06/01/2012
4 recensioni
"La famiglia è il test della libertà,
perché è l'unica cosa che l'uomo libero
fa da sé e per sé."
La pace assoluta era ció che sentivo ed era la musica piú piacevole che conoscessi nella mia vecchia casa e adesso ero in grado di sentirla anche quí nonostante trascorressi poco del mio tempo nella precedente abitazione.
Avrei voluto starmene nella posizione in cui mi trovavo per sempre: sdraita su un letto, il mio. Solo che non ero nella mia vecchia camera non avevo piú pareti rosse su cui attaccare i miei poster, le mie foto e non avevo piú i miei 'angoli preferiti' che ritenevo sacri nella mia vecchia camera.
Mi ritrovavo in una stanza dipinta di rosa ovviamente appartenuta ad una bambina precedentemente, era tutto spoglio e le pareti sembravano volermi urlare di coprirle dallo loro nudità.
Era tutto cosí diverso quí a Londra da mio padre. Prima vivevo in un piccolo appartamento in Toscana con mia madre e il suo compagno che mi avevano scaricati quí. Sì, mi piaceva pensarla cosí. Il motivo reale per cui io mi trovavo quí era semplice e anche un po' banale. Non sopportavo mia madre la trovavo una donna stupida e ringraziavo sempre di non essere come lei. Apparte tutto i miei si erano separati da 3 anni non fu difficile per me accettarlo litigavano sempre, mi chiedevo sempre come avesse fatto mio padre, grande uomo di successo, con un buon lavoro, architetto e un così ammalliante fascino a sposarsi una come mia madre, sciatta, attaccata ai soldi e in più lo tradiva pure, lo avevo sempre detto che non era una donna con un grande cervello sono sicura che se trovassi il punto giusto per aprirle la testa con una sola botta secca non troverei niente di più della polvere lì dentro. Per mia fortuna adesso che avevo 16 anni e potevo scegliere dinanzi ad un giudice se restare con mia madre e Diuk, il suo compagno o mio padre e la sua di compagna. Il giudice precedentemente aveva creduto che per me fosse meglio andare a vivere con mia madre anzichè con un uomo affidabile e con un lavoro come mio padre, portarmi a Londra non era una buona scelta secondo lui, poi si sa nell' affidamento la madri hanno sempre la meglio. Apparte tutto adesso mi trovavo a Londra e dovevo ancora conoscere Reachel, la moglie di papà, ma adoravo mio padre quindi quel giorno non esitai un secondo a scegliere lui. Anche se si era trasferito cosí lontano da me, ci eravamo sempre sentiti gli volevo un gran bene e avrei sopportato qualunque matrignaccia pur di passare almeno altri 2 anni della mia vita con lui. I miei pensieri furono interrotti quando mio padre irruppe nella mia nuova camera con un' altro scatolone.
« Ecco, questo é l' ultimo. » aprii gli occhi di scatto, mi tirai su da letto a baldacchino e sorrisi a mio padre che si sedette affianco a me.
« so che non ami il rosa, ma la camera era di Lottie e... »
« tranquillo papà. » lo interruppi.
« Beh, potremmo dipingerle sabato insieme se ti va. » disse tutto d' un fiato insicuro della mia reazione. Mi si illuminó il viso e lo abbracciai, questo bastó a tranquillizzarlo.
« adesso fatti una doccia, sistemati e scendi appena puoi, ti devo presentare gli altri 3/4 della famiglia. >> Sorrisi anche se poco entusiasta all' idea.
Non sopportavo di avere degli occhi puntati addosso per troppo tempo e avrei preferito trascorrere del tempo sola con mio padre, ma ero io quella che si doveva abituare non loro. Sostanzialmente ero io 'l'intrusa' in casa loro, in quella sua 'nuova' famiglia.
Era tutto cosí diverso quí a Londra da mio padre. Prima vivevo in un piccolo appartamento in Toscana con mia madre e il suo compagno che mi avevano scaricati quí. Sì, mi piaceva pensarla cosí. Il motivo reale per cui io mi trovavo quí era semplice e anche un po' banale. Non sopportavo mia madre la trovavo una donna stupida e ringraziavo sempre di non essere come lei. Apparte tutto i miei si erano separati da 3 anni non fu difficile per me accettarlo litigavano sempre, mi chiedevo sempre come avesse fatto mio padre, grande uomo di successo, con un buon lavoro, architetto e un così ammalliante fascino a sposarsi una come mia madre, sciatta, attaccata ai soldi e in più lo tradiva pure, lo avevo sempre detto che non era una donna con un grande cervello sono sicura che se trovassi il punto giusto per aprirle la testa con una sola botta secca non troverei niente di più della polvere lì dentro. Per mia fortuna adesso che avevo 16 anni e potevo scegliere dinanzi ad un giudice se restare con mia madre e Diuk, il suo compagno o mio padre e la sua di compagna. Il giudice precedentemente aveva creduto che per me fosse meglio andare a vivere con mia madre anzichè con un uomo affidabile e con un lavoro come mio padre, portarmi a Londra non era una buona scelta secondo lui, poi si sa nell' affidamento la madri hanno sempre la meglio. Apparte tutto adesso mi trovavo a Londra e dovevo ancora conoscere Reachel, la moglie di papà, ma adoravo mio padre quindi quel giorno non esitai un secondo a scegliere lui. Anche se si era trasferito cosí lontano da me, ci eravamo sempre sentiti gli volevo un gran bene e avrei sopportato qualunque matrignaccia pur di passare almeno altri 2 anni della mia vita con lui. I miei pensieri furono interrotti quando mio padre irruppe nella mia nuova camera con un' altro scatolone.
« Ecco, questo é l' ultimo. » aprii gli occhi di scatto, mi tirai su da letto a baldacchino e sorrisi a mio padre che si sedette affianco a me.
« so che non ami il rosa, ma la camera era di Lottie e... »
« tranquillo papà. » lo interruppi.
« Beh, potremmo dipingerle sabato insieme se ti va. » disse tutto d' un fiato insicuro della mia reazione. Mi si illuminó il viso e lo abbracciai, questo bastó a tranquillizzarlo.
« adesso fatti una doccia, sistemati e scendi appena puoi, ti devo presentare gli altri 3/4 della famiglia. >> Sorrisi anche se poco entusiasta all' idea.
Non sopportavo di avere degli occhi puntati addosso per troppo tempo e avrei preferito trascorrere del tempo sola con mio padre, ma ero io quella che si doveva abituare non loro. Sostanzialmente ero io 'l'intrusa' in casa loro, in quella sua 'nuova' famiglia.