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Autore: falcedellamorte    24/08/2006    9 recensioni
E' una harry/draco ed è la prima fanfiction che scrivo in assoluto. Harry e Draco dopo vari litigi verranno puniti e dovranno andare con hagrid nella foresta proibita a cercare 'qualcosa' che dopo aver ucciso parecchie creature magiche nella foresta aveva attaccato un allievo della scuola. I due ragazzi ad un ennesimo litigio si perderanno nella foresta e dovranno riuscire a sopravvivere ma soprattutto dovranno riuscire a convivere.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4: MISTERI E STRANI COMPORTAMENTI

Dopo aver lasciato Malfoy davanti all’ufficio del preside, Harry si precipitò nella sala comune di Grifondoro, impaziente di poter riflettere con calma sulla lettera che Hagrid aveva mandato a Silente. Una volta arrivato nella stanza, la trovò, con suo immenso sollievo, vuota. Non aveva idea di che ore fossero, ma immaginò che doveva essere molto tardi. Senza badarci, si sedette sulla sua poltrona preferita accanto al fuoco, tirò fuori il biglietto dalla tasca posteriore dei jeans e lo lesse di nuovo. Certo non gli diceva molto, ma almeno aveva avuto la conferma che qualcosa, nella scuola, stava succedendo, e che non era solo frutto della sua fervida immaginazione.

Passò tutta la notte ad analizzare quel messaggio, ma in qualunque modo rigirasse le frasi, non riusciva a cavarne fuori nulla. Alla fine il sonno ebbe il sopravvento e il ragazzo si addormentò sulla poltrona, in una posizione non proprio comoda.

Per sua sfortuna, venne svegliato poche ore dopo dalle prime luci dell’alba, con le ossa tutte indolenzite e con un senso di spossatezza addosso davvero opprimente. Sbadigliando, si alzò massaggiandosi il collo, controllò che ore fossero al suo orologio da polso e, cercando di non fare rumore, si intrufolò nella camera che condivideva con i suoi compagni.

Una volta che si fu lavato e cambiato, si sedette sul letto e rifletté su ciò che poteva fare: poteva scendere in sala comune e aspettare Hermione per andare insieme a fare colazione, oppure poteva andare da Hagrid e cercare di farsi dare qualche spiegazione. Neanche il tempo di aspettare un minuto ed Harry si stava già dirigendo a passo di marcia verso la capanna del mezzogigante.

L’aria aperta fu un vero toccasana per il Grifondoro, che grazie ad essa si svegliò completamente e si sentì subito meglio. Con un nuovo spirito, più sicuro e determinato, il ragazzo bussò alla porta della casa del guardiacaccia e aspettò che quest’ultimo gli aprisse. Ma i minuti passavano e Hagrid non si faceva vivo. Harry bussò di nuovo con più forza. Ancora niente. < Che stia ancora dormendo? > pensò il giovane, ritenendo la cosa piuttosto improbabile dato il lavoro di guardiacaccia dell’amico.

"Hagrid, sono io, ci sei?" disse il moro bussando per l’ennesima volta, ma senza ottenere risposta. Harry accostò l’orecchio alla porta per sentire se dall’interno provenisse qualche tipo di rumore, ma sembrava tutto silenzioso nella capanna. Pensò che se Hagrid stava dormendo e non si era destato con il suo bussare –in fondo non aveva la minima idea di quanto potessero avere pesante il sonno i mezzogiganti- almeno Thor avrebbe dovuto svegliarsi, e in quel caso avrebbe sicuramente iniziato ad abbaiare…e invece niente. Si spostò verso il lato della casa per provare se riusciva a vedere qualcosa dalla finestra, ma scoprì con delusione che c’erano le tende tirate. Fece un nuovo tentativo bussando ancora, ma, come nelle volte precedenti, non vi fu alcuna risposta.

Harry si avviò, mesto e un po’ preoccupato, verso il castello, chiedendosi dove potesse essere, o se fosse successo qualcosa, al guardiacaccia. Una volta entrato nella scuola, decise di andare direttamente in sala grande, anche se era ancora piuttosto presto. Nella stanza vi erano poche persone: alcuni alunni, tra i quali Hermione, e i professori Vitius e Vector. Il giovane si sedette accanto all’amica, le borbottò un "Ciao Mione" e iniziò a mangiare svogliatamente.

"Buongiorno Harry" rispose la ragazza un po’ incerta osservando il moro, che non sembrava proprio molto allegro.

Mangiarono in silenzio, salutando di tanto in tanto i compagni che si sedevano al tavolo, poi Hermione, preoccupata dal comportamento dell’amico in quei giorni e volendo fare un po’ di chiarezza in quella faccenda, decise di parlare.

