah…
va bene.-
-Una
copia della divina
spada Kusanagi è qui, dico bene?-
L’anziano
e calvo bonzo si
volse a Gin -Sì. La teniamo in una sala dell’ala
est. È proibito avvicinarsi a
chiunque non appartenga a questo sacro tempio Otera.-
-Noi
dobbiamo, per il
volere dello Shogun Tokugawa.-
-Il
nobile Shogun è
interessato alla spada originale, qui ne curiamo solo una riproduzione.-
Un
misto di verdura, con
prevalenza di fagioli di soia, venne versata nelle scodelle di ognuno.
Hijikata
alzò un
sopracciglio a dir poco scettico -E questa roba
cos’è?!-
-Si
chiama verdura,
Hijikata. Fa bene anche a te che ti strafoghi di maionese!- lo
pungolò Okita.
-Non
lo sai Toshi, che i
monaci non mangiano carne?- lo informò Kondo iniziano a
mangiare.
-Ma
la maionese non è
carne!!!-
-È
sempre buon punto da
cui partire!-rispose Kagura a Taia.
-Siamo
venuti qui con la
speranza di trovare qualche informazione utile alle nostre ricerche.-
spiegò il
capo tuttofare.
Taia
assentì con il capo
-Capisco. Vedremo come possiamo aiutarvi.-
-Grazie.-
Shinpachi
si voltò verso
Gintoki -La prende molto sul serio questa
faccenda…-
Considerando
il lungo
viaggio affrontato in monaci decisero che fosse più
opportuno lasciar una notte
di riposo ai loro ospiti e mostrar loro la divina arma
l’indomani mattina. Per
la tarda ora li condussero in due stanze che avevano preparato.
Non
appena Kagura si
sdraiò nel suo futon si addormentò di colpo:
nemmeno le cannonate l’avrebbero
svegliata.
-Aaaah!
Un letto!!-
Gintoki si tolse il kimono bianco e la bokuto posandoli accanto al
futon e vi
si sdraiò incrociando le mani dietro il capo.
Shinpachi
si sedette
accanto -Secondo te troveremo qualcosa?-
Chiuse
gli occhi -Lo
spero… comunque, ci penseremo domani mattina.-
-Mh,
sì.- il giovane non
era molto convinto, più che altro non voleva chiudere
così in fretta la
conversazione -Gin… va tutto bene?-
Il
samurai aprì solo
l’occhio destro, guardando l’altro -Eh?
Sì, perché?-
-Perché
sei strano.-
-Shinpachi
ingenuo
Shinpachi, io sono strano!- esclamò con un sorrisetto
divertito.
-Sì,
ma dico più del
solito! Insomma, sei stranamente serio…-
-Davvero?
Be’, voglio
esser certo che al nostro ritorno a Edo avremo ancora le teste
attaccate.-
-Tu
credi alle parole di
quella maga?- chiese d’un tratto, aspettando impaziente la
reazione dell’altro.
-Ehi,
io non credo a certe
cose!!-
-Però..
quando ti ha
fermato dicendo quella frase hai trasalito.-
-Solo
perché non me
l’aspettavo!! Mi ha colto di sorpresa, tutto qui!! E
poi… si può considerare
già avverata quella assurda profezia! Quella matta aveva
detto che la voce nera
avrebbe macchiato di sangue il bianco, no? Okita, vestito di nero, a
ucciso
quel serpente spaziale tutto bianco. Fine della profezia!- richiuse gli
occhi
-Non preoccuparti Shinpachi. Va tutto bene.-
Ancora
meno convinto di
prima il ragazzo annuì -Allora buonanotte Gintoki.- spense
la luce e si sistemò
nel futon.
-Buonanotte.-
si coprì
fino al torace, ma non si addormentò subito.
Restò in silenzio ad osservare il soffitto
di travi in legno della spartana stanza appena in suo sguardo si
abituò
all’oscurità. Quell’oscurità
che sentiva insinuarsi nella sua anima e che la
rendeva pesante, così pesante che si sentiva le ossa a
pezzi. Strinse tra le
dita un lembo della coperta -… il
demone
sta dormendo…- si voltò su un fianco e
chiuse gli occhi.
Tre
figure vagavano nella
notte senza luna di Nagoya. Come ombre silenziose attraversavano le
strade
della città, scomparendo al primo cenno luminoso e
galleggiando rapide nel buio.
-È
questo il posto?-
-Sì,
siamo arrivati. Si
stupiranno per questa visita notturna.- l’uomo a capo del
terzetto pose una
mano sul sugegasa di paglia che portava in testa; dall’ombra
si mostrò un
ghigno diabolico.
