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Autore: malandrina4ever    07/01/2012    44 recensioni
«Perché sono il tuo migliore amico. E se c’è qualcosa che ti pesa, allora tocca a me portarla al posto tuo.»
~ James Potter
«E lui poteva appendermi a testa in giù tutte le volte che ne aveva voglia, ma questo non sarebbe mai cambiato. Perché Lily sorrideva a me e non a lui.»
~ Severus Piton
«Potrebbe essere un complimento, lo sarebbe, se solo non fossero la voce e gli occhi di Potter. È incredibile come riesca a far suonare anche le frasi più gentili come una presa in giro, socchiudendo appena gli occhi e imprimendo quella vena beffarda in ogni parola.»
~ Lily Evans
«La vocina acuta che continua a ripetere ‘Prefetto. Dovresti essere un Prefetto’ si attutisce appena di fronte ai sorrisi entusiasti dei miei amici.»
~ Remus Lupin
«Il Grifondoro che c’è in me crede che, forse, dovrei sentirmi almeno leggermente in colpa per aver barato. Ma il Malandrino che c’è in me continua a ghignare soddisfatto.»
~ Sirius Black
«James si sta approfittando spudoratamente della nostra volontà di risollevargli il morale, noi lo sappiamo, lui sa che noi sappiamo, ma finiremo comunque a dare l’assalto alla Sala Comune dei Serpeverde, perché a volte per essere un buon amico devi semplicemente essere bravo a lanciare bombe fatte di cacca.»
~ Peter Minus
«Alla fine Sirius sa essere un fratello impeccabile. Solo non il mio.»
~ Regulus Black
---
I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

---
Ed improvvisamente non mi sento più così perfetto, perché Lily Evans sta baciando lui e non me.
Perché sarà sempre così, sarà sempre chiunque altro, piuttosto che me.
Ed è semplicemente l’ordine naturale delle cose, come sono sempre andate e sempre andranno, ma non riesco a togliermi dalla testa che è comunque tutto totalmente sbagliato.
Si fotta l’ordine naturale delle cose, dovrei essere io.
---
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Mangiamorte, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 14.

 

 

 

 

 

 

 

Non è bello essere un compagno di stanza di James Potter.
Direi piuttosto che è stressante, pericoloso, a volte quasi mortale, dannoso per la propria media scolastica, per la propria sanità mentale, per il proprio sonno ed è una cosa che ti mette costantemente a rischio di espulsione. Ma non è bello, mai.
Ma a volte è persino peggio del solito.
La mattina di una partita di Quidditch è una di quelle volte.
E la mattina di una partita di Quidditch contro Serpeverde è la volta.
Perché quella volta, se sei un compagno di stanza di James Potter, mentre tutto il resto della scuola dormirà fino alle dieci, svegliandosi poi con tutta calma e preparandosi tranquillamente per scendere al campo, godendo del fatto che grazie alla partita le lezioni sono annullate, tupovero sventurato, sarai svegliato bruscamente alle sei di mattina da un esagitato James Potter, già vestito di tutto punto, che ti costringerà a dire addio al tuo letto immediatamente e ad infilarti in tre secondi le prime cose che ti capitano a tiro, che si tratti di abiti o meno, come se ci fosse un'invasione di Schiopodi Sparacoda. 
 Non contentoti trascinerà di peso nel gelido campo da Quidditch, dove tu ti congelerai - perché nella fretta avrai indossato, solo tu sai comela tenda della doccia al posto del mantello - e morirai di fame, perché prima della partita James ha lo stomaco chiuso, quindi chiaramente nemmeno i suoi amici possono sentire il bisogno di nutrirsi. 
 A quel punto ti cimenterai in una difficile arte che stai perfezionando da sei anni, partita dopo partitaovvero quella di dormire ad occhi aperti, seduto sull’erba gelida e bagnata, annuendo ad ogni parola di James che ti snocciolerà spedito un sacco di cose sul Quidditch che tu non hai idea di quali siano perché non lo hai mai realmente ascoltato. 
 Solo quando James monterà in sella alla scopa ed inizierà ad allenarsi, solo allora sarai libero di tornare nel mondo dei sogni, perché a quel punto la tua esistenza sarà completamente dimenticata dal suddetto James. Per una frazione di secondo rifletterai sulla possibilità di tornare alla Torre, dal tuo caldo, morbido e asciutto baldacchino, ma alla fine l’immagine delle numerose, lunghissime scale a cui piace cambiare che ti separano da lui ti farà desistere e ti lascerai cadere sfinito sull’erba, sperando che James non atterri su di te.
Ecco.
Ora che sapete cosa, essendo io un compagno di stanza di James Potter, sono costretto a sopportare, capirete anche perché sto guardando da cinque minuti con aria terrorizzata la mia magi-sveglia che segna le cinque e cinquantanove. Non so perché sono già sveglio, probabilmente è il mio istinto di sopravvivenza che spera ancora che io mi alzi e corra nella stanza delle Necessità o in un qualsiasi sgabuzzino delle scope a continuare a dormire. Ma non posso illudermi: James mi troverebbe.
Un movimento sospetto nel letto di James mi fa trattenere il respiro.
Subito dopo un lieve cigolio sempre proveniente dalla sua parte, mi fa capire che non c’è più speranza: è iniziata.
Stringo forte il mio cuscino, mentre un tonfo seguito da numerose imprecazioni mi informa che Sirius è stato il primo.
Pochi secondi ed uno scrosciante rumore d’acqua dopo, anche Peter è costretto a dire addio per sempre al suo caldo ed una volta asciutto baldacchino. 
Serro gli occhi disperato, abbracciando il cuscino come se fosse la mia unica ancora di salvezza mentre i passi veloci di James si avvicinano infine anche al mio letto.
Ma mentre le mie coperte volano in aria, so che il mio fido cuscino non può fare nulla per me.
Non esiste salvezza per i compagni di stanza di James Potter.
 

*
 

- Ho fame, freddo e sonno, - sbuffo in tono lamentoso, lasciandomi cadere pesantemente sull’erba bagnata del campo da Quidditch, prima di produrmi in un gemito. A quanto pare la mia natica destra non è uscita incolume dall’impatto con il duro pavimento del Dormitorio.
E questo ci interessa, Sirius? Poche ore prima della partita del secolo a qualcuno interessa che tu abbia fame, freddo e sonno? - sbotta James istericamente, passandosi una mano tra i capelli con tanta frenesia che mi stupisce che non se li sia strappati. 
A me interessa, a dir la verità. Ma per il bene di tutti forse è meglio non farglielo notare: mi sembra un tantino agitato al momento.
- Tieni.
Abbasso lo sguardo sulla mia mano destra, nella quale James ha appena schiaffato un boccino d’oro. Quando rialzo lo sguardo su di lui con aria interrogativa, è già montato in sella alla scopa e si libra a diversi metri dal suolo.
- Conta fino a dieci e poi liberalo, – mi ordina, prima di chiudere gli occhi.
Cosa spinge James a pensare che io sia in grado di contare fino a dieci di prima mattina e senza aver fatto colazione?
Ma soprattutto, cosa può averlo indotto a chiudere gli occhi di fronte a me?
Il russare di Peter, accasciatosi al suolo pochi minuti fa, copre il sospiro rassegnato di Remus, mentre sul mio viso assonnato si dipinge un ghigno malandrino.
Il livido che svetta sul mio bellissimo fondoschiena sta per essere vendicato.
 

*
 

James sfreccia da una parte all’altra del campo da ormai dieci minuti, con un’espressione via via sempre più disperata. Credo sia sul punto di mettersi a piangere.
Anche Sirius sta quasi per piangere, ma dal ridere. Se James non fosse così concentrato sulla sua infruttuosa ricerca del boccino, forse si accorgerebbe della risata sguaiata del decerebrato al mio fianco.
- Dai, Pad, liberalo, – sospiro impietosito, vedendo James fermarsi a centro campo con un’espressione afflitta. – Prima che si getti dalla scopa credendo di aver perso le sue doti da cercatore.  
Sirius ghigna, aprendo di scatto la mano che teneva nascosta in tasca e permettendo finalmente al boccino di librarsi per aria. 
Tempo venti secondi e James è già al suo inseguimento, ignaro di aver cercato per tutto il campo da Quidditch una pallina che si trovava nella tasca del suo migliore amico.
 