"Harry…dove sei stato stamattina?"

"Eh?" chiese stupito l’interpellato, rimanendo con un boccone di salsiccia a mezz’aria.

"In sala comune non c’eri e Seamus mi ha detto che ti ha visto uscire molto presto oggi…dove sei andato?"

"Oh…vedi, mi sono svegliato molto presto e, visto che non riuscivo più ad addormentarmi, ho deciso di andare a fare una passeggiata per aspettare il momento in cui venire a fare colazione"

Questa, almeno secondo Harry, non era una bugia, o almeno in parte non lo era: era vero che si era destato presto ed era vero che era andato a fare una passeggiata. Certo il motivo della sua "passeggiata" non era precisamente quello che aveva raccontato ad Hermione e, certo, non le aveva detto che aveva provato a incontrare Hagrid per parlargli del biglietto che aveva trovato nell’ufficio di Silente la sera prima e che vi era stato mandato perché aveva litigato per l’ennesima volta con Malfoy, ma quella non era una bugia. Aveva solo omesso alcuni fatti, molti fatti, che non erano poi di particolare importanza. Harry si chiese come poteva pensare certe cose: aveva sognato la sua migliore amica morta, stava succedendo qualcosa di strano ad Hogwarts e lui non le raccontava nulla di quello che stava accadendo. Perché poi? Perché non le diceva la verità? Che cosa lo tratteneva? Il problema era che temeva che se avesse coinvolto qualcuno in tutto quello, il suo incubo si sarebbe avverato, ed era l’ultima cosa che voleva.

"Harry, sei sicuro di sentirti bene?" chiese Hermione, risvegliandolo dai suoi pensieri.

"Sì, certo, sono solo…un po’ stanco…stanotte andrò a letto presto, mi farò una bella dormita e domani sarò fresco come una rosa, credimi" rispose lui, cercando di sembrare rassicurante.

"Va bene" disse titubante Hermione.

Per tutta la durata della colazione, la ragazza continuò a lanciare occhiate furtive al moro, che era stranamente più silenzioso del solito ed era perso in chissà quali pensieri. Non riusciva proprio a capire quello strano e improvviso cambiamento dell’amico.

Quel giorno, più degli altri si intende, per Harry fu molto difficile concentrarsi durante le lezioni. I suoi pensieri erano sempre rivolti altrove, era distratto in ogni istante –ad Incantesimi era persino riuscito a dare fuoco per sbaglio all’abito del professor Vitius- e passava tutto il tempo a leggere quella lettera, come se dovesse comparire dal nulla un indizio che ad una prima lettura non aveva colto. A fine mattinata, aveva riletto quel pezzo di pergamena talmente tante volte che ormai ne sapeva il contenuto a memoria.

Giunta l’ora di pranzo, Harry ricevette una bella ramanzina da Hermione, che lui non ascoltò minimamente. Mangiucchiava qualcosa e intanto le rispondeva con frasi tipo "Sì, hai ragione Hermione", o "Mi dispiace, cercherò di prestare più attenzione d’ora in poi", e altre ancora, tanto per farle credere che la stesse seguendo, quando in realtà la sua attenzione era rivolta a ben altre cose. Mentre la ragazza continuava con il suo discorso, che era arrivato a "…devi essere più responsabile, non puoi continuare così…", il moro guardò verso il tavolo degli insegnanti e notò la mancanza di Hagrid, che era stato assente anche a colazione.

La mente di Harry cominciò a lavorare febbrilmente e sentì a malapena Hermione che gli diceva che andava a fare un salto in biblioteca prima dell’inizio della lezione. Le rispose un "Ah, ok" senza neanche guardarla e tirò fuori il libro di Incantesimi, dove aveva infilato la lettera alla fine della lezione.

Il livello di sopportazione di Hermione ormai era giunto quasi al limite, ma si trattenne dal lanciargli un incantesimo solo perché era un suo amico. < Perlomeno –si disse innocentemente la ragazza- ha deciso di studiare > e se ne andò.

Ma, in quel momento, lo studio era l’ultimo dei pensieri di Harry. Tirato fuori il famoso biglietto, ficcò con poca gentilezza il libro nella borsa e si dedicò, per l’ennesima volta, all’esaminare il messaggio. Rimase lì così fino a quando Seamus non lo chiamo per andare a Trasfigurazione e dovette infilare il biglietto nella tasca posteriore dei pantaloni. Arrivati davanti all’aula, dove trovarono già i Serpeverde, la maggior parte dei ragazzi cominciò a ripassare la lezione –era probabile che la McGranitt avrebbe interrogato quel giorno- mentre Harry, dopo aver visto che Hermione non era ancora arrivata, si fermò in mezzo al corridoio preso di nuovo a riflettere su quella faccenda, senza sapere che tutti i suoi movimenti venivano spiati da qualcuno.