Hijikata
Toshiro aprì di
scatto gli occhi. Un tonfo sordo l’aveva destato. -Cos’era…?- si
voltò per svegliare Kondo, ma come immaginava stava
già prendendo la katana -Hai sentito anche tu?-
-Certo.
Sveglia Okita.-
-Sogo,
alzati!! Muoviti!-
Hijikata lo scosse senza troppa delicatezza.
Il
ragazzo si tolse la
mascherina rossa dalla faccia -Mmh… cosa
c’è?-
-Prendi
la spada e
seguici.-
Kondo
aprì la porta
scorrevole in carta di riso, controllando eventuali stranezze nel
corridoio.
Incrociò lo sguardo di Gintoki, uscito dalla stanza accanto
seguito da
Shinpachi e Kagura.
-Avete
sentito anche voi.-
Gin
annuì -Sta succedendo
qualcosa.-
-Andiamo
avanti noi, voi
tre stateci dietro.- disse Kondo.
I
tuttofare non
obbiettarono e lasciarono la guida alla Shinsengumi. Arrivarono
all’incrocio
con un altro corridoio quando un giovane bonzo, preso da una folle
corsa, andò
a sbattere contro Okita.
-Ah,
ehi!! Dove stai
andando così di fretta?-
-Oh,
una cosa terribile!!
Terribile!!- sul volto del monaco era dipinto l’orrore puro
-Tre uomini si sono
introdotti nel tempio! Hanno… hanno ferito e ucciso alcuni
miei fratelli!!-
disse tra i fremiti della paura.
-Che
cosa…?!- Shinpachi
rimase esterrefatto.
-N-non
sappiamo chi…
siano, ma dobbiamo proteggere la leggendaria spada!-
-Sì,
certo!-
-Portaci
alla sala della
Kusanagi!-
-Sì
capitano. Seguitemi!-
Il
gruppo riprese la
frenetica corsa, attraverso l’intera ala ovest del tempio,
oltrepassarono il
refettorio e giunsero all’imboccatura dell’ala est.
-Ecco,
ci siamo!-
Si
fermarono davanti al
portone decorato.
-La
serratura è
scardinata. È proprio saltata via.- esaminò Okita.
-Oh
no! Sono già dentro!!-
il piccolo bonzo riprese a tremare.
-Non
muoverti da qui!-
Kondo, imitato dai sottoposti, sguainò la spada -Noi
facciamo irruzione; Gin,
Shinpachi e Kagura, stateci dietro.-
Gintoki
e Shinpachi
impugnarono le loro spade, Kagura il suo ombrello -Sì.-
Con
un calcio la porta si
spalancò, riversando nella sala il gruppo armato -Che
nessuno si muova!
Shinsengumi!!- gridò Hijikata.
Lo
spazio era scarsamente
illuminato da sporadiche torce appese alle pareti. Al centro era ben
visibile
il piedistallo che reggeva l’arma millenaria, discesa dagli
Dei. Giusto lì
davanti un gruppo considerevole di monaci era inginocchiato sul
pavimento,
minacciato da una spada e una pistola che aveva già lasciato
evidenti segni sul
pavimento.
I
tre loschi figuri erano
coperti da un lungo mantello e due di loro indossavano anche un grande
cappuccio che be impediva di scorgere i lineamenti del volto. Il terzo
era alle
spalle dei bonzi, intento a contemplare Kusanagi; era più in
ombra degli altri
e si faticava a vederlo.
I
due incappucciati:
quello di sinistra aveva una pistola, mentre quello di destra una
katana, al
grido del vicecomandante si voltarono verso i nuovi venuti, senza
scomporsi.
-Oh,
ma bene. Abbiamo
visite.- disse il bandito di sinistra, la cui voce era chiaramente
femminile.
-Sono
solo un piccolo
contrattempo.- disse l’altro.
Shinpachi
spostò
ripetutamente lo sguardo su quei due -Eppure…-
-Ehi,
Shinpachi!- Kagura
richiamò la sua attenzione -Anche a te sembra di aver
già sentito queste
voci?!-
-…
sì.-
-Cosa
è venuta a fare la
Shinsengumi in un posto come questo?- il terzo uomo si
spostò lentamente
davanti agli ostaggi -E sopprattutto… che ci fai qui,
Gintoki?- si tolse il
sugegasa lasciandolo cadere a terra.
Riconobbe
subito la voce
di quell’uomo, quante volte l’aveva sentito
lanciare gridi di battaglia al suo
fianco e quanti erano stati gli avversari falciati dalla sua lama.
