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Autore: DarkChan    06/01/2012    4 recensioni
ciao a tutti!
in questa fan fiction voglio provare a scrivere una storia su Kurapika e....!
leggetee!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurapika
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Le disse sorridendo. Lei ancora piangendo alzò la testa per guardarlo come per dire “è vero” quando però…! Mentre Kita stava alzando la testa Kurapika si accorse che…! Eh, eh… Kurapika si accorse che aveva gl’occhi scarlatti!!
Sgranò gli occhi dallo stupore. Come poteva essere che avesse quel colore negli occhi?! Infondo aveva visto tutta la sua gente esser uccisa, tutta! Ma allora…. Come poteva essere che avesse quegl’occhi così simili a lui?? Allora solo un’unica domanda occupava i suoi pensieri: “Chi è in realtà questa ragazza?? Come fa ad avere gli occhi scarlatti se non si è salvato nessuno da quella strage… a parte me…?”
“oh! Mi scusi!”
 Disse Kita asciugandosi le lacrime rimaste.
“Ha visto i miei occhi..? beh… ora? Ora si metterà anche lei a prendermi in giro e a sputarmi in faccia?!”
Disse guardando il materasso
“No.”
Rispose Kurapika.
“Io non la potrei mai prenderla in giro… per… per motivi personali…”
Disse mentre si girava e si alzava verso la porta. Intanto Kita pensava: “Perché, perché! Perché non mi dice niente di lui!! Uffa… io come faccio a sentirmi meglio con uno che si chiude come se fosse… come se fosse… un vecchio riccio!!! Però… però forse… forse lui ne sa qualcosa del mio problema! Magari sa come curare questo mio colore degli occhi snaturale!” allora chiese a Kurapika, con molta timidezza:
“Scusi… ma-magari lei… magari lei sa come curare questo mio colore degl’occhi snaturale..?”
Kurapika si girò sconvolto. Come poteva dire che gli occhi scarlatti erano “Una malattia” chissà che cosa deve aver passato per dire una cosa del genere… poi Kurapika sempre fissandola disse:
“ Perché la definisci una malattia?”
“Perché sono l’unica a cui si trasformano gli occhi… non ho mai conosciuto nessun altro che abbia avuto gl’occhi color rosso…”
“Cavolo… si vede che deve esser proprio svenuta ieri… perché ricordo di aver avuto gli occhi rossi… o forse sono io che sto impazzendo..!”
Pensò Kurapika. Poi si girò e verso la porta e le fece cenno di venire con lui. Lei annuì e vestita e pettinata uscì con Kurapika.
“Dove stiamo andando di preciso?”
“Alla locanda, devo sistemare due cosette.”
“Alla locanda?! No caro mio! Io la dentro non ci entro più! Anzi si! Ci tornerò e mi auto licenzierò!”
Mentre Kita parlava Kurapika pensava di gran lunga ad altro, fin ché non giunsero davanti alla locanda che emanava un odorino come la prima volta che ci era entrato. Kita la guardava male, non ci voleva entrare, non sapeva ancora come affrontare il capo… e aveva paura…
Entrarono. La cameriera che aveva servito al tavolo Kurapika la volta scorsa era corsa davanti a loro e disse:
“Oh! Bene signorino è tornato! Vuole un tavolo lib…”
Si fermò quando vide la ragazza che era entrata dietro di lui.
“Kita…”
Mormorò… dopo di ché, non avendo ricevuto risposta, batté in retro fronte e se ne andò da un’altra cameriera.
(Cameriere)
“Hai visto?”
“Cosa..?”
“Il ragazzo figo a cui avevo servito i tavoli l’altra volta è con quella poveraccia!”
“…Si, è vero! Ora che me lo fai notare è vero!”
“Non ci voglio neanche pensare che a uno come lui piacciano le ragazze sporche e puzzolenti!”
“Già! Ma, magari… magari non è che è venuto qui con quella la per farsi vedere da te?!”
“Dici?!”
Disse imbarazzata

“Si, si! Mica mi avevi detto di aver fatto colpo?”
“Si, però…”
“Dai prova! Vai li e fatti valere, e intanto guarda come si comporta!”
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Intanto Kurapika era andato al bancone dicendo di voler parlare con il capo del locale molto urgentemente. E la cameriera di servizio li aveva indicato una porta. Kurapika e Kita andarono di fretta verso la porta del capo. Quando ad un tratto li si parò davanti la cameriera che lo aveva servito al tavolo.
“Non mi ha risposto prima, cosa desidera?”
“Solo parlare con il vostro capo e nient’altro, per favore ci può far passare?”
“Oh, ma chi vedo li dietro che si nasconde! Ciao sfacciatella!”
Disse a Kita facendo finta di non aver sentito ciò che Kurapika le aveva detto prima.
“Cosa c’è? Ti nascondi?? Hai paura???”
“La prego, la smetta. Ci lasci stare.”
Intervenne Kurapika. La cameriera si girò guardandolo negl’occhi.
“M-ma… io… io ero solo venuta per sapere cosa desiderava… come potevo servirla…”
E così dicendo se ne andò con le lacrime agl’occhi.
“O… signorina aspetti..!”
Tentò di fermarla Kurapika, ma lei sembrava non averlo neanche sentito.
“A… cavolo! Kita non ascoltare di quello che dice. Io sono convinto che non è vero nulla.”

Lei annuì arrossendo un po’. Dopo aprirono la porta ed entrarono.
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CAMERIERE
“Hei?? Hei?? Se ne sono andati nella stanza del capo.”
La cameriera smise di piangere di colpo. Si vedeva che stava fingendo. Poi si girò verso l’amica con cui si era confidata poco prima dicendole:
“Come sono andata, si capiva che lo stavo facendo apposta??”
“No, sembravi arrabbiata perché non ti aveva risposto…!”
Le rispose ridendo sotto ai baffi.
“Comunque che t’a detto?”
“Non capisco… non capisco! Come mai prima si dimostra scontroso e protettivo verso la stracciona, e poi tenta di fermarmi quando fingo di piangere… dimmi, tu che ne pensi?!”
“Beh… secondo me fa una specie di tira e molla… devi insistere.”
“Bene, se me lo consigli tu, mi fiderò.”

E così dicendo fissò la porta facendo un sorrisino malizioso.
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Dopo 20 minuti circa uscirono dalla stanza del capo Kurapika e Kita. Che non passarono inosservati agl’occhi della cameriera “maliziosa”. Mentre si incamminavano verso l’uscita del locale un omino piccolo e magro chiamò 4 persone, tra cameriere e omoni. I quali si chiedevano come mai proprio loro erano stati chiamati. (tra questi c’era anche la cameriera maliziosa). Usciti dal locale, (Kurapika e Kita),  si guardarono. Poi Kita si mise a ridere!
“Ha, ha, ha! Kurapika ce l’ho fatta! Ora si che avranno dei pentimenti di quello che hanno fatto! Ha, ha, ha!”
“Si…! Davvero! Ora avranno dei seri ripensamenti!”
“Beh… io da sola non avrei neanche avuto la forza di reagire, quindi devo tutto a te! Grazie mille Kurapika, sei… sei un amico!”
“Nulla. L’ho fatto con piacere. Anche io… diciamo… sono come te!”
E così dicendo si incamminarono verso la grande città di York Shin City
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