NON TI
LASCERO’.
L’indomani
Alessandro si svegliò di nuovo nella radura ritornata
deserta.
Si
passo una mano tra i capelli corvini.
Aveva
fatto di nuovo lo stesso sogno. Questa volta, però, dopo il sopraggiungere del
buio, non c’era
più la voce che diceva “Torna quando la luna non
c’è, se lo vuoi!”, ma
ricompariva la luna che continuava a crescere e decrescere. Forse la
sua mente
cercava di dirgli qualcosa, qualcosa che a lui sfuggiva! Mah!
Si
rialzò in piedi e tornò alla fattoria pensando
che gli sarebbe piaciuto
svegliarsi con la fanciulla che dormiva al suo fianco.
Arrivò
il pomeriggio. Seduto su un piccolo masso, controllava le pecore che
stavano
pascolando. Sorrise all’agnellino, che aveva fatto nascere
qualche mese fa e
che era diventato ormai grande. Era una femmina e l’aveva
chiamata Luna, al
collo le aveva legato un fiocco giallo come i fiori di amamelide. La
pecora si
avvicinò a lui e belò. Alessandro la
accarezzò sulla testa.
“Luna,
Luna, Luna. Lo sai, sei nata la stessa notte in cui ho intravisto per
la prima
volta la mia fanciulla. Lei è così bella. Ne sono
completamente innamorato.
Poi, mi perdo completamente quando guardo i suoi occhi immensi. Sai, ci
siamo
salvati a vicenda dalla solitudine in cui eravamo sprofondati. Eppure
sento che
non è ancora completamente mia, sento di poterla perdere.
Devo scoprire quel
segreto che si tiene tanto stretta!”.
La
pecora belò ancora, come a volerlo incoraggiare.
“Sai”
disse Alessandro “sei la seconda a cui parlo della fanciulla.
Non l’ho mai
detto a nessuno, solo alla luna”.
A
quel punto rise di gusto. Aveva parlato della fanciulla a una pecora e
alla
luna. Era felice, però, erano entrambe importanti per lui.
Sorrise, veramente,
come non faceva da tempo. Ogni momento con la fanciulla nella sua mente
era un
sorriso.
Si
soffermò sull’ultima sera passata con lei.
Poi
qualcosa scatto nella sua mente.
“…mi
hai
detto la verità…”
Quelle
poche parole si incisero nella sua mente e continuavano a ripetersi
all’infinito. Tutto iniziò ad incastrarsi e gli
ingranaggi della sua mente
cominciarono a muoversi.
Lui
aveva parlato solo alla luna della notte in cui aveva visto la
fanciulla
suonare il flauto, eppure la fanciulla era a conoscenza di questo.
“Cavolo!”
gridò.
Scese
velocemente dal masso spaventando la pecora.
Fu
come se la natura smettesse di respirare, come se si volesse
concentrare su
quel piccolo essere umano per vedere se finalmente qualcuno, dopo tanto
tempo,
avesse capito.
La
mente di Alessandro smise di trarre conclusioni, perché la
giusta conclusione era
proprio tra il suo sguardo e il suo cuore.
“La
fanciulla e la luna… No, non ci posso credere! La fanciulla è la luna!”.
Sembrava
tutto così assurdo, eppure così chiaro.
“Cavolo,
ecco come faceva a sapere tutte quelle cose su di me. Gliele ho dette
io!”.
Era
così felice, finalmente sapeva chi era la fanciulla. Bastava
chiederle conferma
e se fosse stato tutto vero…cavolo, si poteva dire che si
era innamorato della
luna.
Si
lasciò cadere sull’erba, mentre piccole foglie
verdi trasportate del vento gli
sfiorarono il viso.
Fu
come se la natura volesse fargli una carezza, per ringraziarlo di aver
lacerato
un velo di solitudine.
La
sera arrivò e con essa arrivò anche il momento di
andare alla radura. Per tutto
il giorno Alessandro non aveva fatto altro che passare dalla
convinzione che la
fanciulla fosse la luna alla convinzione che, invece, si era inventato
tutto.