*
 

Beeeep. Beeeep. Beeeep.
- Scommetti che sono le dieci?
A svegliarmi non è il suono proveniente dalla mia bacchetta, posata sul comodino al mio fianco, né la voce impastata e lontana di Daniel, proveniente da sotto diversi strati di coperte, ma il gemito di dolore di Frank. Non so bene a cosa sia dovuto, o meglio, contro quale oggetto si sia schiantato questa mattina: è da sei anni che divido il dormitorio con lui ed ancora non è mai riuscito a percorre al buio il tragitto dal suo letto al bagno senza inciampare in qualcosa.
- Per forza che sono le dieci, avevo puntato la bacchetta.
- E scommetti che Frank si è schiantato contro la porta del bagno? -  mi interrompe Daniel, questa volta con voce un po’ più sveglia.
- Secondo me è inciampato nella tua scopa, - ribatto io, mettendomi faticosamente a sedere sul letto.
La luce si accende improvvisamente, mostrandoci un Frank scarmigliato e con in mano la scopa di Daniel.
- Ha indovinato Mike, – annuncia con un sorriso. O forse una smorfia di dolore, non saprei dire. - Certo che se James vedesse come tieni la tua scopa, Dan, gli prenderebbe un accidenti. Su questo sì che ci puoi scommettere.
Già, James è un tantino maniacale riguardo al Quidditch.
Quidditch.
Quidditch.
Non so perché, ma ho come la sensazione che tutti quanti ci stiamo dimenticando qualcosa di importanza fondamentale- oh cazzo.
- Ragazzi, la partita.
Il panico presente nella mia voce si diffonde istantaneamente anche nel resto della stanza, spingendo Daniel a sgranare gli occhi e Frank a voltarsi di scatto e gettarsi in bagno. Contro la porta del bagno.
- Vedi che avevo ragione? – esclama compiaciuto Daniel, scendendo allegramente dal letto, mentre Frank apre finalmente la porta e si fionda dentro il bagno con una mano premuta sul naso.
- È tardi, è tardi! – sbotto freneticamente io, cercando di disincastrarmi in tutta fretta dalle lenzuola e rischiando così di finire per terra.
In realtà non sarebbe proprio tardi, almeno non per la partita, che inizia tra un’ora esatta.
Il problema è che James ci vuole tutti negli spogliatoi almeno mezz’ora prima, giusto per controllare che ognuno di noi si ricordi ancora come si chiama, qual è il suo ruolo e che cos’è una pluffa.
Quindi siamo in ritardo sull’anticipo.  
 

*
 

- Quelle strisce rosse e oro sulle tue guance sono davvero antiestetiche, – mi informa Allison, smettendo di passarsi la matita per lanciarmi un’occhiata di traverso dallo specchio. –Davvero Lizzie, non stai andando in guerra.
Il gruppo di Grifondoro che ha appena abbandonato la Sala Comune, intonando già cori offensivi nei confronti dei Serpeverde, non sarebbe affatto d’accordo con le parole di Allison.
- E tu non stai andando ad una sfilata, se è per questo – replico io, prendendo la mia sciarpa rigorosamente rossa ed oro e passandomela intorno al collo. Dopodiché estraggo la bacchetta per dare l’ultimo ritocco alla mia persona, nonché l’ultima stoccata al senso estetico di Allison.
- Per Godric, no!
Per l’appunto.
- Lizzie, no! Ma sei impazzita? Sembri Babbo Natale.
Non è così grave. Non sono nemmeno certa che Babbo Natale sia effettivamente un insulto: insomma cosa potrà mai esserci di offensivo nel simpatico vecchietto che porta regali ai bambini dei Babbani? Certo, la lunga barba bianca per una ragazza non è il massimo, ma sono quasi certa di non avere niente del genere sulla faccia.
Ho solo un mantello rosso e oro, una sciarpa rossa e oro, un berretto di lana rosso e oro, due strisce rosse e oro sulle guance e le scarpe una rossa ed una oro. Mi sento colma di spirito patriottico. Godric sarebbe fiero di me. Ed anche un po’ imbarazzato, forse. Mai quanto Allison comunque.
- Andiamo? Ho sentito che Cristy Brown, del Settimo, riesce a colorare in maniera perfetta i capelli...
Non ci pensare nemmeno.
Finalmente vedo un po’ di rosso anche su Allison, seppur causato dalla rabbia. E quello era un perfetto ringhio in stile leone, fantastico: lo spirito di Grifondoro si sta impossessando anche di lei.
 

*
 

- Ali?
- ...
- Alice?
- ...
- Alice.
- ...
- Alice!
- ...
Io ci rinuncio.
La fa facile Mary, ‘io vado, sveglia tu Alice’, come diavolo si fa a svegliare questa ragazza?!
D’altro canto non posso nemmeno lasciarla qui.
Se si perdesse la partita, la partita del suo Frankie, non oso immaginare di cosa sarebbe capace.
Potrebbe persino costringere le squadre a giocare di nuovo, incorrendo così nell’ira di James-il-Quidditch-è-la-mia-vita-Potter nel caso in cui Grifondoro avesse vinto.
Chissà se il fatto che finisce sempre per scontrarsi con Potter c’entra qualcosa col fatto che Alice sia la mia migliore amica.
Non posso essere sua amica solo per questo, no? 
Di sicuro non è per la sua capacità di alzarsi presto la mattina. Mattina, poi: sono quasi le undici. Ed alle undici inizia la partita.
A questo punto non mi resta altra scelta.
Scusami, Frank.
- Alice, – sussurro, avvicinando le labbra al suo orecchio. – Frank è al campo che si bacia con un’altra ragazza.
Scusami tanto.
- Frank cosa?!
Tanto, tanto, tanto.
 

*
 

- Dove diavolo è Frank? - ringhia James, un lampo omicida negli occhi.
Io mi lascio cadere sulla panca vicino alle docce, sfinito. Daniel, accanto a me, continua a respirare affannosamente, senza nemmeno riuscire a proporre una scommessa su dove sia Frank.
Anche perché noi lo sappiamo dov’è Frank.
Abbiamo corso dal nostro dormitorio agli spogliatoi di Grifondoro come dei forsennati, tutti e tre. Ma solo due di noi sono arrivati a destinazione: Frank non ce l’ha fatta. Alice lo stava aspettando all’entrata del campo, con uno sguardo assassino da far concorrenza a quello di James. E il fatto che indossasse un paio di pelose pantofole rosa non la rendeva meno inquietante, ve lo assicuro. Probabilmente Evans ne sa qualcosa: durante la nostra corsa l’abbiamo superata all’incirca nei pressi della Sala Trofei, anche lei intenta a correre e con un’espressione disperata. Correva anche veloce, dopotutto. Ma lei non aveva un James Potter in versione Capitano che l’attendevanon avrebbe mai potuto competere.
- Vedrai che arriva, James, – tenta di rassicurarlo Alexis, giocherellando agitata con la mazza.
- Vedrai che arriva? Vedrai che arriva? – ripete incredulo James, stritolando il boccino d’oro con cui sta cercando di passare il tempo. – Tra venti minuti inizia la partita e tu mi dici...
Mentre James inizia a fare avanti e indietro per gli spogliatoi, portandosi le mani tra i capelli e parlando apparentemente da solo, Sam sbuffa irritato.
- Ma brava, balena, idea geniale. 
- Perché tu sei stato molto utile invece, pel di carota.
- Almeno io non ho fatto danni, pachiderma.
-  La tua stessa esistenza è un danno, insetto stecco.
- Sai com’è, io non mangio come una mandria di bufali, a differenza t...ahi! Stai ferma con quella mazza, ippopotamo.
- E allora chiudi quella bocca, caccola di Troll.
Incantato sul litigio tra Sam ed Alex, quasi come Anne si è incantata a guardare Sirius, per poco non manco il pacchetto di gelatine tuttigusti+1 appena lanciatomi da James. Per poco, fortunatamente. Non oso immaginare cosa farebbe James se il suo portiere mancasse un colpo pochi minuti prima della partita, in aggiunta alla sparizione del suo battitore. Per un attimo lo sguardo irritato di Sirius mi induce a pensare che stia per lamentarsi con James, ma quando quest’ultimo inizia a prendere lentamente a testate il muro, decide di desistere, rassegnato.
- Mike, mi ridaresti le mie gelatine?
Faccio per lanciargliele, ma Anne mi precede, balzando istantaneamente in piedi e strappandomele letteralmente dalle mani, per poi tornare da Sirius e porgergliele con un sorriso adorante. Subito, al suono delle testate di James, a quello della piccola rissa in corso tra Sam ed Alex ed ai sospiri sognanti di Anne,  si aggiunge un basso ringhio proveniente dalla parte di Daniel.
Non mi è mai stato chiaro come ora: la squadra di Grifondoro è formata da un branco di psicopatici. 
Ed io ne faccio parte.
 

