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Autore: JackPortiero    07/01/2012    1 recensioni
E se TOBI IS HINATA? - by JackPortiero, l'ideatore della pazza teoria. Dopo "Amore in Codice 1", l'introduzione forse un po' pesantuccia, ma necessaria a introdurre i nostri beniamini, si passa alla storia vera e propria. Vi assicuro che vale la pena di leggerla. E' simpatica è dallo stile molto più leggero, scorrevole, e gradevole. Andiamo dunque a conoscere come era veramente la "piccola" Hinata prima della "morte" della madre: una timida ma allegra bambina; una sognatrice. E vediamo nel frattempo Tobi, "l'adulta", palesarsi proprio alla madre, e, indirettamente, al padre. E andiamo infine a scoprire qual il è il PRIMO VERO LEGAME di Naruto, e come egli concepisce il suo Sogno di essere hokage. E a momenti, per concepire questo Sogno, e per dirlo ad alta voce, si rischierà fin da subito di perderlo. Si rischierà, fin da subito, LA RIVOLUZIONE!..... Con un Danzo dietro le quinte pronto ad approfittare di ogni occasione.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'AMORE IN CODICE'
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UN BAMBOCCIO CATTIVO


"Si può sapere che hai da spartire con mia figlia?" - interrogò appena possibile il padre di Hinata al piccolo Naruto, avvicinandosi a lui e adombrandolo, e sollecitando subito minacciosamente alla risposta.
Intanto la corvina era rimasta al lato opposto della stanza, e teneva lo sguardo fisso verso una parete, in piedi, stordita. Aveva compiuto un'incredibile sforzo su se stessa per tirar fuori in precedenza la voce, e ora era tornata nel suo mutismo, aggiungendo a esso un disperato tentativo di sordità, una gran voglia di non vedere e ascoltare più nulla, vagando per chissà quali pensieri chiarificatori.
Era sull'orlo di uno svenimento, trattenuto soltanto per orgoglio.

Il piccolo Uzumaki dal canto suo era ora abbastanza intimorito dalla ostile figura che aveva dinnanzi a sé, e dopo aver guardato per un attimo con angoscia il fantasma di Hinata,
cercò comunque di pronunciarsi, a balbettii: "I-io... i-io sono un suo..."
"Spero non oserai definirti un suo amico." - anticipò lo Hyuga, severo, spiegando subito:
"Un amico non punta mai senza motivo il suo kunai contro un amica. Un ragazzo non minaccia di morte senza motivo una ragazza."
"......." - Naruto rimaneva in silenzio, turbatissimo da questa verità, senza fra l'altro minimamente chiedersi come egli facesse a sapere.
"Sono suo padre ho i miei seri motivi per sgridare mia figlia... Tu invece sei solo... un BAMBOCCIO CATTIVO!" - concluse lui, sprezzante, imitando volutamente il frasario del biondino, nonché il tono e il livello semplice del discorso. Gli scopi dello Hyuga erano molteplici, e forse tra questi c'era anche quello di dare una lezione al ragazzo, che continuava a stare zitto, con sguardo chino, non avendo nulla da replicare.

La piccola Hinata intanto dava quasi le spalle a entrambi. Aveva iniziato, sommessamente e in silenzio, a lacrimare trattenendo i singhiozzi, senza che per un po' se ne accorgessero.
Ma ora si poteva sentire con distinzione, la bambina era in fragorosamente in pianto, scombussolata; sia perché la ferivano l'umiliazione appena subita e l'attuale confronto tra Naruto e il padre, ma soprattutto, di gran lunga, perché non aveva altro in testa che la figura della madre.
Il capoclan degli Hyuga quindi si decise a richiamare l'attenzione della figlia, invitandola con un certo garbo ma senza repliche ad uscire. Questi era abbastanza vicina alla porta, quindi obbedì senza fiatare, e con una certa celerità, anzi, sparì di scena. Sembrava proprio quello che si augurasse di poter fare. Sparire, per poter finalmente piangere a dirotto senza che nessuno giudicasse infantile e inadeguato il suo strazio.
Fortunatamente non c'era nessuno a origliare, lì fuori, e la ragazza ritrovandosi da sola si sedette a terra chiudendosi a riccio, standosene a qualche metro ma comunque nei pressi dell'entrata, per non rischiare "incontri" e versare nervosamente tutte le sue lacrime. In silenzio, con disperazione, ma anche... Rabbia. Senza che nessuno potesse capire, in quel silenzio... che voglia di GRIDARE avesse.

(.....)