Appena si
scoprì il volto non aveva più dubbi: corti
capelli corvini, una benda bianca
copriva l’occhio sinistro e quel perenne ghigno -Takasugi.
Potrei farti la
stessa domanda.- rispose senza perdere il controllo di sé.
-Takasugi Shinsuke!! Non è possibile!!-
pure il vicecomandante
rimase spiazzato.
-Allora
se c’è Takasugi…
significa che quelli sono…-
-I
membri del Kiheitai!!-
esclamò Kagura terminando la frase di Shinpachi.
-Merda!-
imprecò Kondo.
Takasugi
rise -Non ci
vediamo da tanto, Gintoki. Da quando hai eliminato Nizo e Benizakura.-
Si
ricordava bene
quell’episodio. Dopo anni quella era stata la prima volta che
la sua vita era
seriamente in pericolo, e non solo la sua… la vita di chi
voleva bene e
dell’intera città in cui viveva.
-Credevamo
che quella
spada fosse imbattibile,- riprese Takasugi -ma a quanto
pare… non hai perso i
tuoi artigli.-
-Perché
vuoi la Kusanagi?-
domandò freddo.
-Mpf!
Non sono tenuto a
dirtelo.-
-Ragazzi…-
Kondo parlò a
bassa voce per farsi sentire solo da Toshi e Sogo, al suo fianco -non
dobbiamo
far prendere la Kusanagi a quei criminali!-
-Ovvio.-
-Ehi,
piedi piatti!!-
gridò Sajima Matako -Fate un passo e ammazzo questi
pelati!!- fece esplodere
due proiettili rossi dalla sua arma, generando gemiti di paura da parte
di
alcuni monaci.
-Ci
mancavano solo gli
ostaggi!- inveì Sogo.
-Cosa
possiamo fare, Kondo?-
Il
comandante strinse i
denti dalla rabbia per non essere in grado di intervenire in alcun modo.
-Levati
di mezzo!- disse
Gin -Mi complichi il lavoro.-
-Oh,
no. Tu sei in mezzo,
come sempre.-
Gin
strinse forte l’impugnatura
della bokuto con entrambe le mani senza distogliere lo sguardo dal
vecchio
compagno di battaglia. Ciò che temeva era successo. Sapeva,
sentiva che si
sarebbe trovato di fronte ad un muro del suo passato e abbatterlo era
praticamente impossibile. Gli venne quasi da ridere -Tsk.. la voce nera
del
passato tornerà a macchiare di sangue indelebile il
bianco…- disse tra sé e sé.
Shinpachi
lo guardò: ora
gli era tutto chiaro. Ora riusciva a spiegarsi l’insolito
disagio che aveva
caratterizzato l’amico in quei giorni.
-Ti
conosco bene, Gintoki.
Tu sei troppo attaccato a questo mondo e non mi fermerai.-
-Non
ti fermerò, dici?
Allora non mi conosci affatto!- ribatté con un sorrisetto.
-Com’è possibile che
quell’idiota conosca tutti i peggiori criminali!?!-
si chiese Hijikata.
-Ahahah…
no, non muoverai
un dito, Gin. Come ho detto sei troppo attaccato a questo mondo- si
fece dare
la spada da Takechi Hanebata -e alle misere e schifose anime che lo
popolano!!-
con un colpo secco decapitò un monaco.
-Aah!!-
-Che
fa!?!-
Restituì
la spada al
legittimo proprietario -Fai un passo e li ammazzo tutti. Tanto non
avranno più
nulla da difendere dopo questa notte, non credi anche tu che
diventeranno
inutili?!- concluse con una risata di scherno.
-Quello…
non è umano!-
-Ci
hai preso capitano,
Takasugi è un demonio nero.- Gin volse il capo a Sogo -Hai
il bazooka con te?-
-Come
sempre!-
-Che
vuoi fare Gin?-
domandò Kagura.
-Fermare
Takasugi.-
-Hanebata,
tieniti pronto
ad ucciderli. Sajima, tu tieni d’occhio i nostri amici.-
-Come
vuoi Takasugi, anche
se lo sai che non mi piace combattere in prima persona.-
-Certo
Shinsuke!-
Takasugi
aggirò il gruppo
di ostaggi andando al piedistallo della leggendaria spada.
-Spero che le divinità ci perdonino per
questo! Fuoco a volontà!!!-
All’ordine
di Kondo Sogo e
Kagura spararono colpi a ripetizione verso il soffitto.
-Che
diavolo fanno!?!-
Sajima non capiva.
I
boati delle esplosioni
fecero tremare l’intera struttura e nella vasta sala si
riversarono detriti e
polvere.