*

 
Sto cercando di calmarmi prendendo a testate le pareti degli spogliatoi, quando un rumore sospetto mi induce a bloccarmi, la fronte appoggiata contro il muro. E poi lo sento di nuovo. Immediatamente mi stacco dal muro ed attraverso la stanza di corsa, schivando per un soffio una mazzata di Alex diretta a Sam. Aspetta, cosa? Rifletto per un istante se sia il caso di tornare indietro, ma decido che la priorità ora va a Frank. Sam ed Alex sanno che non devono uccidersi o ferirsi gravemente, non prima della partita almeno. Frank d’altra parte, anche se dentro di sé sono sicuro che sappia cosa è giusto, troppo spesso si lascia traviare da lei. E la voce che ho sentito poco fa, il grido che è giunto alle mie orecchie, era proprio del nemico pubblico numero uno: Alice Prewett. Uscendo dallo spogliatoio mi trovo davanti ad una scena inammissibile: a pochi metri da me Alice sta gridando contro Frank, che balbetta qualcosa scuotendo energeticamente la testa da una parte all’altra.
- Dimmi chi è.
- Amore, non capisco cosa...
- Voglio sapere con chi diavolo ti stavi slinguazzando, Frank. Ora.  
- Ma con nessuno, non lo farei mai.
- Prewett!- tuono, raggiungendoli e fulminando la fonte di tutte le distrazioni con lo sguardo.
- Potter, – sibila lei, spostando un’occhiata di fuoco su di me.
Tu, – inizio assottigliando gli occhi, minaccioso. – Stai turbando il mio battitore dieci minuti prima della partita.
Io, – replica ostile. – Sto parlando con il mio ex ragazzo.
- Ma amore...
- Ex ragazzo, quindi non immischiarti, – conclude con un ringhio, ignorando Frank. 
- Non immischiarti? Sei tu che ti stai immischiando tra me, il mio battitore e la mia partita, quindi ora...
- ALICE, LASCIALO, NON RESPIRA!
Ma che diavolo.
 

*
 

Quando arrivo di fronte agli spogliatoi, sono distrutta. Sto sudando, sono rossa e fatico a respirare. Ed ora che vedo la scena di fronte a me, Potter, Alice e Frank che mi guardano sconcertati, mi rendo anche conto che quello che ho gridato arrivando era del tutto fuori luogo. Le mani di Alice tremano pericolosamente, ma non si stanno stringendo sul collo di Frank. Non ancoraperlomeno.
- Io, Frank, non ha baciato nessuna, - pronuncio a fatica, tra una boccata d’aria e l’altra. – Hai la mia, anf, parola.
Alice mi guarda interdetta, mentre un lampo di riconoscenza si fa strada negli occhi di Frank. Oh, se solo sapesse, non mi guarderebbe affatto così.
- L’ho detto solo per farti alzare, – ammetto infine, distogliendo lo sguardo dall’espressione improvvisamente incredula di Frank. Nessuna traccia di riconoscenza, ora.
- Ma per favore! È ovvio che Frank non ha baciato nessuna prima della partita, – sbuffa Potter, passandosi una mano tra i capelli. – Deve rimanere concentrato.
- È ovvio che Frank non ha baciato nessuna perché è fidanzato, Potter, - replica istantaneamente Alice.
- Prewett, c’è la partita, per Godric, la partita! Che importa se Frank è fidanzato o...
- Ma che importa della partita, semmai!
- Hai davvero detto quello che è impensabile tu abbia detto? Hai davvero...
- Ok, basta, – sbotto esasperata, portandomi le mani alle tempie. - Potter, la tua maledetta partita inizierà tra esattamente dieci minuti, quindi sparisci. E tu Alice vieni a vestirti, sei in pigiama, per Godric!
Oh, ecco di nuovo la riconoscenza negli occhi di Frank.
Mi sento un po’ meno in colpa ora.
Ma anche tremendamente male, al pensiero di dovermi rifare in tempo record tutte le scale fino alla Torre di Grifondoro.
In questo momento sto odiando il Quidditch.
Ed Alice. E Potter.
Soprattutto Potter.
 

*
 

- La prossima settimana ci sarà la prima uscita ad Hogsmeade, hai sentito? – mi chiede candidamente Anne, sbattendo le lunghe ciglia.
Annuisco distrattamente, continuando a masticare con stoica resistenza la mia gelatina al gusto spinaci e guardandomi attorno, alla ricerca di qualcun altro da cui fuggire: so già cosa sta per chiedermi la bionda, ma James mi ha severamente vietato di uscire con lei, per non minare gli equilibri interni della squadra. Come se questa squadra avesse un equilibrio. Sam ed Alex sono impegnati a picchiarsi e non ho intenzione di avvicinarmi a loro. Alla mazza di Alex, soprattutto. Daniel mi sta fissando e sta ringhiando –se davvero quello può essere definito ringhiare, principiante – e non credo sia una buona e non violenta idea quella di avvicinarmi a lui ora. Sto per dirigermi da Mike, unico barlume di normalità qui dentro, quando la porta dello spogliatoio si apre improvvisamente lasciando entrare uno sconvolto Frank ed un trionfante James.
- Signori, la squadra è al completo, – esulta il mio migliore amico piazzandosi coraggiosamente tra Sam ed Alex e passando le braccia intorno alle spalle di entrambi, in modo da interrompere la loro baruffa. Poi il suo sguardo si sposta su di me. – Pad, tu che ci fai ancora qua?
Non lo so, che ci faccio ancora qua?
- Mangio gelatine dai gusti improponibili ed osservo la pazzia intrinseca in questa squadra – replico impassibile, addentando l’ennesimo dolce, a riprova delle mie parole. Fagioli, come volevasi dimostrare.
- Sei consapevole del fatto che dovresti già essere sulle tribune a tediare tutti tramite il megafono, vero? – insiste James, inarcando un sopraciglio.  
- Bene, – esclamo alzandomi e schiaffando il mio pacchetto di gelatine tuttigustidimerda nel primo armadietto che mi capita sotto tiro. – Vedo che la mia presenza qui non è ben accetta. Andrò dove la gente mi apprezza e mi adora e...
- È terribile il fatto che per quanto si allontani continueremo a sentirlo. Persino amplificato – commenta Sam, massaggiandosi una spalla.
- Temo di dover concordare con te, pel di carota.
- Guardate che vi sento – ci tengo a precisare, fermandomi sulla soglia e voltandomi a fulminare l’intera squadra.
- Anche noi, Pad. Anche noi, – sospira James funereo, prima di farsi improvvisamente solenne. – E ricorda: se mi distrarrai, io metterò fine alla tua telecronaca e alla tua vita, Sirius Black.
- Non potresti mai: Hogwarts cadrebbe in depressione, se crudelmente privata delle mie brillanti telecronache – replico ghignando.
- Hogwarts conoscerebbe delle vere telecronache, se generosamente privata delle tue.
- Tutta invidia, Potter, tutta invidia, – glisso amabilmente, prima di uscire dagli spogliatoi per poi riaffacciarmi solo con la testa. - Allora vado, branco di ingrati. In bocca al licantropo, in culo allo Schiopodo, in testa all’unicorno e tutte le altre morti atroci che ora non ho voglia di augurarvi. Adios.
Strizzo l’occhio a James e mi chiudo la porta alle spalle.
Minnie, sto arrivando.
 