"Dì un po’, rimarrai ancora a lungo lì impalato a contemplare il sedere di Potter? Se la risposta è affermativa, dimmelo, così smetto di essere turbato per la tua salute mentale" bisbigliò Zabini a Malfoy, in modo che nessun altro li potesse sentire.

"Eh? Cosa?" rispose il biondo distrattamente senza distogliere lo sguardo dal Grifondoro.

"…O forse dovrei cominciare a preoccuparmi per davvero" si disse Blaise ad alta voce mentre squadrava il suo compagno, che non aveva tolto gli occhi di dosso dal Bambino-che-è-sopravvissuto neanche un istante, in tutta la mattinata.

"Draco, hai sentito quello che ho detto?" riprese Zabini, determinato a farlo tornare in sé.

"Sì, certo" gli rispose l’interpellato, senza degnarlo di uno sguardo. L’altro lo squadrò scettico.

"Ti piace la Parkinson?"

"Sì, certo"

Ok, se prima il moro aveva il sospetto che il suo presunto interlocutore non lo stesse minimamente ascoltando, ora ne era più che certo. < A mali estremi… > pensò, sospirando.

"Posso andare a dire a Potter che lo ami alla follia e che vorresti portartelo a letto?"

"Sì, cer…COSA?!?!" esclamò Draco dopo aver registrato le parole dell’altro e girandosi di scatto verso di lui.

"Bentornato dal pianeta Potter, amico. Non sapevo che guardare le natiche dello Sfregiato fosse diventato il tuo nuovo passatempo. Ma d’altro canto, ora che non potete più prendervi a botte, questo è l’unico modo per stargli vicino: osservarlo da lontano! O meglio, osservare una certa parte del suo corpo da lontano" gli rispose Blaise beffardo.

"Io non gli stavo guardando il sedere!" disse Malfoy deciso e facendo una faccia disgustata, ma un lieve rossore che gli colorò le guance lo tradì.

"No, giusto, diciamo quindi che stavi esaminando attentamente e con particolare interesse il retro dei pantaloni della sua divisa scolastica, come se non ne avessi mai vista una, da circa cinque minuti e…trentasette secondi" ribatté Blaise con un mezzo sorriso, gettando una veloce occhiata all’orologio.

"Cosa fai, mi controlli?" replicò il biondo sulla difensiva.

"Sto solo cercando di capire come mai il qui presente Draco Malfoy, re dei Serpeverde, abbia trascorso tutta la mattina ad ammirare Harry Potter, Grifondoro per eccellenza, suo rivale da sempre"

"Non per il motivo che pensi tu!" disse Draco prima di riuscire a trattenersi. Il sorrisetto di Zabini diventò più ampio.

"Ah, sì? E, per curiosità, a quale motivo credi che io stia pensando?"

Malfoy distolse lo sguardo dal ragazzo davanti a sé e borbottò un "Lascia perdere".

< Come se non avessi capito che ti piace da impazzire > pensò Zabini, conoscendo già da tempo i sentimenti che l’altro continuava a rinnegare, facendo finta di nulla. Ma decidendo di stare al gioco del suo compagno, come sempre, disse: "Allora, mi dici perché gli guardavi quella precisa parte del suo essere o devo intuirne da solo la ragione?"

Il biondino gli lanciò un’occhiataccia ma, dopo un respiro profondo, gli disse: "Il biglietto che ieri ha preso dall’ufficio di Silente…l’ha nella tasca posteriore dei pantaloni"

"Come fai ad esserne così sicuro?"

"L’ho visto mentre lo metteva lì…e poi fa sempre così" gli rispose Draco, scrollando le spalle.

"D’accordo, eviterò accuratamente di chiederti come fai a sapere quella precisa abitudine di Potter, ma in ogni caso qual è il punto?"

"Il punto è che stavo cercando un modo per prenderlo!" sbottò Malfoy, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Blaise spostò lo sguardo da Draco a Harry e viceversa, e un’idea ‘diabolica’ gli saltò alla mente. < Se lo faccio –pensò- sono davvero un gran bastardo! >, sapendo già benissimo che l’avrebbe fatto di sicuro.

"Bhè, mi dispiace per te, ma finché rimane dov’è non riuscirai mai a prenderlo" disse, rivolgendosi di nuovo al suo compagno.