Si
incamminò nella foresta a passo svelto, aveva bisogno di
sapere. Si era
tormentato tutto il giorno per trovare le parole adatte con cui porre
la
domanda, ma niente. Tutto quello che gli era venuto in mente gli
sembrava privo
di tatto e così, adesso, non aveva la minima idea di cosa
dire e questo gli
causava non poca ansia.
Camminava,
un passo dopo l’altro.
Quella
sera si sentiva più stanco del solito, la testa pesava. Il
lavoro alla fattoria
lo stancava molto, doveva sbrigarsela completamente da solo.
Mancava
poco alla radura, solo pochi passi.
Uno, due, tre.
Arrivò, vide la fanciulla seduta sul
masso che rideva mentre le lucciole le volavano intorno e poi
sentì il vuoto
sotto di lui.
Svenne.
La
fanciulla volò, letteralmente, giù dal masso,
mentre le lucciole la seguivano
da dietro. Si piegò su Alessandro e iniziò a
chiamarlo mentre gli bagnava il
viso con l’acqua fresca che chiamava dal lago.
“Cavolo,
che è successo?” disse lui con voce bassa mentre
riapriva gli occhi.
“Mi
hai fatto prendere un colpo. Ecco cosa è successo! Sei
svenuto!” disse tutto
d’un fiato. “Per fortuna sei rinvenuto subito, non
deve essere niente di
grave.”
“Cavolo,
deve essere il lavoro alla fattoria. Ultimamente mi stanca
abbastanza.”
Alessandro
si mise a sedere, provò anche ad alzarsi, ma la fanciulla
glielo impedì. Poi si
sedette accanto a lui e gli prese la mano.
“Come ti senti
adesso?”
“Io?!!
Sto bene. E’ stata solo una cosa momentanea”
rispose mentre prestava maggior
attenzione alle loro mani strette insieme. Era… magico.
Un
attimo…magico? A quel punto gli ritornò in mente
quello per cui era andato di
corsa nella radura. Doveva chiederlo subito e senza giri di parole.
“Senti.”
disse stringendo di più la mano della fanciulla.
“Io
penso di aver capito chi sei.” la guardò negli
occhi.
“Tu
sei la luna. Vero?”
La
fanciulla rimase spiazzata da quel cambio così improvviso di
argomento. Lasciò
velocemente la mano di Alessandro che aveva stretto fino a quel momento
e si
allontanò da lui.
L’atmosfera
era improvvisamente cambiata: era come se un velo di leggero astio
mischiato a
paura fosse sceso su di loro.
Le
lucciole si erano ritirate ai margini della radura.
Loro
erano in penombra.
Alessandro
era estraniato, non riusciva a capire la reazione della fanciulla.
“Per
favore, dammi una risposta. Sei tu la luna?” chiese con un
velo di tristezza
che la fanciulla mal interpretò.
Era
arrivato il momento della verità. La fanciulla si
tormentava. Poteva scappare e
non farsi vedere mai più, ma non era da lei scappare. Poteva
mentirgli, ma non
voleva farlo. Poteva dirgli la verità e questa scelta non
aveva nessun ma.
“Si!”
disse abbandonandosi al suolo. Il vestito ricadde sull’erba
in un cerchio
perfetto.
“Sono
l’eterno spirito della luna.”
Alessandro
non sapeva che dire. Finora tutto era stato solo un enorme punto
interrogativo,
ma adesso era tutto vero: era innamorato dello spirito della luna.
“Come
hai fatto a capirlo così in fretta?”, disse la
fanciulla con il gelo negli
occhi.
“Come
ho fatto a capirlo?” sbottò Alessandro che non
riusciva a capire dove volesse
arrivare la fanciulla con quella richiesta: nella sua mente dovevano
essere
entrambi felicissimi.
“Sei
tu che mi hai dato indizi su chi veramente fossi. Che
c’è? Adesso che l’ho
scoperto non ti va più bene?”
“Non
pensavo che lo scoprissi così in fretta. Io non voglio
separarmi da te!” disse
la fanciulla quasi in lacrime.
“Separarti
da me?” chiese Alessandro socchiudendo gli occhi.