"Guardami negli occhi, se ne hai il coraggio." - pretese il capoclan degli Hyuga, riprendendo con il piccolo Naruto il discorso che era stato per un poco interrotto.
Il bambino, al suono della parola coraggio, provò a tenere su la testa, ma senza riuscire a incrociare perfettamente lo sguardo dell'uomo.
"Te lo spiegherò una volta sola, nel modo più semplice possibile..."  - iniziò a imporsi quest'ultimo, proseguendo impietosamente - "...sei un pericolo, per mia figlia! Un porta grane. Sei odiato della maggior parte della gente perché sei cattivo e porti sfortuna, e infatti ogni volta che mia figlia ha a che fare con te, le succede qualcosa di orribile."
Il piccolo Uzumaki se stava in silenzio ferito, capendo il senso del discorso, e persuadendosi potesse avere un fondo di verità comprovato dai fatti.

"Chi prende le difese di una persona odiata, è in genere destinato a essere odiato..." - proseguì il padre di Hinata, cercando di mantenersi comprensibile per un bambino di otto anni e mezzo -
"...ma per noi Hyuga, prendere le tue difese, non vuol dire solo essere odiati, equivale ad alto Tradimento."
Naruto ora aveva uno sguardo davvero interrogativo, avrebbe potuto perdere il filo del discorso, necessitava di una spiegazione.
"Noi del clan Hyuga siamo il clan più potente, nobile e antico del Villaggio della Foglia. Il clan che ha come dovere quello di proteggerlo. E tu sei..... un pericolo per tutti." - disse con leggero sforzo l'uomo, motivando poi - "Perché porti sfortuna e quindi disastri. Per noi Hyuga quindi, che non possiamo fare quello che ci pare, stare dalla tua parte equivale a Tradimento. E la pena del tradimento... è la morte."

Il piccolo Naruto era sconvolto, tutto questo era davvero troppo, per lui.
"I-io... d-davvero, n-non capisco..." - rispose amareggiato, cercando di mantenere un certo contegno - "...ci ero arrivato anche da solo, che tutti mi odiano per qualche motivo. E lei mi sta dicendo che è perchè porto sfortuna e sono un pericolo. Giusto?"
"E' esatto."
"Sì ma... mi sa dire almeno perché senza che lo voglio porto sfortuna e sono un pericolo? Mi sa dire veramente perché tutti odiano?"

".........." - Hiashi rimase in silenzio, non poteva certo rivelargli che dentro di sé aveva il Kyuubi. Non ne aveva il permesso, e quel bambino non aveva ancora (in apparenza) la maturità e la forza d'animo per affrontare una simile verità.
Naruto però si espresse: "Lo sapevo... sono tutte cavolate. Neanche lei sa rispondermi. O forse c'è qualcosa che non devo sapere?"
Il padre di Hinata rimase alquanto impressionato: "Forse sto sottovalutando questo bambino; non sembra avere otto anni, non è stupido come sembra... Anche lui dev'essere cresciuto in fretta."

"I miei genitori... erano dei criminali?" - azzardò con ansia il ragazzo, temendo questa ipotesi e confidando, stavolta, in una risposta precisa.

L'uomo non sapeva più bene come rispondere, ma provvidenzialmente aprì la porta l'Hokage, che fece subito presente di aver ascoltato buona parte della conversazione, e di non aver potuto fare altrimenti.
"Mia figlia?" - chiese subito lumi il primo degli Hyuga al Terzo, che accennando un sorriso rispose lisciandosi la barba:
"Ci ho scambiato due frasi appena. Dice di aver ricordato le parole di sua madre e si è fatta forza. Il clan la sta scortando alla vostra residenza. E tutto sotto controllo ormai."
Naruto intanto sembrava guardare il capo-villaggio in attesa di mille risposte.
"A questo punto non c'è più bisogno che io stia qui." - osservò Hiashi, che prima di uscire salutando formalmente l'Hokage, ammonì per l'ultima volta il biondino:
"Ricordati bene quello che ti ho detto oggi: sei un pericolo, per gli Hyuga. E una sventura, per mia figlia. Un pericolo. Se non sei il moccioso che sembri, d'ora in poi STALLE ALLA LARGA. Se non lo farai, ti farò sbattere immediatamente in prigione per averla minacciata di morte."

Il piccolo Naruto pensò ingenuamente che l'avvertimento di quell'uomo dovesse essere vero, e fosse anzi condiviso dall'Hokage, visto che egli rimase serio e non aveva obiettato nulla in un sua difesa.
E ora era rimasto da solo con lui, con quello che sperava sarebbe stato anche stavolta il suo avvocato difensore.


*****




"...fidati di me, papà ti vuole bene, non dimenticarlo mai. Ti fidi della tua mamma?"

  
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