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Autore: SoffiodiFata    09/01/2012    1 recensioni
< Robert … > tentai di dirgli ma la mia voce venne rotta dal pianto. Volevo parlargli, chiedergli come stava, cosa aveva, ma non ci riuscivo. Lui mi sorrise dolcemente < E’ il tuo compleanno non dovresti piangere. Dovresti essere felice. > confessai finalmente la verità < Non ci riesco … > Robert corrugò le sopracciglia sorpreso < Perché? > < Non lo so . E questo mi fa paura. > inutile fare la dura, inutile fingere, inutile negare ora, davanti a lui: da quando l’avevo conosciuto qualcosa in me era mutato. Guardò la sua bottiglia di birra e bevve le ultime gocce rimaste. Era sfinito, distrutto oltre che ubriaco e non riuscivo a capirne il motivo reale. < Perché stai così? > < Perché ora tu sei qui con me e non con il tuo fidanzato? >.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciak si gira.

< Bella arriva a scuola, ciak 1! > urlò il regista. Io feci un respiro profondo per concentrarmi e misi in moto il mio Chevy rosso. Era la mia prima scena,
quella in cui Bella sarebbe dovuta arrivare al liceo e dove tutti avrebbero dovuto guardarla come un alieno. Sbagliai a parcheggiare. Mannaggia.
< Hei ma ce l’hai la patente? > avrei voluto sprofondare: prima scena, prima figura. Poggiai il capo sul volante e feci retromarcia. Ok, calma Kris – mi ripetei  - andiamo!. < Bella arriva a scuola, ciak 2! >  per fortuna il secondo tentativo andò in porto. Meno male. Poi ci spostammo all’interno della scuola dove
dovetti girare le scene della palestra e della mensa in compagnia di nuovi ragazzi che ci avevano raggiunto a Forks quella stessa mattina. Tutto filò
liscio come l’olio fino a quando arrivò il momento dell’entrata in scena dei fratelli Cullen: tutti erano pronti a fare il loro esordio, tutti tranne Robert
che non si trovava. Chatrine era su tutte le furie < Ma dove sta?! Si può sapere?! Abbiamo bisogno di lui! > iniziai a pensare che, forse, quella di
affidargli il ruolo di Edward non era stata un’idea molto geniale. Dovemmo sospendere le riprese per una decina di minuti poiché senza Robert la
storia non poteva continuare. Finalmente, dopo essermi fumata due sigarette per la tensione, eccolo arrivare tutto ansimante sotto lo sguardo
omicida della regista < Esigo spiegazioni! > < Io … io non … > < Io non cosa? Signor Robert Thomas Douglas Pattinson lei lo sa che è da più di venti
minuti che la stiamo aspettando? Lo sa vero che qui c’è gente che sta lavorando e che, a differenza sua, sta prendendo sul serio questo film? >
Chate lo stava veramente massacrando di rimproveri, giustamente infondo, ma qualcosa in me mi portò ad andare da lei e chiederle di smetterla,
di dirle che ero sicura che avesse capito e che non lo avrebbe più fatto. Mi meravigliai di me stessa, ma fui felice di averlo fatto. Chatrine allora si
quietò e ci disse di rimetterci immediatamente in posizione poiché non avrebbe voluto perdere altro tempo.                                                             Il primo giorno di riprese era terminato. Erano le h 19.00 ed io ero stanca morta. Andammo tutti nell’hotel a mangiare  un buon piatto di pasta.
Mentre stavo salendo le scale per entrare in stanza mi sentii trattenere il braccio, così mi girai. Era Robert. < Kristen volevo ringraziarti. >
aggrottolai le sopracciglia e piegai la testa da un lato non capendo a cosa si stesse riferendo < Per oggi, per aver fatto smettere Chatrine di
urlarmi dietro. > < Oh! No, tu non mi devi ringraziare è stata una cosa che ho sentito da dentro. L’ ho fatto con piacere. > . In lui vidi comparire un
sorriso a trentadue denti, bianchissimi e drittissimi per altro. < Buona notte, allora > < Notte. > risposi sbadigliando. Robert trattenne una risata e
mi superò su per le scale. Io entrai in camera e per i primi cinque minuti mi parve di sentirmi abbastanza assente, poi mi addormentai .
Il giorno dopo io e Robert girammo velocemente le scene dell’aula di biologia e della mensa per poi andare in un bosco a girare il momento
in cui Bella avrebbe rivelato  ad Edward di conoscere la sua vera identità.  Per raggiungere la cima di una collinetta però dovemmo farcela
tutta a piedi dall’inizio alla fine. Il luogo era umido, freddo, aveva appena smesso di piovere e quindi la terra bagnata non ci facilitava il tragitto.
Vidi il bel inglese tutto solo soletto che camminando fischiettava la musica che probabilmente stava ascoltando dall’ I pod, così, curiosa, mi avvicinai.