"Questo lo so anche io!" gli rispose di rimando Malfoy, piuttosto seccato.

"Su, amico, non ti abbattere; vedrai che prima o poi riuscirai a fregarglielo…Ora però è meglio entrare in classe, prima che arrivi la megera(la McGranitt)"

Così i due ragazzi si avviarono verso l’aula: il moro stranamente più allegro del solito, il biondo decisamente pensieroso e di pessimo umore. Draco era rimasto sveglio tutta la notte a riflettere sul comportamento insolito degli insegnanti ma non era giunto a nessuna conclusione, e senza quel biglietto non ce l’avrebbe mai fatta. Maledisse Potter e il suo vizio di mettere le cose che gli interessavano in luoghi per lui inaccessibili, e lo fece così intensamente, che non si accorse che qualcuno lo stava spingendo con forza in avanti. Se ne rese conto solo quando perse l’equilibrio e, per non cadere a terra, si aggrappò alla prima persona che si ritrovò davanti, senza sapere chi fosse.

"Cosa…" cominciò Harry, riportato alla realtà da un paio di braccia che si erano strette intorno alla sua vita e al suo torace. Leggermente in imbarazzo, si voltò, per quanto gli era possibile, cercando di vedere chi gli fosse caduto addosso e rimanendo folgorato nel riconoscere la testa bionda di Malfoy appoggiata alla sua spalla.

Dopo un attimo, il Serpeverde alzò il volto, incontrando gli occhi di smeraldo del Grifondoro, che lo guardava sorpreso e con un lieve rossore che gli colorava le guance. Senza volerlo, strinse la presa sul corpo di Harry, facendolo arrossire ancora di più. Dal canto suo, anche Malfoy si sentì avvampare per quel gesto non proprio da lui e per la vicinanza del moro, che lo metteva stranamente a disagio.

Cercando di rimanere calmo, il biondo spostò lo sguardo verso i loro compagni, che a quanto pare non si erano accorti di niente, troppo presi a fare altro, e incontrò quello di Blaise, il quale aveva un sorrisetto stampato sul viso che gli diceva di tutto e di più.

Imprecandogli mentalmente contro in più lingue e con la mezza idea –che stava per diventare un’idea completa- di schiantarlo –o peggio- non appena se lo fosse trovato davanti, riportò gli occhi su Harry, si raddrizzò riprendendo la sua solita compostezza –senza però lasciarlo andare- e gli disse, col tono più normale che gli riusciva in quel momento: "Buondì, Potter. Sai, mi era sembrato di non averti ancora salutato oggi…"

Evitando di puntualizzare il fatto che non l’aveva MAI salutato una volta in tutto il tempo che si conoscevano, il Grifondoro cercò di parlare.

"M-Malfoy, che…che diavolo stai…?".

Ma quest’ultimo, pensando che dato che ormai la frittata era fatta, valeva la pena rigirarla a suo favore, fece quel ghigno che sapeva far saltare i nervi all’altro e lo interruppe, dicendogli: "Tranquillo, Sfregiato, niente di sessuale…". Poi, notando che il viso del suo avversario era diventato più rosso dei capelli dei Weasley, gli bisbigliò ad un orecchio: "Cosa c’è? Ti piacerebbe che invece lo fosse?" e, sciogliendolo dalla sua presa, portò una mano sulla natica del moro sfilandogli, dopo un attimo, il tanto agognato biglietto dalla tasca dei pantaloni, senza che il proprietario se ne accorgesse, troppo sconvolto per poterlo fare.

Con un tempismo perfetto, la professoressa McGranitt comparve in fondo al corridoio e ordinò a tutti quanti di entrare in classe.

"Bhè, passa una buona giornata Potter" gli disse Draco dandogli una pacca sulla spalla come se niente fosse successo.

Una volta in aula, si sedette accanto a Blaise bisbigliandogli un "Ti uccido" a denti stretti.

"Perché? Cosa ho fatto?" ribatté il moro con voce angelica.

"Non osare fare il finto tonto con me!"

"Davvero, non so di cosa tu stia parlando. Non dovresti andare in giro ad accusare le persone, sai? E’ una cosa punibile a norma di legge…"

"Zabini!"

"Bhè, non capisco perché te la stia prendendo tanto. Dovresti ringraziarmi invece, dopotutto ti ho aiutato ad ottenere quello che volevi, no?" sbottò, non riferendosi propriamente al pezzo di pergamena che il suo compagno teneva in una mano.

"A proposito, sei tutto rosso lo sai?" aggiunse, guardandolo divertito.

