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Autore: cloe    08/01/2012    4 recensioni
Non la vide nemmeno, percepì soltanto il corpo di lei stretto al suo. L’aveva abbracciato.
Si irrigidì di botto, con il sorriso stampato in faccia, le scope appoggiate sulla spalla e l’orecchino stretto in mano. Ma prima di riuscire a spostare la mano libera per abbracciarla o capire l’origine del piacevole calore che gli scorreva nelle vene, lei si allontanò.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Katie Bell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Disclaimer:

Harry Potter e tutti i personaggi della saga appartengono a J. K. Rowling ed a chiunque ne detenga i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, né intende infrangere alcuna legge sui diritti di pubblicazione e copyright. I personaggi e le situazioni di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi assolutamente casuale.

Note:

1. Questa fan fiction è stata scritta per il concorso Una carrellata di primi baci indetto da Acquamarine_ sul forum di EFP. Nel contesto del concorso sono stati definiti i seguenti elementi: il personaggio di George Weasley, la Foresta Proibita come luogo e il prompt orecchino.

2. Questa fanfiction è stata scritta sulle note di When you say nothing at all di Ronan Keating, che sono state la mia fonte d’ispirazione. Per questo motivo vi consiglio di leggerla ascoltando questa canzone.




L’Incantesimo di Appello




Hogwarts, 21 gennaio 1994


Colpì il Bolide, mettendoci più forza del necessario, facendolo sfrecciare verso la tribuna del commentatore. In quel momento sentì il suono prolungato del fischietto di Baston.

“Venite qua” urlò il Capitano per farsi sentire da tutti. “L’allenamento è finito”

George girò la scopa verso il fratello. Questi si fermò a mezz’aria guardandolo con aria apparentemente confusa. Con un ghigno George puntò diritto in direzione di Fred, spronando la scopa al massimo. Il gemello volò dall’altra parte del campo e lui lo inseguì a pochi metri di distanza.

Aveva inseguito Fred fino agli anelli dall’altra parte del campo quando un Bolide lo prese di mira nel tentativo di disarcionarlo. Allungò il braccio che reggeva la mazza e lo fece virare in modo che tagliasse la strada al gemello. Fred sterzò leggermente e colpì la palla al volo. Lui lo affiancò e cominciarono una lotta con le mazze.

Un urlo strozzato distolse la sua attenzione dalla lotta con Fred. Si voltò nella direzione da cui gli era giunta la voce e vide una macchia scarlatta cadere dalla scopa. Il cuore di George si strinse in una strana morsa e accelerò i battiti mentre la figura scarlatta atterrava nella neve.

“Adesso basta, voi due!” urlò Oliver. “Scendete immediatamente!”

Quando si avvicinarono di una decina di metri, distinse chi era caduto dalla scopa: Alicia giaceva nella neve premendosi le mani su un fianco.

Per fortuna non era Katie.

Un pensiero improvviso, incomprensibile come un fulmine a ciel sereno. Gli incidenti di Quidditch erano il loro pane quotidiano. Non li augurava a nessuno dei suoi compagni, non valeva soltanto per Katie.

Atterrarono accanto ad Angelina e Baston che stavano rimettendo in piedi la compagna di squadra.

“Ma siete impazziti?” sbottò il ragazzo rabbioso mentre Harry stava cercando di convincere uno dei Bolidi ad entrare nella cassa.

“Scusaci, Oliver” disse Fred, dispiaciuto “Non ho visto Alicia”

“Per fortuna era quasi atterrata!” continuò il Capitano, fuori di sé.

“Avrebbe potuto farsi molto male” s’intromise Angelina sostenendo Alicia per un braccio.

“Scusaci Alicia” disse George rivolto alla ragazza “Volevamo soltanto svagarci un po’. Stai bene, vero?”

“Sì” rispose la cacciatrice con le mani ancora premute sul fianco “Non è niente di grave”

“Sarà meglio accompagnarti in infermeria” sentenziò Baston.

“Non è niente, Oliver! Davvero!” insistette Alicia in modo non troppo convincente.

“È comunque meglio che ti faccia vedere da Madama Chips” concluse il ragazzo in tono che non ammetteva repliche. Harry, intanto, era riuscito a rinchiudere il primo Bolide nella cassa.

