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Autore: ObliviateYourMind    09/01/2012    4 recensioni
Victoria è una ragazza che ha realizzato il suo sogno: è la cantante di un famoso gruppo rock. Un giorno, però, un evento inaspettato sconvolge la vita di Vic e i suoi rapporti con le altre persone, portandola a riflettere su se stessa e su tutto ciò che è accaduto.
Che cosa le è successo e che cosa l'ha condotta fino a lì? Sta a voi scoprirlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In the mourning, I'll rise
In the mourning, I'll let you die
In the mourning, all my worry..

 

La folla urlava.

Dal pubblico si levarono fischi, applausi, suoni indistinti ma incoraggianti.

Alcuni gridavano il nostro nome, mi sembrò che ci incitassero a continuare.

I miei timpani, ormai sopraffatti dal volume troppo alto, non ce la facevano più, eppure i miei muscoli, il mio cuore, mi imponevano in qualche modo di rimanere lì, immobile e ad occhi chiusi, a gustarmi quel momento di genuina felicità.

Aprii gli occhi un po' timorosa e guardai davanti a me: dal palco si vedeva proprio tutto.

Una distesa di teste, che parevano tante piccole biglie, si muovevano, saltavano senza sosta.

C'erano adulti, ragazzi e bambini, tutti l'uno accanto all'altro, a formare una specie di onda gigantesca che si estendeva fino alla fine del palazzetto.

Afferrai la bottiglietta d'acqua dietro un amplificatore e, mentre bevevo, mi voltai verso i ragazzi.

David teneva la chitarra sollevata a mezz'aria e annuiva verso il pubblico in segno d'incoraggiamento, Matthew stava giocherellando con le sue bacchette lanciando sguardi veloci verso David, Luke passeggiava per il palco, forse per scaricare la tensione, e Brian...lui mi stava fissando.

Non riuscendo a sostenere il suo sguardo, afferrai con uno scatto il microfono e, rivolta alla folla urlante, gridai: «Grazie a tutti, siete stati fantastici! BUONANOTTE!» e scomparvi dietro le quinte.

Gli applausi continuavano a scrosciare.

«Grandissima, siete stati bravissimi!» disse il nostro manager dandomi una pacca amichevole sulla spalla.

«Ben fatto»

«Stupendi! Davvero stupendi!»

Sembravano tutti entusiasti.

Io ero talmente felice da non riuscire a dire una parola, nemmeno una per ringraziare quelle persone così gentili.

 

Brian mi raggiunse lungo le scale mentre mi avviavo verso il mio camerino.

«Ehy, Vic...»

«Sì?»

«Sei stata bravissima. È tutto merito tuo se quelli si gasano così durante i nostri concerti, e..»

«Non dire sciocchezze Brian, - lo interruppi – lo sai benissimo che se voi non ci foste, a quest'ora non sarei qui nemmeno io. Grazie di tutto, davvero. Ah, e comunque volevo solo dirti...»

«EVVAIII!! Stasera eravamo carichissimi! It's enough l'abbiamo fatta benissimo! Complimenti ragazzi». Era arrivato Matthew, e si sentiva. Non la smetteva di parlare, tanto era agitato.

«Vabbé, vado ad aiutare gli altri a sistemare tutto. Vi lascio soli...» e si allontanò lanciandoci uno sguardo per nulla incoraggiante.

Brian fece per prendermi la mano, ma io la scostai.

«Senti, io vado a riposarmi, ho un mal di testa terribile. Ci vediamo dopo, ok?» e mi allontanai, lasciando Brian piuttosto deluso.

 

Mentre percorrevo il lungo corridoio, una decina di persone mi fermarono per complimentarsi con me, ma io li liquidai in malo modo.

Non avrei voluto. Io stessa avrei preferito restare là fuori insieme agli altri a brindare al successo dell'ultimo concerto del nostro tour.

L'Unspoken Tour.

Tentai di ripercorrere brevemente con la memoria la nostra storia, ma quel maledetto mal di testa me lo impediva.