*
 

- Ora: l’importante è partecipare. Lo sapete ormai, no? Perché se non si partecipa non si può nemmeno vincere. E noi dobbiamo vincere. Perché siamo belli, bravi, simpatici, coraggiosi e tutte quelle altre cose che comporta l’essere un Grifondoro: in sintesi, siamo i migliori. Ed ora pensate ai Serpeverde. I viscidi, odiosi e odiati Serpeverde. Serpeverde che potremo sfottere a vita se li stracciamo, Serpeverde da cui saremo sfottuti a vita se perdiamo. Quindi: ci avete pensato? Ecco, di conseguenza ora avrete anche capito che non è vero niente che l’importante è partecipare. L’importante è umiliare i Serpeverde. E ricordate: ignorate Sirius. La sua voce non esiste, è solo una vostra impressione, voi concentratevi sul gioco. Sirius non esiste, - finisco soddisfatto il mio discorso pre-partita, concludendolo naturalmente con la negazione dell’esistenza del mio migliore amico.  
Non vedo Anne particolarmente convinta dall’ultima parte, ma negli occhi di tutti c’è lo stesso sguardo determinato. Determinato a vincere. Mike si infila con forza i guantoni da portiere, senza dire nulla: è già concentrato. Frank stringe la sua mazza da battitore, mentre Anne si lega velocemente i capelli. Daniel raccoglie da terra, Godric, da terra, la sua scopa, guardandomi allegro.
- Scommettete che li stracciamo?
Nessuna reazione, perché se noi fingiamo che Daniel non lo abbia detto, allora Daniel non lo ha detto. E non ha portato sfiga soprattutto. Il fatto che Mike si stia toccando le palle è solo una precauzione superflua.
- Ah, ragazzi: non per mettervi sotto pressione, ma se perdiamo, vi ammazzo, - aggiungo con un sorrisetto falso quanto la dieta di Peter.
Anche perché se la McGranitt non mi ha ancora espulso, ho il sospetto che sia solo perché ho sempre portato la sua Casa alla vittoria.
- Tranquillo, Capitano. In fondo se le cose si mettono male, possiamo sempre schiacciare i Serpeverde sotto l’enorme massa corporea della balena.
Ecco dov’era finito Sam.
- Ahi.
Ed ecco anche Alex.
 

*
 

 Mentre aspetto che la McGranitt mi raggiunga e mi consegni il megafono, il mio sguardo vaga sulla folla dei Grifondoro che hanno già riempito le tribune, soffermandosi in particolare su un enorme striscione sostenuto da dei ragazzini del terzo anno.
Sono quasi commosso: le nuove generazioni sembrano promettere davvero bene.
Per tutta la lunghezza dello striscione spicca, in grosse lettere, naturalmente dorate, la scritta Serpeverde Sempre Merde.
Ghigno soddisfatto, nell’esatto momento in cui la McGranitt spunta alle mie spalle.
- Black, non la voglio richiamare nemmeno una volta, mi ha capito?- mi avverte minacciosa, porgendomi lentamente l’arma. 
Ed ora Hogwarts è nelle mie mani.
 

*

 
Mi fermo di fronte alla porta dello spogliatoio, mentre gli altri si posizionano dietro di me, ognuno con la propria scopa in mano e le orecchie pronte a cogliere la voce di Sirius che grida il nome della nostra Casa. Ognuno di noi ha giocato già moltissime partite qui ad Hogwarts, ed anche Alex e Sam, che sono i membri più giovani, sono ormai abituati al momento pre-partita. Eppure la tensione e l’adrenalina che si respirano nello spogliatoio in questi ultimi secondi prima dell’inizio sono sempre le stesse. E mi piace.
- Pronti, ragazzi?- chiedo eccitato, portandomi una mano al collo, come sempre. Seguo la catenina d’argento fino a quando il mio pugno non si stringe sul ciondolo, in un gesto porta fortuna che ripeto prima di ogni partita, da quando sono entrato in squadra, al secondo anno.
- Pronti, - rispondono tutti all’unisono, nello stesso momento in cui la voce amplificata di Sirius raggiunge anche noi.
- Benvenuti alla prima partita dell’anno, nonché unica veramente importante, -  Le proteste di Corvonero e Tassorosso si sentono anche da quaggiù. – Vi ricordo che è severamente vietato lanciare oggetti al cronista, quindi siete pregati di smettere. Grazie. Farmi scudo col suo corpo? Deve essere stata una sua impressione, professoressa, non mi permetterei mai. 
Una risata percorre lo spogliatoio, anche se è un po’ tesa. Stiamo tutti aspettando di alzarci finalmente in volo.
-  Comunque. A questo punto direi di far entrare le squadre, perché prima finiamo prima scoprirò chi mi ha colpito con la lattina, e lo scoprirò, dovessi...sì professoressa, mi scusi professoressa, certo professoressa. Dicevo, sei morto, ma ora facciamo entrare i GRIFOONDORO!
Non appena Sirius grida l’ultima parola, scappando dalla McGranitt a giudicare dal tono affannato, spalanco la porta e mi alzo in volo tra le grida di tutta Hogwarts, mentre la B argentata torna a ciondolarmi libera sul petto.   
 

 - - -

 
 
Hogwarts, 11 Ottobre 1971, Primo Anno.
 
 
 
Trotterello allegramente dietro a Black, appena a pochi passi di distanza da lui, osservando curioso le sue mosse da sotto il tessuto quasi trasparente del mantello dell’invisibilità. 
 Il mio bellissimo, nuovissimo mantello dell’invisibilità. 
 Credo che non ringrazierò mai abbastanza mio padre per avermi fatto un regalo del genere. In realtà credo che non lo ringrazierò mai e basta, dato che gli sto tenendo il muso per avermi impedito di portare la mia Tornado ad Hogwarts. Vorrei proprio sapere chi si è inventato la regola che gli studenti del primo anno non possono portare a scuola le loro scope: stupido guastafeste.
Mentre io sono perso nei miei pensieri, Black si è lasciato cadere a terra, sbuffando. Io resto a guardarlo, aspettando che faccia qualcosa, ma lui continua a restarsene lì, a pochi passi dalla riva del lago, lo sguardo rivolto alle stelle. Più che guardarle sembra che le stia fulminando con gli occhi. Figurarsi se Black non trovava un motivo per avercela a morte anche con qualcosa che non si trova neppure sul suo stesso pianeta.
È un tipo bizzarro quel moretto, non mi serviva seguirlo di nascosto fino al lago all’una di notte per capirlo. Non ha ancora fatto amicizia con nessuno e sembra avercela sempre con tutti, in particolare con me. Io, non gli sto simpatico io! Assurdo.  
Mi ha addirittura definito ‘quattrocchi irritante ed insistente’. Anche mamma mi dice sempre che sono insistente, ma non capisco proprio perché. Qui l’unico ad essere insistente è lui: è così testardo che ancora si ostina a non accettare il fatto che lui è destinato ad essere il mio migliore amico.
Papà dice sempre che tutti dovrebbero averne uno ed io ho deciso che lui sarà il mio. È palese che lo sarà. Ha quello sguardo strano, che non ho visto in nessun altro bambino e che mi attira come una calamita. Se riuscissi anche a farlo sorridere sarebbe perfetto.
Improvvisamente lo vedo sfilarsi qualcosa dal collo per poi rigirarsela tra le mani con aria pensosa, così mi avvicino di soppiatto a lui, chinandomi leggermente per vedere anch’io. Per poco poi non mi becco un pugno in pieno viso, quando Black alza di scatto la mano e lancia qualcosa verso il lago.
Non mi sono nemmeno reso conto di essermi mosso, è un riflesso istintivo per me.
Fatto sta che ora Black fissa stralunato l’oggetto da lui tirato, apparentemente fermo a mezz’aria, in realtà ben stretto nella mia mano, oltre il mantello. Osservo per qualche secondo l’elaborata B argentata stretta tra le mie mani, per poi sfilarmi il mantello. Ignorando il sussulto di Black alla mia apparizione, lo lascio scivolare sull’erba, continuando a fissare assorto il ciondolo. 
- La B sta per Black, vero? - domando senza guardarlo e, prima che possa rispondere, continuo. – Non puoi liberartene, lo sai, sì?
Questa volta lo guardo dritto negli occhi mentre parlo e li vedo chiaramente scurirsi, come se il grigio fosse diventato di colpo più denso, più pesante. Immediatamente assume un’aria irritata e fa per aprire la bocca, socchiudendo leggermente gli occhi, come ho notato fa sempre quando è arrabbiato, ma di nuovo lo precedo.
- Ma posso tenertelo io, – concludo sicuro, infilandomi la catenina al collo con un sorriso.
Black mi fissa spiazzato, le labbra socchiuse, bloccate al principio di chissà quale insulto.
- Perché? - mormora perplesso.
- Perché sono il tuo migliore amico, – rispondo subito, allargando il sorriso. – E se c’è qualcosa che ti pesa, allora tocca a me portarla al posto tuo.
E per lui questo ciondolo deve essere particolarmente pesante. Forse è per questo che ha sempre quell’aria scontrosa. Mentre mi guarda sconcertato, con un’espressione smarrita in viso e gli occhi leggermente sgranati, mi rendo conto che non mi sono affatto sbagliato: sembra già più leggero. Resta in silenzio per qualche altro secondo, prima di riassumere la sua tipica espressione sostenuta e di replicare, impassibile:
- Premettendo che non sei il mio migliore amico e non lo sarai mai, Potter, dato che avevo intenzione di darlo alla piovra e che tra te e lei non ci sono differenze rilevanti, tienilo pure.
Sorrido, perché anche se mi ha appena assimilato ad un mostro marino gigante, non è arrabbiato. Mi chiedo perché mi riesca così incredibilmente naturale interpretare ogni sua espressione.  
- Quando stai zitto, riesci persino ad essere irritante nei limiti umani, Potter, – constata con voce atona dopo qualche secondo di silenzio, guardando dritto davanti a sé.
- Questo significa che ti sei finalmente rassegnato al fatto che non puoi vivere senza di me? - chiedo vivace, con un sorriso.
- No, significa solo che la prossima volta che mi rivolgerai la parola per più di due minuti di fila mi limiterò a darti fuoco ai capelli, invece di tentare di gettarti dalla Torre di Astronomia- replica  ancora con la stessa intonazione neutra.
- Non vedo l’ora di vedere la tua faccia quando finalmente realizzerai che sono effettivamente il tuo migliore amico, nonché il migliore che potessi desiderare - ribatto allegro, ignorando con maestria le sue minacce alla mia persona. 
Per tutta risposta lui si esibisce in uno sbuffo scettico, rovinato dal sorriso che sta cercando prepotentemente di farsi posto sulle sue labbra. 
- Sai, se non fosse per quei capelli, potresti persino starmi simpatico, James Potter.
 