"La prossima volta, prima di fare una cavolata del genere, avvisami, così mi tengo a debita distanza…e prega di non ritrovarti mai a tiro della mia bacchetta!" replicò Malfoy cercando di coprire il suo imbarazzo.

Harry raggiunse il suo posto e vi si sedette come un automa, senza riuscire a rendersi conto di nulla tranne che del comportamento del biondo Serpeverde. < O è impazzito del tutto, o si è completamente bevuto il cervello…ma la seconda porta alla prima, per cui… > pensò cercando di capire che cosa fosse preso al suo rivale e provando a ricordare come fosse finito in quella situazione. Si sentiva il viso in fiamme e il cuore gli batteva a mille. Continuava a chiedersi da quando in qua Malfoy gli facesse quell’effetto…ma soprattutto da quando, quest’ultimo, fosse diventato così sensuale.

Il Grifondoro scosse violentemente la testa: doveva smettere di fare certi pensieri!

< Però era davvero sexy quando mi ha…

No, Harry, piantala!!!

Mi sentivo talmente strano…

Quello è Malfoy!

…ero talmente imbarazzato…

…è una schifosa serpe strisciante…

…non riuscivo neppure a muovermi…

…un dannato furetto…

…continuavo a balbettare…

…un ragazzo presuntuoso e viziato…

…non mi era mai capitato di provare sensazioni del genere…

Dannazione, è Malfoy!

…Ma che mi prende? >

Era così intento a gestire le sue doppie personalità che fece un salto sulla sedia per lo spavento quando si sentì scuotere per un braccio. Si voltò di scatto e vide Hermione che lo squadrava preoccupata: non si era nemmeno accorto che era arrivata e che si era seduta accanto a lui.

"C-ciao Mione" balbettò Harry cercando di sembrare tranquillo.

"Harry…stai bene? Sei tutto rosso…"

"Ah…sì, sto…sto bene…è che…fa caldo…"

In quell’istante la lezione incominciò, distogliendo l’attenzione della ragazza da lui e Harry ringraziò mentalmente la McGranitt per averlo salvato, anche se inconsapevolmente.

Per la prima volta, dal giorno precedente, i pensieri del Grifondoro non furono rivolti alle stranezze che stavano succedendo nella scuola, ma bensì ad un certo biondino dagli occhi di ghiaccio. Aveva tentato di concentrarsi sulla spiegazione di come trasfigurare una tartaruga in una teiera, ci aveva provato veramente, ma anche senza volerlo il suo sguardo continuava a cadere sul bel Serpeverde, che però era immerso nei suoi pensieri.

La sua attenzione venne riportata sui bizzarri eventi nel castello quando Gazza entrò senza fiato e di corsa nella stanza, bisbigliando qualche parola alla McGranitt che impallidì di colpo e, dopo aver detto ai ragazzi che la lezione era finita e di tornare nei rispettivi dormitori, uscì dalla porta insieme al custode. Una volta spariti dalla loro vista, nella classe scoppiò un mormorio concitato e curioso e tutti gli alunni cominciarono a discutere su ciò che poteva aver spinto la vicepreside a terminare così la lezione. Anche Hermione si era unita agli altri, esponendo dubbi e preoccupazioni ad Harry, che però non l’ascoltava. Il ragazzo si portò istintivamente una mano nella tasca posteriore dei pantaloni, dove aveva messo la lettera di Hagrid, ma la trovò vuota.

Preso dall’agitazione cominciò a frugare febbrilmente nella borsa, senza trovare traccia del biglietto. Eppure era certo di averlo messo in tasca subito dopo pranzo…Poi il suo sguardo cadde su Malfoy, che stava parlando animatamente con Zabini, e il suo cervello non impiegò molto a fare due più due e a capire quello che era successo in realtà. < Quel maledetto bastardo! > pensò Harry, mentre sentiva la rabbia montare.

"HARRY!"

L’urlo di Hermione lo riportò alla realtà e scoprì che la ragazza lo stava guardando arrabbiata.

"Oh, scusa Mione, mi sono distratto un attimo…che cosa dicevi?" le rispose cercando di rimediare al danno fatto.

"Ti ho chiesto che cosa nel pensi sul motivo per cui la professoressa McGranitt ha lasciato l’aula interrompendo la lezione!" disse Hermione stizzita.