Finalmente raggiunsi il mio camerino. Prima di entrare, d'istinto lessi la scritta sul cartoncino appeso alla porta: Victoria Wood changing room.

Il pomello girò con un sonoro clack.

Il camerino era piuttosto spoglio. C'erano solo un tavolo da toilette con uno specchio sbeccato, un armadietto marrone dalla ante cigolanti, un vecchio orologio da parete bianco e nero e un divanetto rosso e lucido.

Frugai nel mio beauty, incastrato in un cassetto della toilette, e ingoiai una pastiglia contro il mal di testa. Poi mi stesi sul divanetto; non mi diedi neanche la pena di coprirmi, tanto ero stanca.

Diedi un'occhiata all'orologio: era mezzanotte e mezzo.

¨Mi riposerò solo un attimo, solamente il tempo necessario a mandare via il dolore¨ pensai.

Ma mi addormentai profondamente.

 

Toc toc toc.

Mi svegliai di soprassalto. Qualcuno stava bussando..

«Vic, sono io..Brian!»

«Ah..entra pure»

Mentre lui apriva e richiudeva la porta, io mi misi seduta.

Gettai uno sguardo all'orologio bianco e nero: avevo dormito quasi due ore e mezzo!

«Salve, Bella Addormentata» mi salutò Brian con un gran sorriso. «Hai dormito parecchio, eh? Almeno ti senti meglio adesso?» mi chiese.

«Sì, grazie, il dolore è passato» risposi, ricambiando il sorriso.

Brian mi si avvicinò lentamente, poi si sedette sul divanetto di fianco a me.

Mi voltai verso di lui sovrappensiero e mi accorsi che mi stava fissando.

Avvicinò lentamente la testa per poi poggiare le sue labbra sul mio collo. Sempre molto lentamente, la sua bocca si avvicinò alla mia. Assaporai le sue labbra, erano dolci.

Lasciandomi trasportare, poggiai delicatamente una mano sulla sua nuca, e cominciai a baciarlo con passione.

Brian mi aveva appena sollevato il bordo della maglietta, quando improvvisamente venni scossa da un pensiero.

«Oddio, ho dimenticato di chiamare mio padre! - esclamai scattando in piedi -, sarà in pensiero a quest'ora! E il cellulare è ancora spento! Cazzo, cazzo, cazzo!» feci, frugando nella mia borsa in preda all'agitazione.

«Stai tranquilla, vedrai che non se ne sarà nemmeno accorto» disse Brian, che probabilmente si chiedeva il perché fossi così in ansia.

Afferrai il telefono e lo accesi.

 

Trovai tre chiamate perse, tutte da papà.

Lo richiamai e dopo due squilli lui rispose.

«Papà! Oddio, scusa sai...scusa se ti ho fatto stare in pensiero, comunque non è successo niente eh, stai tranquillo! Solamente, mi ero addormentata quindi non ho visto l'ora. Però tutto bene, no?»

Lo avevo letteralmente travolto con le mie parole, ero talmente agitata da non avergli lasciato il tempo di parlare.

Me ne pentii all'istante, perché sentii dei singhiozzi sommessi provenire dall'altro capo del telefono.

«P-papà?»

I singhiozzi non cessavano.

«Scusami, ti ho detto che mi ero solo addormentata! È..è successo qualcosa per caso?» chiesi, titubante.

«Vicky...mi dispiace...»

Alzai lo sguardo. Brian mi guardava preoccupato.

 

 

Credits: la canzone citata all'inizio è In the mourning dei Paramore.

Tutti i personaggi presenti in questo capitolo sono di mia invenzione.

 

Angolo dell'autrice:

Ecco qua il primo capitolo della prima storia che scrivo. Questo racconto ha un significato speciale per me; mi sono emozionata parecchio scrivendolo, spero che anche voi proviate le stesse sensazioni. Se così non fosse, siete comunque invitati a lasciare una recensione e/o un commento, in modo che sappia anche se vale la pena continuare o no :P

a presto, Giulia

   
 
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