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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    09/01/2012    2 recensioni
N.B.: questa è la ri-pubblicazione di una storia che ho già pubblicato e che per errore si è cancellata!
"Attirerò le persone a me. E allora... allora saranno loro a creare il mio mondo!".
Un piccolo sogno e il suo innocente desiderio di vivere. Ma cosa si intende con "saranno loro a creare il mio mondo?". Qual è il mistero legato alla voce del piccolo sogno? Quale strada macchiata di rosso (ma anche di blu, verde e giallo) stanno per percorrere cinque amici?
E soprattutto, saranno ancora amici o si volteranno le spalle a vicenda?
Troverete queste risposte nelle stanza di una vecchia casa, tra carte da gioco, rose e castelli reali, nella più nera delle notti.
Genere: Dark, Mistero, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Kaito



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Il piccolo sogno si allontanò saltellando. I suoi piani erano inziati perfettamente, il suo mondo stava venendo creato, ma c'erano ancora tanti affari da sbrigare. Quella piccola gli aveva portato la guerra, ma aveva bisogno di un sacco di altre cose. Era intelligente la ragazzina, però: aveva notato una familiarità nella sua voce. Ma di certo non era ancora il momento... no.
All'inizio aveva pensato di rivelarle il suo segreto quando fosse stata imprigionata, e così le aveva chiesto se voleva sapere cosa c'era di strano nella sua voce.
Poi però... aveva cambiato idea. Sorrise, malvagio. Non si può forse cambiare idea?
Glie l'avrebbe rivelato alla fine di tutto. Quando il suo mondo sarebbe stato finalmente completo...
Fu distolto dai suoi pensieri dalla limpida e forte voce di un ragazzo.
"Meiko!", chiamava. "Miku! Len! Rin! Dove siete? Meiko!".
Ecco. Era giunto il momento.
"Ciao, Kaito", disse cerimoniosamente aprendo la porta rossa.
* * *
Se c'era una cosa che Kaito aveva sempre, costantemente in testa erano le note musicali. Anche se era solo un ragazzino, sapeva perfettamente che avrebbe dedicato la sua vita alla musica.
Anche ora che si trovava solo in casa, che i suoi amici erano scomparsi, aveva in testa una melodia. A dire il vero, erano proprio le diverse situazioni ad ispirargli arie e canzoni varie. Guardandosi intorno e chiedendosi perché fosse rimasto solo, inziò a canticchiare un motivetto strano, ritmato e - non sapeva perché - un po' macabro. Dopotutto, quando mai aveva composto melodie allegre? La sua infanzia andava scemando, gettandolo a capofitto nell'adolescenza con tutti i suoi problemi. E lui sentiva che non ce l'avrebbe fatta ad affrontarla, aveva sempre avuto un carattere fragile. Era solito nascondersi dietro la sciarpa e i capelli blu notte e osservare il mondo così protetto.
Fu distolto dai suoi pensieri da un cigolio penetrante. Pian piano la porta della stanza, che solo allora Kaito notò essere illuminata di rosso, si aprì. Ne uscì uno strano fantasmino bianco con una cicatrice sull'occhio e uno strano sorriso, che lo salutò con tono cerimonioso. Il ragazzino lo osservò con perplessità.
"Ma come canti bene", gli disse poi il sogno. "Un po' di musica è proprio quello che ci vuole per me. Il mio mondo ha già la guerra, ma la musica gli manca".
"Il... tuo mondo?", chiese Kaito sospettoso. "Sei il sogno di cui ci ha parlato ieri la nonna, vero? Allora saranno loro a creare il mio mondo!".
"Ma come sei intelligente", lo adulò il piccolo sogno. "Devo dire che siete tutti bambini molto intelligenti".
"Io non sono più un bambino", disse Kaito fulminandolo con lo sguardo, "ho tredici anni".
"Certo, certo. Che musichetta stavi cantando, prima?".
Kaito intonò nuovamente il motivetto, e il piccolo sogno applaudì:
"Bravissimo. Immagino che ora tu voglia metterci le parole, no? Lascia che ti dia uno spunto". Il volume era ancora sul comodino. Il piccolo sogno lo aprì e iniziò a leggere da dove era rimasto. "Blu e fragile è l'Alice che seconda sta...".
Kaito fu percorso da un tremito. Il piccolo sogno aveva una strana voce, una voce che il ragazzino aveva già sentito.
"Nel Paese delle Meraviglie canta e va...", proseguì senza sapere da dove venissero quelle parole, ma subito si bloccò, irrequieto. Sentiva uno strano brusio provenire da dietro la porta rossa luminescente. Voci. Esclamazioni lontane. Non riusciva bene a distinguerne le parole, ma gli sembrava, dal tono, che esprimessero ammirazione.
"Una voce bellissima!", disse chiaramente una delle voci, più forte e nitida delle altre. Fu seguita da mormorii d'approvazione.
"Si riferiscono a te", gli disse il piccolo sogno. "Oltre la porta c'è il pubblico che hai sempre... sognato. Un pubblico pronto ad acclamarti".
Kaito avanzò lentamente verso la porta e l'aprì, ritrovandosi nell'intricata selva che era diventato il corridoio. Osservò con orrore il sentiero tracciato dal sangue rosso scarlatto e le rose dello stesso colore. Un colore che gli ricordava tanto una sua carissima amica...
"Meiko...", mormorò, invaso da un brutto presentimento.
"Pensa al tuo pubblico", gli ricordò una vocina proveniente dal basso. "E... pensa ad un povero, picccolo sogno senza musica".
"Qui non c'è nessun pubblico", rispose Kaito cupamente.
"Però c'è una porta".
Di fronte a lui si apriva un'altra porta, nella parete opporta del corridoio. Le voci sembravano provenire proprio da lì. Prese in mano la maniglia e improvvisamente la porta si illuminò, come quella che aveva appena oltrepassato. Questa, però, divenne di un blu intenso. Alla luce emanata dalla porta, Kaito si vide riflesso nella maniglia, e gli parve di vedere il volto di un giovane uomo, bello e triste, una pistola puntata alla tempia. Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Non poteva averlo visto davvero, non era possibile. Eppure, il piccolo sogno... le rose... il bosco, le porte illuminate... che cosa, di tutto questo, era possibile?
Forse davvero il suo destino era di ritrovarsi con una pistola puntata alla tempia?
"Vai avanti".
Kaito obbedì all'ordine del piccolo sogno e aprì la porta.