Con la coda dell’occhio, il moro vide Malfoy irrigidirsi e voltarsi verso di lui. Così il Grifondoro, ben deciso a vendicarsi, disse ad alta voce, in modo che anche il biondo lo potesse sentire: "Non so, Mione, ma in fondo non sono affari che ci riguardano. Invece che ne dici di andare a trovare Ron, visto che abbiamo l’ora libera?" e senza aspettare la risposta dell’altra, la prese per un braccio e la trascinò via, lanciando un’occhiata soddisfatta a Malfoy prima di uscire.

Draco guardò arrabbiato Harry e Hermione uscire dalla stanza per andare in infermeria a trovare…<…quell’idiota di un Weasley!… >.

"Però, mica scemo il ragazzo!" gli disse Blaise vagamente sorpreso.

"Grazie per avermi illuminato Zabini!" gli rispose sarcastico Draco, dando un calcio alla sedia.

< Oh, qualcuno qui è geloso… > pensò il moro divertito.

"Harry!…Harry!…Harry ti puoi fermare un attimo per favore?!".

Era da più di dieci minuti che Hermione tentava di arrestare la ‘folle corsa’ dell’amico, che la stava scarrozzando lungo i corridoi della scuola per raggiungere l’infermeria ad una velocità incredibile, ma fino a quel momento era stato tutto inutile.

"Harry, ti prego, fermati!" provò di nuovo la ragazza. E, miracolosamente, Harry si arrestò.

"Oh, finalmente!" disse Hermione soddisfatta.

Ma il ragazzo, per la centesima volta in una giornata, non le stava prestando attenzione. Guardando fuori dalla finestra, aveva visto Hagrid uscire dalla foresta proibita e avviarsi verso la sua capanna.

"Harry, mi senti?" chiese la ragazza cercando di riportarlo sulla Terra.

"Sì, certo…senti, Mione tu vai avanti, io arrivo subito, devo fare una cosa, aspettami da Ron" e il moro cominciò a camminare speditamente nella direzione da cui erano venuti.

"Harry si può sapere dove stai andando? Prima mi trascini fin qui e poi mi lasci sola; mi spieghi che ti prende in questi giorni?!" gli urlò di rimando la ragazza, ma ormai lui era già sparito.

"Questo è troppo!" disse ad alta voce Hermione, esasperata, cominciando ad avviarsi verso l’infermeria.

Harry percorse i corridoi della scuola e il giardino correndo il più velocemente possibile, arrivando nei pressi della capanna ansimante ed esausto. Cercando di riprendere fiato, percorse i pochi metri che gli rimanevano per raggiungere la casa e vide il guardiacaccia che stava uscendo dalla porta con la balestra fra le mani.

"Ehy, Hagrid" lo chiamò il ragazzo per non lasciarlo ‘scappare’.

Il mezzogigante si girò di scatto, nervoso, e non sembrò calmarsi neanche quando vide che la persona che aveva davanti era il Grifondoro.

"Oh…ehm…ciao Harry, che ci fai da queste parti?"

"Ho pensato di venire a trovarti; è da un bel po’ di tempo che non vengo a farti una visita. Sono passato anche stamattina prima dell’inizio delle lezioni, ma non c’eri"

"Sì, bhè, sai, stavo facendo dei lavoretti nella scuola…"

"Capisco…ti ho disturbato per caso? Devi andare da qualche parte?" gli chiese Harry guardando curioso la balestra.

"Ah…no, io…devo andare a fare una cosa nella foresta"

"Oh, ti lascio andare subito, volevo solo chiederti una cosa"

"Però, sono già molto in ritardo, perciò…" disse Hagrid sempre più a disagio.

Harry si ricordò che l’unica volta che l’aveva visto così era stato al secondo anno, quando era stato accusato di avere aperto la Camera dei Segreti. Ma non volendo lasciarsi sfuggire l’occasione per vederci chiaro in tutta quella faccenda, decise di tentare di cavargli qualche informazione.

"E’ una cosa importante, ti rubo solo due minuti. Vedi, riguarda la scuola: io credo che…"

Hagrid però non lo lasciò finire la frase.

"Scusa, Harry, ma devo proprio andare, mi dispiace…ci vediamo" e così dicendo cominciò ad avviarsi verso la foresta.

"Oh, d’accordo, allora io torno al castello…magari vengo a trovarti quando ritornerai" gli urlò il ragazzo un po’ deluso, ma appena mosse un passo in direzione della scuola, la voce del guardiacaccia lo richiamò.

"Aspetta, Harry, ti accompagno" e in un passo gli fu accanto.

"Perché?" gli chiese il Grifondoro, stupito.

"Bhè, devo fare una cosa…" balbettò Hagrid.

"Ma non devi andare urgentemente nella foresta?" domandò il moro sempre più confuso.