< Che ascolti di bello? > fu sorpreso di vedermi a pochi centimetri da lui, era talmente sulle nuvole che non si era minimamente accorto che
io mi fossi avvicinata < Ehm … ascolto della musica. > < No, ma dai? Dici sul serio? – feci una faccia stupita , lui rise – lo so che ascolti musica,
intendevo solo chiederti quale. > < Mmh non credo tu la conosca … > < Mettimi alla prova! > fece un sorriso sghembo alla “Edward Cullen” che
mi fece mancare il respiro <  Sono canzoni di un mio amico,  Lee MacDougall. > < Ok, mi arrendo. Non lo conosco. > < Immaginavo … > cavolo ogni cosa
che dicevo o facevo in sua presenza sembrava sempre sbagliata e fuori luogo. Continuai così a camminare di fianco a lui silenziosamente.
Nella mia testa c’erano un miliardo di domande che volevo fargli, volevo conoscerlo, farlo parlare, ma Robert mi intimoriva e questa mia esagerata
curiosità nei suoi confronti mi dava i nervi. < Ho visto che guardavi la chitarra che c’era nella hole questa mattina. > < Sì, è vero.  E’ tua per caso? >
sorrise di nuovo < Già. E’ la mia piccola. > < La tua piccola? > < Sì, e guai a chi me la tocca, ci sono molto affezionato. Mi tiene compagnia nei momenti
più brutti, sai. > < Oh, capisco. Quindi ti piace suonare? > < Da sempre. Credo che se un giorno la mia carriera da attore fallisse io andrei a fare il musicista. >
< E che musica ti piace fare principalmente? > < Beh odio quella commerciale, punk, hip hop, sai di quel tipo. A Londra ho un mio gruppo, non abbiamo
mai inciso nulla ma qualche canzone l’abbiamo fatta. > < Non mi dire? Beh me le devi fare ascoltare allora! > “Mio Dio calmati Kristen! Non è normale tutta questa euforia!” pensai e abbassai lo sguardo < Ok. > rispose ridendo. Questa cosa che si stava aprendo con me mi piaceva più di quanto fosse lecito.
Per fortuna arrivammo a destinazione così, dopo una ripassata di trucco e parrucco, iniziammo a girare.
Terminate le scene ritornammo al paese, io ero ancora una volta esausta ma stranamente felice. < Che ne dite se ci fermiamo a mangiare un
boccone alla tavola calda? > propose Chate e noi tutti accettammo. Robert si sedette proprio di fronte a me e ordinò un panino con tutte le schifezze
possibili ed immaginabili. Io invece mi accontentai di un’insalata e di un sandwich. < Come fai a mangiare tutta quella roba? > chiesi disgustata
< Io mangio quasi tutti i giorni così. > mi rispose appena prima di addentare  quel panino. Subito dopo la pausa pranzo andammo a casa Cullen per
girare altre scene del film. Quando salimmo nella camera di Edward e recitammo le nostre battute, Chatrine ci fece i complimenti e disse che per
quel giorno poteva bastare, così tutti incominciarono a smontare cineprese, specchi, microfoni e quant’altro ed andarono a visitare la vegetazione
circostante. Io e Robert invece rimanemmo in camera a guardare quella montagna di Cd che gli arredatori avevano messo sugli scaffali. Rob era preso completamente < Poterli portare a casa tutti sarebbe bellissimo. > < Prendine qualcuno. > suggerii io < Rubarli intendi? > < Rubarli … infondo questi Cd non serviranno più a nessuno, ormai quello  che dovevano fare nel film l’hanno già fatto. > < Sì ma … > sbuffai, troppo perfettino. Accesi la radio.. Robert mi
prese la mano e, proprio come la scena del film che avevamo girato pochi minuti prima, la portò sulla sua spalla. Mi sorrise dolcemente,
uno di quei sorrisi ai quali è impossibile non sciogliersi, e mise un braccio attorno alla mia vita. < Che stai facendo? > sussurrai confusa
< Voglio ballare con te. > guardai la sua mano sul mio fianco e poi rivolsi lo sguardo verso di lui. Rob era serio, non stava scherzando,
si muoveva lentamente a destra e a sinistra portandomi inevitabilmente con se. Sembrava si stesse trattenendo da qualcosa. < Io non so ballare. >
balbettai < Non stiamo più recitando ora, Kris. > il tono della sua voce era diventato così delicato < Non sto recitando, sto dicendo davvero. >
ma era tutto inutile, Robert non smetteva di farci dondolare. Cullati da quella canzone ci abbandonammo a quel nostro “strano” ballo. Ero serena,
stavo bene. Chiusi gli occhi per assaporare maggiormente quel momento magico. Ad un tratto però la magia venne interrotta dallo squillo del mio cellulare.