"Eccolo".
"Dev'essere lui".
"Il bambino che cantava così bene".
Una folla si aprì al suo passaggio in quello che era sempre stato il salotto della grande casa. Anche i quadri alle pareti sembravano fissarlo, gli occhi illuminati dalla luce blu che aleggiava nell'ambiente.
"Non sono più un bambino", rispose Kaito tra i denti, tremando. Da dove venivano quelle persone e quella luce? Se fosse stato ancora un bambino, come tutti i suoi amichetti, non si sarebbe posto quelle domande e non si sarebbe sentito così teso, così all'erta... così spacciato.
"
Certo che no", rispose la folla all'unisono, e decine di volti gli sorrisero benevoli... benevoli?
"Il pubblico vuole che continui a cantare", lo ammonì il piccolo sogno, sbucandogli da dietro una caviglia. "Le parole sono scritte nel libro che ho lasciato nell'altra stanza... ma tanto tu le sai già, giusto?".
Kaito deglutì, incapace di proferire parola. Si guardò intorno, gli occhi spalancati. In fondo, andava ancora tutto bene, giusto? Non era successo niente di veramente brutto, si era soltanto immaginato una pistola nel suo riflesso distorto nella maniglia.
Solo quando cercò di ricordarsi la melodia che aveva intonato, si accorse di avere le mani occupate. Nella destra, sul cui dorso era comparso un quadro blu, teneva degli spartiti, mentre nella sinistra stringeva qualcosa di freddo e pesante... non osò guardare di che cosa si trattava.
"Avanti, sali sul palco".
"...palco?".
Sul lato opposto della stanza troneggiava un grande divano di cui in quel momento la luce blu rendeva impossibile stabilire il colore, ma che era sempre stato nero. Riluttante, Kaito lo raggiunse e vi salì sopra, e immediatamente questo sembrò assumere la forma e la consistenza di un vero palco...
Kaito osservò la folla. In fondo questo era quello che aveva sempre voluto, no? Un pubblico per sentirlo cantare.
Non appena aprì bocca per prendere fiato e si sollevò gli spartiti all'altezza degli occhi, una visione agghiacciante lo accecò per un attimo come un lampo. L'intera folla era composta da scheletri. Boccheggiò per qualche secondo. La visione scomparve come era arrivata, lasciandolo senza fiato e con il cuore a mille.
"Beh, che cosa fa?".
"Non canta?".
La folla stava diventando impaziente e lo osservava con curiosità. Con troppa curiosità. Una curiosità decisamente penetrante. A Kaito girò la testa e sorrise.
"Blu è fragile è l'Alice che seconda sta
Nel Paese delle Meraviglie canta e va"
Cantò con voce potente, una voce che non si addiceva ad un ragazzino di tredici anni. Le note scorrevano sullo spartito. Giocavano. Volevano. Gli sorridevano. Si staccavano dallo spartito e prendevano il volo, piccole e blu, girando vorticosamente per la stanza. La folla le osservava, rapita.
"Tutti ammalia con note assai strane e per di più...".
Di nuovo gli scheletri. Kaito sbarrò gli occhi e sentì un giramento di testa più forte del primo. Le note volavano e vorticavano, sempre più veloci. Ogni tanto qualcuna di loro perdeva il controllo e andava a sbattere da qualche parte, cadendo a terra... morta.
"Cantando... da vita...".