 
 

 - - -
 

- E per Grifondoro abbiamo James Potter, Capitano e cercatore; Mike Muller, bersaglio vivente del suddetto James Potter e portiere; Frank Paciock ed Alexis Mason, abbattitori di Serpeverde; Sam Douglas, Daniel Ross ed Anne Wood, protagonisti di un non ancora tanto amoroso triangolo e cacciatori.
La voce di Sirius riecheggia per il campo, sovrastando persino le grida infervorate delle ragazze del quarto, - modalità sorriso smagliante, mano tra i capelli, ammiccamento: attivata - mentre noi facciamo un veloce giro di campo acclamati dalla nostra Casa, prima di atterrare a pochi passi da Madama Bumb. 
- Ed ora, nonostante ne faremmo tutti volentieri a meno, Prevedibili fischi da parte della folla verde e argento. - I SERPEVERDE!
Non appena le porte dello spogliatoio nemico si spalancano, sette sguardi di fuoco si puntano sulle figure che ne escono, anche se ancora non possiamo distinguerne nemmeno i lineamenti.
- Per Serpeverde abbiamo Regulus Black, – Sirius non fa una piega nel pronunciare il nome di suo fratello, facendo sfoggio di tutta l’indifferenza di cui è capace. Ed è tanta. - Capitano e cercatore; Justin Davies, portiere; Edgar Avery ed Andrew Roberts, battitori nonché bari affermati; e per finire Antony Rosier, Janice Barnes ed Abbie Williams, cacciatori.
I Serpeverde sfilano di fronte al pubblico, tra le grida d’approvazione della loro casa, per poi atterrare di fronte a noi, a pochi metri di distanza. Immediatamente ricambiano le occhiate omicide che provengono dalla nostra parte. Persino Anne ha smesso di guardare adorante Sirius per fulminare la cacciatrice avversaria, Janice. Il fatto che anche la mora sia cotta di Sirius sono sicuro che non c’entri nulla. Rosier, dall’alto del suo metro e novanta, fa scrocchiare minacciosamente le nocche, con un sorrisetto perfido. Alex, di fronte a lui, ma diversi kilometri più sotto in linea d’aria, si rigira la mazza tra le mani, con un ringhio: l’ultima volta che abbiamo giocato contro Serpeverde l’ha quasi buttata giù dalla scopa. 
- Psss, Mike! Scommetti che almeno un giocatore finirà in Infermeria?
- No che non scommetto, Dan, è scontato.
- Shhh, James ci guarda male.
Esatto.
- I Capitani si stringano la mano, – ci ordina Madama Bumb ed io e Black avanziamo, portandoci tra i due schieramenti. Mi piazzo di fronte a lui, fissandolo. Mi sembra quasi di trovarmi di fronte al mio migliore amico vestito con i colori di Serpeverde: è praticamente la fotocopia di Sirius, solo un po’ più basso e magro, con i lineamenti del viso leggermente più morbidi. Per il resto stessi capelli color inchiostro, stesso naso dritto, stesse labbra disegnate perfettamente, ma soprattutto stessi identici occhi. Eppure riuscirei a distinguere i suoi da quelli di Sirius senza la minima difficoltà: hanno lo stesso taglio, la stessa esatta sfumatura di grigio, ma c’è qualcosa di diverso nello sguardoNon saprei dire cosa sia esattamente, ma ha a che fare con il fatto che mentre riesco a leggere gli occhi di Sirius meglio di un libro, quelli di Regulus mi risultano impenetrabili, lontani. Come due gallerie profondissime, ma sbarrate.
Stringo con forza la sua mano, sostenendo lo sguardo penetrante tipico di tutti i Black, mentre la voce di Sirius risuona ancora una volta per il campo.
- Ed ora che i due Capitani si sono dati la manina, che le palle vengano liberate. E questo non è un invito a togliervi i pantaloni, gente, sia ben chiaro.
Mentre persino dall’ostile tribuna di Serpeverde proviene qualche risata, Madama Bumb apre una grande scatola di legno, liberando la pluffa, i bolidi e, per ultimo, il boccino.
I miei occhi si incollano istantaneamente sul baluginio dorato e devo fare violenza su me stesso per restare immobile e non allungare subito il braccio per prenderlo, quando vola esattamente tra me e Black. Lo seguo con lo sguardo per qualche altro secondo, prima che si allontani troppo, svanendo nell’aria.
- A questo punto non resta altro da dire se non che vinca il migliore.
Lo farò.
 

*

 
Sento il suo sguardo su di me.
Posso quasi immaginare le labbra che si stringono sempre di più, gli occhi che si socchiudono sospettosi, in attesa, per poi spalancarsi di scatto, increduli.
Ed è ora che posso continuare.
Ovvero che vincano i Grifondoro.
Ci avevi creduto, eh, Minnie?
 

*

 
La McGranitt non è una persona intelligente: non continuerebbe a dare un megafono in mano a Sirius altrimenti.
Già Sirius riesce ad infastidire abbastanza persone con il suo normale tono di voce, ma dargli un mezzo per amplificarla e piazzarlo in uno stadio stracolmo di gente è pura follia. 
- Tieni, Moony, ne ho preso uno anche per te.
È con uno strano senso di inquietudine che mi volto a guardare cosa Peter ha preso anche per me. E non mi sbagliavo.
Quello che Peter tiene tra le mani sembra un indistinto, ma innocuo ammasso di stoffa rossa e oro, forse solo un po’ troppo pelosa. Vedendo solo quello potrei anche pensare che non sia un oggetto da tenere categoricamente ad almeno mille miglia dalla mia testa, ma per fortuna, o purtroppo, di fronte a me ho anche la dimostrazione di come quel mucchietto di stoffa stia in testa a Peter. E a Peter non donano le teste di leone.
- Grazie Pete, che pensiero gentile, – mormoro guardando il suo viso paffuto e compiaciuto spuntare dalle fauci del leone. - Non dovevi, davvero.
Non dovevi proprio.
- Pronti, partenza, VIA!
Gridare in un megafono non è una cosa molto salutare per le orecchie di chi è a meno di un kilometro da te. Sirius dovrebbe impararlo. Per fortuna gli strati di stoffa e pelo che circondano la mia testa, oltre a soffocarmi, attutiscono anche la voce amplificata di Pad. Proprio una fortuna, già.
 

*

 
Ed io che credevo di essere imbarazzante.Almeno la mia testa ha ancora una forma umana.
- Lupin, Minus! Bei...cappelli, – dico esitante. Posso chiamarli cappelli? Insomma di solito i cappelli non mangiano la testa delle persone. E quei cosi lo fanno.
- Oh, ciao Lizzie. Grazie, sei molto gent-argh! 
È con una certa preoccupazione che osservo il corpo di Remus Lupin scattare all’indietro, pericolosamente vicino alla ringhiera degli spalti, con le mani alla testa. Alla chioma più che altro.   
È una fortuna che sia riuscito a fermarsi in tempo, perché dubito che James avrebbe interrotto la ricerca del boccino per salvargli la vita.
- Ti piacciono? C’è un incantesimo che li fa ruggire ogni volta che Grifondoro segna – mi informa allegramente Minus, smettendo per un attimo di saltare entusiasta insieme al resto della folla rosso-oro.
- Sì, me ne sono accorta – replico, senza staccare lo sguardo dal corpo tremante di Remus.  Anche lui se n’è accorto.
Ed anche quel ragazzino del primo anno che è appena scoppiato in lacrime per lo spavento.
Aspetta, ma quello non è Matt-è-troppo-alto-Douglas?
Giustizia è fatta.
 

