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Autore: axlrosespack    06/01/2012    4 recensioni
Il 26 Settembre 1979. Quella sarebbe stata una fotocopia di tutte le giornate già trascorse. Quella sarebbe stata la stessa pioggia di sempre. William sarebbe stato lo stesso di sempre. Sarebbe cambiato però qualcosa il giorno dopo?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And it's hard to hold a candle, in the cold November rain.

 
Non uscire per quasi un mese non era nei piani.
Ma mi sarei sentita comunque fuori dal mondo.
Quindi non cambiava nulla, né fuori né dentro.
William non avrebbe cambiato le cose.
Neanche lui riusciva a colmare il dolore per mia nonna, purtroppo.
Forse dopo un mese qualcosa era cambiato.
Lei mi sarebbe mancata comunque, per sempre.
 
November 5, 1979.
Avevo ripreso la vita di prima, buttata sul letto per mezza giornata.
E fuori pioveva.
 
Adesso basta. - Mia madre, spalancando la porta.
Di scatto mi alzo dal letto, io la guardavo sorpresa.
 
Ma dove sei finita? - Mia madre con le lacrime agli occhi.
Ma che.. .? - Io, come una rimbambita.
Eri un' altra un mese fa, e tu, quel ragazzo, io, cosa, perché ti comporti così? Eri cambiata e ora, ora cosa? Un cazzo e io un cazzo. - Mamma.
Erano parole sconnesse, senza collegamenti logici fra loro, non si capiva cosa voleva dire.
 
Capii, che stupida.
 
Nonna mi regalava più parole di quanto non facessi tu. - Io.
Lei aveva inspirato aria e si era bloccata, e anche le lacrime.
Si siede su quella stupida sedia nella mia stanza e comincia a piangere.
 
Non posso controllare le tue lacrime.
Smettila.
Odio chi piange.
Odio me stessa quando verso acqua dagli occhi.
Chi piange è stupido, vuol dire che non vuole cercare di andare avanti.
Le lacrime non hanno mai salvato nessuno.
Le lacrime non salvano nessuno. - Io, fredda.
E tu riprenditi quello che non volendo stai perdendo. - Mamma.
Vorrei solo quello. - Io.
Stiamo sbagliando a mettere la matita sulle righe. - Mamma.
Non ti prometterò nulla. Non ti dirò che tornerò quella che ero un mese fa. 
Le cose verranno da se, come la pioggia scende senza comandi di nessuno. - Io.
Una stupida vecchia non imparerà a non piangere più, anzi andando avanti lo farà ancora di più.
Solo che hai ragione, non c'è motivo di piangere. - Mamma.
Sorridiamo.
Hai paura ora? - Io.
Non farò il primo passo. - Mamma.
Le cose verrannò da se. - Io.
Everybody needs some time, on their own. - Io.
Lei sorride.
 
Ciao. - Mamma.
Si alza dalla sedia e si avvia verso la porta.
Grazie per qualcosa. - Io.
Sorride di nuovo e se ne va.
 
La porta si chiude e poggio di nuovo la testa sul cuscino.
Porto le mani alla nuca facendo incrociare le dita.
Passano le ore, senza pensare a nulla.
Pensieri vaghi.
Tutte cose stupide.
Di certo c'è solo una cosa, un giorno morirò e starò per sempre bene.
 
21:15.
Sento ancora sbattere la pioggia sull'asfalto.
Guardo attraverso la finestra.
Le goccioline che scorrono sul vetro lentamente.
E la pioggia fuori cade come se mi volesse dimostrare qualcosa.
Vicino alla quercia c'era William.
Qualcosa era caduto sul mio stomaco, o erano quelle stupide farfalle, come le chiamano quelle ragazzine stupide innamorate. 
Ah già, ma ora lo sono anch'io.
Sempre la stessa stupida.
Prendo una candela, la accendo e mi alzo dal letto, scendo giù, in cucina.
Mia madre alza lo sguardo, io la intravedo per mezzo secondo, apro subito la porta ed esco.
Mia madre avrebbe pensato qualcosa dopo, di sicuro.
Fuori non c'era luce, tenevo la candela con la mano sinistra e con la mano destra coprivo la fiamma, come a formare una cupola.
Cammino per cinque metri, mi avvicino alla quercia.
William è poggiato alla quercia, ha i capelli quasi bagnati.
Guardava il lago, o guardava senza guardare pensando.
Forse sente la presenza della mia ombra su di lui.
Gira il suo volto verso di me.
Qualche goccia d'acqua gli sfiorava il viso.
Si vedeva solo la sua fossetta sinistra, sorrideva a metà.
 
And it's hard to hold a candle, in the cold November rain. - Disse lui.
Una frase semplice, piena di troppo significato.
Ma non ci arrivavo.
Se la pioggia ci desse un attimo di tregua, non l'avrei presa. - Io.
Lui sorride.
Vieni qui. - Lui.
Aveva pronunciato due parole stupide, che non avrei sostituito con una frase fatta di parole da togliere il fiato.
Mi siedo di fronte a lui, sempre con le gambe incrociate.
Lui avvicina il suo volto e prende con la sua mano destra la mano in cui avevo la candela e poggia la mano sinistra sulla fiamma.
Non riuscivo a pensare a nulla.
D'un tratto sentii il leggero tocco del cotone della sua bandana sulla mia fronte.
Due secondi dopo -
Sentii come fuoco sulle mie labbra.
Erano le sue che sfioravano le mie.
Sentivo la loro delicatezza stonare le mie labbra, il calore, come acqua che spegne fuoco, ed innocenti, mi sentivo inebriata per una seconda volta.
Ero libera da ogni cosa, come se avessi appena finito di sgozzare una bottiglia di Jack Daniel's.
Non sapevo cosa significasse fare quel gesto, gli occhi si erano chiusi involontariamente.
William non sapeva che io stavo bene.
William continuò a tenere le sue labbra sulle mie per un minuto, le mie dipendevano dalle sue, movimenti sconnessi, voglia di qualcosa di proibito. 
Lo volevamo tutti e due ma sapevamo qual era il giusto da fare in quel momento.
Le nostre labbra soffrivano, e anche noi al nostro interno, volevamo di più quando ancora non era il momento.
Le nostre labbra si separano.
Silenzio per una manciata di secondi.
Lui sapeva tutto quello che avevo provato, solo di una cosa ero incerta.
Ti amo. - Disse lui.
Dal giorno in cui ti ho donato i miei occhi. - Io.
Lo giuro. - Lui.
Per sempre piccolo Will. - Io.
Lui sorride.
Non si sa dopo cosa sia successo, ma io sentivo lui e lui sentiva me.
Sweet child o' mine. - Disse lui.
E niente.
 
  
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