Che dire, al solito…GRAZIE! E poi, particolarmente, un bacione a frodina187, Lili, Lella, Eldariel, Mandy, Moon, Dolcemaia, kia.linus87, Keira, Sindar, Persephone, JulyAneko, Kaori28, Itsuki86…siete MITICHE! Ma ora, vi lascio alla lettura del mio capitolo dove, finalmente, quei due si daranno una bella svegliata!!! Alla prossima!^^Bacini Shi*
Capitolo
28.
Prima di affrettare conclusioni, conta fino a 10...
Mancavano pochi
giorni al ritorno in America, così volevano trascorrere nel migliore dei modi
quegli ultimi attimi insieme. Da quando Elijah ed Amina avevano chiarito ogni
cosa, il morale di tutti sembrava essersi risollevato improvvisamente.
Quest’ultima, in particolare, aveva pensato ad un finale a sorpresa. Approfittò
di un raro momento di tranquillità per parlarne con gli altri.
“Sentite ragazzi,
visto che mancano cinque giorni, perchè non ci trasferiamo da un’altra parte?”
Esordì, addentando una fetta biscottata.
“Trasferirsi? E per
andare dove?” Chiese Christy, un po’ stranita.
“Beh, io avevo intenzione
di portarvi a vedere l’isola d’Elba ma, in seguito, ho avuto un’altra
idea...che mi attira molto di più!”
“Sai benissimo che
ti odio, quando parli per enigmi!” Disse Orlando, grattandosi distrattamente la
tempia destra.
“Andiamo! Vi facevo
molto più attivi! Da quando siamo arrivati non fate altro che passare da un
divano all’altro! Un po’ di allegria!”
“Amy, hai mai
pensato di farti una vita?” Disse Elijah, scherzosamente.
“Uffa! Siete
veramente noiosi, quando vi ci mettete. Volete sapere a cosa ho pensato?” Gli
altri annuirono “Ebbene, nel parco naturale dell’isola d’Elba ha aperto un
nuovo agriturismo...cibo e camminate a stretto contatto con la natura! Che
dite, vogliamo andarci? Sarebbe soltanto per due o tre giorni, il tempo di
restare a contatto con le creature dell’universo!”
“Ti dirò, mi sembri
una di quelle naturaliste incallite…però come idea non è male. Come ci
organizziamo per andare? Voglio dire, con le camere, i vestiti, ecc.” Disse Ob,
sorridendo.
“Ho sentito che ci
sono dei piccoli cottage, per due persone. L’isola non è grandissima e si può
girare tutta in bicicletta. Quanto ai vestiti, beh, non c’è bisogno di portare
della roba pesante. Siamo a metà maggio e, qualche maglietta a maniche corte e
dei pantaloni leggeri saranno sufficienti. Per andare, dovremo prendere un
traghetto ma il viaggio non sarà eccessivamente lungo, al massimo un’ora e
mezzo.”
“A me sembra una
bella trovata. Voi che ne dite?” Gli altri due risero, compiaciuti.
“Allora è deciso,
tutti all’isola d’Elba!!!”
I preparativi per la
partenza furono immediati. Ognuno di loro preparò una piccola borsa con tutto
l’occorrente: magliette, pantaloni, calzini, scarpe, soldi, telefono e via
dicendo. L’agriturismo non era particolarmente caro e, l’idea di stare immersi
alla natura, non dispiaceva proprio a nessuno. Quando si trovavano a Los
Angeles, avevano poco tempo da dedicare ai loro istinti più…fanciulleschi.
Raramente andavano nei parchi e, quando ci andavano, non era certo perché
volevano svagarsi. Così, la mattina dopo, di buon ora, presero un taxi e
partirono alla volta di Livorno, il porto più vicino da Firenze. Si erano
alzati piuttosto presto e, di conseguenza, erano tutti in stato comatoso. Non
appena si imbarcarono, ognuno di loro si trovò il posto più comodo per
appisolarsi; chi sulle panche fuori, chi appoggiato alla ringhiera, chi sopra
la propria valigia. Non appena approdarono, si diressero subito
all’agriturismo, sperando di riuscire a trovare posto. L’uomo che gestiva la
baracca non doveva avere più di quaranta anni.
“Buongiorno, in cosa
posso esservi utile?” Disse, guardando quella strana gente.
“Salve. Vorremmo
chiederle se avrebbe da affittarci due cottage. Magari un po’ nascosti dagli
altri, per non essere disturbati.” Conversava con Amina, l’unica che parlava
italiano.