*
 

Sono un Grifondoro e sono fiero di esserlo.
Quindi dovrei sperare che la squadra rosso-oro segni più punti possibili e vinca.
Ma sono anche un ragazzo intrappolato in una testa di leone gigante che si produce in un ruggito assordante ogni volta che una pluffa oltrepassa gli anelli dei verde-argento, quindi forza Serpeverde.
 

*

 
Un brivido gelido mi percorre la schiena, facendomi sussultare.
Mi guardo attorno con circospezione, cercando di capire a cosa sia dovuta la sensazione che qualcosa di tremendo ed inammissibile sia appena accaduto.
Mentre un ringhio inizia a risalirmi dalla gola, i miei occhi si fermano finalmente su quelli di Remus, diversi metri più sotto che mi fissa spaventato dalla tribuna dei Grifondoro. Colpevole.
 

*

 
Ci sono diversi metri a separarmi da James e non riesco nemmeno a vederlo con precisione in faccia, senza contare che dalla sua visuale io sono solo un puntino tra gli altri, eppure non ho dubbi che stia guardando proprio me.
Lui sa.
 

*
 

- Dieci a zero per Grifondoro, grande Sam! Ehy, Davies, a che ti serve tutto quel lardo se non basta nemmeno per difendere gli anelli, mh? Chiedevo solo, professoressa.
I deliri di Sirius una volta tanto servono a qualcosa e la sua voce mi riscuote, facendomi distogliere lo sguardo da quello di Remus.
Vorrei continuare a fulminarlo con lo sguardo per gli anni a venire, in modo da costringerlo a inginocchiarsi con le lacrime agli occhi, confessare le sue colpe e chiedere perdono, ma ora ho una partita da vincere.
Lancio un’occhiata di puro amore a Sam che ha appena messo a segno il primo gol della partita e riprendo la mia perlustrazione, compiendo ampi giri intorno al campo, schivando con agilità gli altri giocatori.
Qualche metro più sotto, Black fa lo stesso.
 

*
 

- Williams recupera la Pluffa, schiva un Bolide di Paciock e passa a Rosier, che si avvicina sempre più alla porta avversaria. Evita un secondo bolide da parte di Paciock, ignora bellamente i suoi compagni di squadra, come loro del resto sembrano evitare lui, come biasimarli, nemmeno io mi avvicinerei mai a, era un’osservazione oggettiva professoressa, non commenti personali, davvero...cosa? Perché urlate? Che è successo? -  Mi guardo attorno spaesato, mentre la tribuna dei Grifondoro esulta. Finalmente una ragazzina si degna di informarmi che Rosier ha appena provato a fare gol, ma quel caro ragazzo di Mike ha parato.
- Black, si concentri, di grazia! È lei che deve raccontare al pubblico cosa sta succedendo, non il contrario - mi rimprovera la McGranitt, occhieggiando in maniera sempre più minacciosa al mio, e sottolineo mio, magi-megafono.
- Ma è lei che mi distrae, professoressa, – replico scandalizzato, prima di riavvicinare le labbra al magi-megafono. Vai così Mike! A quanto pare gli istinti omicidi di James sono serviti a qualcosa, perché il tiro di Rosier viene prontamente parato da Muller. Dove credevi di andare, eh? Povero illuso. Sì professoressa, ha ragione, certo. Mai più, glielo assicuro. La pluffa è ora in mano a Ross, che passa a Wood, che ripassa a Ross che ripassa a Wood. E nonostante Daniel ed Anne non stiano facendo giocare nessun’altro e mi stiano facendo ingarbugliare, si stanno anche avvicinando alla porta nemica. Avery tenta di colpire Wood con un bolide, ma Paciock glielo rispedisce contro. Intanto Wood si appresta a tirare e...GOL! Venti a zero per Grifondoro! Beccatevi questa.
- Black! Si trattenga, per l’amor del cielo.
 

*
 

- Wood recupera nuovamente la Pluffa e...oh Godric, scappa! Ti ucciderà, lascia la pluffa e scappa!
Mi rendo conto che vedere l’enorme Rosier dirigersi a tutta velocità contro l’esile Anne non sia quel che si dice rassicurante, ma non credo che il cronista di una partita dovrebbe incitare i giocatori a consegnare la pluffa in mano agli avversari e a scappare. Anche se una volta tanto sono d’accordo con Sirius. James non lo sarebbe. Fortunatamente ora è troppo impegnato a cercare il boccino per ascoltare Sirius, nonostante lui stia gridando in preda al panico in un megafono. Le mie orecchie sono così provate dai ruggiti del mio copricapo che non ci faccio nemmeno più caso.  
- La ucciderà,– commenta Lizzie al mio fianco, guardando con occhi sgranati la gigantesca massa di muscoli chiamata Rosier lanciarsi con un ghigno malefico verso la povera Anne.
- La ucciderà,– confermo io, chiudendo gli occhi quando i due sono ad appena un metro di distanza.
 

*
 

La voce angelica di Sirius continua a gridarmi di scappare e dare la Pluffa a Rosier ed io sono seriamente tentata di farlo, perché se Sirius vuole che io lo faccia, allora significa che è giusto farlo.
Però io, oltre ad essere cotta di Sirius Black da anni, faccio anche parte della squadra di Grifondoro da altrettanti anni.
E se c’è una cosa che ogni membro della squadra di Grifondoro sa, è che il Quidditch viene prima di ogni altra cosa.
Anche prima di Sirius BlackEd anche prima del mio essere viva.
Per questo se Rosier vuole la Pluffa, dovrà passare sul mio cadavere.
Cosa che comunque sembra rientrare perfettamente nei suoi piani.
 

*
 

- È viva, Miracolo! Wood si abbassa di scatto e mentre Rosier cerca di frenare per non schiantarsi contro gli anelli, riuscendoci purtroppo, Wood passa a Ross che tira e GOL! Incredibile, trenta a zero per Grifondoro! Li stiamo stracciando, li stiamo stracciando!
- Black! La smetta immediatamente! Lei deve mostrarsi imparziale. Come glielo devo dire? Niente preferenze!- sbotto esasperata, portandomi le mani alle tempie.
- Chi è che fa preferenze, professoressa? Io no di certo – nega allegramente Black, con un  sorriso a trentadue denti su quella sua faccia da schiaffi.
- Lei sta saltando su è giù perché Grifondoro ha segnato – gli faccio notare irritata. Irritata anche dal fatto che la mia reputazione e la mia posizione in questa scuola non mi permettono di fare altrettanto.
Ma poco importa in fondo: pare proprio che Lumacorno dovrà rassegnarsi al fatto che anche quest’anno la Coppa sarà nel mio ufficio.
 

*
 

Williams recupera la Pluffa e si dirige verso la porta dei Grifondoro. Schiva un Bolide di Mason e passa a Barnes, che...ehy! Sembra che Potter e Black abbiano avvistato il boccino: si precipitano entrambi nella stessa direzione, verso le Tribune di Corvonero, ma pare proprio che lo abbiano già perso. O forse stavano semplicemente passando il tempo giocando ad acchiapparella, chi lo sa. Nel frattempo comunque Barnes è arrivato di fronte al Portiere avversario, tira e...maledizione, trenta a dieci per Grifondoro. Ho detto per Grifondoro, stupide serpi, quindi avete poco da esultare. Ha ragione professoressa, assolutamente. Non potrei essere più d’accordo. Comunque, se i Serpeverde mi facessero il favore di tapparsi quelle fogne,  io continuerei con la telecronaca, grazie.
Prevedibilmente l’odio che ogni Serpeverde degno di questo nome nutre per Sirius subisce un’improvvisa impennata verso l’alto alle sue ultime parole, venendo espresso in fischi ed insulti, mentre mi immagino la professoressa McGranitt fare lo stesso, solo in maniera più contenuta. 
A volte penso che Sirius sia masochista.
Ma probabilmente ha solo una predisposizione naturale per il creare scompiglio.  Anche se è a metri di distanza posso immaginarmi chiaramente il ghigno stampato sulla sua faccia, proprio come prima potevo vedere lo sguardo omicida di James.
Mi chiedo se sapere con precisione ed in qualunque momento quale espressione si trovi sul viso dell’altro sia una cosa comune a tutti i migliori amici o se sia una prerogativa di noi Malandrini. 
- James mi ha quasi baciata.
Mentre è una prerogativa di Lizzie scegliere il momento più inopportuno per fare rivelazioni assurde, a quanto pare.
 