Maledii chiunque fosse stato. Mi sciolsi così dalla presa di Robert e presi il cellulare. Era Mike. Mi allontanai da Robert < Pronto? > < Allora dolcezza
come va? >  la sua poca  gentilezza e la sua voce così stridula e ironica mi diedero fastidio, aveva rovinato quel momento!  < Bene, tu? > < Alla grande!
Senti mi pensi qualche volta? Un pochino? > ma che cavolo gli diceva il cervello certe volte? < Dai lo sai che non mi piace quando fai il bambino!  >
< Dai Kris, cazzo quanto sei noiosa! E’ da giorni che non ti vedo e tu mi rispondi così? > < Scusa Mike. Certo che mi manchi anche tu, come potrebbe
essere altrimenti? > < Oh, così va meglio .> < Ed io? > < Tu cosa? > < Dai, ti manco io? > < Ah si certo certo. Comunque parlando d’altro … > non
mi piacque per niente quella risposta, ne rimasi delusa. < Senti ora devo andare – non lo lasciai finire di parlare – ci sentiamo più tardi, ok? >
< Ok amore .> chiusi la telefonata. Mi girai e Robert era ancora là che guardava tutti i cd. Sorrisi, era così buffo. < Allora quale preferisci tra tutti? >
domandai avvicinandomi < Beh, se dovessi scegliere … questo! > disse prendo in mano “Claude Debussy – Prelude to the afternoon of a Faun”.
< Lo conosci? > < No, ma il titolo mi incuriosisce. Andrò comprarlo appena posso. > detto questo lo ripose al suo posto. < Ritorniamo in hotel? >
acconsentii con la testa magli dissi di incominciare a mettersi in cammino da solo e io lo avrei raggiunto subito dopo aver fatto una telefonata. Aspettai
che lui se ne andasse  e rientrassi il Cd che aveva scelto dallo scaffale. Volevo fargli una sorpresa. Non so il perché, ma volevo farlo.

Erano le h 23.11 ed io proprio non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto ma niente,non mi addormentavo.  Decisi di
scendere al bar a prendere una tisana, allora mi alzai, mi misi la vestaglia e mi diressi al piano di sotto. L’hotel era paurosamente silenzioso e vuoto,
c’erano giusto qualche cameriere, il portiere ed il barista. Mi sedetti al banco ed ordinai una tisana. Guardai fuori dalla finestra intanto che aspettavo
e vidi che il cielo era finalmente limpido e che c’era una meravigliosa luna. Così mi avvicinai al vetro per vedere meglio quello spettacolo che in quel
paesino era proprio una rarità. Ma avvicinandomi notai che seduto al marciapiede, proprio davanti a me, girato di spalle, c’era qualcuno. Mi domandai
chi fosse quel pazzo che a metà marzo, col freddo che c’era in quel posto, alle undici e mezza della notte potesse stare lì al freddo. Il barista mi avvisò
che la tisana era pronta e allora ritornai a sedermi. Dopo qualche minuto la porta d’entrata si aprii facendo entrare un freddo bestiale. Mi girai per vedere
chi fosse stato e trovai Robert Pattinson. Lo salutai con la mano e lo invitai ad avvicinarsi. < Ma sei impazzito? Che ci fai là fuori al freddo a quest’ora? >
< Non riuscivo ad addormentarmi. > < Sì ma caspita fa freddo. > lui mi sorrise. < Vuoi farmi compagnia? > perché glielo avevo chiesto? Perché? < Sì >
sembrava non aspettasse altro. Parlammo un po’ di tutto: delle nostre passioni, del nostro lavoro, di noi stessi. Fu bello ancora una volta conoscere
qualcosa in più su di lui. Mi interessava. Tanto. Troppo. Poi tutto d’un tratto mi uscì così, senza un perché, una domanda che forse non avevo il diritto
di fargli < Sei fidanzato? > sentii come un sussulto provenire da Rob, esitò a rispondermi. < Scusa, davvero, io non dovevo chiederti … Insomma sono
affari tuoi privati e … > < No,no. Figurati. Nessun problema. > gli sorrisi intimidita < Comunque non ce l’ho una ragazza. Non sono ancora riuscito a trovare
l’altra metà della mela. La mia metà. > quant’era dolce, sarei rimasta ad ascoltarlo per ore e ore. < E tu? Tu ce l’hai un ragazzo? > < Sì, si. – mi riusciva difficile
parlare di lui in quel momento – si chiama Michael e si può dire che sto con lui da sempre. I miei genitori  sono amici dei suoi genitori e così siamo
cresciuti assieme. Lui però è più grande di me. > Robert sembrava assente, mi guardava ma non dava nessun segno di reazione, poi finalmente,
facendo un sorriso un po’ tirato, disse < Bene. > e la discussione morì lì.  

  
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