“Dov’è la mia scopa?” chiese la ragazza in tono allarmato.

“Katie è volata a riprenderla” rispose Angelina. “Guarda è già di ritorno” aggiunse indicando la Cacciatrice in lontananza.

“Riordinate palle e scope” ordinò Baston. “Io e Angelina accompagniamo Alicia in infermeria”

“L’accompagno io, Oliver” si offrì Fred. “Sono stato io a scagliarle il Bolide addosso” allungò la scopa al fratello e afferrò la compagna per un braccio.

George osservò Fred, Angelina e Alicia uscire dal campo di Quidditch sperando che la Cacciatrice non riportasse nessuna conseguenza dal loro gioco post-allenamento.

“Do una mano a Harry” disse Oliver tendendogli la sua Nimbus 1700. “Puoi riporla?”

“Certo” rispose il Battitore.  

“È volata nella Foresta Proibita” disse Katie atterrando al fianco di George. “L’ho seguita fino ai margini, poi ho fatto dietrofront. Dovremo avvisare la McGranitt così la farà recuperare da Hagrid” scavalcò agilmente dalla scopa e se la mise in spalla superandolo.

“Da che parte è volata?” le chiese facendo passare la scopa di Baston da una mano all’altra.

Katie si voltò. “Verso la capanna di Hagrid; è sparita nella foresta pochi metri più in là dell’orto delle zucche” disse scuotendo la testa, sconsolata.

“Speriamo non si sia addentrata troppo nella foresta” mormorò superandola a sua volta.

“Lo spero anch’io” ribattè la ragazza raggiungendolo e camminandogli a fianco verso gli spogliatoi “Un’altra scopa distrutta sarebbe un vero disastro per la squadra.”

“Già, bisogna recuperarla prima che qualche creatura la faccia a pezzi” convenne il ragazzo. “Speriamo che ritornino la Firebolt a Harry prima della partita contro i Corvonero”

“Non oso sperarlo” rispose Katie mentre George apriva la porta dello spogliatoio e la lasciava entrare per prima con un buffo inchino. “Sarebbe troppo bello”

“Hai detto che è entrata nella foresta vicino all’orto delle zucche?” le chiese seguendola fino all’angolo dove riponevano le loro scope. Ormai gli allenamenti erano giornalieri e non aveva senso trasportarle avanti e indietro dal campo al castello.

“Esatto” confermò la Cacciatrice girando la chiave nel lucchetto del scompartimento della sua scopa.

George ripose le scope di Baston e Fred nel porta scope, chiuse i lucchetti e prese le chiavi. Qualche Corvonero o Serpeverde sarebbe stato capacissimo di fare irruzione nel loro spogliatoio e di rubare le scope. Fece cadere nella tasca della divisa la chiave di Fred e posò sull’armadietto di Oliver quella della Nimbus 1700.

“Dì ad Oliver che chiuderò io lo spogliatoio” comunicò alla compagna di squadra. Katie sbucò dal suo armadietto appena aperto.

“Dove stai andando?” gli chiese vedendolo uscire dallo spogliatoio con la scopa in mano.

“A riprendere la scopa di Alicia” disse con un largo sorriso prima di chiudere la porta dietro di se. Sentì Katie ribattere qualcosa dallo spogliatoio ma non tornò indietro.

Si era allontanato di pochi passi quando sentì il rumore soffocato di una porta che sbatteva. Oliver e Harry avevano rinchiuso tutte le palle e ora stavano trasportando la cassa verso l’ufficio di Madama Bumb.

“George!” il ragazzo sentì il suo stomaco stringersi in una strana morsa al suono del suo nome pronunciato in quel modo. Katie stava correndo verso di lui. “Non puoi andare nella foresta!”

“Certo che posso!” esclamò il ragazzo. “Con Fred ci siamo stati un sacco di volte”
Salì sulla sua vecchia scopa e preparò al decollo.

“Non puoi andarci!” la ragazza si chinò leggermente in avanti e prese saldamente la scopa con entrambe le mani. “Se qualche professore lo viene a sapere possiamo dire addio alla Coppa anche quest’anno!”

“Hai intenzione di tradirmi?” le chiese con sguardo torvo.