"Sì, ma…devo prendere una cosa al castello…forza, andiamo" borbottò il mezzogigante, avviandosi.

Dopo un attimo di smarrimento. Harry lo raggiunse e, osservandolo attentamente, notò che continuava a lanciare occhiate furtive da tutte le parti e a stringere la balestra più forte del normale. Solo quando furono arrivati nell’atrio della scuola, Hagrid sembrò rilassarsi.

"Bhè, allora adesso io vado Harry, stammi bene"

"Che cosa sta succedendo, Hagrid?" disse il moro prima che l’amico potesse andarsene.

"Di…che cosa stai parlando, Harry?" balbettò l’interpellato arrossendo un poco.

"Andiamo, non sono stupido, ho capito che sta accadendo qualcosa: gli insegnanti si comportano in modo insolito, tu sei agitatissimo e oggi la McGranitt se ne è andata a metà lezione…andiamo, Hagrid, siamo amici ed è una cosa che riguarda anche me…che succede?"

Il guardiacaccia lo fissò qualche istante negli occhi, poi si chinò verso di lui e bisbigliò: "Ascolta Harry, almeno per questa volta, ti prego, stanne fuori, non impicciarti in questi affari. Ora devo andare, ci si vede".

Dopodiché si drizzò ed uscì dalla scuola. Harry lo seguì fino al portone e gli gridò: "Allora sta succedendo veramente qualcosa!", ma Hagrid gli fece solo un cenno con la mano e se ne andò. Harry rimase a guardarlo fino a che non scomparve dalla sua vista, poi si diresse verso il dormitorio dei Grifondoro.

Il moro cercò di analizzare la situazione: <…La cosa positiva, è che non sono matto e non mi sono immaginato tutto; la cosa negativa, è che ciò che sta succedendo ad Hogwarts sembra piuttosto grave se riesce ad innervosire un tipo come Hagrid… >.

Con mille pensieri che gli frullavano per la mente, il giovane raggiunse il ritratto della Signora Grassa e stava per dire la parola d’ordine, quando si ricordò che doveva andare in infermeria. Per un istante pensò di non recarvisi, poi però fece dietro front e cominciò ad avviarsi. Prima di tutto, perché voleva sapere come stava Ron, e in secondo luogo, perché Hermione gli era sembrata un po’ arrabbiata quando l’aveva lasciata sola e non voleva che si insospettisse troppo.

Arrivato in infermeria, trovò una piacevole sorpresa ad aspettarlo: Ron era sveglio e gli sorrideva allegramente, con una benda che gli avvolgeva la testa, dal suo letto, dove vi era seduta anche Hermione.

"Ben arrivato, amico. Certo che ce ne hai messo di tempo, ero arrivato a pensare che non saresti mai venuto" lo salutò il rosso, mentre Harry li raggiungeva.

"Ron, ti sei svegliato!" gli disse il moro raggiante sedendosi su una sedia.

"Già, e mi ha spaventata!" si intromise Hermione prima che l’altro potesse rispondere.

"Dai, Mione, era uno scherzo innocente…Ho fatto finta di dormire, poi quando si è avvicinata mi sono alzato di botto!" completò Ron, vedendo lo sguardo interrogativo di Harry, che scoppiò a ridere a fine racconto.

"Non è affatto divertente!" disse la ragazza, seccata.

"Bhè, almeno sai che non ha subito danni permanenti al cervello" le rispose il moro.

Il rosso annuì soddisfatto, poi disse: "Comunque Madama Chips ha detto che fra due o tre giorni potrò tornare a scuola, non appena la ferita si richiude del tutto"

"Per cui ti riavremo presto fra noi" proclamò Harry allegro.

Passarono un po’ di tempo a ridere e scherzare, poi, in un momento di calma, Hermione prese la parola.

"Ascolta Harry, Ron e io… -il rosso gli scoccò un’occhiataccia in tralice- …d’accordo, IO, ti dovrei parlare"

"Dimmi" disse Harry, un po’ allarmato.

"Vedi, in questi ultimi due giorni ho notato che hai spesso la mente altrove, come se avessi mille pensieri su cui riflettere; non dico che questo sia strano, praticamente passi metà della giornata con la testa fra le nuvole, ma la cosa ora è peggiorata e oltretutto sei sempre stanco e ti comporti in modo…bizzarro. Harry, noi siamo i tuoi migliori amici e di noi ti puoi fidare, se c’è qualcosa che ti preoccupa sappi che puoi parlarne con noi tranquillamente…Tutto qui" concluse la ragazza quasi senza fiato.