“Si!
Non voglio separarmi da te così presto!”
gridò. “Non dovevi capire chi sono
così in fretta!”
“Non
capisco. Qual è il problema?” le rispose di
rimando sempre più confuso.
“Tutti
quelli che hanno scoperto chi sono, anche se si possono contare sulle
dita di
una mano, sono scappati impauriti da me e dai miei poteri. Non voglio
perdere
anche te, tu per me sei importante come non lo è stato
nessun altro.”
All’improvviso
ad Alessandro fu tutto completamente chiaro.
Si
alzò, andò dalla fanciulla e
l’abbracciò.
La
fanciulla si irrigidì a quel gesto, ma poi trattenendo le
lacrime, si abbandonò
ad esso.
“Io
non voglio lasciarti!” le sussurrò Alessandro in
un orecchio, così
delicatamente che sembrò come se quelle parole perdessero
valore se dette in un
tono più alto.
La
fanciulla respirò il profumo della sua pelle prima di
allontanarsi per
guardarlo negli occhi.
Le
lucciole non osavano avvicinarsi, come se volessero concedere ai due
amanti un
po’ d’intimità.
“Non
ti turba che io sia lo spirito della luna?” chiese la
fanciulla.
“Un
po’ si, non pensavo fosse possibile una cosa del
genere.” disse, ma poi notando
che lei tornava a irrigidirsi, sfiorando le sue gambe, aggiunse:
“Ma tu sei
così bella e forte e poi sei… la luna: il
romantico sogno irraggiungibile di
ogni essere umano. Eppure io ce l’ho fatta e stanne certa,
non ti lascerò! ”
La
fanciulla era così felice di sentire, finalmente, quelle
parole. Le
aspettava da molto tempo, ma adesso non
poteva permettersi di lasciar divagare quella felicità come
un fiume in piena:
doveva essere sicura che Alessandro non sarebbe scappato dopo aver
saputo tutto
ciò che doveva ancora dirgli.
“Non
ti turba che io sia nata all’alba dei tempi?”
“Nooo,
è solo strano pensare che tu ci sia sempre stata
lassù.” disse indicando il
cielo.
“Anzi,
mi stavo chiedendo quando sei venuta qua per la prima volta?”
“Da
quando è nata la Terra ogni mese, nelle notti di luna piena,
scendo sotto forma
di puro spirito per compiere il rituale della luna. E’ il mio
compito.” fece
una pausa “Venivo sulla Terra sotto forma d’aria,
ma poi quando ho visto per la
prima volta un essere umano, ne sono rimasta affascinata. La
quantità d’amore
che può dare e ricevere è incredibile. Nessun
essere umano è pienamente
consapevole di questo! Così adesso ogni volta vengo qua,
sulla Terra, durante
la luna piena, sono lo spirito della luna in un corpo di forma umana.
E’
magnifico!”
“Non
pensavo che mi ammirassi così tanto!”
provò a scherzare Alessandro, per
smorzare un po’ quell’atmosfera così
seria.
Non
ottenne però l’effetto desiderato, la fanciulla lo
guardò come se volesse
ucciderlo!
“Va
bene! Come non detto!”
Silenzio.
“Una
domanda. Mi hai parlato solamente delle notti di luna piena…
e adesso che la
luna non c’è che cosa sta succedendo?”
Non
sperava in una risposta, pensava che ormai la fanciulla non volesse
più
parlare. Invece…
“Ogni
volta che venivo qua, la Terra mi incantava sempre di più,
ma dovevo
accontentarmi di guardarla dal cielo. L’unico giorno in cui
potevo lasciare il
cielo dovevo occuparmi del rituale della luna piena. La magia vedendo
la mia
tristezza decise di aiutarmi: durante i tre giorni di luna nuova,
quando la
luna non è illuminata, posso racchiudere il mio spirito nei
miei occhi ed
essere sulla Terra un essere umano come gli altri, a parte i miei
poteri.”
“Gli
occhi sono lo specchio dell’anima.”
sussurrò Alessandro, senza farsi sentire.