“No, certo che no!” ribatté sgranando gli occhi sorpresa che l’amico possa aver pensato una cosa del genere.

“Bene. Allora non vedo come potrebbero venire a saperlo” concluse seccato. Katie non aveva ancora lasciato andare la sua scopa.

“Torna al castello, Katie. Io vi raggiungo tra poco” disse sperando che si decidesse a lasciarlo volare.

“Non ci penso nemmeno!” esclamò lei stringendo ancora più forte la scopa di George.

“E dai…”

“Non ti lascio entrare da solo nella Foresta Proibita” sentenziò decisa mollando la presa e salendo sulla scopa dietro di lui.

George percepì le piccole mani di Katie abbracciare la sua vita. Il suo corpo si irrigidì mentre una scossa di nervosismo gli passava attraverso il corpo.

“Posso farcela benissimo da solo” disse con tono convinto. Non gli sembrava affatto una buona idea che lei venisse nella Foresta. Andarci con Fred era una cosa, lui sapeva cosa aspettarsi. Ma andarci con Katie… La scopa di Alicia potrebbe essersi inoltrata di parecchio tra gli alberi della foresta. E se si fosse spaventata per qualche ragnetto?

“Scendi!” le ordinò deciso.

“No!” ribattè lei altrettanto decisa.

“Scendi!”

“Soltanto se scendi anche tu!”

“Quanto sei testarda!” sbuffò scocciato. Ormai il sole cominciava a tramontare. Non voleva entrare nella foresta con il buio, era già abbastanza buia in pieno giorno. Non che avesse paura del buio, ma non sarebbe stato saggio entrarci da solo o, peggio, con una ragazza che si spaventasse al primo fruscio delle foglie sugli alberi.

“E va bene” mormorò poco convinto cambiando repentinamente idea. In fondo anche Fred diceva che era bene avere una spalla quando si trasgrediva alla regola di non entrare nella Foresta Proibita.

“Dai, non essere arrabbiato!” disse Katie allegramente. George immaginò il sorriso di lei, a pochi centimetri dalla sua schiena. Una voglia improvvisa di ridere e sorridere con lei s’impadronì di lui. Un’immagine gli balenò davanti agli occhi.

Si trovava in riva al lago e sorrideva guardando dei ragazzini stuzzicare la piovra gigante. Katie era accanto a lui e gli sorrideva. Sorrideva a lui.

Scosse la testa. Che idea sciocca: sorridere alla piovra gigante!

“Tieniti forte” le disse dando una forte spinta per alzarsi in volo. Katie aumentò la presa sulla sua divisa avvicinandosi ulteriormente al suo corpo. L’aria gelida di gennaio gli ferì il volto come tanti coltelli affilati. Ogni respiro gli gelava la gola e i polmoni, ma George aveva l’impressione che gli mancasse il fiato.

Fecero un largo giro per evitare di essere visti da Hagrid. Raggiunsero i margini della foresta ed atterrarono. Dovevano trovarsi parecchie decine di metri più in là del punto dove era sparita la scopa di Alicia.

“Da quella parte” mormorò Katie indicando un punto vicino all’orto di Hagrid. S’incamminò nella direzione indicata ma George la fermò afferrandola per un braccio.

“È meglio non farci vedere” disse deciso. “Camminiamo dietro i primi alberi, così non saremmo troppo in vista nel caso qualcuno guardasse da questa parte”

“Ok” lei acconsentì e s’inoltrarono di qualche metro tra i primi alberi.

“È entrata proprio in questo punto” disse la ragazza fermandosi all’improvviso. “Ed è volata da questa parte” si girò nella direzione giusta ed allungò una mano davanti a se.

George s’incamminò per primo nella neve intatta facendo attenzione ad alzare bene le gambe per non cadere in qualche erbaccia invernale.

Camminarono in silenzio per qualche minuto poi il ragazzo spezzò il silenzio.

“È meglio tirare fuori le bacchette” la sua mano scivolò nella fodera sotto il mantello della divisa di Quidditch, ma Katie non si mosse.

“Che c’è?”

“Durante gli allentamenti lascio sempre la bacchetta nell’armadietto” rispose lei con tono di scusa.