Il moro li guardò un attimo, poi sospirò e disse: "D’accordo. Prima di raccontarvi tutto, ascoltatemi: non è che non vi abbia detto niente perché non mi fido, o cos’altro…è solo che…non lo so, forse non ero sicuro dei miei sospetti, o non volevo coinvolgervi, in ogni caso sappiate che non volevo ferirvi"

I due ragazzi gli fecero un sorriso e lo incitarono a iniziare il racconto.

Harry raccontò ai suoi due amici tutto ciò che era successo la sera precedente, venendo interrotto di tanto in tanto per dare spiegazioni più precise o dai commenti di Hermione che non poteva credere che avesse picchiato Malfoy di nuovo.

Dopo una quindicina di minuti arrivò al punto in cui aveva preso il biglietto di Hagrid dall’ufficio del preside.

"Hai rubato la posta privata di Silente?!" gli disse Hermione scandalizzata.

"Non l’ho rubato…è solo un prestito" si difese il moro.

"Già, un prestito senza permesso" lo completò la ragazza.

"E ora dove è la lettera? L’hai qui con te?" gli chiese Ron curioso.

"Ah…" mugolò Harry, preso alla sprovvista. Certo non poteva raccontare loro quello che era successo con Malfoy -si immaginava già i due morire per infarto- per cui disse la prima cosa che gli veniva in mente: "No, io…io l’ho lasciata nel dormitorio".

Poi, prima che i suoi amici potessero dirgli di andare a prenderlo, aggiunse: "Ma l’ho letta talmente tante volte che mi ricordo il contenuto, diceva:

Caro professor Silente,

la cosa di cui le avevo parlato qualche giorno fa, è successa di nuovo. Forse non c’è da preoccuparsi, ma anche i centauri cominciano ad essere inquieti e loro mica si agitano tanto facilmente. Continuerò a fare ricerche e se succederà qualcosa la avviserò immediatamente.

Hagrid"

Poi Harry, raccontò loro il suo incontro con Hagrid di pochi minuti prima e del suo avvertimento di non immischiarsi in quella storia.

"Ma allora è una cosa grave" disse Hermione pensierosa.

"O qualcosa di molto pericoloso" precisò Harry.

"E…se centrasse Tu-sai-chi?" gli chiese Ron agitato.

Il moro lo guardò un attimo, poi ripensò al sogno che aveva fatto. Non aveva sentito la presenza di Voldemort e non era entrato in contatto con la sua mente. Lui non centrava.

"No –rispose sicuro- questa volta, no"

"Come fai ad esserne certo?" domandò Hermione.

"Non lo so…me lo sento, credo…ma in ogni caso qui sta succedendo qualcosa…e voglio scoprire cosa"

 

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Dunque, se siete arrivati a leggere fino a qui, allora vuol dire che non siete così tanto arrabbiati con me o che siete così buoni da leggere questa fic, nonostante il mostruoso ritardo con cui posto questo capitolo. Sono davvero dispiaciuta. Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate. Se esiste un modo per farmi perdonare ditemelo! Il fatto è che questo è stato un capitolo piuttosto difficile per me –la scena con Draco e quella in infermeria le avrò riscritte circa un centinaio di volte!- poi sono andata in vacanza e poi ho dovuto fare i compiti per la scuola (che non ho ancora finito). Prometto che cercherò di postare in tempi decenti d’ora in poi e se per caso dovesse succedere qualcosa, avviserò.

Spero che sia uscito decentemente come capitolo e di non aver fatto troppo casino con i tempi verbali, sono il mio problema fisso.

X IUL: Ecco il continuo, e scusa ancora per il ritardo.

X KIMMALFOY: Chiedo scusa anche a te, hai perfettamente ragione. E dire che io sono la prima ad arrabbiarmi quando un autore non aggiorna presto una fic che mi piace.

X MIUCCIA: Sono felice che la mia fic ti piaccia, mi raccomando continua a commentare, ci tengo.

X TRINITY: Grazie per tutti i consigli che mi dai, dimmi come è uscito questo capitolo e se ho fatto degli errori grammaticali grandi come case.

X YUCCHAN: Anche se sei andata in vacanza per una settima, non hai perso nulla visto che aggiorna adesso. Scusami e continua a commentare.

X ELIE_CHAN: Ti ho preso la battuta del "prendere in prestito" il biglietto di Hagrid, ti dispiace? Sono felice che anche a te Ginny stia antipatica, dovremmo fondare un club…spero che continuerai a mandarmi commenti.

Grazie a tutti coloro che seguono la mia fic e che commentano, continuate a farlo per favore.

Un bacione,

Falce.

…continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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