La
guardo negli occhi per un lungo istante e poi, come faceva quando era
imbarazzato, abbassò lo sguardo.
“Senti”
disse “quei ragazzi che…ti hanno…
conosciuto…insomma…”
La
fanciulla lo guardava senza capire cosa volesse dire il ragazzo, ma poi
sorrise.
“Sei
geloso! Nessuno è mai stato geloso di me!” rise.
“No!
Forse solo un pochino. Il fatto è che tutti quei ragazzi che
sono scappati… non
l’hai deciso tu. Forse sono ancora importanti per
te.”
La
fanciulla si scurì in volto.
“Sono
scappati, vuol dire che non mi amavano veramente. Mi ricordo di ognuno
di loro,
non mi piace dimenticare, ma non significano niente per me.”
Alessandro
non disse niente, ma la fanciulla notò che aveva rilassato
le spalle: era
sollevato.
“Lo
sai che ci possiamo vedere solo durante questi tre giorni di luna
nuova?”
“Si…”
“Quindi?”
“Sarà
difficile, ma ti posso sempre parlare quando sei
lassù” disse indicando il
cielo stellato “anche se tu non mi risponderai.”
La
fanciulla gli gettò le braccia al collo, non trovava le
parole per descrivere
quel ragazzo accanto a lei.
“Sento
che non sei completamente mia.” le disse Alessandro.
“Perché?”
“C’è
quel tuo segreto. Sento che per averti devo scoprirlo!”
“E’
vero, ma tu non puoi fare niente per scoprirlo. Se vorrai saperlo, lo
saprai e
basta.”
“Allora
lo saprò, ne sono sicuro!”
“Se
lo scoprirai, però, saremo legati per sempre! Devi esserne
consapevole.”
“Io
so solo che sono consapevole di voler stare con te. Lo sento e so anche
che
questo non è frutto della magia che complica sempre tutto:
siamo solo noi!”
Le
loro mani si sfiorarono, questa volta consapevoli dell’amore
nato tra di loro.
Le
lucciole volarono intorno a loro. I volti dei due amanti splendevano
alla luce
dei piccoli insetti. Si contemplarono lentamente, poi fu solo occhi
marroni
dentro occhi azzurri e infine i loro sguardi si spostarono sulle labbra
altrui.
Si baciarono. Si baciarono con la consapevolezza dei loro sentimenti e
con la
consapevolezza di appartenersi.
Non
ci furono più parole per quella notte, solo le loro mani
unite in una dolce e
ferrea stretta.
Solo
un’altra unica domanda fu posta da Alessandro.
“Quali
sono i tuoi poteri?”
“Non
ne ho ancora la piena consapevolezza. Molti dei miei poteri mi sono
sconosciuti. So che posso far fiorire alcuni fiori, parlare con alcuni
animali,
i gufi sono così dolci e i lupi hanno una mente
spettacolare; ma il più potente
di tutti è il potere di controllare le maree: grazie ad essa
ho imparato a
governare l’acqua. Per esempio posso creare serpenti
d’acqua!”
Sorrisero
entrambi al ricordo del loro primo bacio.
“Non
capisco, perché gli altri sono scappati?”
“Se
mi concentro posso sentire la presenza dell’acqua nel tuo
corpo, posso muoverla
a mio piacimento.”
“E
allora?”
“Diciamo
che ho esagerato…ero arrabbiata con loro e li ho minacciati
di ucciderli con un
solo gesto della mano.”
“Ahahahah!”
“Non
ridere! Mi basterebbe un po’ di esercizio per essere in grado
di farlo
veramente, solo che non voglio farlo!”
brontolò la fanciulla leggermente arrabbiata.
Quelle
furono, davvero, le sue ultime parole per quella notte
perché, poi, le sue
labbra si ritrovarono immediatamente occupate.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Dopo questo capitolo ogni volta che guardo la luna penso ad Alessandro
e alla fanciulla.
Una recensione? Giusto per non farmi pensare che lunedì
inizia la
scuola.
Il prossimo capitolo è quasi finito, poi ne mancheranno
massimo un
alto più l’epilogo.
Estratto:
“Ti
amo.”
Arrivederci!