George sbuffò guardandola torvo. Poi riprese a camminare senza fare commenti. Avrebbe dovuto essere più deciso e andare a recuperare da solo la scopa di Alicia. Anzi, avrebbe fatto meglio a dirle che andava a fare un giro del campo per rinfrescarsi un po’. Lo avrebbe guardato storto ma almeno non gli sarebbe corsa dietro.

Mentre rimuginava a tutte le scuse possibili che avrebbe potuto trovare per non menzionare il suo piano alla compagna di squadra la vide. Il manico di frassino luccicava alla luce della sua bacchetta. Nella sua fuga tra gli alberi la scopa si era impigliata in un cespuglio particolarmente robusto.

Affrettò il passo per raggiungere le scopa e, con un paio di semplici incantesimi, la liberò dalle grinfie del cespuglio. Katie si stava guardando attorno, nervosa. La raggiunse con le scope in una mano, la bacchetta nell’altra.

“Andiamo” le disse superandola allegro. Aveva temuto che la scopa si fosse inoltrata molto di più. Fecero il cammino inverso senza parlare, come se avessero stipulato un tacito accordo per non attirare l’attenzione di qualche creatura.

Poteva già intravedere la capanna di Hagrid attraverso gli alberi quando la mancanza dei passi di Katie dietro di se lo fece fermare. Voltandosi vide che la ragazza era rimasta indietro di una decina di metri.

“Che c’è?” le chiese scocciato. Katie si stava guardando attorno. George lo vide passare dalle erbacce innevate agli arbusti sempreverdi. Non era quello il luogo adatto per approfondire le lezioni di Erbologia.

“Ho perso l’orecchino” mormorò fissando il terreno coperto di erbacce invernali.

Il ragazzo alzò lo sguardo al cielo vedendo solo un intreccio di rami spogli. Questa non ci voleva.

“Non ti preoccupare” disse pacato mentre la raggiungeva.

“Non so dove possa essermi caduto” continuò con voce spezzata, come se George non avesse aperto bocca. “Sono certa di averlo avuto ancora quando siamo entrati nella foresta”

“Katie” sussurrò il ragazzo posandole una mano sulla spalla. Lei girò lentamente il capo fino a che i suoi occhi castani non incontrarono quelli del ragazzo.

“Me li ha regalati mamma a Natale” sussurrò Katie. “Potrebbe essere caduto ovunque” la tristezza traspariva dalle sue parole come la luce del tramonto che filtrava tra i rami.

“Dimentichi che hai accanto a te un mago eccellente” ribatté lui abbracciando le scope, scivolate fino alla spalla, e battendosi fiero il pugno sul petto.

“Sì, nel combinare disastri” aggiunse lei divertita.

“Ei!” esclamò lui sbalordito togliendo la mano dalla spalla di lei. “Potrei offendermi!”

Katie riprese a guardarsi intorno, cercando di vedere l’orecchino argentato nel semibuio della foresta, con un sorriso divertito.

Una stretta allo stomaco ricordò al ragazzo che non era affatto carino che lui stesse lì imbambolato ad osservarla mentre lei cercava l’oggetto che aveva perduto. Anche se non gli sarebbe per niente dispiaciuto restare ad osservarla un altro po’, prese la bacchetta dalla divisa. La tese davanti a se e chiuse gli occhi. Non era ancora completamente padrone dell’Incantesimo di Appello. In questo era Fred quello più bravo, ma questa volta non doveva fallire. Che cosa avrebbe pensato Katie, vedendo che non era capace di chiamare a se nemmeno un oggetto piccolo piccolo?

Accio orecchino” pronunciò. Il silenzio della foresta premeva sulle orecchie come un pesante berretto invernale. Aprì gli occhi sperando di vedere ciò che non riusciva a sentire: un piccolo oggetto che sferzava l’aria e volava diritto nella sua mano. Katie sarebbe stata felice e gli avrebbe sorriso di nuovo.

Non successe niente. Abbassò la bacchetta, sconfortato, senza trovare il coraggio di guardare la compagna di squadra.