-Tsk,
si sono mossi!
Hanebata, ammazza i monaci!- gridò Shinsuke impugnando la
Kusanagi.
Lo
stratega mosse un
fendente verso le teste di due ostaggi, ma la sua lama cozzò
contro quella del
vicecomandante che gli si era materializzato davanti
all’improvviso -Cos…?! Da
dove arrivi?!-
-Sarò
come la tua ombra! Sei
in arresto!!-
-Devo
fare tutto io…-
Takasugi non fece nemmeno in tempo a spostarsi, vide solo
un’ombra calargli
addosso. Alzò di scatto la testa e la spada che brandiva,
giusto in tempo per
attutire la steccata della bokuto di Gintoki.
Il
samurai dai capelli
argentati aveva approfittato del caos creato dalle esplosioni per
avvicinarsi
ai nemici; aveva saltato l’intero gruppo di bonzi atterrando,
agitando la
katana di legno, sul piedistallo vuoto, davanti a Takasugi.
-Sei
un dannato, Gintoki!
Non ti arrendi mai!!-
-Meno
male che mi
conosci!-
-Shinsuke!!-
Sajima vide
tutta la scena e immediatamente sfoderò la seconda pistola e
le puntò entrambe
vero Gin, ma prima che potesse sparare venne atterrata da un calcio
volante
-Aah! Chi è il bastardo!?-
-Io!!
Ti ricordi di me,
racchia?!- inveì Kagura, in piedi davanti a lei in posizione
da combattimento.
-Okita,
tu ed io pensiamo
agli ostaggi!-
-Come
vuoi, Kondo!-
Il
comandante si volse
alla sua sinistra -Shinpachi, tu aspetta il segnale di Gintoki!-
-Certo!-
rispose più
deciso che mai.
-Lascia
quella spada!-
-Ripensaci
Gin! Chi te lo
fa fare, eh?! Per quale futile motivo combatti questa volta?! Unisciti
a me e
saremo imbattibili!! Insieme metteremo questo Paese in ginocchio!-
-Mi
dispiace Takasugi, ma
un verme come te non può mettere in ginocchio proprio
niente!!- con decisione
Gin diede un calcio alla Kusanagi che sfuggì dalle mani
dell’altro roteando in
aria.
-Cos..?!-
-Ora
Shinpachi!! Ora!!!-
gridò Gin.
-Arrivo!!!-
il ragazzo
scattò verso l’amico per poter salvare la spada.
-Aaah!!-
rapido, Shinsuke
estrasse dal fodero assicurato al fianco sinistro la sua katana
vibrandola al
torace di Gintoki. Questi, pronto di riflessi, inarcò il
busto all’indietro
evitando di poco il colpo, che strappò un lembo della stoffa
del kimono.
Takasugi diede un calcio al piedistallo, facendolo precipitare a terra
assieme
al samurai.
-Ugh!!-
Nel
frattempo Kondo e Sogo
riuscirono a far allontanare tutti i monaci mentre Hijikata
intratteneva
Hanebata, discreto spadaccino ma sapeva il fatto suo.
Sajima
si era rialzata e
fronteggiava abilmente la ragazza Yato -Ti illudi se credi di poter
vincere
contro di me!!-
-Tu
parla troppo!-
-Aah!!-
con un braccio
bloccò a mezz’aria il calcio di Kagura,
immobilizzandola -E ora dì addio al tuo
capo!!- con un ghigno puntò una pistola dritta alla testa di
Gin e caricò il
cane.
-Ferma!!!-
spostò tutto il
peso sulla gamba a terra dandosi lo slancio, spostando il braccio di
Sajima
proprio mentre esplodeva il colpo. Il proiettile rosso colpì
la Kusanagi, che
stava precipitando, spedendola contro una parete e infine a terra
-Dannata
mocciosa!-
Shinpachi
raggiunse la
spada divina -Ce l’ho fatta!!-
-Dev’essere mia!!- Takasugi
superò Gintoki correndo verso il
ragazzo.
-Shinpachi,
sta giù!!- Gin
si alzò su un fianco lanciando la bokuto contro il
criminale, ma questi si
abbassò schivandola. La spada si schiantò contro
la parete con un rumore sordo.
-Gin,
l’ho pres… ah!!-
appena Shinpachi si voltò Takasugi lo afferrò per
il colletto facendogli
picchiare la schiena contro il muro in legno.
-Dammi
quella spada!-
-Mai!!-
ringhiò Shimura.
-Shinpachi!-
Gintoki
scattò appena vide l’amico in pericolo.