“Ce ne sarebbero
quattro, per vostra fortuna. Non è ancora alta stagione e, di conseguenza,
abbiamo molti posti liberi. C’è il numero 47, il 79, il 117 (^^NdShizru117) e
il 129. I primi due si trovano sul lato est, piuttosto vicini al ristorante.
Gli altri, invece, sono un po’ più lontani, nascosti tra gli alberi.”
“Penso che
prenderemo il 117 e il 129, non vogliamo essere disturbati più del necessario.”
“Come preferite. Se
andrete alla reception, verserete la cauzione e la segretaria vi affiderà le
chiavi, dicendovi dove dovete andare. In caso di problemi, rivolgetevi a me
oppure ai miei figli. Buona permanenza.”
Dopo aver detto
questo, se ne andò, stringendo la mano a tutti quanti. Gli altri tre, che non
avevano capito una parola della discussione tra l’uomo ed Amina, si guardavano
attorno piuttosto circospetti. Quando non ci fu più nessuno vicino a loro,
cominciarono a calmarsi.
“Allora Amy, che ti
hanno detto?” Chiese El, un po’ curioso.
“Dato che non vorrei
delle scocciature, e penso anche voi, ho preso due cottage nascosti più
all’interno del parco. Io e Christy andremo sul numero 117 mentre tu ed Orlando
prenderete il 129. Obiezioni?”
“Veramente sì…”
Disse l’altra ragazza.
“C’è qualche
problema Cry? Se vuoi possiamo prenderne altri, magari un po’ meno fuori mano…”
Rispose Amina, piuttosto preoccupata.
“Non è per quello.
Vedi, ieri sera ho avuto una piccola discussione con David e, visto che Elijah
lo conosce molto bene, vorrei poter parlare un po’ con lui. Se a voi due sta
bene, io vado in camera con lui.” Il suo viso si rabbuiò all’improvviso.
“Sì, ma scherzi!
Certo che puoi andare con lui. Magari dopo vengo a vedere come stai, va bene?”
Era seriamente preoccupata.
“Grazie. Andiamo El,
prendiamo le chiavi del 129.” E lo prese per mano, portandoselo via. Nel
frattempo, Orlando ringraziò il cielo per un’occasione come quella. Non sapeva
se Christy diceva la verità o meno ma, in ogni caso, era stata come manna dal
cielo. Aveva la possibilità di passare due intere notti con Amina, da solo,
senza nessuno a rompere.
“Noi cosa vogliamo
fare? Andiamo a prendere le chiavi?” Disse il ragazzo, mettendole una mano
sulla spalla.
“Certo, a meno che
non vuoi dormire fuori!” Rispose lei, secca. Era molto agitata. ‘Accidenti a
quello scemo di David! Ma quando torno in America gliele suono…’ pensò, al
culmine della rabbia.
In breve tempo,
ognuno di loro si era sistemato e, fortuna volle che ogni cottage era
ammobiliato con un letto matrimoniale, due armadi, un bagno completo di tutto,
un piccolo tavolino e un balconcino che dava sulla natura. Non appena vide il
letto, ad Orlando venne una ginapectoris! Doveva PER FORZA dormire con lei, a
stretto contatto, e ciò non faceva altro che aumentare la sua eccitazione, che
già era alle stelle. Ripose i suoi vestiti nell’armadio e sistemò le scarpe
fuori dalla porta, infilandosi ai piedi un paio di ciabatte infradito,
decisamente più comode. Quando ritornò dentro, notò che Amina se ne era già
andata, lasciando le sue cose distrattamente all’entrata. Per un momento ebbe
un attacco di panico e così, preso dall’agitazione, corse fuori a cercarla.
“Amina! Amina! Amy!
Dove diavolo ti sei cacciata?” Camminava senza sosta e senza direzione, stava
seguendo la scia del suo dolce profumo. Fin quando la vide.
Era in piedi davanti
ad un laghetto, con un mazzo di fiori in mano. Stava dicendo qualcosa di
incomprensibile, per lui, e dopo aver fatto il gesto della croce, lasciò cadere
le piante in acqua. Il suo vestito azzurro veniva scompigliato dalla dolce
brezza del primo pomeriggio.
“Come mai sei qui?”
Disse lui, con tono tranquillo. Aveva capito che era un momento importante per
lei.
“Oh? Ciao Ob…perché
anche tu qui? Credevo di averti lasciato nel cottage…” Rispose lei, senza
nemmeno voltarsi.
“Ho visto che non
c’eri e così mi sono preoccupato. Cosa significano quei fiori in acqua?”