“Non fa nulla, George” sentì la sua voce triste tentare di confortarlo. “Ci hai provato. Si sarà impigliato da qualche parte…”

E poi lo sentì prima ancora di vederlo. Un leggero fischiare dell’aria che si faceva sempre più vicino. Forse… Non riusciva neanche a pensarlo, ma…

Percepì qualcosa di leggero premere sul dorso della mano che teneva la bacchetta. Abbassò lo sguardo e lo vide: un orecchino argentato era fermo a mezz’aria accanto alla sua mano. Ripose veloce la bacchetta e prese in mano il primo oggetto che era riuscito a richiamare a se, senza che si perdesse a metà strada. Un cuoricino ambrato pendeva nel piccolo cerchio alla fine della catenina.

“L’hai trovato!” esclamò Katie.

“È lui che ha trovato me” rispose ancora sorpreso dal fatto di essere riuscito a richiamare a se qualcosa. “Non ci sono mai riuscito prima”

“Ma adesso sì!” alla voce felice di Katie un meccanismo interno gli suggeriva di voltarsi verso di lei. Ci era riuscito, aveva trovato il suo orecchino! Lei era felice e lui… Lui aveva tutto il diritto di guardarla e di essere felice anche lui.

“Hai ritrovato il mio orecchino!” esclamò lei allegramente. George alzò lo sguardo dalla sua mano. Sì, ci era riuscito. Aveva ritrovato il suo orecchino! L’aveva fatto davvero!
Un sorriso si allargò sul suo volto. Non aveva di cosa vergognarsi davanti a lei: la magia era riuscita. Strinse il pugno attorno al piccolo oggetto argentato e si girò verso Katie.

Non la vide nemmeno, percepì soltanto il corpo di lei stretto al suo. L’aveva abbracciato. S'irrigidì di botto, con il sorriso stampato in faccia, le scope appoggiate sulla spalla e l’orecchino stretto in mano. Avrebbe voluto ricambiare l’abbraccio, ma le braccia sembravano troppo pesanti. Il corpo di Katie era stretto al suo. Poteva odorare il profumo di rose selvatiche dei suoi capelli stretti nella coda bassa. Abbassò un poco la testa per cogliere a pieno quel profumo. L’aveva vista tante volte spruzzarsi quello spray per i capelli nello spogliatoio, ma non aveva mai fatto caso quanto fosse buono quell’odore sui capelli di Katie.

Un piacevole calore si stava diffondendo nel suo corpo, senza capire da dove avesse origine. Forse era il calore del corpo di Katie accanto al suo. Ma erano pur sempre ben vestiti, con indosso la divisa di Quidditch completa…

Prima di riuscire a spostare la mano libera per abbracciarla a sua volta, prima di riuscire ad immergersi nel suo odore di rose selvatiche o prima di riuscire a capire l’origine del piacevole calore che gli scorreva nelle vene, lei si allontanò.

Katie sciolse l’abbraccio e George ebbe l’impressione che quel piacevole calore che aveva sentito circolare nelle vene si fosse allontanato con lei. Solo allora poté notare il suo volto sorridente.

“Grazie” gli disse fissandolo intensamente.

“Non c’è di che” rispose in un sussurro, come se temesse che il troppo rumore potesse spezzare il sorriso della ragazza.

A malincuore liberò l’orecchino dalla presa troppo stretta delle sue dita. Tese la mano verso la compagna di squadra dimenticandosi di avere le scope appoggiate alla spalla. Queste scivolarono lungo il suo petto e caddero tra lui e Katie. Lei abbassò lo sguardo sull’orecchino argentato e allungò la mano verso quella di George.

Lui percepì il freddo delle dita di lei nella sua mano di poco più calda.

Non seppe perché lo fece. Anche ripensandoci a distanza di anni non sapeva dire cosa lo avesse a compiere quel gesto.

Forse per percepire nuovamente quel piacevole calore nelle vene o soltanto per prolungare gli istanti che gli concedevano di ammirare il suo sorriso. Le sue dita si alzarono per avvicinarsi a quelle fredde di Katie e le fecero piegare in modo che potesse avvolgerle con la sua mano calda.

Percepì di nuovo quel piacevole calore scorrere nella sua mano. Il calore di Katie. Si avvicinò a lei senza rendersene conto. Sapeva solo che, all’improvviso, poteva osservare le sfumature dei suoi occhi. Non erano solamente marroni, come aveva sempre pensato, ma una combinazione di tonalità che andavano dal color nocciola al marrone scuro.