*
 

Dallo sguardo sconcertato che riesco ad intravedere dalle due piccole aperture sull’enorme testa di leone, capisco di averlo detto ad alta voce. Non che non fosse mia intenzione. O almeno credo. In realtà non ho idea di cosa mi abbia spinto a pronunciare le parole che dalla sera del torneo non fanno che ripetersi nella mia testa.  Immagino che per evitarmi la pazzia, la mia bocca, evidentemente dotata di volontà propria, abbia deciso che dovevo condividere questo immenso, fantastico peso con qualcun’altro. Quello che mi chiedo ora è perché quel qualcun altro debba essere Remus Lupin e soprattutto perché io debba farlo proprio mentre sta indossando una gigantesca e pelosa testa di leone e mentre diversi metri sopra di noi si sta combattendo la battaglia del secolo. Partita, cioèNon si tratta del destino dell’universo, in fondo. E nessuno rischia seriamente di rimetterci la vita, se non si mette tra James e il boccino. O tra Rosier e la pluffa. E se non fa arrabbiare Alexis. In effetti è molto probabile che moriranno tutti.
-Oh,– è il flebile suono che esce dalla palla di pelo di fronte a me. Dopodiché si porta le mani alla criniera e si sfila faticosamente la testa di leone. Il viso accaldato di Lupin mi spunta di fronte e dopo aver gettato un’occhiata a Minus, aggrappato alla ringhiera ed intento a seguire con ansia la partita, ripete il suo precedente commento, solo un po’ più forte. 
- La sera del Torneo,– ci tengo a precisare, come se questo fosse di vitale importanza, ma probabilmente solo per spezzare il silenzio imbarazzante.
- Esattamente cosa intendi con quasi? - mi chiede dopo un po’, corrugando la fronte.
- Mi sono spostata,– rispondo piano, mentre Black esprime pacatamente la sua disapprovazione per il secondo goal messo a segno dalla squadra di Serpeverde. L’espressione sconcertata che si dipinge sul volto di Lupin rappresenta alla perfezione quello che provo anch’io ogni volta che ripenso al fatto che mi sono spostata. James mi ha quasi baciata ed io mi sono spostata. Dovrebbero fare incidere questo sulla mia tomba, quando sarò morta. Cosa che non avverrà nemmeno tra molto tempo, se le scale di Hogwarts continueranno a voler cambiare proprio quando vedono me. Credo che non scorderò mai l’espressione terrorizzata sul volto di Allison la volta in cui sono quasi precipitata...ma non è questo il punto. Il punto è, come sempre, James. Ed in questo caso particolare è che James mi ha quasi baciata ed io mi sono spostata. Che razza di persona farebbe una cosa del genere? Che razza di...
- Lizzie?
- Eh?
- Ti ho chiesto perché.
- Anche io. Chiedere il perché, intendo. A me stessa ovviamente, tu non ti sei spostato, non avrebbe senso chiedertelo, ah ah!  Anche se tu avresti effettivamente avuto un motivo per spostarti, se James avesse cercato di baciarti, sai. Non che io abbia pregiudizi di qualsiasi genere, figurati. Se tu, insomma se anche tu volessi sperimentare qualcosa di nuovo, non ci troverei assolutamente nulla di male. E come potrei io trovare qualcosa di male in qualcuno che non sia io, quando è così evidente che...
Oh merda.
Gli occhi di Lupin non sono sempre stati così grandi, oserei dire spalancatie di solito non hanno quell’aria da temo per la mia vita, mentre ora mi stanno dicendo chiaramente sto per correre lontano da te e questo può significare solo una cosa. Ho saltato la fase uno dell’agitazione e sono passata direttamente alla fase due: parlare a macchinetta. In realtà ho appena raggiunto uno stadio più elevato di questa fase: parlare a macchinetta ed ipotizzare una relazione omosessuale tra il ragazzo che mi piace ed uno dei suoi migliori amici. A questo punto la cosa migliore da fare, per quanto possa esistere una cosa migliore in casi del genere, sarebbe tacere. Ma le mie labbra non sono dello stesso parere. Le mie parti del corpo in effetti non sono mai del mio stesso parere. Questo è potenzialmente preoccupante.
 

*
 

Dopo un tempo indefinito, in cui comunque Grifondoro e Serpeverde hanno fatto in tempo a segnare un goal ciascuno, Lizzie tace. Gliene sono grato, perché da quando ha nominato la crostata alla marmellata di pesche di sua nonna ho perso il filo del discorso. Ed è una cosa che non mi piace, perdere i fili dei discorsi e non capire i nessi logici che collegano i vari argomenti. Sono molto allenato in questo, è da sei anni che cerco di capire la logica assurda dei discorsi di James e di seguire esattamente tutti i passaggi di Sirius –e Sirius cambia argomento almeno sette volte di fila in 30 secondi. Per non parlare di quanto il mio intuito si sia sviluppato grazie a Peter ed al suo sottintendere tutti i soggetti delle frasi. O i complementi oggetti. A volte contemporaneamente. Ma le labbra di Lizzie hanno raggiunto una velocità notevole ed è bastato che Daniel segnasse, facendo ruggire il leone ancora tra le mie mani, e il collegamento tra i matrimoni gay e la crostata alla marmellata della nonna di Lizzie è andato perduto per sempre.
- Quello che volevo sapere, in realtà, è perché ti sei spostata, – ripeto, pacatamente.
Un’altra cosa che i miei amici mi hanno involontariamente insegnato in tutti questi anni di convivenza è il non farmi distrarre quando faccio una domanda, che essa sia Di chi è stata l’idea? o Perché Piton è ricoperto di gelatina blu?’. Vedo Lizzie guardarmi in evidente disagio, poi Daniel segna di nuovo e di nuovo la cosa che ho in mano mi ruggisce in faccia, facendomi perdere dieci anni di vita, e quando riporto lo sguardo su Lizzie mi rendo conto che lei non è più lì. Sono abituato anche a questo, dopotutto. In effetti non credo esista qualcosa a cui io non sia abituato, facendo parte da sei anni dei Malandrini. Silenzio a parte, per ovvi motivi.
 

*

 
Mi rendo conto che mettersi a correre approfittando di un momento di distrazione dell’altro per evitare un discorso non è una grande dimostrazione di maturità.
Ma l’altro dopotutto aveva tra le mani una testa di leone ruggente, quindi non penso che maturità sia una parola di cui doversi preoccupare al momento.
 