-Dammela
o sarà peggio per
te!- Shinsuke vibrò un fendente al braccio destro del
giovane, poi con la
stessa mano con cui impugnava la propria spada tentò di
avvicinare a sé la lama
della Kusanagi.
-No,
mai!!- insistesse
lui, resistendo al dolore.
-Ti
ho detto di.. ugh!!-
un braccio si strinse al collo di Takasugi, quasi a togliergli il fiato.
-Allontanati,
o ti spezzo
il collo.-
-Gin!!-
-Ahahah…
Gintoki, tieni
così tanto a questo ragazzino?! Allora morirete assieme!!-
con un rapido
movimento del braccio lo ferì al fianco destro con la lama
della katana.
Per
il colpo improvviso
Gin arretrò, trascinandosi Takasugi, che non era per nulla
deciso a lasciarsi
scappare la lama della leggendaria Kusanagi, la quale si
staccò di netto
dall’elsa stretta forte da Shinpachi. -No…!!-
-Si…
si è rotta…-
Shinpachi non riusciva a credere ai suoi stessi occhi: gli era rimasta
in mano
soltanto l’elsa.
Gintoki
non perse tempo;
si sfilò dal fianco la spada del nemico e lo spinse via.
Takasugi si spostò dai
due di qualche passo, senza staccare lo sguardo dalla lama spezzata.
-Si è spezzata come nulla…
dannazione ora servirà a ben…- la
pupilla
nera fu attirata da un leggero particolare, quasi impercettibile. Un
sorrisetto
gli si dipinse in volto -Interessante…
Sajima!! Hanebata!! Andiamocene!!-
-…
cosa?!- si stupì
Gintoki.
-Cosa?!
Come ce ne
andiamo?!- obbiettò Sajima
-Abbiamo
ciò che ci
serve!! Non abbiamo motivo di stare qui!-
-Come
vuoi, Shinsuke. Mi
dispiace ragazzina, ti ucciderò la prossima volta!- spinse
via Kagura e
raggiunse il capo del Kiheitai.
-Tu
non vai da nessuna
parte, invece!!- inveì Hijikata trattenendo lo stratega
-Sei
un buon samurai, ma
non ho altro tempo da dedicarti.- lo allontanò con un
fendente e andò dagli
altri.
-Aspetta
Takasugi!!!-
Rivolse
a Gin un
sorrisetto divertito -Ho l’impressione che ci incontreremo
ancora Gintoki,
chissà.-
Una
nuvola di fumo invase
la stanza costringendo i presenti a coprirsi gli occhi e le vie
respiratorie
-Ach…
non si vede più
nulla!!-
-Che
successo…?!-
-È stato Takasugi… di sicuro
sarà già fuggito!-
Appena
il fumo si diradò
di Takasugi e il Kiheitai non v’era traccia, proprio come
aveva previsto
Gintoki.
Tutti
riposero le proprie
armi, restando a contemplare il vuoto e il silenzio di quella sacra
stanza
profanata da una violenta battaglia. Taia, il bonzo più
anziano entrò,
guardando tutti i presenti. -È finita?-
Hijikata
gli si avvicinò
-Sì, se ne sono andati. Ci dispiace per il caos creato
e… per il soffitto.-
Scosse
il capo -Non
importa, volevate proteggere la Kusanagi. A proposito,
dov’è?-
Il
vicecomandante si volse
a Gin, che a sua volta, tenendo una mano sulla ferita al fianco,
guardò
Shinpachi. Il ragazzo si sistemò per bene gli occhiali sul
naso e con decisione
camminò fin davanti al monaco, porgendogli l’unica
parte che erano riusciti a
salvare -L’elsa di Kusanagi.-
Taia
se la girò tra le
ossute e tremanti dita, contemplandola. Dallo sguardo non si riusciva a
capire
se era incredulo per averne in mano solo metà, o se era
sollevato perché quei
criminali non erano riusciti a prenderla intera -Solo
l’elsa… meglio che
niente…- disse infine -Infondo, era solo una
copia… non è nulla di troppo…
grave.- disse, restituendola a Shimura, anche se la voce tradiva la sua
convinzione.
-Ci
dispiace per tutto.-
il ragazzo si inchinò con rispetto, imitato da tutti.
-Non
importa… ora dobbiamo
costruire delle pire per i nostri fratelli morti.-
-Via
aiuteremo con la
legna.- si offrì Kondo, come se quel semplice gesto potesse
rimediare almeno in
parte alle vicende che si erano appena concluse.
-La
ringrazio, capitano.-
senza aggiungere altro il vecchio monaco Taia uscì dalla
stanza, raggiungendo i
suoi fratelli.