Il respiro caldo di lei gli accarezzava il mento provocando vampate di calore sulle sue guance. Percepì il respiro di Katie più vicino al suo volto, i loro corpi dovevano essere più vicini di quello che ricordava. Aveva l’impressione che la mascella gli stesse tremando leggermente e le corde vocali fossero attorcigliate in gola. Se aveva delle gambe, in quel momento non sapeva dove potessero essere.

Gli occhi di Katie sparirono. Di lei restava soltanto il freddo delle sue dita. Il respiro caldo. La compattezza del suo corpo. Il calore delle sue labbra morbide.

Non sapeva come, né perché lo avesse fatto. Sapeva soltanto che ora le sue labbra stavano baciando lentamente quelle della sua compagna di squadra. La mano che avvolgeva le dita di lei sembrava in fiamme. La mascella aveva smesso di tremare e un calore caldo scioglieva i nodi delle corde vocali lasciando in gola un’emozione palpabile. Le viscere urlavano silenziose il bisogno di sentire il corpo di Katie più vicino. Passò la mano libera sotto il mantello scarlatto della divisa accarezzando il maglione pesante. Si fermò sulla sua schiena e la strinse a sé per sentire il suo corpo caldo sul suo.

Voleva percepire tutto di Katie. Le sue labbra morbide, il calore della mano sul suo collo, le dita in fiamme, le sue forme femminili.

Non sapeva da quanto si stessero baciando. Forse pochi secondi oppure un’ora. Stava assaporando ogni istante durante il quale poteva percepire Katie così vicino a lui.

Seppe soltanto che, quando le loro labbra si separarono, aveva il respiro corto carico di eccitazione. Ogni fibra del suo corpo gridava muta l’emozione che lo faceva fremere per l’intensità di ciò che stava provando.

La osservò tentare di riprendere il controllo del suo respiro mentre le accarezzava la schiena sopra il maglione della divisa. Quando incontrò di nuovo i suoi occhi si limitò a sorriderle. Lei ricambio il sorriso, imbarazzata.

Si sciolsero lentamente dall’abbraccio ma prima di lasciare andare le dita di lei, George fece passare il pollice sulle sue nocche pallide in una lenta carezza.

“È meglio che lo indossi” sussurrò George riferendosi all’orecchino. Katie fece un cenno di assenso e prese l’orecchino con il cuoricino ambrato nel piccolo cerchio argentato.

Mentre la ragazza si sistemava l’orecchino lui si chinò a raccogliere le scope che aveva fatto cadere. Poi s'incamminarono fuori dalla foresta proibita. Ai margini della foresta le passò la scopa di Alicia.

“Non salirci, potrebbe essersi danneggiata” l’ammonì gentilmente. “È meglio se torniamo insieme”

Katie annuì e salì dietro di lui sulla scopa. I raggi del sole morente illuminavano l’orto delle zucche e la capanna del guardiacaccia di luce rossastra. Il volo verso il campo da Quidditch sembrò a George troppo breve. Quando Katie sciolse la presa dalla sua vita sentì quanto già gli mancasse il non sentirla così vicina a lui.

Entrarono nello spogliatoio della squadra del Grifondoro e riposero le scope. Il giorno dopo Oliver avrebbe fatto controllare che la scopa di Alicia non avesse riportato danni che avrebbero potuto rendere il suo uso pericoloso.

Stavano sistemando le scope nei rispettivi scompartimenti del porta scope quando lui la richiamò.

“Katie”

Lei alzò lo sguardo e lui notò che se non osservati da vicino, i suoi occhi sembravano veramente soltanto marroni.

“Nei fine settimana a Hogsmeade non posso dare buca a Fred” disse con voce calma. Dentro di lui le viscere si contorcevano per il nervosismo nell’attesa della risposta di lei. “Però, se domani pomeriggio sei libera, potremmo fare un giro nel parco”

Lei sorrise e le sue viscere si riempirono di quell’emozione così piacevole.

“Va bene” rispose. “Dopo la lezione di Antiche Rune ho il pomeriggio libero”

George si limitò ad annuire. Aveva come l’impressione che il giorno dopo le lezioni sarebbero state particolarmente noiose.




Finite Incantatem





Scritta nel mese di gennaio 2012.

  
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