Altre note si schiantarono contro una parete e caddero per terra. Alcune persone lo fissavano sogghignando, altre si tramutavano in scheletri e restavano tali, a fissarlo con le loro ossa bianche - azzurrine in quella strana luce - e con i loro sorrisi eterni. In fondo alla sala gli sembrò di scorgere i gemelli, Rin e Len, i suoi amici di sempre. Ma fu un attimo, poi scomparvero tra la folla. La testa girava, girava e girava. Gli sembrava di sentire una specie di ronzio. Era tutto troppo blu. Una nota lo colpì alla testa e cadde a terra. Il colpo lo fece barcollare e sorrise di nuovo. Gli sembrò di stare perdendo definitivamente la ragione.
"A che cosa da vita, Kaito?".
La voce del piccolo sogno! Lui la conosceva quella voce, la conosceva! L'aveva già sentita prima di quella notte, ma... quando? Quando?! In mezzo al vorticare delle note e agli sguardi senza occhi degli scheletri, ragionare era un'impresa titanica.
"...ad un mondo folle e blu.
Come una rosa quell'Alice fragile è...".
Sì, lui era una persona fragile come una rosa. Un ragazzino triste e impreparato, facile da confondere e da forzare. Capì in quel momento che la canzone parlava di lui, o forse l'aveva già capito. E in un breve attimo di lucidità in mezzo a quell'inferno blu, il piccolo sogno a fargli da diavolo custode, capì quale sarebbe stato il prossimo verso che avrebbe cantato.
"Per colpa di un uomo pazzo, la sua vita perde."
Oh, sì, lo sapeva, ormai. Lo sapeva. La maniglia, la pistola,  quello che teneva stretto nella mano sinistra. Era l'inferno quello, l'inferno! La follia dell'inferno e della musica impazzita! Decine di morti lo fissavano delle loro maschere d'osso, pronti a trascinarlo con sé negli abissi dell'aldilà! Aveva dato la musica al piccolo sogno! Credeva forse che non sentisse la sua risata sinistra, di chi è contento di avere fatto del male a qualcun altro? Era lì che se la rideva, quel dannato fantasma! Rideva con quella maledetta, terribile voce!
"Al suo posto nasce una rosa triste e sola
Che oggi si ammira ancora senza posa!".
Sorrise di nuovo, poi scoppiò a ridere rumorosamente, e gli sembrò che i sorrisi degli scheletri stessero facendo altrettanto. Tutti ridevano, tutti. Lui, loro, il piccolo sogno.
Si puntò alla tempia la pistola che aveva nella mano sinistra e sparò un colpo.

* * *

Tutto si era calmato. Le note erano cadute a terra fino all'ultima biscroma, e si erano trasformate in una spinosa distesa  di rose blu. Il piccolo sogno raccolse il fragile fiore che era rimasto sul divano al posto di Kaito, l'unica rosa che non era sul pavimento. Emanava una lieve musica, il motivetto spettrale che il piccolo sogno ben conosceva.
Saltellando, si avviò verso la sua prossima vittima.

Il suo mondo aveva la guerra, il suo mondo aveva la musica: ora era il turno della bellezza.



SPAZIO SOPHIE!
Ci ho messo un po' ad aggiornare perché vedevo che durante le feste c'era pochissima gente sul sito, e ho voluto aspettare.

Mi rendo conto che forse questo capitolo è un po' diverso dallo scorso, ma mentre Meiko si sente ancora una bambina, per Kaito invece non è così.


Alla prossima!


Sophisabella (:




   
 
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