“E’ l’anniversario
della morte di mio padre. Quest’anno non sono potuta andarlo a trovare e così,
in sua memoria, ho recitato una preghiera e ho dato a madre natura quei fiori. Era
un modo come un altro per fargli capire che non mi sono dimenticata di lui.” Si
girò, aveva un’espressione dolcissima. Lo guardava intensamente, con i suoi
occhi nocciola e i capelli rossi che le andavano distrattamente sul volto.
“Capisco come ti senti.
Anche mio padre è morto, quando io avevo solo quattro anni. Ho pochissimi
ricordi di lui, ero ancora troppo piccolo per ricordarmi il suo viso. Mia madre
mi diceva spesso che era un uomo fantastico, dolce e premuroso.” Si mise
accanto a lei, a guardare l’acqua.
“Ogni tanto mi
chiedo come mai Dio ci porta via le persone più care…che sono più innocenti di
tante altre che meriterebbero di morire.”
“Se tu camminassi in
un lungo sentiero e vedessi dei fiori, quali raccoglieresti? Di sicuro quelli
più belli. E’ quello che Dio fa con noi, anche se non capiamo le sue
motivazioni, le sue ragione. Lui sa che è giusto così, e non deve spiegare
niente a nessuno.”
“Forse hai ragione.
Però è bello ricordarsi sempre di una persona, anche se non ti è più vicina.
Non trovi?”
“Hai pienamente
ragione.” Orlando si fece più triste, era duro ricordarsi che non aveva più un
padre. “Mi faresti il favore di lasciarmi solo? Ho bisogno di riflettere…di
pensare a tante cose…” Aveva sempre cercato di dimenticarlo ma, ogni volta che
credeva di esserci riuscito, riappariva davanti a lui il viso di sua madre che,
quando parlava del marito morto, diventava dolce e gentile. Vedere Amina fare
quel gesto così semplice, eppure così pieno di significato, l’aveva
tranquillizzato. Eppure, gli spettri del passato continuavano a tormentarlo.
“Sì, fai pure. Io
torno al cottage a mettere a posto, ti aspetto là” Detto questo, se ne andò.
Orlando rimase lì, e
si sedette per terra. Vedeva le corolle dei fiori, gettati dalla ragazza,
muoversi senza senso nell’acqua. Non si era ancora accorto che una calda
lacrima gli solcava il viso. Per lui era duro ricordarsi della sua famiglia, di
quanto era stato preso in giro a scuola, a causa di suo padre, morto per i suoi
ideali. Rimase ancora a lungo così, finché non strappò alcune margherite e
recitò anch’egli una preghiera. Fece il gesto che Amina aveva fatto poco fa,
per ricordarsi sempre di coloro che non ci sono più. Preso da uno strano senso
di calma, si avviò verso il cottage n.129, quello di Christy ed Elijah. Aveva
voglia di sapere come si trovavano. Dopo aver bussato, si ritrovò un cuscino in
faccia.
“Ehi, ma vi pare
questo il modo di salutare gli amici?” Disse, un po’ arrabbiato.
“Oddio, scusami!
Pensavo fossi quel disertore di El! Prima mi ha sommerso di schiuma da barba e
poi mi ha spalmata di marmellata!” La ragazza sembrava piuttosto trafelata. Era
sporca come un bimbo e stringeva tra le mani un flacone di bagnoschiuma.
“Santo cielo! Avete
fatto un casino enorme!” Avevano sporcato dappertutto.
“Vallo a dire a quel
menomato del TUO amico! Perché con me non ha niente a che fare. A proposito, è
meglio che te ne vai prima di essere coinvolto nella nostra rissa.”
“Prima, però, vorrei
ringraziarti. Sei stata molto gentile a farmi andare con Amy, non saprò mai
come sdebitarmi.”
“Guarda che io ho
veramente un serio problema con David. Pensa che io lo tradisca.” Il suo volto
diventò subito triste e si accasciò sul pavimento.
“Mi dispiace,
pensavo che l’avessi fatto per me…non credevo…” Cambiò improvvisamente tono di
voce, sentendosi dispiaciuto della sua ultima affermazione.
“Sei un
insensibile!” Gli urlò lei, quasi alle lacrime.
“E adesso che
faccio? Senti, ti vado a chiamare Elijah…” Si girò per un attimo e, quando il
suo sguardo ritornò alla ragazza, la vide ridere sommessamente. “Che cosa
significa?” Chiese, piuttosto stupito.
“Che dovrebbero
darmi un oscar! Che interpretazione, che performance! Ecco a voi Christy
Anderson, la nuova stella del cinema!” Si alzò, sorridente.
“Sei una serpe! Mi
hai fatto prendere un colpo!”