*
 

Nel momento esatto in cui spedisco un bolide lontano dal Capitano, lo stadio scoppia in un boato e per una frazione di secondo un mezzo sorriso mi si dipinge sulle labbra. Grazie grazie, ma ho solo fatto il mio dovere.
- Williams segna e i Serpeverde rimontano. Quaranta a quaranta.
Ah. Beh, in effetti sono i Serpeverde quelli che stanno esultando, ora che ci faccio caso.
- Alex, attenta!
Il grido di Anne mi riscuote ed io mi volto appena in tempo per vedere Rosier dirigersi a tutta velocità verso di me.
Aspetta, ma che diavolo?
Un cacciatore avversario mi sta letteralmente caricando, ma dopotutto si tratta di Rosier e non me ne stupisco più di tanto. Credo che sia nella squadra solo per gettare giù dalla scopa più Grifondoro possibili e tra me e lui non è mai corso buon sangue. Evidentemente ora vuole che sia il mio sangue a scorrere. Mi volto verso di lui completamente, stringendo forte le gambe attorno alla scopa e impugnando meglio la mazza, il busto lievemente inclinato in avanti. 
 Vedremo chi dei due rimarrà in sella, stupido bestione.
È ormai a pochi metri da me, quando sento un grido, qualcosa di terribilmente simile a lascia stare la balena e un oggetto colpisce Rosier in testa, facendolo bloccare. L’intero stadio resta in silenzio, perché il mio compagno battitore, Frank, è dall’altra parte del campo e quello che ha colpito Rosier non è un Bolide. Se fosse un Bolide, Rosier probabilmente sarebbe caduto dalla scopa e sicuramente non lo starebbe tenendo in mano, fissandolo intontito. 
 Anne galleggia a pochi metri da noi, con un’espressione sconvolta e le mani ancora pronte a ricevere la Pluffa che Sam non ha lanciato a lei.
James ha interrotto per la prima volta nella sua vita la ricerca del Boccino per prestare attenzione al mondo circostante e il mondo circostante evidentemente gli fa orrore.
Rosier guarda alternativamente la Pluffa tra le sue mani e poi Sam, senza riuscire a credere a quello che è appena successo.
Poi la voce di James spezza il silenzio e da quel momento è il caos più totale.
Gli hai lanciato la Pluffa? Sam Douglas, gli hai veramente lanciato la Pluffa? È questo che hai fatto?
Rosier inverte bruscamente la rotta e parte come un forsennato verso Mike, che si riscuote appena in tempo per mettersi in posizione di difesa, al centro dei tre anelli. Anne e Daniel sono subito al suo inseguimento, così come le altre Cacciatrici verde-argento, mentre Sam resta inchiodato a mezz’aria dallo sguardo omicida e al tempo stesso incredulo di James. Ora capisco perché non è permesso tenere le bacchette durante una partita di Quidditch: non penso di aver mai visto il Capitano così capace di usare una maledizione senza perdono. Poi il pubblico inizia a gridare esagitato e vedendo con la coda dell’occhio Regulus Black lanciato a tutta velocità verso il basso, il mio cuore manca un battito.
Quando mi volto con gli occhi sgranati verso il Capitano per avvertirlo, Sirius e tutto lo stadio mi hanno già anticipato e James si è già lanciato a sua volta in una spaventosa picchiata. Sembra quasi che si stia semplicemente lasciando cadere insieme alla scopa, da quanto è veloce.
- Non sono una donzella in pericolo, idiota, – sbotto prima di fare uno scatto e colpire con tutta la mia forza un Bolide. Devo fare violenza su me stessa per non spedirlo contro quel pel di carota, e cerco di direzionarlo verso Black, anche se è troppo lontano per poterlo mirare bene, senza contare che devo stare attenta a non colpire il Capitano.
- Nessuno ti scambierebbe mai per una donzella, tranquilla, – mi grida in risposta Sam, prima di voltarsi e raggiungere gli altri Cacciatori, impegnati in un’epica lotta per la pluffa.
- E nessuno scambierebbe mai te per un principe azzurro! – gli urlo dietro, gettandomi poi all’inseguimento di Avery, il battitore avversario, che si sta avvicinando un po’ troppo ai due cercatori.
Se perdiamo per colpa di Sam, giuro che lo ammazzo.
Lo resuscito dopo che James lo ha ucciso, e poi lo ammazzo.
 

*
 

Mi sono praticamente lasciato cadere a peso morto non appena ho capito quello che stava succedendo, ma Black è ancora diversi metri davanti a me e non è una finta. Perché lo vedo benissimo anche da qui, lo sfavillio dorato del Boccino d’oro, vicinissimo al Serpeverde.
Un Bolide passa esattamente tra di noi, senza sfiorare né me né lui e non riesco a capire a chi fosse diretto.
Il secondo per poco non prende Black dritto in faccia e mentre lui è costretto a rallentare e a deviare bruscamente per evitarlo, mi avvicino ulteriormente. Se allungassi la mano ora potrei sfiorare la coda della sua scopa. 
 Il pubblico è letteralmente in delirio, ma ho imparato a tagliare fuori ogni cosa quando sono concentrato sul mio compito e le grida dei miei compagni mi arrivano come attutite, sovrastate dal fischio del vento gelido che mi sferza il viso.
Il terreno si avvicina sempre di più, ma né io né Black accenniamo a rallentare. Stringo con più forza le gambe attorno alla scopa e mi appiattisco ulteriormente, tirando il manico verso l’alto solo all’ultimo e seguendo perfettamente la traiettoria di Black. 
 Ora voliamo in orizzontale, a pochi centimetri dall’erba del campo, e finalmente riesco a raggiungerlo. Mi affianco a lui e sposto lo sguardo dalla coda della sua scopa alla macchia dorata che sfreccia velocissima di fronte a noi, senza riuscire a distanziarci. La punta della scopa di Black è sempre più vicina al Boccino della mia, e anche se non posso inclinare troppo la scopa per non urtare il terreno e fare una caduta spettacolare, cerco comunque di scivolare in avanti per avvicinarmi di più alla sfera dorata.
Sperando che Godric me la mandi buona e non mi faccia sbilanciare, tendo un braccio davanti a me, arrivando quasi a sfiorare le ali argentate della vittoria.  
Ma Black è ancora in vantaggio, anche se di pochi centimetri, e quando anche lui allunga il braccio verso la piccola sfera dorata, so già cosa sta per accadere.
 
When you try your best
but you don't succeed
 
Non appena la sua mano si stringe sul Boccino D’Oro, Black arresta la scopa e alza il pugno verso l’alto, mentre il pubblico verde-argento esplode in un boato di gioia.
Subito punta gli occhi nei miei, mentre le ali del Boccino si agitano nella sua mano levata in aria. Ho perso.
 
*

 
Ho le labbra socchiuse a pochi centimetri dal megafono e non riesco a staccare gli occhi dal braccio alzato di Regulus.
James è appena sceso dalla scopa e pian piano anche gli altri Grifondoro si dirigono verso il suolo, evitando i Serpeverde che esultano sfrecciando da una parte all’altra del campo.
La parte verde-argento del pubblico mi sta assordando con le sue grida di esultanza, mentre quella rosso-oro è chiusa in un silenzio di tomba.
Sospiro contrariato, prima di portarmi controvoglia il magi-megafono alle labbra.
- Regulus Black prende il Boccino e Serpeverde vince centonovanta a quaranta. La partita è finita, andate in pace. Ma soprattutto a fanculo.
La McGranitt è talmente abbattuta per l’esito della partita che il suo tempo di reazione è più lento del solito. Quando partono le sue proteste, io mi sto già allontanando dalla mia postazione di cronista per raggiungere il campo, da cui né James né Regulus si sono ancora mossi.
È migliorato da quando eravamo piccoli e lo stracciavo sempre, nel vecchio cortile di Grimmauld Place.
 

*
Mi allontano a passo svelto dagli spalti, seccato dalle grida e dai cori vittoriosi dei miei compagni. L’espressione persa di Potter quando si è visto soffiare il boccino da sotto il naso è stata appagante, ma a parte questo non vedo cosa ci sia da festeggiare.

                                                                                                                                                                                               
When you feel so tired
but you can't sleep

In fondo è solo un’occasione in meno di vederla sorridere.
 
*
 

Smonto di sella, tenendo il Boccino ben stretto tra le dita, mentre i miei compagni esultano, ancora per aria. Potter è a pochi passi da me ed un sorriso trionfante mi si apre sulle labbra, quando incrocio il suo sguardo sconfitto.
- Cercavi questo, Potter? – ghigno, mostrandogli il Boccino che si dibatte nel mio pugno chiuso. Le sue labbra da sbruffone si contorcono in una smorfia, mentre io, da bravo Black, continuo ad infierire: - Se vuoi puoi prenderlo, ora non mi serve più.
Ed apro davvero la mano, lasciando il boccino libero di volargli di fronte. Lui non lo guarda nemmeno, tenendo gli occhi fissi nei miei.
- Ok, Black, hai vinto, – sospira, passandosi una mano tra i capelli.
Ed è un attimo.  
Lo sguardo mi cade su un luccichio che spunta dalla sua felpa scarlatta ed il sorriso mi si congela sulle labbra.
Appesa ad una catenina, una piccola B argentata posata sul petto di Potter si alza e si abbassa a ritmo con il suo respiro, come se quello fosse il suo posto.
Ed il mio sorriso si cancella lentamente, quando mi rendo conto che quello è il suo posto.
 
When you get what you want
but not what you need
 
Perché anche se ho vinto la partita, con Sirius ha vinto lui.  Con Sirius ho perso.
Rialzo lo sguardo incrociando gli occhi nocciola di Potter e, mentre ci fissiamo al centro del campo, attorniati dall’esultanza generale, sappiamo di aver vinto e perso entrambi.
Mi chiedo se Potter sia consapevole di aver vinto la cosa migliore. 
E mentre vengo trascinato via dai miei compagni festanti e il braccio di Sirius si posa sulle spalle di Potter, mi rispondo che sì, lo sa perfettamente.
Alla fine Sirius sa essere un fratello impeccabile.
Solo non il mio.
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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