“Andiamo, per così
poco?! Non stare qui a ringraziarmi e vai dalla tua amata, prima che ritorni lo
spumaiolo assassino! Vacci piano, mi raccomando, fate sesso sicuro!”
“Stupida!” Le urlò,
prima di uscire. Cry era veramente simpatica, se le si dava corda. Era un po’
meno espansiva di Amy ma era comunque molto allegra, dopo che aveva risolto la
faccenda con Mark Oaudesy.
Ritornò al suo
cottage con il sorriso sulle labbra. Si sentiva veramente rinvigorito. Quando
entrò, sentì che la sua coinquilina stava parlando al telefono.
“Ciao piccolo! Come?
Non ti devo chiamare piccolo? Va bene, basta che non ti alteri…dove sono? In
Italia…te l’avevo detto, ricordi? Se le cose vanno bene? A meraviglia…anche se
mi manchi da morire Dom…”
‘Dominic?’ pensò Ob
‘Come mai Amina sta parlando con Dominic?’. Era rimasto all’entrata,
origliando.
“Non ti sento…che
hai detto? Orlando? No, ancora non glielo detto. Eh? Sì, penso di farlo adesso
che siamo qua…altrimenti non ci riuscirò mai…sì…ok, ci sentiamo! Mi raccomando,
stammi bene mezzo scemo! Ciao…ciao.” E chiuse la chiamata con un sorriso
smagliante sulle labbra.
Orlando, che aveva
assistito a tutta la scena, era rimasto letteralmente di sasso. Come mai lei e
Dom parlavano di lui? Cosa avevano da dirgli? Non ci voleva nemmeno pensare.
Amina, nell’andare al bagno, lo vide.
“Ciao Ob. Adesso va
meglio?”
“Sì.” Rispose, molto
scocciato. Se ne andò a sedere con un diavolo per capello.
“Ma cosa ti è
successo? Hai fatto qualcosa?” Chiese lei, avvicinandosi, piuttosto
preoccupata.
“Niente.” Non la
stava nemmeno guardando.
“Andiamo, si può
sapere cosa ti è capitato? Come mai sei così scontroso?”
“Non mi è successo
proprio NIENTE!”
“Smettila di
prendermi in giro! Che diavolo hai fatto? Neanche fosse accaduto un disastro!”
“Lasciami in pace!”
“Adesso mi hai
stancato!” E alzò il suo viso, di modo che la guardasse negli occhi. “Dimmi
IMMEDIATAMENTE che c’è che non va!”
“Veramente sei tu
che dovresti dirmelo!” Rispose lui, acido.
“Io? Si può sapere
che mai ho fatto?”
“Cos’erano tutti
quei sotterfugi con Dom? Qual è quella cosa che dovete dirmi…andiamo, parla!”
“Hai ascoltato la
mia telefonata?” Disse lei, tra l’incredula e l’arrabbiata.
“E anche se fosse?
Mi dici cosa mi stai nascondendo?”
“Saranno anche
affaracci miei, non credi? Io non devo rispondere a nessuno di ciò che faccio.”
“Invece ESIGO di
sapere che mi stai nascondendo! Visto che c’entro pure io, no?”
“Te l’ho detto, non
sono cose che riguardano!”
“Ah, è così. Forse
ho capito…ti sei messa con Dom, nevvero? Cercate di dirmelo ma tu non sai come
fare…”
“Questa è la più
grossa assurdità che io abbia mai sentito.” Rispose lei, sorridendo
nervosamente.
“Dimmelo, dimmi che
sei innamorata di lui!”
“ MA NON E’ VERO!”
gli urlò.
“MA DAVVERO? A CHI
CREDI DI PRENDERE IN GIRO?”
“ORA STAI
ESAGERANDO, IO NON SONO INNAMORATA DI LUI!”
“PENSI DAVVERO CHE
IO TI CREDA?”
“CERTO CHE DEVI
CREDERMI, E’ LA VERITÁ!” Stavano urlando tutti e due.
“NON DIRE CAZZATE!”
“NON STO AFFATTO
DICENDO CAZZATE!”
“E SU QUALE BASE
DOVREI CREDERTI?”
“PERCHE’ IO AMO TE,
STUPIDO DEFICIENTE OTTUSO!” Detto questo, se ne andò sbattendo la porta.
Orlando era rimasto
fermo, guardando la porta, incredulo. Era innamorata di lui? Non riusciva
ancora a focalizzare bene. Poi realizzò che lei se ne era andata, chissà dove.
Cosa faceva ancora lì? Doveva trovarla, ad ogni costo!
CONTINUA...